domenica 30 ottobre 2016

Sei sonetti alchemici da un codice della Biblioteca Laurenziana



Transcribed by Massimo Marra, with English versions by Carlo Borriello.

- 1 -
Voi pellegrini che andate in romitaso
cercando la scientia excelente,
la vostra serva va con lui in viaggio
monaco bianco pare a chi non sente ;
Ma lo re dell’universo spatio
di sciamito d’oro veste la sua gente
chollui si scontrò e folle e saggio ;
colerico bianco fa el suo sergente
Et è così benigno a chi l’uccide
che gli fa lume nella casa oscura
e di tristesa fallo ingiovanire.
Chi fa questo è di grande ardire :
Non altro che colui dal quarto cerchio
posto in lo inferno sotto il so martire.

ENGLISH:
O ye pilgrims
going to hermitage,
in search of the excellent science,
your servant travels with it:
she looks like a white monk
to the unheeding ones.
But the King of the universal space,
he dresses his folk with golden drapes
and, mad and wise, he fought against it;
he makes his sergeant angrily white
and he is so good to the one killing him
that he lightens the dark house and,
with sadness, he makes him young again.
The man who does this is very bold: like
the one in the fourth circle of the hell,
martyr under the soil.

- 2 -
Io son la vera luce a diradare
del sommo archimia ogni rustico e sodo
animo, son colui che senza frodo
dell’arte mostro ciò che si può fare.
Io son colui che chi mi vuol usare
da povertà lo spicho e da suo nodo
co l’arte, colla regola e col modo
col suo bel fine, col suo coequare
Corpo disfò e poi rifò un corpo
rimosso da materia, e dogli forma
sempre sguardando al velenoso scorpo
Traggo da sua materia e metto in forma
[manca un verso]
coagolando con fuoco e con norma.
Giammai non si disforma
dal tuo intelletto, se ben hai inteso
per questi versi quel che ti paleso.

ENGLISH:
I am the true light of the supreme alchemy,
I dissipate the darkness
engulfing unrefined souls,
I am the one that truly
shows what men can do with the art.
I am the one that takes out
from poverty and restraints
the men who want to use me.
with the art, the rule and the way,
with its righteous aim, with his cooking,
I dissolve the body, then I remake it,
free from its matter, and then I model it,
always bearing in mind the poisonous purpose.
I take out from its matter and I give form
[missing line]
coagulating with fire and with rule.
If you understood well what I’ve just explained to you,
you would never forget it.

- 3 -

Geber
Quest’è la pietra magna benedetta
la qual tractò Ermete et Gratiano,
Elit, Rosir, Pandolfo e Ortolano,
Pictagora con tutta la sua secta.
Questa non si concede a gentilesa
né a bellesa, né a esser humano,
di questo ogni pensiero torna vano
a chi per sua virtù la gratia aspetta.
Di gratia speciale, da Dio recetta
basse vivande, vivere mesano,
sua residensa sta in piccole tetta
De’ tu che miri la figura picta
riman contento, e bastite sapere
quanto el balestro la saecta gitta.
E nello amore di Dio sta felice
e non voler saper quel che non lice !

ENGLISH:
This is the great, blessed stone
about which spoke Hermes and Gratianus,
Elit, Rosir, Pandolphus and Hortolanus,
and Pythagoras with all his sect.
It does not give in to neither kindness,
nor beauty, nor human being;
if a men waits for its grace,
he doth hope in vain.
This special grace, coming from God,
is: eating simple food and leading a simple life,
because it dwells in a little house.
O you looking at the painted symbol,
stay happy and content yourself to know
how far your arrow can go.
Be happy in God’s love,
and do not try to know what you have not to know !

- 4 -
Questa è la pietra che si va cercando
dagli alchimisti per ogni sentiero
da color che hanno l’animo sincero,
ma non da quei che vanno sofisticando.
A tutti quanti loro vò dare bando,
però che sono tutti ingannatori,
e non cognoscono e loro errori ;
per tutto el mondo vanno trapolando
Di solfo e di mercurio farò, quando
io vorrò, tutto l’arte a punto ;
e co’ l’arsenico, ch’è il terzo congiunto,
col sale armoniaco imbeverando
farò di tutti quanti un congiunto,
putrefaciendo e poi lor calcinando :
E fassi un corpo, et è Elisir perfetto ;
dicoti el vero, per Dio benedetto !

ENGLISH:
This is the stone
the alchemists are looking for,
following every path;
but only the ones with a sincere soul,
not the sophistic ones.
I want to ban the latter,
because they are all deceivers
and they do not know their mistakes;
setting traps, they go everywhere.
Using sulphur and mercury, I practise the art
every time I want.
And with the arsenic, the third,
soaking them with the harmoniac salt,
I will make them one,
making them rot and then calcining them.
And lo! A body creates itself: the perfect elixir;
I speak the truth, God be blessed!

- 5 -

O alchimisti ingrati, incredula gente
più che non fu Thomaso nella fede
andate sofisticando e nessuno crede
la verità mostrata a voi presente.
Al petto vostro recate la mente,
ché, come dice Cristo, più beato
sarà colui che non arà tocato
col dito la ferita tanto ulenta.
Quest’è la pietra ch’è tanto lucente
La qual trattò la gran Turba magna,
e dimostrasi a ciascuno intendente ;
la bella Rosa tratta certamente
delle scritture di quella compagna,
la qual parlò sì scuro a ogni gente.
El sole colla luna intendi il mio parlare
E col nostro mercurio seguitare.

ENGLISH:
O ye ungrateful alchemists, more doubtful
than Thomas, you use sophisms but nobody
believes in the truth you are showing,
even if it is before you.
Bring your mind to the heart, because, as Christ says,
more blessed will be the one who will not touch
with his finger the grievous wound.
This is the stone so shining
about wich spoke the great Turba,
showing itself to the wise.
Surely the pretty Rose deals
with the writings of that companion,
if speaking in an obscure manner to everyone.
Join the sun with the moon,
understand my words and
continue with our mercury.

- 6 -
Intendi e nota ben quel ch’io ti dico ;
l’anima non entra se non col suo corpo
là donde ell’è cavata, senza corpo ;
questa è la verità o caro amico.
Se un altro congiugni al suo nimico,
lavori invano e perdi el tempo tuo,
però che l’altro non è fratello suo
e l’opera tua non varrà un fico.
Ma quando si congiugne col suo amico
e tutti due fanno conjuntione
nel ventre del lione a te saputo,
alora ti puoi tocare sotto al belico
e dire : i’ son ,maestro certamente
e nessun altro vale un lombrico.
Sarà Elisir perfetto in fede mia,
e potrai combattere la Saracinia

ENGLISH:
Understand and pay attention to what I say to you:
The soul does not join but with its body,
when it is extracted without body;
this is the truth, o dear friend!
If you join an element with its enemy,
you are striving in vain,
you waste your time,
because the other is not its brother,
and so your work is not worth a brass farthing.
But when it joins with its friend,
they unite themselves
in the lion’s womb that you know.
Then you can touch yourself under the navel
and you can say: "Of course I am a master and nobody else is worth a worm!"
This I swear: you could get the perfect Elixir and
so you could fight the Muslims.


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martedì 18 ottobre 2016

L'ELEVAZIONE DEL NOME DIVINO




§ XL – Complément du grand nom
La loi et l'élection des Juifs ont été dirigées par le grand nom divin composé de 4 lettres et ces lettres sont toutes des voyelles.
Or, les voyelles ne sont que l'expression des sensations. Voilà pourquoi la loi des Hébreux fut toute sensible, et pourquoi le peuple fut si souvent sans intelligence et d'une tête dure.
Cependant ce grand nom était composé de quatre lettres parce qu'il était tout spirituel divin et qu'il influait sur le sensible méta-physique et moral, et non sur le sensible matériel qui a ses agents particuliers.
Mais lorsque le temps de l'intelligence arriva, alors une lettre puissante descendit et vint s'incorporer au grand nom pour en compléter le prix et la valeur.
Cette lettre porte 21 dans les alphabets elle est triple dans sa forme.
On pourrait même lui trouver une sorte de ressemblance avec une langue et sentir pourquoi l'Esprit-Saint descendit comme en forme de langue de feu sur les apôtres. Elle est sifflante. Aussi se fit-il alors un grand bruit comme d'un vent violent et impétueux qui venait du ciel.
Voilà bien des caractères qui la rendent importante.
Le nombre 21 divisible par 3, offre les trois actions spirituelles universelles.
La forme ternaire de la lettre présente les trois unités éternelles.
Elle est sifflante comme ROUACH ou l'esprit.
Elle est donc venue joindre l'intelligence supérieure à la loi sensible dont avait joui les Hébreux, et par là elle a fait le complément de toutes choses et elle a tout spiritualisé, parce que soit qu'on la considère comme 21, soit qu'on la considère comme 3, elle a manifesté pleinement la puissance septenaire en s'unissant doublement au quartenaire.
 (scritto del Filosofo Incognito: Louis Claude de Saint-Martin)

Traduzione:

La legge e l'elezione degli ebrei erano governate per mezzo del grande nome di Dio composto da quattro lettere, e queste lettere sono tutte le vocali.
Ma le vocali sono solo l'espressione dei sentimenti. Ecco perché la legge degli Ebrei era tutta sensibile, e perché le persone erano sovente senza intelligenza, e di testa dura.
Tuttavia questo grande nome era composto da quattro lettere perché era tutto spirituale divino e influenzava l’aspetto sensibile e morale del metafisico, e non il sensibile materiale che ha i suoi specifici agenti.
Ma quando venne il momento dell’intellegenza, un potente lettera è discesa per incorporarsi nel grande nome, completandone sostanza e valore.


Questa lettera è la 21° dell’alfabeto, ed è tripla nella forma  .
Potremmo trovare una sorta di somiglianza con una lingua, e comprendere perché lo Spirito Santo scese come lingua a forma di di fuoco sugli apostoli.
Essa è sibilante; perciò, si fece allora un gran rombo come di un vento violento ed impetuoso che veniva dal cielo (cfr. Atti 2: 1-3).
Esistono molte caratteristiche che la rendono importante.
Il numero 21 è divisibile per 3, dispone di tre azioni spirituali universali.
Forma ternaria della lettera presenta le tre unità eterne.
 E’ il respiro sibilante come Rouach o spirito.
Così lei è venuta per unire l’intelligenza superiore alla legge sensibile di cui avevano beneficiato gli Ebrei, e quindi ha determinato il complemento di tutte le cose e ha tutto spiritualizzato. Perché sia considerata come 21, o sia considerata 3, essa manifesta pienamente il potere settenario unendosi doppiamente al quaternario.
Dopo la lettura di questo estratto del pensiero del Filosofo Incognito, ritengo conclusa ogni questione attorno al significato e centralità della Scin, e quindi della Formula Pentagrammatica, all’interno dei rituali e della docetica martinista. La SHIN rappresenta il completamento del Nome Divino, il quale in sua assenza non sarebbe tale, e non permetterebbe ai suoi adepti di procedere lungo la via della rettificazione/reintegrazione/trascendenza. Filosofo incognito che chiamava, il  Nome Sacro, RIPARATORE.
Seppur possiamo mostrare compassione vero i profani che hanno livore verso questa nostra radice, non possiamo che chiederci se quei fratelli ottusi, nei confronti di quanto sopra esposto hanno ben compreso la natura spirituale del martinismo. In appendice, senza sviluppare eccessivamente tale pensiero, mi permetto di far notare come uno dei significati attribuiti alla lettera SCHIN è שינוי cambiamento. La sua inclusione all’interno della Formula Tetragrammatica porta un cambiamento sul piano del dispiegamento polare della manifestazione: la spiritualizzazione degli elementi che compongono il nostro piano di azione.


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domenica 16 ottobre 2016

Dal Toro all'Ariete, Considerazioni sull'Esodo



La parola esodo deriva dal greco e il suo significato èuscitain riferimento alla fuga del popolo ebraico dall'Egitto dei faraoni. E' dato grande spazio a questo avvenimento nel Pentateuco, e ciò per due motivi. Il primo è da ricercarsi nell'inizio della nascita della nazione ebraica, che attraverso le prove durante i quaranta anni nel deserto, la codificazione dei rituali religiosi, e l'organizzazione del potere religioso e politico, pone le basi alla propria strutturazione. Il secondo motivo è rappresentato dalla manifestazione della supremazia del Dio degli ebrei, che riversando il proprio potere in Mosè e Aronne, o intervenendo direttamente, sbaraglia i nemici del popolo eletto, e le divinità ad essi collegati. Ciò comporta per lo stesso la morfologia non di una divinità legata ad una dimensione universale (che cioè abbraccia idealmente tutto il genere umano), ma di divinità totemica (legata e vincolata solamente ad un determinato popolo, in virtù di un retaggio carnale e sacrificale); che non esclude la presenza di altre divinità, ma solamente l'appartenenza e il legame fra essa e una data parte dell'umanità: gli ebrei il popolo eletto. Vedremo, nel proseguo del lavoro, che tale patto vincolante non è stato indolore, e ha determinato l'eliminazione cruenta di tutta quella parte del popolo israelita che non intendeva accettare i dettami della nuova religione, e abbandonare gli antichi retaggi.
Quindi obiettivo di questo breve lavoro non è tanto quello di analizzare il ricco simbolismo dell'Esodo nella sua integrità, e neppure di affrontare questo libro del pentateuco sotto il profilo storico, lasciando quindi sul campo tutte le perplessità ed ipotesi attorno a tale avvenimento, ma solamente di porre l'attenzione sul simbolismo del del vitello d'oro e la consacrazione di Aronne al sacerdozio supremo, come episodio fondamentale per la nascita della religione ebraica legata alla figura del Dio Tetragrammatico, tramite la casta sacerdotale. Per questo ci avverremo di alcuni passi tratti dallo stesso Esodo, e dal libro successivo I Numeri, che bene indicano il processo di destrutturazione della religiosità precedente, anche se sarebbe meglio affermare delle religiosità precedenti, e la strutturazione di una forma di religiosità centrale, e delegata ad un dato clan: i figli di Aronne.

Lo stesso testo dell'Esodo ci mostra come le prove, e gli eccidi, compiuti in tale contesto, ha portato il Dio Tetragrammatico ad essere intronizzato definitivamente sul popolo ebraico, stroncando nel sangue ogni sentimento dissenziente, ogni spiritualità alternativa; e con l'ascesa di tale divinità, l'istituzione di una classe sacerdotale che si espressa in Aronne, privando il popolo della possibilità di sacrificare indipendentemente (I Numeri), atto questo in precedenza possibile per i capofamiglia in accordo con la tradizione nomade e tribale che il popolo ebraico aveva fino a quel momento rappresentato.
Esodo 32:1 Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: «Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto».
Esodo 32:2 Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me».
Esodo 32:3 Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne.
Esodo 32:4 Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!».
Esodo 32:5 Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore».
Esodo 32:6 Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.
.............................................
Esodo 32:28 I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo.
Esodo 32:29 Allora Mosè disse: «Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione».
Esodo 32:30 Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
Quando sopra il racconto biblico di come Mosè sale sulla vetta del monte Sinai, lasciando ad Aronne il compito di guidare il popolo in sua assenza. Possiamo assimilare la figura di Mosè a quella di guida militare e morale degli ebrei, ed Aronne a quella di sacerdote del popolo (ricordiamo lo stesso impegnato nella sfida con i Maghi del Faraone).
Mentre Mosè sosta sulla vetta del monte monte, il popolo inizia ad interrogarsi sull'assenza di colui che li ha guidati fuori dall'Egitto, e in breve l'attesa diviene ansia, e l'ansia dubbio. Gli israeliti allora chiedono ad Aronne di forgiare e dare immagine ad un Dio, da porre alla loro testa, e Aronne, accettando prontamente e senza obbiezione alcuna, chiede loro che gli sia portato l'oro necessario. Fuso l'oro (1) e plasmato nella forma di vitello, questo viene esposto in processione per tutto l'accampamento, suscitando entusiasmo, esaltazione, canti e danze. Ciò Rivela come il popolo israelita, almeno in parte, nel suo profondo non avesse accettato una divinità impersonale, priva di immagine e riferimento visivo, così come quella proposta dai profeti, da Abramo e da Mosè. Sicuramente la lunga permanenza in Egitto, la cui religiosità si fondava sul visivo e sul partecipativo, aveva attecchito in ampi strati della popolazione: forse i segmenti più ricchi e acculturati, ciò lo deduciamo proprio dall’oro che viene donato per il Vitello.
Il Dio Tetragrammatico (2), visto l'abbandono del suo popolo, mette a corrente Mosè della sua intenzione di sterminare tutti gli israeliti. Mosè furioso scende verso l'accampamento, dopo che è riuscito a frenare l'ira divina, e giuntovi lo trova in festa: rimando basito innanzi agli adoratori del vitello d'oro, medita come vendicare l’offesa che il divino ha ricevuto. In preda all'ira rompe le tavole di pietra su cui era incisa la legge, ordina la distruzione del vitello d'oro, e ne fonde i pezzi. L'oro reso liquido viene fatto bere ai fedeli del vitello, e poi armati i figli di Levi, che erano rimasti fedeli e in disparte, ordina la soppressione di tutti coloro che avevano adorato l'idolo. Con una spietata determinazione, che nel corso della storia saranno spesso gli stessi ebrei a subire, i figli di Levi muovendosi fra tenda e tenda, non hanno pietà alcuna di uomini, donne e bambini, sterminando senza remora, ubbidendo all'ordine dato dalla loro guida.
In cambio della loro fredda determinazione, dell'uccisione premeditata dei loro fratelli, i figli di Levi ricevono per mezzo di Mosè la benedizione di Dio. Benedizione che emerge in altre circostanze del Pentateuco, e ciò accadr ogni volta che un sacrificio di sangue viene ad innalzato a Dio, e la similitudine con fra sacrificio di animali e gli adoratori del vitello d’oro non è certo impressione fugace, ma una triste realtà.
Ristabilita l'autorità, e normalizzato il campo, Mosè rimprovera Aronne, e torna sul Monte dove riceve altre due tavole della legge, che saranno portate in processione nell'accampamento, e custodite nell'arca dell'alleanza. Molti interrogativi si sono sollevati attorno a queste nuove tavole, e se esse raccogliessero ancora una volta identica Legge, o diversa anche in relazione a quanto era accaduto nella precedente attesa; ma niente trapela dalle scritture, come il niente accoglie la sorte toccata ai resti delle precedenti tavole.
E' sicuramente interessante notare come se gli adoratori del vitello d'oro furono passati a filo di spada per la loro colpa di blasfemia, il maggior responsabile di quanto accaduto, Aronne, ne esce con un semplice rimbrotto da parte di Mosè.
Tutto questo non può essere un caso, come non può essere un caso la forma scelta liberamente da Aronne nel forgiare la divinità richiesta dal popolo.
Aronne, futuro sommo rappresentante della casta sacerdotale, e quindi investito di potere teurgico, plasma la divinità nella forma di vitello, richiamando quindi la divinità egizia di ”Api il Vivente”, e sottolineando l'era cosmica del Toro, precedente a quella dell'Ariete, simbolo che tornerà prepotente all'interno proprio dell'Esodo, in concomitanza della consacrazione sacerdotale di Aronne. Il quale si pone così come fattiva cerniera , del passaggio fra due ere. Dando una precisa chiave di lettura a questi episodi così cruenti.
Molti secoli dopo Freud constatando come Mosè comunicasse al popolo prevalentemente tramite Aronne, dedusse che lo stesso Mosè avesse un qualche impedimento nel parlare, o che non conoscesse in modo adeguato la lingua. Si aprono quindi una serie di interrogativi, del resto amplificati dalla considerazione che gli egiziani erano un popolo fiero del proprio retaggio razziale, e che è quasi inverosimile che avessero accolto nella famiglia reale un trovatello, appartenente ad altro popolo. Ecco quindi ancora una volta addensarsi delle nubi attorno alla figura di Mosè e di Aronne; e di quanto e come l'esatta volontà del primo, fosse filtrata dal secondo. Incidentalmente ricordo come in alcune realtà iniziatiche coloro che hanno problemi legati alla parola, non possono essere associati; in quanto impediti nell'esercizio del sacro. Ed infatti dispensatore del sacro è Aronne, e non Mosè legato quasi a ruolo di profeta veggente.
Tornando al vitello d’oro esso era di evidente ispirazione egiziana, sia per la forma e il materiale scelti, ma sia anche per la processione fra il popolo. In Egitto, come abbiamo menzionato, era venerato il dio toro Apis(3), a sua volta associato al dio Ptah; la divinità serpentina che da inizio alla creazione. Apis non era un'immagine, un idolo, ma un vero e proprio toro, che veniva scelto in base a determinati requisiti fisici ( una macchiolina bianca sulla sommità della testa, ed un omogeneo colore nero), custodito dai sacerdoti viveva nel Tempio, assieme alle giovenche, adorato dal popolo, e quando moriva lo attendeva imbalsamazione e sepoltura (alla stregua stessa del Faraone, che in un qualche modo ne sublimava ed esorcizzava la morte). Alla morte del Dio Vivente i sacerdoti di Apis perlustravano le campagne alla ricerca di un successore, che veniva successivamente presentato in processione al popolo che ne festeggiava l'apparizione. La stretta analogia fra quanto raccontato e come il vitello d'oro venne portato in processione da Aronne fra gli israeliti, è forte.
Così come in altre culture possiamo vedere nel simbolismo del Toro-Apis l'espressione della forza fisica e sessuale, della perenne necessità della terra di essere fecondata dall'elemento maschile per rigenerarsi, e permettere così al popolo di trarre a essa sostentamento. Il ricordo rimanda al mito del Minotauro, figlio di un Toro e di una nobile cretese, che invaghitasi della possanza e nobiltà dell'animale si fece montare dallo stesso, suscitando lo sdegno divino. Come non ricordare certi riti misterici, dove la sacerdotessa veniva collocata sotto un toro, che veniva sgozzato durante una parossistica cerimonia di sesso e morte, ed inondandola ne favoriva le qualità di veggente-profeta. Ancora nel culto persiano di Mitra, il sacrificio del toro rappresentava l'inizio della creazione stessa, senza citare per non annoiare il lettore come il Toro fosse uno degli animali prediletti da Zeus, e come il vedico Indra è paragonato ad un toro per la sua forza e sagacia.
Abbiamo visto come il colore del Toro Apis fosse il nero (in rappresentanza della terra, ma anche del limo fecondo), e sulla testa una macchiolina bianca (a rappresentare la purezza del cielo, ma anche lo spirito che alberga in tutta le cose, rendendole vive). E' interessante ricordare un'invocazione votiva a Apis:
"araldo di Ptah, colui che fa salire la verità fino al dio dal bel volto."
La quale indica la funzione di tramite svolta dalla divinità Taurina ed un mondo divino più elevato. Apis dio vivente terreno, ponte con le divinità superiori; ruolo questo svolto dal sacerdote nella nascente, post esodo, religione ebraica; e quindi inaccettabile (perché alternativo).
Come inaccettabile era la possibilità dei capifamiglia di sacrificare ed incensare il divino, in quanto andava a comprimere il ruolo sacerdotale che sarebbe riservato ad Aronne e ai suoi figli (questo episodio, e risvolti drammatici, lo vedremo in seguito). E' ancora interessante far notare come la lettera ebraica aleph, lettera in uno presso i Fenici e che nell'alfebeto greco è diventata Alfa (inizio), trovi significato proprio anche nella parola Toro, e nell'associazione alla prima fase del ciclo lunare. Del resto non sarà sfuggito che il Dio Toro Apis abbia proprio in aleph radice del proprio nome, e ancora possiamo notare come i geroglifici per "toro" e per "Ka"(7) in Egitto fossero identici. Il sacrificio e la sepoltura dei tori era un modo per evitare il sacrificio del re (Faraone) rendendolo simbolico e seppellendone idealmente il Ka nel Serapeum, parola tarda che si riferisce ovviamente a Serapide come, User-Apis, l' Osiride taurino.
Esodo 24:1 Aveva detto a Mosè: «Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e insieme settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano,

Esodo 24:9 Poi Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani di Israele.

Esodo 24:14 Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro».

Esodo 29:15 Prenderai poi uno degli arieti; Aronne e i suoi figli poseranno le mani sulla sua testa.

Esodo 29:19 Poi prenderai il secondo ariete; Aronne e i suoi figli poseranno le mani sulla sua testa.

Esodo 29:20 Lo immolerai, prenderai parte del suo sangue e ne porrai sul lobo dell'orecchio destro di Aronne, sul lobo dell'orecchio destro dei suoi figli, sul pollice della loro mano destra e sull'alluce del loro piede destro; poi spargerai il sangue intorno all'altare.

Esodo 29:21 Prenderai di questo sangue dall'altare e insieme un po' d'olio dell'unzione e ne spruzzerai Aronne e le sue vesti, i figli di Aronne e le loro vesti: così sarà consacrato lui con le sue vesti e insieme con lui i suoi figli con le loro vesti.


Esodo 29:24 Metterai il tutto sulle palme di Aronne e sulle palme dei suoi figli e farai compiere il gesto di presentazione proprio dell'offerta agitata davanti al Signore.

Esodo 29:26 Prenderai il petto dell'ariete dell'investitura di Aronne e compirai il gesto di presentazione dell'offerta, agitandola davanti al Signore: sarà la tua porzione.

Esodo 29:27 Consacrerai il petto, presentato con il gesto dell'offerta, e la coscia del contributo, prelevati dall'ariete dell'investitura: queste cose saranno di Aronne e dei suoi figli.

Esodo 29:32 Aronne e i suoi figli mangeranno la carne dell'ariete e il pane contenuto nel canestro all'ingresso della tenda del convegno.
Leggendo è evidente come nell'investitura al sommo sacerdozio di Aronne assume cruciale importanza l'ariete (4-5), che in precedenza aveva accompagnato anche il passaggio biblico relativo al potenziale (?) sacrificio di Isacco da parte di Abramo. Nella consacrazione di Aronne sono utilizzati due arieti, che subiscono il macello e la scomposizione, e ognuna delle loro parti viene utilizzata in modo rituale, anche per la sacralizzazione del pane simbolo del corpo e della benevolenza divina. Come il Toro è associato all'elemento terra, l'Ariete è associato all'elemento fuoco. Rispetto al sacrificio di Isacco, presunto o reale che fosse, notiamo una maggior strutturazione del rito, e il suo traghettarsi verso una cerimonialità con precise corrispondenze simboliche, che niente lasciano al caso e all'interpretazione. Tutto ciò a sancire un vincolo non estemporaneo, non emotivo, ma fondato su di un meccanismo atto a ripetersi nel tempo, e soppesato in ogni suo aspetto.
Ciò che è evidente è come questa cerimonia nasce ben prima, trova gli albori nella sfida con i maghi del Faraone, prosegue con le piaghe dell'Egitto, depositario di una scienza dello spirito e di ricco di cerimonie sacre, si perpetua attraverso l'erezione e l'abbattimento del Vitello d'oro legato alla sacralità di Apis e Path, e nel sacrificio dei suoi adoratori. Il Vitello-Apis, simbolo della Terra, viene sostituito dall'Ariete, simbolo del fuoco, e con ciò viene costruita una nuova religione, rimuovendo ogni ostacolo, e ogni potere sacrificale autonomo.
Troviamo nei Numeri, il libro che segue l'Esodo, il tentativo di una parte del popolo ebraico di mantenere il potere di incensare il divino, tradizionalmente riservato ai capofamiglia.
Numeri 16:27 Così quelli si ritirarono dal luogo dove stavano Core, Datan e Abiram. Datan e Abiram uscirono e si fermarono all'ingresso delle loro tende con le mogli, i figli e i bambini.

Numeri 16:28 Mosè disse: «Da questo saprete che il Signore mi ha mandato per fare tutte queste opere e che io non ho agito di mia iniziativa.
Numeri 16:29 Se questa gente muore come muoiono tutti gli uomini, se la loro sorte è la sorte comune a tutti gli uomini, il Signore non mi ha mandato;
Numeri 16:30 ma se il Signore fa una cosa meravigliosa, se la terra spalanca la bocca e li ingoia con quanto appartiene loro e se essi scendono vivi agli inferi, allora saprete che questi uomini hanno disprezzato il Signore».
Numeri 16:31 Come egli ebbe finito di pronunciare tutte queste parole, il suolo si profondò sotto i loro piedi,
Numeri 16:32 la terra spalancò la bocca e li inghiottì: essi e le loro famiglie, con tutta la gente che apparteneva a Core e tutta la loro roba.
Numeri 16:33 Scesero vivi agli inferi essi e quanto loro apparteneva; la terra li ricoprì ed essi scomparvero dall'assemblea.
Numeri 16:34 Tutto Israele che era attorno ad essi fuggì alle loro grida; perché dicevano: «La terra non inghiottisca anche noi!».

Numeri 16:35 Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e divorò i duecentocinquanta uomini, che offrivano l'incenso.

Numeri 17:1 Poi il Signore disse a Mosè:
Numeri 17:2 «Di' a Eleazaro, figlio del sacerdote Aronne, di tirar fuori gli incensieri dall'incendio e di disperdere qua e là il fuoco, perché quelli sono sacri;
Numeri 17:3 degli incensieri di quegli uomini, che hanno peccato al prezzo della loro vita, si facciano tante lamine battute per rivestirne l'altare, poiché sono stati presentati davanti al Signore e quindi sono sacri; saranno un monito per gli Israeliti».
Numeri 17:4 Il sacerdote Eleazaro prese gli incensieri di rame presentati dagli uomini che erano stati arsi; furono ridotti in lamine per rivestirne l'altare,
Numeri 17:5 perché servano da memoriale agli Israeliti: nessun estraneo che non sia della discendenza di Aronne si accosti a bruciare incenso davanti al Signore e abbia la sorte di Core e di quelli che erano con lui. Eleazaro fece come il Signore gli aveva ordinato per mezzo di Mosè.
Vediamo dai passi del testo, come non vi sia pietà per queste persone che si erano comportate in modo conforme alla loro tradizione tribale, in onore di quanto avevano professato fino a quel momento. Osserviamo come i resti dei loro arredi sacri, ancora intrisi del sangue, e delle ceneri di queste persone, sono poi utilizzati per rivestire l'altare. Assumendo così in modo indelebile, ed evidente, la sostanza di un vero e proprio sacrificio umano, con cui consolidare magicamente e psichicamente, questa nuova tradizione, e riconfermando in questo ambiguo ruolo di macellai di altri uomini, i figli di Aronne e Aronne stesso. Possibile che Aronne e Mosè siano chiamati saggi ed iniziati? E se lo fossero stati, a cosa erano iniziati, e in cosa erano saggi ? Una divinità attratta dal sangue, al punto di veder edificato il proprio altare con metalli (conduttori, e il rame è il conduttore per antonomasia) ancora intrisi di resti umani, da connotazioni profondamente carnali e telluriche a questa religione.
Conclusioni
Come abbiamo evidenziato non può non stupire, fino a risultare sospetta la non punizione di Aronne. Questo Aronne, intermediario con il popolo, che viene innalzato a sommo sacerdote, malgrado la creazione del vitello d'oro, e quanto ne segue.
Certo tutto potrebbe essere spiegato con un antico caso di nepotismo, e sappiamo quanto sia importante e sacro in una società tribale il vincolo familiare. Oppure si potrebbe sostenere, in modo remissivo, che quello era il volere di Dio, ma da un testo che si vuole prendere a traccia sia per la morale individuale, che per l'etica di un popolo, i coni di ombra interpretativi assomigliano ad un baratro infernale, più che ad una prova di fede. Questioni e sospetti che finiscono per investire tutta l'architettura della nuova religione, che si accosta molto agli antichi riti legati al tellurisimo, in un'autentica inversione simbolica.
Che tutto sia stato artatamente orchestrato, emerge nella sospetta compiacenza di Aronne ai voleri del popolo, proprio lui che davanti al Faraone ne aveva sfidato i maghi e sacerdoti, sorretto dal potere divino, che pare ad un tratto aver dimenticato. Quindi lui che conosceva e deteneva, poteva ben resistere con la volontà alle istanze del popolo, o proprio in virtù di quei poteri che conosceva direttamente; ed invece cede, non è solamente inerte, ma fattivo artigiano orafo (Tubalcain), e consacratore dello stesso idolo.
E' inoltre altrettanto strano che i figli di Levi, fedeli a Mosè, non intervengono ai primi segni di deviazione religiosa dei loro confratelli; quando in virtù della loro coesione, ed organizzazione, avrebbero benissimo potuto interrompere sul nascere il culto del vitello d'oro, evitando in seguito un vero e proprio massacro(6).
Tutto questo però non accade. Il popolo chiede, Aronne acconsente, i figli di Levi stanno in disparte, Mosè rompe le tavole e fa giustiziare gli idolatri, i figli di Levi sono gli esecutori, ed Aronne viene consacrato sommo sacerdote di li a poco.
Quale migliore occasione che il passaggio fra l'era del Toro a quella dell'Ariete, per sancire la nascita di una nuova religione cerimoniale, dove tutto il potere è accentrato nella mani di un sommo sacerdote sacrificatore, unico tramite con un Divino non manifesto, e non visibile ? Mosè che si pretende essere figlio di Levi, assieme al fratello Aronne, nel sangue costruiscono questa religione, in virtù della rivelazione mosaica (solo lui interagisce con il divino), e viene fatto della tribù di Levi i feroci custodi della stessa, e della discendenza di Aronne (per vincolo di sangue) i sacerdoti. Il nuovo culto coincide con la nuova era, sulle ceneri e il sangue del Toro e dei suoi adoratori, stroncando la disubbidienza, e garantendo ad un nucleo tribale la continuazione del nuovo culto. Il cristianesimo adotterà il simbolo dei Pesci a rappresentare il messaggio del Cristo. Il quale farà di ogni uomo un sacerdote di se stesso, riconsegnando il potere di vivere il sacro e il divino interiormente, e non attraverso i riti sanguinari, e l'olocausto di uomini, donne e bambini. E tutto questo ha un significato, non solo simbolico.
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(1), che ricordiamo essere simbolo legato sia Sole che rappresentativo della purezza che è possibile estrarre da ciò che è umido (ndr la terra),
(2) e' interessante annotare che una divinità che non ha immagine, e che il nome è a conoscenza solamente di una stretta cerchia sacerdotale ed iniziatica, non può essere frutto dell'adorazione di altri popoli. Nel seguito vedremo come fu proprio durante l'esodo che tale culto viene definitivamente e violentemente imposto al popolo israelita. Espropriando i capifamiglia dalla possibilità di sacrificare, usanza tribale e nomade, e concentrando quindi tutto il potere nella casta sacerdotale dei sacrificatori.
(3) Apis: Una delle principali divinità egizie, raffigurato con la testa di sparviero e con tutti gli attributi delle deità solari. A. era sposo della dea Iside, e si identificava con il dio Osiride, come veniva chiamato ancor prima della sua venuta a Menfi. La tradizione si sbizzarrisce a lungo nell'enumerare le particolarità del corpo del sacro bue A., nel quale il dio prese corpo. Era di colore nero, con una macchia bianca e quadrata sulla fronte, ed un'altra dello stesso colore ma a forma di luna piena. Dal dorso una terza macchia, a forma d'aquila, si estendeva sui fianchi. Sotto la lingua un nodo ricordava la figura del sacro scarafaggio. In tale complessa figura bovina, secondo lo storico Diodoro Siculo, dimorava il dio Osiride. Quando il primo bue A. morì, Osiride trasmigrò nel corpo del bue prescelto per la successione. Il nuovo bue sacro doveva essere accudito solo da donne; in una città posta sulle riva del Nilo veniva lavato e nutrito per quaranta giorni, per essere poi caricato su una nave dorata e così condotto lungo il grande fiume fino a Menfi. Qui il sacro bue era ricevuto dai sacerdoti del dio, attorniati da innumerevoli fedeli esultanti, che si avvicinavano il più possibile spingendo avanti i figli, perché dal soffio di A. acquistassero il dono della profezia. Nel tempio di Osiride venivano approntate due diverse stalle e, a seconda di quale veniva prescelta dall'animale, si traevano pronostici di felicità o di pubblica sventura. Come oracolo A. veniva consultato in modo perlomeno curioso. Intanto la sua risposta non era ritenuta favorevole se rifiutava il cibo offertogli. Poi il sacerdote consultante accostava un orecchio alla bocca del bue, per uscire subito di corsa dal tempio, otturandosi le orecchie con le mani. Uscito all'aperto liberava le orecchie, e considerava le prime parole udite come la risposta diretta del dio. Quando A. era giunto alla fine dei suoi giorni, il sacro bue veniva solennemente condotto sulle sponde del Nilo, dov'era fatto annegare tra i pianti ed i lamenti della popolazione, proprio come se lo stesso dio Osiride avesse concluso la propria esistenza terrena. (Dizionario Esoterico di Riccardo Chissotti)
(4) Fulvio Mocco: "Penso che quella considerazione sulla Pasqua sia esatta. Per gli Ebrei il passaggio dall'Era della Madre (Toro) a quella dell'Ariete implica il sacrificio dell'agnello e la distruzione del vitello d'oro nel deserto, ma, da un punto di vista più universale, astrologicamente l'Ariete è il segno dell'esaltazione del Sole (il domicilio è in Leone). Ricordiamoci di Khnum ed altre divinità criocefale, dello Zeus-Ammone di Alessandro Magno, etc. L'era dell'Ariete coprirebbe il periodo dal 2290 al 130 a.C. circa, per poi lasciare il posto a quella cristiana (Pesci). L'inizio del Kali Yuga corrisponderebbe appunto a quello del ciclo del Toro (Georgel, Guénon).
Per quel che riguarda il passaggio dagli Elohim a Yahweh, e, presumo, la prevalenza della tribù di Levi su quella di Giuda, alcune datazioni dell'Esodo lo situano (se è avvenuto materialmente...) nel breve regno di Tutankhamon, cioé in era solare. E' certo che se gli Ebrei intendevano dare una svolta solare col "rifiuto" della Madre o di una divinità androgina, si è trattato di una strana solarità, ben poco arietina. Sigillata dal sangue della circoncisione oltre che dell'agnello pasquale, essa mostra un Yawheh dal temperamento saturnino, cioé l' opposto di quello solare.
Curiosamente, la stella di David non è poi troppo diversa da quella che inalberano le bandiere arabe proprio accanto alla mezzaluna. Le divinità a volte ritornano, dalla porta posteriore, ma l' uomo non se ne avvede"
(5) Fulvio Mocco: "Il mio amico Nerio, che ha lasciato il pianeta da tempo, considerava le corna di Mosè un (inconscio) riferimento a Lucifero. Mosè non potè entrare nella terra promessa perché impeditone da Yahweh; qual era la sua terribile colpa? Secondo Nerio, d'aver (consciamente o no?) trasportato nel cuore le conoscenze e lo spirito egizio (Mosè era probabilmente egiziano o almeno oriundo), compreso il ruolo delle Regine, di consacrare il Faraone, e che sarebbe sbocciato nel protocristianesimo, in Gesù e le sue Tre Marie. Una serpe nel seno di Israele."
(6) Walker: "La tradizione mistica Giudaica vedeva il Jehova originale come un androgino, il suo/sua nome si componeva con Jah (jod) e il nome pre Ebraico di Eva, Havah o Hawah, reso he-vau-he in lettere Ebraiche. Le quattro lettere insieme fecero il tetragramma sacro, YHWH, il nome segreto di Dio. La Bibbia contiene molti stralci plagiati da inni precedenti e preghiere a Ishtar ed altre figure di Dee, col nome di Jahvè sostituito al posto della divinità femminile."
(7) Ka: Nella religione dell'antico Egitto è il nome che identifica uno dei principi spirituali dell'individuo umano. Gli egittologi lo definiscono anche Kha o Kah. Nei comuni mortali il K. si manifesta soltanto dopo la morte, mentre nel Faraone segue la curva dell’intera vita. Per sopravvivere necessita del corpo fisico, per cui s'impone la mummificazione del cadavere del defunto. Non è dotato di capacità di movimento, e la sua vita non è che la continuazione della vita dell'individuo dopo la morte. Dev'essere nutrito per mezzo delle offerte funerarie. Viene raffigurato come un fanciullo, controparte dell'essere che rappresenta, oppure come adulto, ma mai come vecchio. É sempre rappresentato con le braccia alzate, a simboleggiare la sua condizione elevata verso i Cieli, la dimora degli dei.


www.martinismo.net 


sabato 8 ottobre 2016

16 Ottobre Montecatini Terme. Conferenze su Papus e gli strumenti martinisti.

Domenica 16 Ottobre 2016, presso l’Hotel Mirò in viale Bicchierai 82 Montecatini Terme, si terranno a partire dalle 09.30 due pubbliche conferenze ad ingresso libero. 

La prima dedicata alla figura dell'esoterista francese Gérard Encausse nel centenario della sua scomparsa. 

La seconda agli strumenti e al metodo martinista.


Per maggiori informazioni eremitadaisettenodi@gmail.com o www.martinismo.net

giovedì 6 ottobre 2016

Eggregore e Degenerescenza delle Strutture Iniziatiche



Nel precedente intervento (Eggregori ed Influenza Sottile  http://trilume.blogspot.it/2016/10/eggregore-ed-influenza-sottile.html ) veniva stabilita una linea di demarcazione fra l’Eggregore, frutto di un’operatività orizzontale e leva del lavoro rituale (individuale e di gruppo), e l’influenza sottile risultato di una catalizzazione simbolica e rituale di quanto espresso dal dinamismo della Monade.
In oggetto alla formazione e al decadimento dell’Eggregore, è stato scritto:” Quanto maggiore saranno la coesione dei fratelli e la loro sintonia, quanto maggiore sarà la forza eggregorica. Ovviamente un Eggregore e una fratellanza (essi si rispecchiano) frutto di una frattura, di una scissione, di un tradimento, saranno destinati a disgregarsi a loro volta. In quanto nel mondo sottile, come nel mondo cellulare, tutto mantiene memoria. Nondimeno dobbiamo considerare perniciosa una guida eggregorica affidata ad una maestranza non frutto di reale meritocrazia e spirito di servizio verso la comunità: essa tenderà ad essere incapace nel governo eggregorico. Infine, ed in esso troviamo la ragione della triste fine di tante fratellanze, la modifica dei rituali individuali e collettivi determina un progressivo indebolimento dell’Eggregore. Specie quando essi sono orientati a rimuovere gli elementi operativi qualificativi, in ragione di un’ottusa inclusività  generalizzata. In ognuno di questi casi (disarmonia fraterna, frattura eggregorica, carenza della guida e modifica rituale) avremo un progressivo deterioramento dell’eggregore, che tenderà a perdere vigore e funzione.

Vorrei proporre ulteriori riflessioni in merito a questo punto che ritengo fondamentale, per comprendere lo stato dell’arte di diverse strutture iniziatiche odierne, e il perché della loro decadenza  che spesso tracima in veri drammi individuali e collettivi, mentre altre volte ricorda il lento spegnersi di un cero consunto.


1. Quanto maggiore saranno la coesione dei fratelli e la loro sintonia, quanto maggiore sarà la forza eggregorica.
Vi è il fraintendimento che l’iniziazione rappresenti un “qualcosa” da erogare a prescindere di ogni plausibile considerazione attorno alle qualificazioni spirituali e psicologiche del recipiendario. Non comprendendo che nelle società tradizionali l’iniziazione coincideva non la cerimonia in quanto tale, ma con il superamento della medesima. In quanto colui che era sottoposto all'iniziazione doveva successivamente ricoprire un ruolo reale all'interno della comunità. Ovviamente il cacciatore doveva essere in grado di cacciare, lo sciamano di conoscere le erbe, ecc.. ecc.. Nelle stesse corporazioni di arti e mestieri vi era un apprendistato rigoroso e una valutazione a priori delle reali qualità di colui che doveva essere accolto. Certamente non voglio suggerire, anche se non mi spiacerebbe, che le iniziazioni di oggi raccolgano in se un elemento marcato di “rischio”, ma desidero soffermarmi sull'evidenza che l’assenza di un momento apicale e singolare che stabilisca un prima e un dopo, determina lo svuotamento dell’iniziazione. Dramma che trova esaltazione, ovviamente in negativo, dalla troppa frettolosa scelta dei nuovi fratelli. Scelta che spesso trova ragione non in questioni iniziatiche, ma bensì in meri giochi di illusorio potere o di compensazioni alle frustrazioni della vita contemporanea. La non valutazione dell’aderenza filosofica, spirituale ed operativa del nuovo anello della catena, alla fratellanza già in essere, e quindi all’eggregore che essa esprime, inevitabilmente conduce la medesima al progressivo indebolimento. In quanto la forza di una catena si misura sulla tenuta dell'anello maggiormente debole.  Proprio nelle realtà che hanno la pretesa di essere operative, si dovrebbe considerare gli elementi psicologici e gli orientamenti spirituali del bussante, onde evitare di creare la disarmonia laddove vi è armonia. L’iniziazione non è un precetto medico da adempiere, e neppure iniziare è un dovere riconosciuto dalla Carta Costituzionale. Vi deve essere la capacità di dire di no, come quella di chiedersi dove stiamo indirizzando il nostro cammino.

2. Ovviamente un Eggregore e una fratellanza (essi si rispecchiano) frutto di una frattura, di una scissione, di un tradimento, saranno destinati a disgregarsi a loro volta. In quanto nel mondo sottile, come nel mondo cellulare, tutto mantiene memoria.
Assistiamo spesso alla nascita impetuosa di Obbedienze ed Ordini, le quali sono frutto non tanto di un atto di servizio o della necessità di raccogliere e trasmettere un aspetto particolare della Tradizione, quanto piuttosto di questioni fin troppo umane. Dove fratelli in guisa di qualche danno o interesse leso, decidono di uscire dalla struttura di appartenenza, spesso infrangendo giuramenti, per dare vita alla propria struttura. E’ interessante annotare come nel mondo sottile, così come nel mondo cellulare, tutto mantiene memoria. Trattasi di una legge spirituale meccanica, che  dispiega i suoi effetti con una velocità e una potenza inaudita. Colui che tradisce viene poi tradito, colui che si organizza per essere il noto Re di una tribù finisce a sua volta per subire le malevoli attenzioni di coloro che ha troppo precipitosamente avanzato. Se queste sono le dinamiche umane, facilmente riscontrabili, vorrei soffermarmi sull'assurdità data dall'esistenza di strutture diverse che mantengono eguale ritualità. Quale senso ha, semmai ha un senso, il perseverare nella divisione qualora identici sono gli strumenti, identica la filosofia ed identica la prospettiva ? Tale condizione porta inevitabilmente ad un sovrapporsi degli spettri energetici, ad una confusione frutto della frammentazione eggregorica. Con immancabili conseguenze attorno alla durata e alla genesi di siffatte strutture.

3. dobbiamo considerare perniciosa una guida eggregorica affidata ad una maestranza non frutto di reale meritocrazia e spirito di servizio verso la comunità: essa tenderà ad essere incapace nel governo eggregorico.
La Grande Maestranza di una struttura iniziatica deve essere espressione della più nobile aristocrazia che essa ha saputo partorire. Ovviamente ciò è difficilmente riscontrabile in quelle strutture che sono nate per l’ambizione di singoli, la confusioni di taluni e lo smarrimento di molti. Al contempo è altrettanto improbabile riscontrarla in quelle Grandi Maestranze frutto del mercimonio, del “mercato delle vacche”, di consorterie, di imposizioni quando non di veri e propri atti di ingiustizia e di abuso nei confronti di altri fratelli. Quale aderenza vi potrà mai essere fra esse e le qualificazioni spirituali necessarie, affinchè il governo eggregorico da un lato e l’apicalità atta a raccogliere le influenze sottili sia mantenuta? Se sono gli “affari e il potere” oppure “l’ego del pavone” ad essere le caratteristiche qualitative espresse, cosa mai verrà infuso all'interno della fratellanza ? Se fino a quanto sopra esposto rientra nell'ovvio e nell'evidente, che purtroppo sono elementi fin troppo spesso sottovalutati nel nostro ambiente, mi permetto di scendere, seppur brevemente, nel cuore pulsante del governo eggregorico. Il quale vorrebbe, per essere reale e non casuale, il rispetto di determinate condizioni operative. Esse possono essere brevemente riassunte nell'esistenza di cifre e sigilli atti proprio alla gestione e all’indirizzo delle energie dell’ordine. Ovviamente tale necessità è impossibile da ricercarsi laddove la cagione dell’esistenza non è la ricerca della conoscenza, ma la stagnazione dell’apparenza.

4. La modifica dei rituali individuali e collettivi determina un progressivo indebolimento dell’Eggregore
Esiste un concetto che riassume il rapporto che intercorre fra l’opera individuale e collettiva di un Ordine e il suo Eggregore, esso può essere riassunto in una parola “alimentazione”.  La continua ed identica ripetizione lungo la cadenza luni-solare giornaliera, ad opere dell’assemblea dei fratelli, l’immutato ed originario procedere dei rituali, la coesione amorevole e funzionale dei primi e dei secondi, la logica rispondenza dei rituali con il fine proposto dall’ordine, ed infine l’aderenza spirituale dei fratelli agli tradizione incarnata nell’ordine determinano la sana alimentazione dell’Eggregore. Qualora assistiamo allo stravolgimento rituale, alla confusione fra elementi operativi e la tradizione di riferimento o all'eccesso di materiale umano inerte e privo delle qualifiche spirituali iniziatiche si interrompe quel sano processo di alimentazione dell’Eggregore, e con esso la funzionalità del medesimo.

Ecco quindi, sommariamente, le ragioni “occulte” che portano alla degenerazione delle strutture iniziatiche.


eremitadaisettenodi@gmail.com 

mercoledì 5 ottobre 2016

Eggregore ed Influenza Sottile



“Nella catena degli esseri, sembra esserci una lacuna: l'uomo, anello vivente di questa catena, può osservare e toccare l'anello che è immediatamente sotto di lui, è la scimmia o il gorilla o lo scimpanzé, ma non vede o non tocca l'anello che è  immediatamente sopra di lui. Ecco perché gli antichi saggi hanno immaginato l'uomo invisibile, che essi hanno chiamato angelo o demone; ma essi non hanno pensato che l'invisibile deve essere immateriale, e che l'immateriale è infinito, dal momento che il limite della sostanza è la forma. I poeti lo hanno compreso bene, e hanno donato dei corpi ai loro dèi, dicendo che si nascondevano tra le nuvole, come Gesù Cristo durante l’ascensione; ma le nuvole sono mobili e trasparenti; esse possono nascondere per un momento sul monte Ida le debolezze coniugali  di Giove, ma esse non saprebbero fornire dei corpi che non siano aria, o degli abiti impermeabili.”    (Tratto dal testo gli Eggregori di Eliphas Lévi)


In passato ho scritto molto sul tema qui proposto, ed immagino che presto provvederò a dare sistematizzazione ai miei vari lavori, proprio perché ritengo l’Eggregore quell’elemento, fra gli altri, capace di innescare un effetto moltiplicatore delle forze dei fratelli e dare continuità e stabilità alla struttura iniziatica. La quale, ricordo, ha come finalità primaria quella della preservazione dell’iniziazione da essa detenuta e non le ambizioni, spesso fallaci, dei suoi appartenenti. Il conseguimento di tale finalità passa attraverso l’associazione ad essa di coloro che sono meritevoli, avendo caratteristiche psicologiche e qualità spirituali in sintonia con i fondamentali costitutivi e l’eggregore della stessa struttura. Qualora questi requisiti siano dilettevoli o mancanti la struttura scivolerà inevitabilmente da un piano iniziatico, verso un piano profano.

E’ utile ricordare, prima di procedere oltre, che quanto riportato in queste modeste pagine attorno agli Eggregori, non rientra nel campo dello spirito o dell’iniziazione, bensì in quello dello psichichismo[1] e dell’occultismo[2] . Gli Eggregori e le Forme pensiero attengono ad una serie di meccanismi volontari o, nella maggior parte dei casi, involontari con cui un uomo o un gruppo di uomini dà vita e consapevolezza a delle energie organizzate in forme non materiali. Questa breve premessa è utile onde sgombrare la mente del lettore e il piano di discussione, da tutte quelle false credenze, confusioni, dicerie e mistificazioni causate da una profonda mancanza di pratica e di intuizione da parte di fin troppi cultori dell’esoterismo. Questi confusi tendono ad assegnare all’Eggregore qualità e funzioni che non gli sono proprie, ritenendo che abbia una qualche espressione o genesi divina. Dimenticano che esso è frutto dell’operatività orizzontale ed individuale di tutta la catena iniziatica, di tutta l’assemblea della fratellanza, e non certo una qualche forma di “moto divino”. L’influenza spirituale e l’eggregore sono concetti e realtà ben distinte, che non possono essere confuse onde evitare perniciose mistificazioni.

E’ necessario comprendere che l’iniziazione rappresenta quel momento che permette, potenzialmente, di collocare il fratello lungo una sacra verticale. Attraverso gli strumenti e la docetica propria dell’Ordine Tradizionale che lo ha accolto, egli compierà il tragitto di reintegrazione nelle varie fasi da cui è contraddistinto; che lo condurranno dall’immersione nel caduco quaternario, all’elevazione nell’immutabile mondo della Monade. Ovviamente essendo noi uomini di questo mondo, agendo con gli strumenti di questo mondo, non possiamo che custodire l’iniziazione all’interno di particolari forme[3], le quali permettono ai fratelli, raccolti nel perimetro dell’Ordine, di usufruire e beneficiare delle influenze sottili in esse catalizzate.
Influenze sottili, quelle beneficiate tramite l’iniziazione e i rituali, che non attengono alla sfera degli eggregori; la quale, per quanto importantissima per la vita delle strutture iniziatiche, è comunque prossima ad un piano intermedio fra l’umano e il sovrumano. Le influenze sottili proprie dell’iniziazione e dei rituali hanno come fonte la Monade, il centro pulsante spirituale superiore, che incessantemente irradia i meritevoli. I quali necessitano dei doverosi apparati, forniti dalla struttura iniziatica, per accogliere proficuamente tale dono.

L’Eggregore della struttura deve essere visto come quell’Ente, Consapevole e Strutturato, che ha come principali compiti quelli di “regolatore delle energie” e “vigilante attorno all’integrità della struttura”.
La prima funzione viene assolta attraverso l’azione di collegamento che esso svolge fra l’insieme dei fratelli, di cui gestisce in modo sapiente i singoli apporti e procede alla redistribuzione dei medesimi. Al contempo offre quel contributo complementare, che permette di moltiplicare lo sforzo del singolo proteso lungo la verticale spirituale.
La seconda funzione viene espletata tramite l’allontanamento di quei fratelli che non sono allineati ai fondamentali della struttura, e la protezione, nella misura del suo radicamento, del fratello da eventuali forze perturbatrici.

I fratelli impegnati nella ritualità, giornaliera ed individuale, alimentano anche l’Eggregore, il quale ripartisce, e moltiplica, gli effetti di questa loro opera. Attraverso il saggio impegno delle Grandi Maestranze, qualora in possesso degli adeguati sigilli e cifre formative, esso potrà essere indirizzato verso le varie utilità indicate (terapeutica, benessere dei fratelli, mantenimento dei perimetri della struttura ecc..). Quanto maggiore saranno la coesione dei fratelli e la loro sintonia, quanto maggiore sarà la forza eggregorica. Ovviamente un Eggregore e una fratellanza (essi si rispecchiano) frutto di una frattura, di una scissione, di un tradimento, saranno destinati a disgregarsi a loro volta. In quanto nel mondo sottile, come nel mondo cellulare, tutto mantiene memoria. Nondimeno dobbiamo considerare perniciosa una guida eggregorica affidata ad una maestranza non frutto di reale meritocrazia e spirito di servizio verso la comunità: essa tenderà ad essere incapace nel governo eggregorico. Infine, ed in esso troviamo la ragione della triste fine di tante fratellanze, la modifica dei rituali individuali e collettivi determina un progressivo indebolimento dell’Eggregore. Specie quando essi sono orientati a rimuovere gli elementi operativi qualificativi, in ragione di un’ottusa inclusività  generalizzata. In ognuno di questi casi (disarmonia fraterna, frattura eggregorica, carenza della guida e modifica rituale) avremo un progressivo deterioramento dell’eggregore, che tenderà a perdere vigore e funzione.

Le Influenze sottili, a loro volta, non potranno che essere catalizzate attraverso un’armonica sintonia fra di esse e il vertice della piramide rituale, ed una profonda integrità e sinergia simbolica ed operativa espressa dalla ritualia. La funzione di determinati rituali è quella di creare un “canale”, prima, e di “catalizzare” poi queste influenze. Le quali sono, e rappresentano, l’aspetto benefico e dinamico dell’Essere Supremo ed Immanifesto di cui l’iniziato, nella sua dimensione spirituale, è parte scissa che anela al ricongiungimento.

Elenandro XI






[1] Il termine psichichismo attiene a tutte quelle dinamiche, consapevoli o meno, prodotte dall’uomo tramite l’azione della mente, i moti dell’anima e le irruzione di stati di coscienza alterati. Tali stati, che non hanno la compartecipazione delle influenze sottili, possono comunque determinare delle alterazioni sul piano quaternario.
[2] Inteso come quell’insieme di pratiche ed rudimenti che sottostanno all’attivo impiego della scienza esoterica.
«Con “occulto” intendo riferirmi a quelle particolari pratiche, tecniche e procedure che: a) si fondano su forze misteriose e ben celate, presenti nella natura e nel cosmo pur senza essere misurabili o individuabili con gli strumenti della scienza moderna; b) che comportano, quali conseguenze auspicate oppure realizzate, risultati empirici, tra i quali si possono annoverare la conoscenza del corso pratico degli eventi e l’alterazione degli avvenimenti stessi rispetto allo svolgimento che avrebbero avuto se non ci fosse stato questo particolare intervento. Con “esoterico”, invece, voglio indicare il complesso di quei sistemi di pensiero filosofico-religiosi che costituiscono le fondamenta di quelle pratiche e tecniche occulte cui sopra mi riferivo. Ciò significa che l’esoterismo fa riferimento a rappresentazioni che racchiudono conoscenze di più vasta portata sulla natura e sul cosmo, le riflessioni epistemologiche e ontologiche sulla realtà ultima, le quali tutte insieme compongono quel bagaglio di nozioni che sta alla base di ogni procedimento occulto. Ricorrendo a una analogia, si può affermare che la conoscenza esoterica sta alle pratiche occulte come il complesso delle nozioni della fisica teorica sta alle applicazioni dell’ingegneria.» Edward A. Tiryakian
«La filosofia occulta sembra essere stata la nutrice o madrina di Tutte le religioni, la molla segreta di tutte le forze intellettuali, la chiave di tutte le oscurità divine e la regina assoluta della società, al tempo in cui essa era riservata esclusivamente all’educazione dei sacerdoti e dei re.»Eliphas Lévi
[3] Forme intese come contenitori simbolici e rituali. La cui coesione ed inalterabilità, pena il dissiparsi del potere iniziatico, sono vigilati ed amministrati da una Grande Maestranza che rappresenti l’aristocrazia spirituale dell’Ordine.