lunedì 5 ottobre 2020

IL CULTO DIVINO

 

L’Essere è completamente trascendente da questo piano manifestativo, ed è quindi compito dell’uomo tendere ad Esso attraverso una progressione di ascesa che si estende per tutta la vita. Questa ascensione si dispiega in una visione integrale dell’uomo, in quanto essendo esso un composito insieme di materia, psiche e spirito non è possibile coltivare uno dei singoli elementi a discapito o tralasciando gli altri. Il mistero dell’Essere, della creazione e della creatura è raccolto nella Formula Pentagrammatica, la quale è il Sigillo della nostra comunione spirituale, il fulcro della nostra laboriosa Opera e la sintesi della nostra filosofia. Essa è quanto di sensibile dell’Essere trascendente e del suo Regno, al contempo essa è quanto ci permette di procedere verso il Regno dell’Essere trascendente. Questo percorso è chiamato “servizio”, il quale si articola in una forma sacerdotale, così come previsto dai nostri depositi, atta a mantenere viva la fiamma del Culto. L’uomo-sacerdote procede lungo un percorso di risveglio e di riconciliazione, teso a riacquisire coscienza della propria natura spirituale e al contempo a rimuovere ogni frattura esistenza nei suoi corpi (fisico – psichico – spirituale). Tale processo di edificazione interiore è propedeutico al Culto Divino e assume significato di verità solamente se ad esso subordinato.

Così come indicato dai Maestri Passati l’anelito della reintegrazione dell’uomo nelle sue primitive proprietà, virtù e potenza spirituale e divina necessariamente trova sosta intermedia nella riconciliazione. La riconciliazione rappresenta lo ristabilire il rapporto spirituale che lega l’uomo all’Essere. La riconciliazione ha inizio nel mondo sensibile, attraverso una prima presa di coscienza “razionale”. Essa consiste nel riconoscere la limitatezza della mente e del corpo e parimenti l’esistenza di un “qualcosa” che travalica i primi due elementi. Segue la presa di coscienza “intellettuale”. La quale conduce a riconoscere nell’uomo l’esistenza di una radice spirituale ultramondana. La somma delle due prese di coscienza conduce l’uomo lungo un percorso di riconciliazione con la propria radice spirituale, tale percorso si estrinseca attraverso gli strumenti che l’Ordine pone a disposizione. La riconciliazione avviene all’ombra ristoratrice del “Culto Divino”, il quale è perennemente celebrato in Nome, nella Gloria e nella Potenza dell’Essere Immanifesto. Esso è trascendente rispetto al mondo sensibile, in quanto la sua sostanza, essendo perennemente Vera a se stessa, è altro rispetto al mondo transeunte. All’interno del mondo del divenire, frutto dell’errore causato dall’ignoranza e sottoposto alla giurisdizione dei prevaricatori, l’uomo procede lungo un progressivo risveglio interiore dall’esterno verso l’interno. Nel dispiegarsi di questo movimento di riconciliazione, l’uomo entra in contatto con potenze spirituali che lo erudiscono, lo confermano lungo il cammino e testimoniano la sua fattiva Opera Laboriosa. Queste potenze altro non sono che l’espressione dell’Uomo Primordiale che si cela all’interno degli involucri grossolani e che richiama se stesso alla memoria di se stesso. Il risveglio interiore conduce l’uomo alla Conoscenza che è forma e veicolo di reintegrazione, la quale potrà avvenire solamente in seguito alla macerazione degli involucri grossolani, è quindi necessario che in vita l’uomo si liberi dal potere ostativo ed inerziale da essi esercitato. Ecco quindi l’importanza della regola che l’uomo deve osservare in ottemperanza dei cicli luni-solari (sobrietà nella condotta di vita, morigeratezza nel cibo, congruità al percorso intrapreso, espletamento degli impegni rituali, disciplina del corpo e della mente). Più l’uomo si addentra lungo questo percorso e più è sottoposto all’attenzione dei prevaricatori; se la disciplina dei suoi tre corpi non è armonica il sopravanzare dell’uno porterà discapito agli altri e genererà squilibrio e con esso un errore superiore alla naturale ignoranza in cui versa l’uomo.


Il culto è perenne, in quanto in ogni tempo ed in ogni luogo uomini di conoscenza hanno camminato lungo la via della riconciliazione e della reintegrazione. Il suo ricordo giunge nelle sfere del sensibile attraverso la narrazione dell’anima: la mitopoiesi della caduta, del sacrificio e dell’ascesa. Questo deposito filosofico ed operativo si è successivamente raccolto nella tradizione misterica egizia, nello gnosticismo Alessandrino, nella Cabala Cristiana e nell'Alchimia spirituale. Esso trova perfetta rappresentazione del passaggio dalla Formula Tetragrammatica alla Formula Pentagramamtica in forza dell’azione trasmutativa del fuoco spirituale rappresentato dalla Shin.

La comune pratica rituale, l’osservanza della regola che la precede e il riconoscersi nella comune radice spirituale permette ai fratelli di operare in comunione eggregorica, beneficiando in modo retributivo della funzione di protezione e di amplificazione che esso esercita.

Ecco quindi che primario compito dell’Ordine è quello di operare, tramite la propria casta sacerdotale, al fine del mantenimento e la trasmissione del Culto Divino attraverso i rituali e la particolare forma di sigillo che esso trasmette di fratello in fratello tramite i propri Superiori Incogniti Iniziatori. Compito di ogni fratello è quello di servire il Culto Divino e attraverso il confermamento ad esso di procedere lungo la via della riconciliazione.



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