Inquadramento Storico
Chiunque si sia cimentato
nella lettura di un testo di esoterismo si è imbattuto nel termine Cabbala.
Certamente tutti i presenti conoscono il termine ed il suo significato, ma il
più delle volte in maniera superficiale o dando la conoscenza della Cabbala per
scontato, tanto da non riuscire a compenetrare alla perfezione il testo da cui
il termine è scaturito. Il mio, ovviamente, non vuole essere un lavoro
esaustivo, né tanto meno completo, non ne ho la capacita, né tanto meno il
tempo, voglio solo incidere un lavoro breve e di facile consultazione che possa
dirimere le nebbie in cui la Cabbala è avvolta per la maggior parte di noi. Io
non sono né di cultura né di religione ebraica, e questo se da un lato può
essere un difetto, in quanto sicuramente commetterò alcuni errori nella stesura
della Tavola, dall’altro può essere anche un vantaggio in quanto questo mio
lavoro è inciso per i Gentili Per gli ebrei, erano coloro che non discendevano
da Giacobbe, oggi per estensione si intende tutti i non ebrei., e quindi potrà
forse risultare più comprensibile, dal momento che più difficilmente darò per
scontate delle cose che per un ebreo sono palesi, ma che potrebbero non esserlo
per colui che ebreo non è.
Il termine deriva dalla
radice Quf Beit Lamed che compare solo due volte nella Torah; estremamente
interessante e indicativa del modo di lavorare della Cabbala è l’analisi della
grafia della radice stessa: Quf si estende con una gamba al di sotto della
linea inferiore del rigo sul quale sono scritte le lettere ebraiche, Lamed, al
contrario si innalza al di sopra della linea superiore, Beit posta al centro al
centro vale due volte, come i due aspetti di ogni cosa creata, è inoltre la
prima lettera della Torah, quindi la lettera con la quale Dio creò il mondo.
Questa disposizione richiama una stretta correlazione tra ciò che sta in alto e
ciò che sta in basso concetto che mirabilmente espresso anche nella Tavola
Smerladina testo fondamentale dell’Ermetismo; tale analogia, come vedremo,
pervade sottilmente tutta la Cabbala, lo stesso Zohar afferma “Allungò la mano
destra e creò il mondo sovrastante./ Allungò la mano sinistra e creò questo
mondo…./ Creò questo mondo perché fosse ugual a quello soprastante, e ciò/ che
esiste lassù ha la sua controparte quaggiù”. Ma passiamo al significato del
termine:
“[…] Kabbala che in
ebraico significa appunto “ciò che è stato ricevuto”, “ciò che proviene
d’altrove”, “ciò che si passa di mano in mano“” Donato Piantanida: “La chiave
perduta”; Atanor, 1996 pag. 48 nota 8, non significa in realtà altro che
“Tradizione”, e tale termine viene inizialmente usato solo con tale
significato, ma ben presto verrà utilizzato per indicare una dottrina segreta
della tradizione ebraica, una specie di gnosi ebraica. “”Cabbala” è il termine
tradizionale più comunemente usato per indicare il patrimonio degli
insegnamenti esoterici del Giudaismo e del misticismo giudaico, in particolare
le forme che quest’ultimo assunse durante il Medioevo a partire dal secolo XII.
Nel suo senso più ampio, indica tutti i successivi movimenti esoterici
nell’ambito del Giudaismo che si evolvettero dalla fine del periodo del Secondo
Tempio e divennero fattori attivi della storia ebraica” Gershom Scolem: “La
Cabala”; Ed. Mediterranee, Roma, 1982. Pertanto potremo definirla la componente
mistica dell’Ebraismo Per “misticismo”, intendiamo un’insieme di conoscenze e
di insegnamenti, il cui scopo è quello di portare le persone ad un contatto
intimo e diretto col Divino, più ricco e completo di quanto la sola mente umana
possa stabilire.. La possibilità di raggiungere veri e propri stati di
illuminazione profetica, o di estasi mistica, è confermata da numerosi brani
della Bibbia. In base a tale testo però, solitamente è Dio a mostrarsi alle
persone da Lui scelte, di volta in volta. Ciò può avviene in modo diretto,
oppure tramite angeli, o sogni, o visioni. Tale processo segue dunque una
direzione dall’alto al basso. Nella Cabbala, invece, si cerca, con tecniche
opportune, di far sì che sia la persona stessa a prepararsi ad un simile
incontro. La direzione seguita è dunque quella dal basso all’alto; nel
contempo, non si deve avere la pretesa di arrivare ai vertici delle esperienze
e visioni descritte nella Torah. Di tale dottrina ne abbiamo notizia fin dal II
secolo a.C. (anche se i mistici ebrei sostengono che la cabala risale ad
Adamo), ma ha iniziato ad affiorare in maniera apprezzabile solo nel XII o XIII
secolo; in realtà il termine comprende due forme di esperienza mistica, da una
parte una forma moderata di speculazione teosofica e detta anche Cabbala
speculativa, che attraverso lo studio della Torah porta il mistico a contatto
con i segreti della Torah stessa, la quale preesiste all’eternità, e quindi a
contemplare ed interagire con la divinità stessa; dall’altra la forma intensiva
detta anche Cabbala pratica che attraverso parole magiche e combinazioni delle
lettere formanti il nome di Dio pronunciate in determinati modi, conduceva al
rapimento estatico del mistico.
Prima di procedere oltre
è bene chiarire cosa si intende per Torah: letteralmente il termine significa
“Dottrina”, ma solitamente viene intesa nel termine più ristretto di “Legge”
che nell’Antico testamento indica una norma insostituibile del rapporto
Uomo-Dio; si distingue una Legge scritta, e una Legge orale, entrambe
consegnate da Dio a Mosé sul monte Sinai. Col termine Legge scritta, gli ebrei
indicano la Bibbia, o meglio una parte del testo sacro, il così detto
Pentateuco costituito dalla Genesi, l’Esodo, il Levitico, i Numeri e il
Deuteronomio. Il Pentateuco, che in greco significa “cinque astucci per libri”,
inizialmente si pensava fosse stato scritto interamente da Mosé, in realtà
sembra sia costituito da una raccolta di testi e di tradizioni orali risalenti
dal IX al V secolo a.C.. La tradizione orale è rappresentata dalla Mishnà, o
meglio dalla componente legislativa della Mishnà, detta Halakhà. La Mishnà è
stata raccolta per la prima volta dal patriarca Jehudà ha-Nasi intorno al 200
d.C. e comprende un vero e proprio codice legislativo e di comportamento fino
ad allora trasmesso solo oralmente per l’intero rabbinato; è costituita da sei
sezioni tematiche: Semenze, Festività, Donne, Danni, Cose sacre. “La Mishnah
profila una situazione a-storica esemplare o ideale, nella quale i diversi atti
di santificazione della vita dell’uomo vengono compiuti sulla base di modelli
debitamente stabiliti. L’opera dell’agricoltore è consacrata dalla presenza di
Dio e dal lavoro (ritualizzato)” (Mircea Eliade). La Halakhà è un codice
vincolante ed indica l’insieme delle pratiche e dei precetti che ogni ebreo
deve seguire nella vita pubblica e privata per operare la volontà di Dio. La
Torah è quindi la manifestazione della volontà di Dio e quindi è il massimo
dono che Dio ha fatto al Suo popolo. Infine il Talmud (che significa studio,
quindi Talmud-Torah è lo studio della legge) indica una raccolta di commenti,
di studi e di ampliamenti alla Mishnà stessa; si compone di due opere il Talmud
di Gerusalemme e il Talmud babilonese. Infine la Torah è composta da 613
precetti, di essi 248 contengono precetti positivi e 365 sono interdizioni.
Ma torniamo alla Cabbala.
Solamente nella seconda metà del primo millennio si è iniziato a studiare in
maniera più approfondita il problema della creazione del mondo, ovvero i
dettami contenuti nella Genesi; tale studio, originato in dalle sette
gnostico-giudaiche fiorenti nell’Egitto ellenistico ed in Palestina Arturo Schwarz:
“Cabbalà e Alchimia”; Ed. Giuntina, Firenze, 1999 pag. 12., ben presto si
diffonde in ogni regione interessata dalla diaspora Con tale termine si intende
la dispersione del popolo ebraico nel mondo iniziata dopo la distruzione del
Primo Tempio al tempo dell’esilio babilonese 520 a.C. (?), e diventata più
evidente dopo la distruzione del Secondo Tempio da parte di Tito (70 d.C.) e
soprattutto dopo l’eccidio di Massala e la distruzione di Gerusalemme (130
d.C.)., ma in particolare in Spagna (Gerona e Barcellona), nella Francia
meriodionale e della Linguadoca (Narbone, Arles, Marsiglia) dove, soprattutto
nei secoli XII e XIV, assume una diffusione formidabile; forse non è un caso
che nello stesso periodo, nello stesso luogo sul versante Cattolico si sviluppi
la gnosi catara! Sempre nella terra d’oc ha origine il testo base per lo studio
della Cabbala, lo Zohar (1240-1280), e che pone la distinzione fra l’aspetto
rivelato e nascosto della divinità, ed espone i dieci attributi o forze di Dio
ed i gradi della rivelazione divina. Più o meno contemporaneamente la Spagna
dona i natali a colui che forse viene considerato il più grande cabalista,
Abraham Abulafia di Saragozza. Abulafia faceva parte di quella corrente
filosofica detta estasica che si contrapponeva alla scuola teosofica di Gerona;
sviluppò una tecnica meditativa detta Hokmath ha-Zeruf (scienza della
combinazione delle lettere). Mediante questa tecnica era possibile creare
combinazioni di lettere dell’alfabeto, ed in particolare del Tetragammaton Per
gli ebrei il nome di Dio è impronunciabile, quando ci si riferisce a Lui è
necessario utilizzare o il nome generico di Dio o il Tetragrammaton costituito
dalle quattro lettere simboliche YHWE la cui giusta pronuncia è oggetto di
studio della cabbala., che non necessariamente formavano parole di senso
compiuto, ma che rappresentavano l’espressione di un linguaggio spirituale,
molto prossimo alla musica e che facilitava la liberazione dai vincoli umani e
favoriva la concentrazione sulla natura divina.
Ben presto si fa strada
nel movimento cabbalistico una concezione neoplatonica-speculativa a forte
impronta ascetica, che culminerà in una rigorosa religiosità della Torah
interpretata in senso mistico; ovvero, la Torah è l’unica legge cosmica, in
essa vi sono celati tutti i misteri e le conoscenze del mondo, che quindi
possono essere compresi solo attraverso un accurato studio della Legge stessa,
inoltre, secondo tale interpretazione, l’ebraico è la “lingua ufficiale” della
creazione del mondo.
Il movimento cabbalistico
raggiunge il suo massimo splendore nel periodo che va dal XIV secolo al XVII
secolo, ma soprattutto in seguito dell’espulsione degli ebrei dal regno di
Spagna (1492) tale movimento assume un carattere messianico escatologico
raggiungendo tutti i luoghi della diaspora. Tale diffusione trova molto favore
soprattutto nell’Europa centrale dove la Riforma protestante crea un movimento
penitenziale di attesa messianica, ed è proprio in questo contesto che la
Cabbala tende a perdere la sua iniziale connotazione esoterica. Su questo
terreno fertile l’essoterismo cabbalistico dà luogo anche a superstizioni
popolari quali demoni, magia delle lettere e l’uomo artificiale, il Golem Per
Golem si intende una creatura di sembianze umane cretate dalla materia informe
(più spesso argilla) generato per mezzo di una formula magica derivante da una
combinazione cabbalistica del Tetragrammaton. La leggenda popolare na
attribuisce la creazione al rabbino di Praga, Judah Loew ben Bezalel..
Il misticismo della
Cabbala non è mai stato visto di buon occhio dall’ortodossia giudaica Nel caso
dell’ebraismo per ortodossia ed ortoprassia dobbiamo intendere il significato
strettamente etimologico di retta dottrina e retta via, ovvero la retta stada,
il retto cammino che l’ebreo deve compiere sotto gli insegnamenti della Torah.
e sempre accusato, condannato, e solo talvolta addomesticato ed inglobato, al
contrario di quanto è avvenuto nelle altre religioni messianiche dove il
misticismo è stato posto a fondamento dell’intera religione come ad esempio
nelle religioni di origine indiana.
Se il cabbalismo spagnolo
ha profondamente influenzato la cultura non solo della penisola iberica, ma di
tutta l’Europa centrale, quello palestinese non è certo stato da meno. A Safed
si trova la scuola cabbalistica del leggendario “santo leone” Iishaq ben
Shelomò Luria (1534-1572) nato a Gerusalemme, ma che operò prima in Egitto e
poi a Safed dove fondò la sua celebre scuola; Luria sviluppa una tecnica di
meditazione sulle singole lettere della Torah per determinare una unione con il
divino. Si deve, inoltre, proprio a questo autore l’infiltrazione di concezioni
gnostiche nella cabala, e nell’ebraismo ortodosso. Le scintille di Luce con la
diaspora sono disperse per il mondo, e solo una loro riunificazione, un loro
ritorno allo stato iniziale possono riportare all’armonia divina.
L’eccessiva aspettativa
messianica che pervade la cabala del XVI e XVII secolo porterà all’esaurimento
del movimento, in quanto, basandosi sulla Cabbala luriana, un certo Shebbetaj
Zevi si fece proclamare Messia, ma durante un suo pellegrinaggio ad Istanbul,
fu incarcerato e, una volta messo di fronte alla scelta o morte o conversione,
si converte all’Islam. Ugualmente dopo circa 70 anni un certi Jakob Frank si
presenta come la reincarnazione di Shebbetaj Zevi, ma dopo numerose peripezie
che gli comporteranno anche la “scomunica” rabbinica, e due conversioni una
all’Islam ed una al cattolicesimo, morì come seguace dell’ortodossia russa.
Questi avvenimenti screditeranno enormemente il cabbalismo agli occhi degli
ebrei, tanto che il suo destino appare segnato definitivamente. Oggi il
movimento cabalista sopravvive solamente nel chassidismo dell’Europa orientale
Movimento sviluppatosi nella seconda metà del XVIII secolo, nell’Europa
orientale, detto dei pii (chassidim) sotto la guida del traumaturgo Eliezer Baal
Shem Tov ed incrementato da rabbi Nachman di Brazlav. Secondo tale movimento le
speculazioni gnostiche sui misteri di Dio vengono svilippati in senso morale,
in enunciazioni sull’uomo e sul suo cammino morale per raggiungere Dio, che può
essere trovato ovunque, anche nei posti più profani.. La cabala, proprio per il
suo particolare sviluppo nel corso della storia e nella diaspora, non è
costituita da un sistema univoco, ma da una molteplicità di sistemi di
approccio al simbolismo, diversi e talvolta contraddittori. Comunque due gradi
sistemi si sono evoluti nel corso della storia: la gamma dei simboli come sono
elaborati nel periodo di Safed e cristallizzati a Gerona e che trova la sua
massima espressione nello Zohar o “Libro dello splendore”, e la gamma dei
simboli della cabala luriana facente capo a Jizchaq Luria. A questi due sistemi
dobbiamo aggiungere Moses Cordovero la cui dottrina, pur facente capo allo
Zohar rappresenta un sommario e uno sviluppo delle diverse tendenze della
Cabbala, e la sua opera è un interessante tentativo di sintetizzare e costruire
un sistema cabalistici speculativo.
Un successivo sviluppo
della Cabbala si ebbe nel XVIII secolo con Israel ben Eliezer noto come Baal
Shem Tov (il portatore del buon nome) fondatore del chassidismo (dall’ebraico
chassidim “devoto”).
I Libri della Cabbala
Fra i numerosi testi di
cabbalismo i principali si riducono a sei tutti scritti dal 1200 alla metà del
secolo seguente:
· Sefer Yetzirà: Libro
della Formazione o della Creazione. È forse il libro più antico, contiene la
descrizione della dieci Sephiroth o emanazioni, sembra sia anteriore al IV
secolo da Rabbi Akiba;
· Sefer Ha Zohar: Libro
dello Splendore. È forse il più importante libro sulla Cabbalah, origina dalla
scuola spagnola scritto, sembra dal rabbino Moses de Léon fra il 1240 e il 1280
o forse solo tradotto da un testo più antico le cui origini risalirebbero ad un
discepolo di Rabbi Akiba detto Rabbi Simon; appare come un commento al
Panteteuco, è un libro estremamente poetico ricco di immagini simboliche e di
passaggi intuitivi spesso molto difficili “Lo Zohar deve essere visto come un
grande compendio dl pensiero cabbalistico esso precedente, pensiero rielaborato
e integrato nell’immaginazione poetica dell’autore. I concetti contenuti in semplici
indizi o in goffe espressioni nelle generazioni a lui precedenti, ora emergono
chiaramente come parte dell’antica saggezza” Arthur Green: “The Zohar”..
Sfortunatamente non ne esiste una traduzione italiana;
· Sefer Ha Bahir: libro
della Luce Chiara o dell’Illuminazione, è un libro estremamente sintetico
composto da un centinaio di aforismi attribuito a Nehuniyà ben ha-Qanà.
· Shzqel ha-qodesh:
scritto da Moshé de Leon.
· Iggeret ha-qodesh: o la
Lettera Santa scritto da Yosef Giqatilla;
· Gli scritti dell’Arizal
rappresenta il fondamento della Cabbala moderna e sono nati come commento allo
Zohar.
I Fondamenti Della
Cabbala
Data l’estrema
frammentarietà della cultura ebraica, dovuta alla diaspora, la Cabbala non
rappresenta un sistema univoco, anche i principi fondamentali possono apparire
contraddittori. Comunque sono evidenziabili due fasi nello sviluppo del
pensiero cabbalistico:
· La gamma dei simboli
della Cabbala primitiva fino al periodo di Safed incluso, cioè la teoria delle
Sefiroth che si cristallizzò a Gerona;
· La gamma dei simboli
creati dalla Cabbala lurianica che dominò il pensiero cabbalistico del XVII
secolo fino a tempi più recenti.
Secondo la Cabbala, la
Torah contiene insegnamenti fondamentali per la comprensione del cosmo, ma tali
insegnamenti sono scritti secondo un codice inaccessibile ai più, codice che
però può essere reso palese mediante l’applicazione dei sistemi di
interpretazione cabbalistici. Le Sacre Scritture presentano pertanto diversi
livelli di interpretazione tutti egualmente validi ed importanti:
· Semplice o letterale;
· Simbolico;
· Filosofico e morale;
· Esoterico o segreto.
La Cabbala occupandosi
dell’ultimo livello interpretativo tenta di dare una risposta alle seguenti
domande.:
· L’esistenza di Dio
· I segreti della
creazione
· La natura dell’anima
umana, e come modificarne il carattere;
· Il perché della dualità
bene-male;
· Lo scopo della vita
terrena e di quella futura.
La Cabbala quindi può
essere considerata un sistema metafisico, un sistema di insegnamento per rendere
più profonda, sincera ed efficace la vita spirituale mediante la meditazione e
la preghiera e non cerca assolutamente di modificare lo stato delle cose
mediante una manipolazione delle forze segrete della ceazione, né di piegare,
mediante la preghiera o particolari ritualità, la volontà della divinità, e
questo concetto è estremamente importante in quanto si mette in contrasto con
altre sistemi mistici quali la magia e il martinismo.
All’interno della Cabbala
stessa possiamo distinguere tre componenti:
· Metafisica o teorica
· Meditativa
· Pratica
La componente metafisica
si occupa prevalentemente della cosmogonia e dei vari livelli dell’anima; è a
tale livello che vengono studiate le Sephiroth (di cui parleremo più avanti), e
il testo Biblico con tutte le sue correlazione ed interpretazioni. È
caratterizzata da un linguaggio estremamente complesso e oltremodo
specialistico, ma è anche in grado di portare lo studioso esperto ad altissime
scoperte ed intuizioni.
La componente meditativa
si base prevalentemente su una meditazione che permette di liberare la mente ed
il cuore dalle preoccupazioni di tutti i giorni in modo da poter soffermarsi
con mente e cuore liberi sulle varie combinazioni delle lettere ebraiche che
formano le parole ed in particolare i nomi di Dio. Lo scopo è quello di
liberare il corpo sottile da quello spesso, per utilizzare forse a sproposito
un termine magico, e raggiungere una maggiore apertura nei confronti
dell’insegnamento Divino. Tale metodo è stato usato da grandissimi cabbalisti
quali Abulafia.
La Cabbala pratica si
occupa della creazione di cammei o sigilli composti da lamine di metallo e
frammenti di pergamena su cui venivano incise o scritte formule di esorcismo e
di evocazione. Gli scopi di questa componente sono essenzialmente di protezione
o di guarigione. Origina proprio da questa componente la leggenda del Golem.
Ma ancora la Cabbala può
essere distinta in due opere:
· Maasè Bereshit
· Maasè Merkavà
Il Maasè bereshit, o
opera della creazione, comprende quella parte della Cabbala che si occupa della
cosmogonia, prende in esame i vari stadi della creazione, ovvero contiene la
mappa della creazione.
Il Maasè meravà comprende
la parte più propriamente mistica, tramite la conoscenza e la ricombinazione
delle varie lettere formanti i vari nomi di Dio, l’anima intraprende un viaggio
attraverso le sfere celesti al fine di avvicinarsi alla Luce risplendente di
Dio stesso.
Queste sono i principali
momenti in cui viene distinta la Cabbala, ma ne esistono ancora come il Pardes,
su cui però non è possibile soffermarci. Di estrema importanza ci appare
sottolineare come, nonostante le “classificazioni” la Cabbala risulta essere un
unico corpus; ovvero non è possibile soffermarci su un unico aspetto, ma è
necessario comprenderla nella sua interezza. Anzi una conoscenza parziale, il
soffermarsi su di un determinato gradino può essere estremamente pericoloso “se
la persona è meritevole, essa (la Torhah) diventa per lui medicina vitale (sam
chaim); se non merita essa (la Torah) diventa per lui un veleno mortale (sam
mavet)” Yoma 72B. Un avvertimento chiaro ed esplicito sulla pericolosità di
avventurarsi in questo studio con animo pravo, avvertimento senza dubbio più
imperioso del nostro multi vocati sunt, pauci eletti.
Ein-Sof
Centro fondamentale di
studio della Cabbala è Dio, che viene definito Ein-Sof, ovvero Infinito. Ci
sono due metodi di studio dell’Infinito, uno consiste nello studio di Dio in
rapporto alla sua creazione, l’altro è lo studio dell’Essenza Intrinseca,
dell’Essenza stessa di Dio, ma poiché l’Essenza assoluta trascende ogni
comprensione speculativa perfino estasica, è impossibile per la mente umana
giungere a tale conoscenza, non a caso i termini usati per descriverlo sono
“ciò che il pensiero non può raggiungere”, la “luce nascosta”, “l’occultamento
della segretezza”, “superfluità”, “l’unità indistinguibile”, “la causa di tutte
le cose”, la radice di tutte le radici” il fattore comune a tutti questi
termini è che Ein-Sof e i suoi sinonimi sono al di sopra o al di là del
pensiero, come può infatti la mente finita dell’uomo contenere l’Infinito? In
base a tale concezione possiamo quindi distinguere un Dio Celato ed un Dio
Rivelato. Ein-Sof è la perfezione assoluta, incomprensibile e inviolabile, ma
presente in tutte le cose della natura finita, e quindi attraverso la
contemplazione e lo studio della natura stessa è possibile la comprensione non
di Ein-Sof, ma solo del suo rapporto con la creatura. Infatti Dio è in tutte le
cose, ma la somma di tutte le cose non è in grado di definire Dio, in ultima
analisi tutto proviene all’Uno, e tutto ritorna all’Uno. Potremo avventurarci
su un terreno pericoloso affermando che ciò che è unito, ciò che è uno è bene,
ciò che è separato dall’uno è male. Da questo concetto deriva il termine Satana
cioè colui che divide l’unità creando l’individualità e quindi il caos.
L’Infinito si rivela al
momento della creazione, ma, la sua esistenza e il suo essere non hanno bisogno
della creazione, cioè l’Eterno esiste a prescindere dalla sua creazione, la
rivelazione è quindi una pura decisione disinteressata mossa solo dalla bontà
di Dio, non da una sua necessità, è una libera decisione che rimane un mistero
costante e impenetrabile. Secondo la Cabala luriana il primo momento della
creazione è un ritorno (regressus) di Dio nel profondo di Se Stesso, una
concentrazione dello Spirito Divino dal quale scaturiranno le luci supreme
dette “splendori” (zahazahot) a loro volta generanti le emanazioni e quindi
superiori ad ogni altra emanazione; le radici delle prime tre Sefiroth Con il
termine Sefirah (singolare, Sefiroth plurare), ovvero zaffiro, si intendono le
emanazioni dello splendore di Dio. Per definire le emanazioni possono essere
utilizzati diversi nomi: shemot (nomi), orot (luci), ketarim (corone), sitrin
(aspetti).. I concetto di “contrazione” deriva dal fatto che se Dio è
omnipresente e tutto è io, non c'è spazio per la creazione; il regressus
avrebbe proprio la funzione di liberare lo spazio che verrà occupato dalla
creazione stessa. La trinità delle zahazahot nasce dall’esigenza di confermare
le dieci Sefiroth con i 13 attributi predicati di Dio. Ma se a Ein-Sof è negato
ogni attributo, deve essere separato dalla Volontà Divina, anche se intimamente
connesso con essa, Ein-Sof agisce tramite la Volontà Primeva che è circondata
ed intimamente unita a Lui, distinta, ma ugualmente eterna, senza inizio e
senza fine.
Secondo alcuni cabbalisti
la Volontà sarebbe indentificata con la seconda Sefirah, ma ciò comporterebbe
di identificare la prima Sefirah con Ein-Sof, ma tra i cabbalisti di Safed si
sviluppa l’opinione contraria, ovvero che la Ein-Sof e la Volontà sarebbe
nettamente distinti dalle emanazioni, il contrario sarebbe addirittura una
eresia, in quanto permetterebbe di definire Ein-Sof. L’evoluzione estrema di
tale pensiero porta a non parlare mai di Ein-Sof, ma esclusivamente della
Volontà Primeva. A complicare ulteriormente il problema interviene il concetto
di pensiero. Alcuni autori identificano La Volontà con il pensiero, perciò la
prima fonte di ogni emanazione sarebbe “Puro Pensiero”, quindi la Creazione
sarebbe più un atto intellettivo che volitivo. I Cabalisti di Gerona pongono il
Pensiero in maniera subalterna alla Volontà parlando di Volontà del Pensiero e
mai viceversa, identificandolo con la Divina Saggezza, intenta a contemplare se
stessa e la sua Creatura.
Il concetto di primo
passo di Ein-Sof verso la manifestazione è estremamente ardito, se infatti tale
passo non è sondabile o comprensibile da creatura umana, può essere considerato
come il nulla (ayin o afisah). Questa affermazione fa si che la dottrina
esoterica contenuta nella famosa frase creatio ex nihilo sia completamente
ribaltata rispetto al significato essoterico della frase stessa. Al contrario
di quanto apparentemente affermato, quindi Dio avrebbe creato il mondo non
dalla materia primordiale, dal caos, bensì la creazione sarebbe avvenuto
all’interno di Dio stesso; questo concetto sarebbe rimasto come una credenza
segreta nascosta sotto la forma ortodossa della creatio ex nihilo.
Le Sefiroth
Nucleo essenziale della
Cabbala è la teoria delle emanazioni o Sefiroth. Le emanazioni sono degli
attributi di Ein-Sof che rappresentano il modus operandi dell’Infinito, le
potenze che costituiscono la divinità attiva, ciò nonostante in esso sono
contenute; le emanazioni stanno a Dio come la luce sta al fuoco, due entità
separate, ma unite, ma al contrario della luce che esaurisce progressivamente
il fuoco, le emanazioni non diminuiscono la potenza di Dio; lo Zohar così
definisce tale rapporto: “Lui è loro e loro sono Lui, come una fiamma a un
tizzone ardente dove non esiste divisione” o ancora come “una lampada dalla
quale le luci si diffondono in ogni direzione, ma quando ci avviciniamo per
esaminare da vicino tali luci, scopriamo che esiste solo la lampada”. Se quindi
le Sefiroth svolgono un ruolo di primissimo piano nella creazione del mondo,
possiamo assimilare il Dio rivelato, ovvero il solo che può essere oggetto di
speculazione, con la prima emanazione. Le Sefhiroth, pur essendo state create
da Dio, fanno pur sempre parte di Dio stesso, e quindi “tutto ciò che sta al di
sotto dell’ultima Sefirah è soggetto al tempo ed è chiamato beri’ah (creazione)
poiché è al di fuori (le-var della divinità)” G.Scholem op. cit.pag. 123..“Le
Sefiroth, collettivamente, rapresentano dunque i dieci aspetti e gradi
dell’En’sof; formano insieme un mondo di luce e sono concepite come una unità
dinamica. Il ritmo di sviluppo delle Sefirot rispecchia quello del processo
creativo” Arturo Schwarz: op.cit pag.119.
Perché Dio ha creato le
Safiroth? “Ein Sof, il Dio nascosto che vive nelle profondità del proprio
essere, cerca di rivelare Se Stesso e di liberarare i Suo poteri nascosti. La
sua volontà si realizza attraverso l’emanazione di raggi provenienti dalla Sua
luce, che erompono dal loro nacondiglio e vengono disposti nell’ordine delle
sefiroth, il mondo di emanazione divina”. Tishby: “Wisdom of the Zohar” in
Elisabeth Clare Prophet: “Cabala: la chiave del potere interiore”; Armenia Ed.,
Milano, 1999, pag.29Le Sefiroth possono essere paragonati a contenitori
collegati tra di loro di vetro che contengono il soffio divino, la prima
Sefirah essendo più vicina alla fonte della Luce sarà sottoposta ad uno sforzo
maggiore, via via che il soffio defluisce da un contenitore all’altro ridurrà
la su energia.
La prima e più alta
emanazione è la Volontà Primeva; secondo gli autori dello Zohar, la Volontà,
pur essendo strettamente unita ad Ein-Sof è stata creata, ovvero vi era un
tempo in cui Ein-Sof esisteva senza la Volontà di creazione, mentre secondo
altri sistemi cabalisti la Volontà è eterna, senza inizio e senza fine, e
quindi non sarebbe una semplice emanazione - che, invece, avrebbe inizio con la
seconda Sefirah -, bensì parte integrante di Dio stesso; secondo questa
concezione Keter, la prima Sefirah sarebbe paragonabile ad una sfera che tutto
comprende, la cui superficie esterna è chiamata Keter, o Volontà, o Corona, e
la superficie interna Ein-Sof. Col passare degli anni, specialmente a Gerona e
a Safer, si è comunque tentato sempre di porre una distinzione fra Ein-Sof e la
prima emanazione. Una spiegazione abbastanza chiara della prima Sefirah ci è
fornita da Isaac ibn Latif: “La volontà primordiale non è completamente
identica con Dio, ma è una veste che aderisce da ogni parte alla sostanza del
portatore. Fu la prima cosa ad essere emanata dal vero Essere preesistente”.
Keter, essendo il primo
atto di Dio nella creazione della natura finita, è anche il più alto livello di
conoscenza che può essere raggiunta dall’uomo con la preghiera.
Ma prima di Keter
all’interno di Ein-Sof si ritrovano tre luci, dette zahzahot che costituiscono
in realtà un tutt’uno, infinitamente nascoste, e che si irradiano all’interno
dell’Emanatore stesso, e considerate come la radice delle Sefiroth stesse. Questo
rappresenta una ulteriore complicazione della concezione delle Sefiroth che
sembra essere introdotto per correggere l’apparente discrepanza numerica fra i
tredici Attributi di Dio e le dieci Sefiroth.
Le Emanazioni o Sefiroth,
come abbiamo visto, sono dieci, ognuna con un proprio nome: la prima si chiama
Keter (corona), la seconda Hokmah (saggezza), la terza Binah (intelligenza), la
quarta Gedullah (grandezza) o Hesed (amore), la quinta Gevurah (potere) o Din
(giudizio o anche rigore), la sesta Tiferet (bellezza) o Rahamim (compassione),
la settima Nezah (costanza), l’ottava Hod (maestà), la nona Zaddik (giusto,
virtuoso) o Yesod Olam (fondamento del mondo), la decima Malkhut (regno). Come
si può facilmente notare alcune Sefiroth hanno due nomi, lo stesso termine
Sefiroth può essere sostituito con un infinità di altri termini i cui
significati possono essere estremamente diversi: sfere, detti, nomi, luci,
poteri, corone, stadi, germogli, fonti, vesti ecc…; è proprio questa capacità
di definire lo stesso concetto con nomi diversi a seconda delle circostanze
nonché il simbolismo estremamente complesso, che rende particolarmente
difficile per uno non esperto riuscire a districarsi nei testi Cabbalistici.
Questa ambiguità può essere spiegata se si considera che la Cabbala origina
come una descrizione di un un’esperienza religioso-contemplativa e non come un
sistema teoretico compiuto, quindi il suo linguaggio fortemente figurativo e
simbolico quando viene sottoposto al collaudo logico può subire numerose interpretazioni.
Una interpretazione
estremamente interessante soprattutto per le sue implicazioni con l’ermetismo è
quella dell’interpretazione del linguaggio; secondo tale teoria le Sefiroth non
sarebbero altro che attributi di Dio, epiteti che si possono applicare a Lui;
il processo di emanazione sarebbe solo una specie di rivelazione dei Nomi di
Dio. “Dio che “chiamò” i Suoi poteri perché si rivelassero diede loro nomi e,
si potrebbe dire, chiamò Se stesso con nomi appropriati. Il processo con il
quale il potere d’emanazione si manifesta dall’occultamento nella rivelazione
ha un parallelo nella manifestazione della favella divina dalla sua essenza
interiore nel pensiero tramite il suono che ancora non può essere udito,
nell’articolazione della favella” G. Scholem op. cit. pag.105. Le implicazioni
di tali affermazioni con la “potenza della parola” dell’ermetismo egiziano, e
con la “parola perduta” della cultura massonica sono più che evidenti.
Le dieci Sefiroth sono
quindi delle emanazioni di Ein-Sof, originano da lui e si propagano nel nulla,
ma pur separandosi da Dio ne continuano a fare parte; d’altra parte
l’emanazione delle Sefiroth non determina una “diminuzione dello splendore”
dell’emanatore. Il processo di emanazione giunge assolutamente a fine con Malkhut,
e tutto quello che sta al di sotto, rappresenta un inizio del tutto nuovo,
pertanto tutto ciò che si trova al di sotto di Malkhut possiede un’esistenza al
di fuori del Divino, e si distingue da esso in quanto creato e non emanato; un
abisso separa i due mondi, anche se ciò non toglie che vi sia un legame fra il
creato e l’emanato, infatti le cose create presentano i loro archetipi nelle
Sefiroth, come esse sono contenuti nella Divinità, impregnando ogni essere al
di fuori di essi, quindi ogni oggetto creato presenta le sue radici in Dio
stesso, per estensione possiamo affermare che nelle Sefiroth è contenuta la
radice di ogni cambiamento; in particolare tutto ciò che fa parte della
creazione presenta un suo corrispondente (archetipo?) in Malkhut. Esisterebbe,
quindi, nel cabbalismo una netta distinzione fra emanato e creato, anche se
talvolta in alcuni testi esiste una certa confusione fra i due termini. Sebbene
vi sia una gerarchia stretta nelle varie emanazioni in quanto Ein-sof emanò
Keter, Keter emanò Hokhmah e Hokhmah emanò Binah, mentre le restanti Sefiroth
ebbero origine da Binah a cominciare da Hesed e Gevurah e per terminare con
Malkhut, esse possono essere considerate ontologicamente allo stesso livello,
in quanto la distanza fra ciascuna di loro e l’Infinito è uguale.
Ecco quindi che a questo
livello la Cabala subisce una delle sue più importanti influenze filosofiche,
dal neoplatonismo di Plotino (204-270 d.C.), come del resto avviene per il
Cristianesimo, soprattutto grazie a Sant’Agostino, ma anche con lo gnosticismo;
diverse correnti cabalistiche tendono addirittura ad interpretare le Sefiroth
con gli eoni gnostici. Ma anche l’ermetismo, secondo il quale “ciò che sta in
alto è come ciò che sta in basso”. Anche se, o forse in risposta a ciò, molti
cabalisti soprattutto nel XVI affermavano che le emanazioni, derivando
direttamente da Dio, fossero effettivamente identiche alla sostanza o essenza
di Dio, quindi non sono esseri intermedi come gli eoni, ma Dio stesso. Le
Sefiroth ancora una volta si identificano con l’aspetto esterno di Ein-Sof,
ovvero quella parte di Dio che può essere oggetto di preghiera e di conoscenza
e di indagine religiosa ma fanno sempre parte dell’Essenza divina, in contrasto
con il neoplatonismo, secondo il quale gli eoni esisterebbe al di fuori
dell’Uno, le Sefiroth pur essendo emanate in successione, esse non lasciano mai
il regno divino, questo flusso viene detto hamshakhah (tirare fuori). Secondo
alcuni autori le Sefiroth non sarebbero altro che contenitori incapaci di percepire
la natura dell’Emanazione, secondo altri sarebbe in grado di pregare Dio;
Cordovero riuscì ad unificare entrambe le teorie affermando che le Sefiroth
sarebbero composte come gli uomini di due essenze un “contenitore”, il corpo,
ed una “essenza”, l’anima, e solo l’unione di entrambi costituirebbero il
tutto.
Infine un problema molto
discusso è stato il momento di origine delle emanazioni, alcuni autori
affermano che la prima Sefirah era situata entro l’Infinito stesso, e quindi
senza inizio e senza fine, mentre le altre erano state emanate solo prima della
creazione del mondo, ma Cordovero afferma che tutte le Sefiroth vengono emanate
in un “tempo non temporale” in cui non esiste le differenziazione in passato,
presente e futuro, un tempo definito sempiternas. Ma ancora altri autori
affermano che le emanazioni sono sempre esistite nella volontà dell’Infinito,
ma emesse solo poco prima dell’atto creativo.
Rappresentazione Grafica
Delle Sefiroth
La dottrina delle
Sefiroth diviene in questo modo la spina dorsale della cabala, e rappresentano
quindi l’oggetto di maggiore speculazione e meditazione. Le dieci Sefiroth pur
avendo una gerarchia ben precisa sono tutte ugualmente distanti dall’Emittente.
La disposizione nel nulla delle Emanazioni è estremamente variabile, le varie
combinazioni sia di disposizione nel nulla, sia delle lettere dei nomi,
presenta una variabilità enorme, ed ogni situazione presenta un significato ben
preciso; l’allegoria più comune, comunque, è quella di un albero con la chioma
rivolta verso il basso e irrigato dalla sapienza, dove Keter rappresenta la
radice, mentre Hod, Zaddik e Malkhut rappresentano la chioma, tale
raffigurazione è detta “albero delle Sefiroth” o “albero inverso”. Un’altra
rappresentazione allegorica per le Sefiroth è quella umana, ma mentre l’albero
cresce con la chioma in basso, l’uomo è rappresentato con la testa in alto,
dove Keter, Hokmah e Binah rappresentano la testa, o meglio le tre cavità del
cervello, Gedullah e Gevurah le braccia, Tifereth il tronco, Nezah e Hod le
gambe, Zaddik l’organo sessuale ed infine Malkhut l’immagine totale dell’uomo o
la femmina, compagna dell’uomo e fondamentale per renderlo essere completo.
Le Sefiroth possono
essere distinte in numerosissimi modi con significati sempre diversi, ad
esempio Azriel le divide in gruppi di tre: Keter, Hokmah e Binah sono
intellettuali, Gedullah, Gevurah e Tifereth, psichiche, Nezah, Hod e Zaddik
“naturali”, e pertanto questi tre stadi erano considerate le fonti di regni
indipendenti dell’intelletto, dell’anima e della natura. Ma anche in cinque e
cinque mantenendo la separazione tra celato e rivelato, in tre e sette,
rappresentazione dei sette giorni della creazione, con Malkhut che rappresenta
il Sabbath, ovvero non avendo alcuna attività specifica, ma comprendeva la
totalità di tutte le Sefiroth. Possono essere distinte in tre colonne, la
colonna di destra comprende Hokmah, Gedullah e Nezah, la colonna di sinistra
Binah, Gevurah e Hod, mentre la colonna centrale comprende Keter, Tifereth,
Yesod e Malkhut. Infine possono essere graficamente descritte come sfere
concentriche, quest’ultima rappresentazione coincide con la rappresentazione
grafica dei cieli medioevali con i dieci cieli concentrici che circondano la
terra.
In base a tutte queste
classificazioni e differenziazioni è possibile la combinazione cabbalistica dei
nomi di Dio, e delle lettere che formano il nome di Dio. Ad esempio la frase
con cui inizia la Bibbia bereshit bara Elohim (in principio Dio creò) può
essere interpretato cabbalisticamente con la creazione delle prime tre
Sefiroth: il prefisso be è il mezzo messo in relazione con la seconda Sefirah
(Hokmah), la prima Sefirah è celata nella parola bara, infine Binah (terza
Sefirah) e chiamata anche Elohim. Così come il primo verso della Bibbia, tutto
il Panteteuco può essere riletto in forma esoterica. Lo stesso si dica del nome
di Dio. “[…] il nome YHWH denota una sola Sefirah (Tiferet) ma contiene in esso
tutte le fasi della manifestazione, la punta sopra lo yod rappresenta la fonte
di tutto in Ayin (nulla), lo yod è Hokmah, il primo he è Binah, vau è Tiferet
e, dato il valore della lettera vau, la totalità delle sei Sefiroth e della he
finale è Malkhut”, ma poiché questa rappresenta il compimento della
manifestazione dove l’uomo può riferirsi a Dio chiamandolo “Lui” e dandogli del
“Tu”, “non ha poteri indipendenti, ma comprende le altre Sefiroth, non può
esserle assegnata una lettera sua, ma soltanto la he che è già apparsa
all’inizio dell’emanazione della struttura delle Sefiroth e la cui manifestazione
ha raggiunto lo sviluppo finale alla fine del processo. Gli altri nomi di Dio
nella Bibbia vengono interpretati anch’essi in modo simile: le loro lettere
alludono ad un progresso interiore nel processo d’emanazione”.
Ma il simbolismo e l’interpretazione
delle Sefiroth è estremamente complesso ed ampio, ne riportiamo ancora un
esempio. L’emanazione nel suo complesso è detta Carro Celeste, ad esso sono
connessi i Patriarchi, perché Abramo, l’immenso calore (Hesed), Isacco, la
giustizia (Din) e Giacobbe, la misericordia (Rahamin), uniti a Davide creatore
del regno (Malkhut) costituiscono “le quattro gambe del Trono situato sul
carro.
I quattro venti, i
quattro elementi, indicano Gedullah, Gevurah, Tiferet e Malkhut, quest’ultimo
simbolismo è particolarmente importante perché collega la Cabbala con
l’alchimia.
Concludiamo quindi la
speculazione sulle Sefiroth con i rapporti che si instaurano fa le varie sfere.
Abbiamo già accennato come ogni Sefirah origini per irradiazione dalla
precedente, e generi la seguente; tale irradiazione può avvenire per luce
riflessa, ovvero ogni Sefirah viene vista come uno specchio che riflette la
luce dalla fonte. Ma la luce può essere riflessa non solo dall’alto al basso,
ma anche dall’ultima Sefirah alle superiori, e sarà proprio questo intrecciarsi
di luce riflessa ad avere una funzione di consolidamento delle potenze. La
teoria dei canali afferma, invece, che esistono dei canali preferenziali che
uniscono le varie Sefiroth, questi canali sono delle vere e proprie vie di
influenza reciproca tra le diverse Sefiroth. L’interruzione di questi canali è
detta “rottura dei canali” (shevirath ha-zinnorot) e rappresenta la conseguenza
sul mondo inferiore del peccato.
Cosmogonia E Mondi
Inferiori
Come già affermato in
precedenza le Sefiroth fanno ancora parte dell’Infinito, e quindi non soggette
al tempo, create in un momento in cui il tempo non aveva ancora significato,
mentre tutto ciò che sta al di sotto di Malkhut è detta creazione ed è soggetta
al tempo. Secondo molti cabbalisti la creazione non sarebbe stata unica, bensì
prima del nostro sarebbero stati creati numerosi altri mondi non perfettamente
equilibrati, e pertanto distrutti, secondo altri autori gli altri mondi non
sarebbero altro che schegge impazzite sfuggite durante il processo di
creazione, paragonabili alle scintille che sfuggono al fabbro mente batte il
ferro caldo, che si disperdono e muoiono. Le influenze negative di questi mondi
avrebbero comunque una influenza negativa sulla creazione definitiva. Secondo la
teoria delle emanazioni, influenzata anche dal pensiero aristotelico e
neoplatonico, l’emanazione creatrice promanata de Ein-sof si svilupperebbe
nella creazione di quattro mondi principali : il mondo delle emanazione (o
mondo delle Sefiroth), il mondo della creazione (Tono o Carro), il mondo della
formazione (o mondo degli angeli), il mondo del fare (il mondo terrestre).
Poiché la Cabbala
prospetta una cosmogonia, prevede anche una distruzione del mondo. Il mondo
sarebbe durato 49ÿ000 anni durante il quale ognuno dei sette pianeti avrebbe
governato per 7ÿ000 anni, nell’ultimo millennio, il cinquantesimo, Dio avrebbe
distrutto il mondo e riprodotto il caos, in realtà ogni ciclo sarebbe regolato
dalle Sefiroth; ogni ciclo detto shemittah, sarebbe composto da 6ÿ000 anni e da
un millennio detto anno sabbatico che ricorderebbe il sabbath della creazione
in cui le forze sefirotiche cesserebbero con un ritorno al caos.
Successivamente il mondo viene rinnovato con un nuovo flusso di energia
prodotto dal movimento delle Sefiroth. Al termine di tutte le shemittot si
realizza il “grande giubileo”, il momento nel quale tutti i mondi superiori ed
inferiori comprese le sette Sefiroth vengono riassorbite dalla terza Sefirah
Binah. Secondo questa visione la stessa Torah subirebbe delle interpretazioni
diverse, in ogni shemittah la lettura della Torah sarebbe diversa grazie
all’introduzione di una nuova vocale sconosciuta nella precedente e sarebbe
caratterizzata da una diversa articolazione del Tetragrammaton, e questo porterebbe
ad una evoluzione successiva della conoscenza della rivelazione. Il nostro
mondo sarebbe sotto l’influenza di Sefirah Gevurah, o della giustizia rigorosa,
e per questo l’interpretazione della Torah sarebbe estremamente restrittiva.
Questa concezione del
susseguirsi delle shemittah separate dall’anno sabbatico che comporterebbe un
grave periodo di caos in cui i fossio divino abbandonerebbe il mondo della
creazione, è molto vicino alla moderna teoria della precessione degli equinozi,
secondo la quale ogni 6000 anni si concluderebbe un ciclo di rotazione ………
Il Male
Il concetto di male come
essenza separata per i cabbalisti non ha senso, il male, infatti, di per se non
esiste, ma è solo un processo di separazione dell’uomo dall’influenza delle emanazioni,
quando l’uomo si allontana con le sue azioni dall’influenza benefica delle
Sefiroth, esso stesso crea il male. Ma, in apparente contraddizione con il
concetto precedente, anche il male ha la sua radice nel mondo delle emanazione
e precisamente nella Sefirah Gevurah o Din (Giustizia/Giudizio) definita anche
“la mano sinistra del Santissimo, che sia benedetto”; la sua azione non è però
esclusivamente negativa, ma risulta tale solo se non adeguatamente
controbilanciata dalle altre forze sefirotiche ed in particolare di Hesed
(Amore/Pietà), esplicandosi nelle forze di giudizio e nei poteri coercitivi e
limitanti dell’universo. Al momento della sua emanazione Din affermò “Io
governerò”; l’equilibratore delle Sefiroth intervenne prontamente per riportare
Din in posizione, ma una quotaparte del potere si disperso e non potè essere
recuperato. Questo potere si oganizzò nella formazione di Sitra Ahra ovvero
l’Altro Lato che si organizzò in dieci emanazioni disposte a spirale “come un
serpente astuto e malvagio per portare il male” Zohar 2:242b.
In realtà il male formava
un tutt’unico con l’albero della vita, un unico germoglio univa l’albero della
vita con l’albero della conoscenza, fu Adamo, con il suo scellerato atto,
definito metaforicamente il “taglio dei germogli” a separare i due alberi, a
creare la separazione tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto, una
separazione che viene considerata male anche dall’ermetismo, una separazione
fra le cose umane e le cose divine, un allontanamento dall’influenza positiva
delle emanazioni.
In realtà nessun
cabalista ha ben distinto il male cosmico prodotto dalla dialettica sefirotica
e il male terreno prodotto dalle azioni dell’uomo che si allontana
dall’insegnamento delle emanazioni. Un concetto importante è l’assenza della
personificazione del male, non vi è il concetto di Satana, le uniche figure
messe in relazione con il male sono Samael e la sua compagna Lilith, che però
stanno al male come Adamo ed Eva stanno a Dio.
In terra il male è
rappresentato dalla Giustizia non sufficientemente stemperata dalla Pietà e
dall’Amore, il Giudizio, infatti, qualora iniquo perché assoluto e non
controbilanciato dall’Amore e dalla Pietà, porta dolore e distruzione, il
sangue che scorre fra i popoli è tutto dovuto alla formulazione di giudizi
falsi ed ingannevoli. Gesù ha detto “Non giudicate, per non essere giudicati”.
L’uomo difficilmente possiede la sufficiente saggezza per emettere giudizi in
armonia con la Giustizia Divina, ed ogniqualvolta viene emesso un giudizio
iniquo esso genera il male. “Quantunque ciò che tu dimandi sia la giustizia,
pensa a questo, che, nella via della giustizia soltanto, nessuno di noi
potrebbe vedere la propria salvezza” W. Shakespeare: “Il mercante di Venezia”,
atto IV, sc1, versi 197-199.
Il giorno del grande
giubileo tutto tornerà a Dio, anche il male, lo stesso Samael tornerà a Binah,
cadrà la lettera mem (che simbolizza la morte), per acquistare il nome Sa’el,
uno dei 72 Nomi sacri di Dio e la potenza di Dio risplenderà su tutto e tutti
cancellando definitivamente il male. Atri autori, invece, affermano che il male
sopravviverà al grande giubileo sottoforma del luogo di punizione eterna per i
malvagi; Gikatilla afferma: “Dio prenderà l’attributo di [punire] la sfortuna
[cioè il potere del male] in un luogo dove non potrà essere maligna”.
La Cabbala Luranica
L’influenza che Isaac
Luria ebbe sul pensiero cabbalistico è tale che possibile distinguere una
Cabbala prelurianica ed una Cabbala lurianica.Il concetto fondamentale e
rivoluzionario di questo pensatore è la “contrazione” o zimzum; se infatti
Ein-Sof è infinito e tutto comprende è impossibile pensare ad un luogo che non
sia Dio perché ciò comporterebbe una limitazione a Dio stesso; per poter creare
il mondo l’Essere Supremo deve come primo atto effettuare una contrazione
lasciando quindi uno spazio libero detto tehiru, con un meccanismo simile ad un
atto di inspirazione, di concentrazione; quindi il primo atto creativo non è né
la rivelazione né l’emanazione, bensì la concentrazione. Il processo di
concentrazione determina la formazione di uno spazio libero circolare, o meglio
sferico detto reshium all’interno del quale persistono dei residui di Ein-Sof,
come delle gocce (reshium) che permangono quando si vuota il recipiente che
andranno a concentrarsi formando l’anima che sostiene il mondo la cosiddetta
anima mundi dei filosofi. Il compiacimento di Ein-Sof per la autosufficienza
autarchica produsse una scossa all’interno dell’Essere stesso che destò la
radice di Din che prima era contenuta in Ein-Sof indistinguibilmente unita con
le altre forze ed ora acquista una sua essenza “individuale” localizzandosi nel
tehiru. Lo spazio lasciato libero verrà poi colmato dall’emanazione di Ein-Sof
mediante le dieci Sefiroth con un meccanismo simile a quello visto nella
Cabbala tradizionale. L’emanazione divina può essere di due tipi a cerchio e a
linea, l’emanazione circolare è quella più naturale in quanto si modella
perfettamente allo spazio circolare del reshium, mentre l’emanazione lineare è
maggiormente legato alla volontà creatrice in quanto rappresenta l’aspetto
ideale dell’uomo. Questa geometria dualista (cerchio-linea) rappresenta la
prima forma di geometria iniziatica ed esoterica che si contrappone alla
geometria pitagorica.
La concezione dello
zimzum rappresenta forse uno dei punti più dibattuti della Cabbala anzi
rappresenta un punto di rottura fra la Cabbala di Cordovero e quella di Luria,
numerosi autori, quali Sarug, cercarono di ricucire lo strappo con ardite
interpretazioni dello zimzum, ma seguire queste strade ci porterebbe veramente
troppo lontano.
Comunque il tehiru
lasciato libero dallo zimzum deve essere riempito tramite vasi necessari per
contenere le emanazioni ed in grado o di scacciare Din che ivi si era insediato
o di addolcire e purificare le forze che costituiscono Din.
I vasi rappresentano dei
contenitori fondamentali per la creazione ordinata del mondo in quanto
permettono di regolare il flusso delle emanazioni, a tale scopo le prime luci
emanate in collisione si cristallizzano nella formazione di “contenitori” o
vasi. La prima forma che l’emanazione assume dopo la contrazione è quella
dell’Uomo Primordiale o Adam Kadmon che rappresenta il primo regno all’interno
del quale si sviluppano in cerchi concentrici le dieci Sefiroth, anche nella
Cabbala luranica Keter mantiene strettissimi rapporti con Ein-Sof. In seguito
le dieci Sefiroth si dispongono in maniera lineare riproducendo lo schema
corporeo.
SAUL SUPERIORE INCOGNITO - SOVRANO ORDINE GNOSTICO MARTINISTA
www.martinismo.net
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