venerdì 2 settembre 2016

Il Martinismo è una Libera Associazione di Uomini


Fondamentalmente è possibile affermare che il martinismo è una libera associazione di uomini e donne che si riconoscono attorno ad un ideale di reintegrazione spirituale, e perseguono questo obiettivo tramite gli strumenti e gli insegnamenti propri della struttura in cui operano. Questo ideale, seppur in forme e contenuti peculiari, è presente in ogni tradizione e cultura iniziatica; ed assume nel martinismo veste simbolica, esoterica, ed operativa cristiana. In quanto il martinismo è Ordine Cristiano Iniziatico ed è quindi nei suoi simboli, narrazioni, miti, e corrente spirituale che trova impianto, fisionomia e linfa vitale la propria docetica e ritualità.
La struttura martinista, sia essa un Ordine, oppure costituita dalla loggia del singolo Iniziatore, ha come finalità quella di trasmettere la forma e la sostanza dell’iniziazione martinista. La quale si sviluppa, a seguito di un rituale associativo, attraverso un duplice binario: la formazione filosofica ed operativa dell’iniziato alla via della reintegrazione dell’uomo nell’uomo e dell’uomo nel divino. Ben comprendo che sussistono strutture, per me poco comprensibili, dove la formazione martinista è ridotta a studio di testi, oppure, e peggio ancora, all'abbeverarsi delle narrazioni, ampie, di taluni filosofi, che confondono l’Oriente con un luogo di perenne logorroica conferenza. Ritengo, pur tuttavia, che elemento peculiare dell’iniziazione martinista sia il procedere oltre la fase meramente informativa, lungo una via di formazione rituale e di serio lavoro interiore.

A proposito della funzione dell’Ordine Martinista, scrive Nebo (Francesco Brunelli): “Voglio concludere che lo studio approfondito dei rituali di iniziazione e delle tecniche note mi fanno affermare che l'Ordine conferisce ai suoi membri: - una iniziazione oggettiva caratterizzata dall'introduzione dell'Uomo di desiderio in un nuovo mondo ed in una nuova dimensione mediante la creazione del legamento iniziatico che termina con la trasmissione del Sacramento dell'Ordine e con la potestà sacrale di poterlo a sua volta conferire. La possibilità di una iniziazione soggettiva, realizzantesi cioè in virtù del lavoro e delle applicazioni pratiche dell'iniziato che lo porta sino alla soglia dell'Adeptato, sino cioè alla soglia della realizzazione ultima. Qui finisce la missione dell'Ordine Martinista. Tale missione si estrinseca mediante:
a) la trasmissione fisica da Iniziatore ad Iniziando delle energie eggregoriche, che avviene durante i differenti riti di Iniziazione (il legamento); b) la trasmissione di una dottrina che è quella contenuta nei rituali e che deve essere sviluppata da ciascuno mediante una ricerca, uno studio ed una applicazione costante; c) il simbolismo che rinserra parte della dottrina e parte delle tecniche, prima tra queste la introspezione, la purificazione, la meditazione ecc… ; d) i riti di catena (che possono essere variati in ogni momento senza pertanto comportare una variazione nella sostanza e nello scopo dei riti di catena stessi) con l'inevitabile effetto traente dell'Eggregoro e la rivelazione degli Arcani; e) i riti individuali trasmutatori dopo la rivelazione. Questa è la nostra risposta alla domanda: "Dove porta il Martinismo?"


L’accesso al martinismo avviene tramite una regolare e tradizionale iniziazione conferita da un Superiore Incognito Iniziatore. Essa si esprime in una rituale associazione solitaria o all’interno di una loggia, ma sempre rispettando la forma consona ai riti e simboli propri del Nostro Venerabile Ordine. Nel martinismo non vi sono, o non vi dovrebbero essere, pregiudiziali legate al sesso, alla razza, all’orientamento politico, o spirituale. Salvo ovviamente verificare, e tale gravoso compito dovrebbe essere svolto da colui che accoglie nella catena fraterna, oltreché dallo stesso postulante, che non sussistano degli elementi, nella vita profana e animica dell’aspirante fratello, conflittuali con il desiderio di reintegrazione, e con l’insieme dei valori espressi e raccolti dalla struttura di riferimento. Sarebbe quindi, visto il numero non esiguo di organizzazioni martiniste, auspicabile che il bussante provvedesse a chiedere, semmai esiste, il manifesto della realtà di cui intende divenire parte integrante della catena. Sarebbe, al contempo, doveroso che colui che ha la facoltà di accogliere il bussante, si chiedesse cosa spinge il passo di quest’ultimo: è desiderio di conoscenza, o è desiderio di apparenza? Tali consigli, che mi permetto di dare, sono rivolti ad evitare tristi situazioni che inevitabilmente si verificheranno qualora qualità ed aspettative non trovino adeguata corrispondenza. Seppur è vero che l’Uomo di reale Desiderio procederà comunque lungo la via della reintegrazione, è altrettanto vero che non tutti i percorsi possono risultare congeniali a determinate caratteristiche, oppure essere necessari e reali viatici per la meta intravista.

È bene sottolineare che quando parliamo di desiderio qui non è inteso come un movimento dettato dalle emozioni, o da irrazionali e istintuali pulsioni di possesso o di apparenza. Quanto piuttosto da una tensione ideale di tutto l’essere verso un processo di profonda trasformazione interiore. La quale procede attraverso la comprensione di ciò che siamo, la raccolta delle energie interiori, il beneficiare degli influssi spirituali necessari per avanzare, spesso in modo non lineare, lungo la via della separazione di ciò che è autentico da ciò che è superfluo, dalla riorganizzazione attorno ad un nuovo centro di gravitazione interiore, e successivamente della comunione con il divino che in noi alberga. Ecco quindi che condotte di vita deleterie, idee disgreganti, pulsioni distruttive, confusione della mente, squilibrio dell’anima e le dipendenze del corpo, non possono che portare ad un’incompatibilità con il nostro percorso che necessita di autonomia ed equilibrio. In presenza di questi elementi ostativi l’incaponirsi nell’associare e nel procedere lungo la via della reintegrazione, condurrà inevitabilmente a forzatura e a malessere in colui che vorrebbe avanzare, ma che non può farlo in quanto disarmonico con la nostra fratellanza, e i nostri strumenti.

www.martinismo.net

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