Questa mattina ho ricevuto la
telefonata di una carissima sorella. Purtroppo le vicende della vita hanno
portato i nostri rapporti ad essere sporadici, ma non per questo, la “vera”
fratellanza tutto unisce, essi si sono dissipati.
Commossa ha ringraziato per l’attuale
numero di Ecce Quam Bonum, interamente dedicato al lavoro dell’associato
incognito. Nel parlare, la sorella, si rammaricava come una parte del
martinismo abbia perduto la propria vocazione al lavoro interiore per scivolare
in una paramassoneria. Assieme abbiamo rievocato, lasciando riemergere i ricordi,
fratelli comuni oramai passati oltre al Velo del tempo e della materia, ma
sempre realmente PRESENTI IN MEZZO A NOI.
Mi ha colpito quando ha affermato,
in quanto seppur con parole diverse ha espresso mia identica convinzione, che
il momento più bello della sua vita martinsita è stato quando era Associata
Incognita. Una fase in cui il fratello, la sorella, ha come unico compito
quello di formarsi alla filosofia e agli strumenti dell’Opera. Un momento di
intima crescita, sgravato da ogni fardello dovuto alla guida, alla burocrazia e
dai vezzi dell’ambiente.Poi il cammino, inevitabilmente, prosegue, alcuni
saranno chiamati a formare nuovi fratelli ed aggiungere un nuovo anello all’antica
catena, altri ad esercitare un potere di governo e servizio all’interno della struttura.
La passione iniziale si trasforma in profondo sentimento, e l’ideale, che tutto
anima, deve tradursi anche in fatti ed azioni, non sempre piacevoli: non esiste
Giustizia senza Forza, e non esiste Forza senza Giustiza; così insegna la Croce
Cabalistica.
Non posso che guardare con
lontana nostalgia i miei primi congressi: incontrare fratelli da tutta Italia,
ascoltare le loro storie, i primi incerti passi in loggia durante l’ingresso
solenne, il rimanere appresso al mio iniziatore come un pulcino (e l’essere
scalciato via con rudezza dal medesimo), l’immagine del Grande Maestro che
apriva i lavori, le dinamiche dei gruppi di lavoro e i suggerimenti offerti dai
fratelli anziani.
Ricordo tutto questo, come parte integrante della mia vita.
La quale non potrebbe essere ciò che è in loro assenza, senza l’amore di chi mi
ha fatto, così come lui, martinista. Per me, forse questo è il mio limite, è
irrinunciabile l’esoterismo, così come sono irrinunciabili la “fratellanza d’opera”,
ben diversa da certi vuoti formalismi, e il severo servizio alla comunità.
Ecco perchè mi permetto di ammonire i fratelli attorno ad
una semplice verità: Il martinismo è percorso individuale, ma perdere i rari
momenti di fraterna ritualità e convivialità è un terribile danno che vi
arrecate.
La sorella, ricordando la comune radice iniziatica, chiedeva
se poteva partecipare ai nostri lavori. La risposta era scontata.
Un Congresso, un Convento, martinista è aperto a tutti i
veri fratelli, altrimenti le notre formule rituali sarebbero vuote e stanche
parole.
Vi saluto innanzi alle nostre Sante Luci.
Elenandro XI
ECCE QUAM BONUM 11 http://www.martinismo.net/eccequambonum%2011.pdf |
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