Mi è
capitato recentemente di volgere il mio passo lungo le vie di una grande città
italiana. La folla brulicante, le vie ingombrate da venditori ambulanti, spesso
abusivi, l’acre odore di urina che impregnava alcuni angoli malamente riparati,
le voci e i clacson che si inseguivano senza soluzione di continuità, il
confuso movimento di persone e mezzi cadenzato dai ritmi innaturali di questa
nostra società malata.
Non potevo
non osservare il contrasto fra le gloriosa vestigia, memorie di ordine e potenza, del tempo passato e la violenza tumorale delle nuove costruzioni. Le quali,
con le forme più varie, sembravano cingere d’assedio, pronte per un ultimo e decisivo
assalto, quanto era rimasto delle antiche costruzioni, che eroicamente ancora
non cedevano il passo.
Gli Antichi
Romani, nostri padri naturali e spirituali, narravano di un'entità
soprannaturale, del quale rappresentava l’intelletto e l’energia, legata a un luogo: questo era il Genius Loci. Oggetto di venerazione, di preghiera e di
invocazione., esso era tramite fra gli uomini, i luoghi e gli dei.
Guardando
le nostre contorte città moderne, il nostro frenetico stile di vita e l’assurda
mescolanza che tutto livella verso il basso, mi chiedo quale Genius Loci oggi è
stato partorito e di quale cibo esso si alimenta?!
Non certo
di devozione, non certo di nobili ideali, non certo di senso di comunità, non
certo di identità. Esso è la sommatoria di singole e sterili individualità,
espressione di un ego ferito disperso in un eterno e tremulo presente.
Alla fierezza dei nostri avi, alla loro fede
nei valori fondanti della nazione, intesa nel senso indentitario più alto, abbiamo
sostituito la pavidità, il mercanteggio e l’asservimento individuale e
collettivo. Dobbiamo
necessariamente considerare che oggi ciò che unisce il popolo è il timore di
perdere il proprio residuo benessere, di veder svanire lo stato sociale ed
assistenziale, di retrocedere verso una linea di sussistenza prima e di povertà
poi. Con l'inganno della libertà politica, del benessere economico e dell'estensione di diritti formali privi di
sostanza, hanno indotto l'uomo a rinunciare ai valori tradizionali.
Tutto ciò in cambio del miraggio di pace sociale e ricchezza. Un sogno durato
una mezza generazione, 40 anni, durante la quale le nuove gerarchie
tecno-finanziarie hanno aumentato il proprio potere, e il popolo ha perso il
potere di riconoscersi in sé stesso e lottare per un futuro migliore.
Ecco quindi, fratelli ed amici miei, che nei Nostri
Venerabili Ordini non dobbiamo cedere alle istanze della modernità, la quale
vuole tutto formalmente e sostanzialmente eguale. Non dobbiamo ritenere che la
nostra opera sia una sorta di service, di beneficenza spirituale e neppure di un atto dovuto per il bene e il progresso indifferenziato
dell’umanità.
La nostra opera è rivolta espressamente nei confronti di
quei fratelli, che per identica prospettiva e figliolanza spirituale, necessitano
di ritrovarsi raccolti all'interno di una struttura sana e non
asservita a logiche che di iniziatico hanno ben poco.
La nostra opera deve essere quella di fornire gli
strumenti, di trasmettere la filosofia e l’arte necessarie all'uso di tali strumenti. Al contempo nostro compito è quello di insediare il fratello all'interno di un perimetro spirituale adeguatamente rettificato e coeso con la nostra Tradizione elettiva. Tutto ciò
al fine di mantenere viva e sostanziale la nostra trasmissione iniziatica e
permettere al fratello di sviluppare in modo reale ed armonioso l’Essere
Intimo.
Solamente così operando possiamo sperare di contrastare
l’azione invasiva e sgretolante dell’Eggregore pernicioso di questo nostro
mondo contemporaneo. Il quale promuove un'azione contro-tradizionale che spinge ad
abbattere ogni differenza, non in virtù di una comune coscienza profonda, ma in
forza della riduzione dell’uomo allo stato di mero numero, di unità di consumo
e produzione indifferenziata. Rimuovendo i simboli, la cultura e la tradizione, otteniamo un singolo debole senza legami e prospettive. In quanto un uomo senza storia è come un albero senza radici, destinato
alla balia degli elementi ed inevitabilmente a crollare e perire.
Ecco perché, in definitiva, il Nostro Venerabile Ordine, il Sovrano Ordine Gnostico Martinista,
in sicura controtendenza rispetto a quanto da altri professato, ha deciso di
chiedere ben più che le solite espressioni di generico desiderio e sensibilità
nei confronti della spiritualità. Vogliamo dare effettivamente sostanza e
profondità alle sacre parole che ci uniscono veramente, oltre la semplice
iniziazione e oltre le generiche attestazioni. E' quindi necessario un fratello che crede fortemente che il primo compito del dell'iniziato è quello del sacrificio intimo a favore della tradizione. Un sacrificio che permette di mantenere viva la fiamma dei nostri valori e traghettare, questo deposito simbolico e rituale, verso le nuove generazioni. In quanto l'iniziato autentico è colui che ben sa che deve perire e che niente di più nobile esiste rispetto ad una vita spesa per un'ideale di perfezione ed abnegazione.
La nostra volontà è che Ecce quam bonum
et quam jucundum abitare fratres in unum, abbia un
reale significato di Opera e di Fratellanza.
www.martinismo.net
Un post molto, molto bello e interessante. Complimenti!
RispondiEliminaNon sono un "esperto" di questi temi, ma leggendo queste righe si è accesa la voglia di approfondire alcuni argomenti, grazie per questo.
Claudio
Carissimo Claudio, puoi approfondire le nostre tematiche a questo sito www.martinismo.net
EliminaCarissimo Claudio, puoi approfondire le nostre tematiche a questo sito www.martinismo.net
Eliminagrazie, leggerò il sito sicuramente, a presto!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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RispondiEliminaL'uomo, l'iniziato, il vero Martinista, deve parlare con il cuore e con parole sue, con semplicità e amore, non pretendendo nulla dai propri fratelli e donando tutto se stesso; egli è il servo di tutti e lo schiavo di nessuno. Con umile portamento e con il cuore puro troverà allora la Via e con la Via la Verità e per gli altri sarà solo di esempio, null'altro. Gli strumenti debbono essere poi pochi e semplici, mirati allo scopo che è quello della riconciliazione in noi delle proprie Virtù e Potenze divine perdute, non dimenticando mai che egli è il primo strumento di sé stesso..."TUTTO È GIUSTO E PERFETTO" sempre!
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