lunedì 29 agosto 2016

LA PREGHIERA CONSAPEVOLE

Dobbiamo adesso chiederci quale prospettiva dare alla preghiera, se vogliamo che questa non rimanga una semplice, per quanto legittima, espressione di un rapporto devozionale fra noi e qualcosa di esterno a noi.

La risposta è quella di rendere noi stessi consapevoli delle enormi potenzialità operative che ha questo sublime strumento. Solamente cambiando il nostro tratto di unione percettivo-cognitivo, possiamo modificare lo spazio circostante e gli strumenti che ci permettono di relazionarci con esso. Questa rivoluzione interiore ruota attorno alla grande verità che è Sacro ciò che rendiamo Sacro, e che solamente noi siamo i sacerdoti di noi stessi e del divino che in noi dimora. E' una questione di consapevolezza interiore, che si ripercuote come un'onda irresistibile su ogni nostro pensiero ed azione.

Dobbiamo interrompere il processo attributivo rivolto verso l'esterno, che vede da parte nostra consegnare ad una divinità antropomorfa qualità e possibilità che sono insite nella nostra natura spirituale.
Dobbiamo recedere dal pensiero ostativo  che ci sussurra che non siamo in grado di edificare in noi stessi un luogo sacro, ed essere in tale modo sacerdoti in eterno.
Dobbiamo vincere l'inerzia che ci impedisce di sperimentare, di svegliare ed affinare le qualità sacrali insite in ognuno di noi.
Dobbiamo convincerci che siamo, per Essere realmente.

Compiuta tale rivoluzione interiore ci renderemo conto che la preghiera è anche, ed è sopratutto, uno strumento che agendo congiuntamente su mente e corpo, conduce alla realizzazione di nuovi stati dell'Essere. I quali risulteranno liberi da quelle costrizioni, da quelle ristrettezze e vincoli propri del mondo quaternario reattivo. Attraverso la preghiera consapevole la nostra mente crolla nella ripetizione, dalle profondità interiori emerge un novello pensiero. Il quale avrà caratteristiche di immediatezza ed attività. Esso non subirà nessun condizionamento dal mondo circostante e non suggerirà nessun compromesso fra ciò che è buono e ciò che è utile. Esso è il Logos Divino che riecheggia in tutta la figliolanza spirituale.

Nelle lame degli arcani maggiori  è la carta degli Amanti che simboleggia la preghiera. In essa l'iniziato è immobile in una buca, che rappresenta l'ostacolo che si apre innanzi ed improvviso lungo il cammino. Egli è immobile, apparentemente incapace di compiere un passo, di riprendere il sentiero iniziatico.  Alla sua destra e alla sua sinistra troviamo due figure femminili diversamente adornate. Una di esse rappresenta il desiderio materiale, che lega alle cose di questo mondo, l'altra simboleggia  ciò che è sacro, che libera da questo nostro angusto contenitore. Tale condizione per l'uomo profano si traduce nelle scelte fra ciò che conduce ad una qualche, in genere effimera utilità, e quanto permette di valicare la soglia dell'imperitura sacralità. Per l'iniziato, tale scena, rappresenta  anche il dovere di scegliere fra il potere fine a se stesso, che deriva dalla comprensione dei meccanismi sottili che tutto determinano, e il lavoro di perfezionamento interiore. Una scelta spesso non chiara, dove l’eventuale confusione è sicuramente determinata dall'assenza di quelle doverose purificazioni interiori, le quali sono la premessa per ogni Opera Reale.
L'iniziato, innanzi a tale scelta, prega, e se è giusto il suo intendimento un angelo discenderà dal cielo per preservarlo da ciò che è fatuo e ingannevole. Ecco quindi che  la preghiera rappresenta il primo ed ultimo rifugio per colui che comprendere il potere che in essa si cela. Per colui che conosce le concatenazioni fra ciò che è evidente e ciò che è celato, ed è in grado di superare ogni apparente dualismo fra l'orante e colui che viene orato.
L'importanza della preghiera è nota in numerosi rituali di iniziazione: 
"E tu quando sarai fra Scilla e Cariddi cosa farai? Pregherai ed un angelo inviato dal signore scenderà su di te". Purtroppo colui che accede a tale evento apicale della propria vita, spesso non pone la dovuta attenzione ai moniti che gli sono rivolti, e neppure sedimenta, perduto in altre congetture, interiormente quanto ha vissuto.
 Oltremodo la preghiera è resa viva dagli insegnamenti di tutti i veri maestri, che suggeriscono di ardere sovente in essa, per determinare la sottrazione di noi stessi al mondo impuro e prevaricatore che ci circonda.
Solamente comprendendo che la preghiera è un vero e proprio atto magico, possiamo godere di tutti i benefici che questo strumento è in grado di offrirci.  Per ottenere tale risultato dobbiamo affrancarci da quanto instillato in noi dalla nostra pigrizia e dalla cultura in cui siamo immersi. Una formazione che  vuole la preghiera un freddo omaggio ad una realtà intangibile e posta fuori di noi, e al contempo ridurre l'orante a soggetto passivo, statico e piatto, completamente privo di genio e volontà rispetto all'azione del preghiera. L'iniziato deve superare il dualismo separativo fra chi prega e chi è il beneficiario della preghiera, e diventare cosa unica con essa.
Attraverso la preghiera ognuno degli elementi del quaternario trova composizione armonica l'uno con l'altro, sviluppando una sinergia in grado di annullare ogni peso e misura legati al nostro piano spazio temporale.  L'orante (elemento terra)  da forma al proprio desiderio (elemento acqua) in pensiero (elemento fuoco), per mezzo della preghiera (elemento aria). Nel caso in cui le purificazioni sono state adempiute, e il pensiero creativo è sorretto da un desiderio puro e da una volontà sacra, il fuoco pneumatico non tarderà ad investire l'operatore, coronando di successo l'Opera prefissata. Ovviamente ognuno degli elementi di questa alchemica composizione deve essere stato in precedenza rettificato, sottoposto ad interrogativo e giudizio, in quanto il crollo della Torre è sempre in agguato, e l'ombra è tanto maggiore quanto più forte è la luce. 
Nel nostro caso l’ombra è rappresenta dalle pieghe della nostra poliedrica composizione psicologica, dove il favore personale, il desiderio di apparire e l'essere in virtù di ciò che compiamo, sono i tre baratri capaci di far sprofondare nelle tenebre ogni nostra azione.
Tale verità ci è narrata dalla tradizione, quando racconta di mistici e santi che combattano furiosamente contro Satana e i demoni. All'interno delle loro celle di preghiera e meditazione, nelle stesse chiese, nei campi e nei giardini uomini e donne devoti affrontano l'avversario in una battaglia i cui confini si perdono fra il fisico e la psiche.
Cos'altro è questo abile e potente duellante se non la nostra ombra, nelle sue infinite sfumature e propaggini ? E' pur vero che dobbiamo temere l'avversario, nelle sue infinite forme, ma è però doveroso ricordarsi che il successo non ci è mai precluso a priori in nessuna prova, in quanto ognuna di esse nasce da noi stessi.  Ecco quindi che il combattimento spirituale è il necessario valico da superare, in quanto solo attraverso di esso saremo in grado di comprendere quanto ancora vi è da rettificare e purificare in noi al fine di essere sacerdoti del vero e della conoscenza. Il praticante deve essere in grado di alimentare le proprie impressioni, il proprio centro intellettivo, con pensieri, suoni ed immagini sacri ed elevati. In grado di sostituire, di svelenire, la massa putrida di quanto comunemente invade la nostra mente, grazie ai messaggi pubblicitari, la televisione, l'irruzione del mediocre e del miserevole  quotidiano. La preghiera è un prodotto della nostra azione magica e di noi stessi, e noi siamo costituiti da ciò che elaboriamo a seguito dell'alimentazione. Quest'ultima, in un'ottica integrale dell'individuo, investe ogni elemento che dall'esterno di noi viene assimilato. Così come poniamo attenzione a quanto nutre il nostro fisico, noi che ambiamo a comprendere i sottili meccanismi che tutto animano, dobbiamo porre egualmente attenzione a quanto sfama il nostro intelletto e le nostre emozioni.
La preghiera consapevole stessa diviene alimento, in quanto essa nutrirà il nostro corpo lunare di elementi sacri ed immaginifici, in grado di poter avviare il processo di fioritura dei nostri centri sottili. L'armonica che essa sviluppa nella sua costante ripetizione, come al contempo il carico di immagini e la narrazione mitologica e spirituale in essa contenuto, sono effettivi elementi di potere in grado di modificare la struttura del nostro intero essere. La prima agisce inesorabilmente sul corpo fisico, grazie al potere vibratorio del suono, i secondi invece si radicano nella nostra mente contribuendo a fornire la base associativa per il logos divino.


Ovviamente questo edificio sacro deve trovare fondamenta solide e non improvvisate. Queste sono rappresentate dalla giusta tecnica della nota interiore, così come da una intera vita governata dalla ricerca del perfezionamento interiore. L'improvvisazione, e lo sporadicità nell'azione, la caduta di tono, sono elementi ostativi, al pari della mancanza delle purificazioni necessarie. 

Elenandro XI Superiore Incognito Iniziatore 

www.martinismo.net

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