articolo pubblicato su Ecce Quam Bonum n°9
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Equinozio di primavera, 2016 e.v.
Abbiamo avuto più volte modo di
soffermarci, in nostri precedenti interventi, sulla natura del rapporto
iniziatico martinista e sulle diverse realtà martiniste presenti oggigiorno. Si
veda, da ultimo, il libro Martinismo e Via Martinista, curato da Filippo Goti e
reperibile su www.lulu.com.
Allo stesso tempo abbiamo ribadito
con forza, a scanso di equivoci che certamente non ci connotano, che ogni
realtà martinista differisce dalle altre in virtù delle linee iniziatiche
detenute, della trasmissione rituale di cui è stata investita e di cui è punto
di irradiazione, del governo eggregorico della Grande Maestranza e dei rapporti
e deleghe che legano i vari S::: I::: I::: ad essa. È stato altresì detto, a
conferma di quanto appena sottolineato, che il Martinismo non ha come obiettivo
quello di fare identico meraviglioso fiore da ogni seme, ma permette che da
ogni diverso seme, splenda il miglior fiore possibile. Credo che quanto
esposto sia rispettoso nei confronti delle differenti realtà martiniste, prese
nelle loro precipue specificità.
Per il Sovrano Ordine Gnostico
Martinista una connotazione che poco è stata esplicitata riguarda la componente
della Grande Maestranza che si distingue per l’essere completamente avulsa da
altre organizzazioni esoteriche, sia pure iniziatiche, a cui il N::: V::: O:::,
anche solo a livello potenziale, possa essere asservito. Infatti, è notorio
come oggi, così come in passato, la gran parte degli Ordini martinisti faccia
riferimento a delle Grandi Maestranze che detengono, e hanno in attività, altri
Ordini iniziatici, siano essi massonici, egizi, teurgici, templari, chiese
gnostiche e così a seguire. Assolutamente nulla da eccepire, stiamo
semplicemente esponendo alcune caratteristiche delle diverse realtà martiniste.
Al contempo, abbiamo membri delle Grandi Maestranze facenti parte, loro stessi,
di organizzazioni esoteriche iniziatiche, delle più svariate (si veda l’elenco
appena tracciato). Assolutamente nulla da eccepire, siamo nell’alveo delle
libere scelte personali, tutte rispettabilissime. La nostra Gran Maestranza,
composta dal Sovrano Gran Maestro e da due Gran Maestri Aggiunti, quindi è un
ulteriore elemento di caratterizzazione del N::: V::: O:::, rispetto ad altre
realtà martiniste, in quanto non è in alcun modo coinvolta, e oseremmo dire
compromessa, anche con riferimento ai singoli componenti, in altre strutture
iniziatiche.
Solo per "tranquillizzare"
qualche animo esigente, abituato forse a "menar il can per l'aia", i
componenti della Gran Maestranza del N::: V::: O::: hanno alle spalle venti
anni di Martinismo ciascuno e di cui il percorso iniziatico, fin dal grado di
associato, è facilmente tracciabile. Solo con l'intento di informare i nostri
associati, ovviamente, gli appartenenti alla Gran Maestranza fin dal grado di associato
hanno fatto parte di un Ordine martinista regolare italiano e hanno ricevuto
l'iniziazione, ai diversi gradi martinisti, da iniziatori italiani, ben
conosciuti, del medesimo Ordine. Quindi, non hanno seguito la ormai consolidata
prassi della "transumanza iniziatica", pratica premiante secondo cui
per accaparrarsi un passaggio occorre cambiare Ordine, tantomeno sono stati
iniziati da fantomatici iniziatori, semmai stranieri, sconosciuti alla gran
parte delle strutture martiniste regolari, sia nazionali sia estere. E questo
diventa, sicuramente, un ulteriore carattere distintivo del nostro Ordine e
della nostra Gran Maestranza, rispetto ad altre realtà martiniste.
Letti da coloro che si ergono a
giudici, solo per non essere giudicati, i delineati tratti identitari possono
essere visti non come una nota di merito. Invece, corre l'obbligo di
rasserenare i nostri associati che in proposito è stata operata una scelta
meditata e mirata, quella cioè di essere solo martinisti, fieri di esserlo, al
fine di offrire un perimetro operativo ben delimitato, che pur nella sua
specificità è esente da apporti strumentali incerti e da novazioni rituali
provenienti da altre realtà iniziatiche, si tratta, quindi, di un corpo rituale
che consente, sempre nell'alveo della tradizione, che da ogni diverso seme,
splenda il miglior fiore possibile.
Ora una nota personale. All'indomani
del completamento delle precisazioni sopra riportate, non ho potuto fare a meno
di soffermarmi su un articolo, apparso in occasione dell'equinozio, che
contrasta con uno dei principi identitari del N::: V::: O::: ovvero il
principio cristiano. Già in altra circostanza era stata affrontata la vexata
quaestio, ma evidentemente non è stata compresa o non si è voluto
comprendere.
È regola comunemente accettata che
quando si discute e non si condividono le stesse idee non debba mai venir meno
è il rispetto reciproco. Nel caso specifico, non dovrebbe, meglio, non deve,
venir meno il rispetto per gli Ordini rappresentati, il rispetto per le cariche
ricoperte, ma soprattutto non deve venir meno il rispetto dell'uomo per l'uomo.
Si potrà obiettare che questa sia una condotta di "altri tempi", di
persone di "una certa età", di persone d'onore. È vero, verissimo, ma
ciò che lascia basiti è che le invettive a cui mi riferisco, puramente
gratuite, provengono proprio da persona di "una certa età", di
"altri tempi" e che, fina a prova contraria, devo e dobbiamo ritenere
persona d'onore, persona che dovrebbe aver maturato una forma di saggezza d'animo
che va ben oltre il titolo meramente onorifico di "saggissimo". Ciò
che preoccupa, in quanto scritto da persona d'onore, è il livore immotivato che
connota l'intero intervento. Quasi parafrasando Shakespeare, chi ha scritto fa
notare che un tempo fu "amico, fedele e giusto" verso chi oggi
addita: ma lui è uomo d’onore!
Quando non si hanno elementi
sufficientemente validi per sostenere le proprie argomentazioni, alcuni
finiscono per inveire sull'interlocutore, per offenderlo ledendone la dignità.
Ma se l'ignaro interlocutore è un iniziato? Semplice: o è un satanista, intento
a svolgere chissà quali nefandezze o è un emissario di qualche organizzazione
catto-clericale, di taxilliana memoria, infiltrato per distruggere l'Eggregoro.
O l'una o l'altra. Ma andiamo oltre.
Si teorizza, quasi come una shari’ah,
che l'Ordine martinista non possa essere cristiano e chi sostiene il contrario
non può che essere un emissario catto-clericale. In tal senso mi sento chiamato
in causa, in quanto facente parte di un Ordine martinista e della sua Grande
Maestranza, connotati da principi cristiani. Ma allo stesso tempo, penso a
tutti quegli Ordini martinisti che utilizzano le meditazioni del Sedir, i salmi
penitenziali, a coloro che prendono a modello Maitre Philippe, a chi si
richiama ad una cavalleria cristiana, per non parlare di quelli ad indirizzo
Cohen alle prese con l'Officio dello Spirito Santo. Penso ad Ordini martinisti
la cui Gran Maestranza è parte di chiese gnostiche o di ordini templari, mi
sovviene il Ventura, il Brunelli e il Cannizzo. Stando quindi alla perplessità
dell’autore dell’articolo, mi sorge un dubbio: Saremmo tutti esponenti di sette
catto-clericali, in quanto cristiani?
Nel momento in cui scrivo, apprendo
di quanto la intemperanza, la cecità mentale e il fanatismo stia colpendo il
popolo belga. Ricordo cosa un martinista (?) – di cui certamente i più
ricordano l'Ordine di appartenenza– abbia scritto su Facebook all’indomani
degli attacchi a Parigi, inneggiando all’azione terroristica appena portata a
termine, invettiva ricusata con fermezza e severità tali da far segnalare e
eliminare il post.
Faccio parte di una generazione che
ancora porta rispetto per persone di "una certa età", in quanto
ritengo che da queste si abbia solo e tanto da imparare, ma mi creda, dal suo
articolo, carico di acredine e rabbia, mi è davvero difficile riuscire ad
imparare qualcosa.
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