Non acquisisco la mia
conoscenza dalle lettere e dai libri, ma la posseggo entro me stesso, poiché il
cielo e la terra con tutti i loro abitanti, e inoltre Dio stesso, sono
nell’uomo. (Jacob Böhme)
Nel nostro modo di intendere
l’iniziazione, amiamo organizzare la nostra vita iniziatica attorno ad una
cadenza di lavori giornalieri, di purificazioni mensili e di rituali che
trovano espressione dalla processione del Sole. Lasciamo quindi ad altre strutture
festeggiare accadimenti profani come la “Breccia di Porta Pia” avvenuta il 20
Settembre 1870, mentre noi abbiamo preferito raccoglierci attorno ai sottili
influssi solari equinoziali. Vorrei solamente ricordare, a coloro che sovente
hanno a confondere il perimetro sacro con il torrente profano, a coloro che
giocano in guisa del momento e della convenienza ad essere paladini della
tradizione e masanielli del popolo, che qualora un’istituzione sedicente
iniziatica diviene parte del teatrino della società, essa non solo apre le
porte del tempio alla confusione e al relativismo, ma si espone agli
inevitabili contraccolpi, alle non benevoli attenzioni e al gioco/giogo di
quelle forze che governano il quaternario.
Ritengo che questa malsana
commistione fra ciò che dovrebbe essere il ruolo di un’istituzione iniziatica,
dove il Grande Maestro ha come bene unico quello dei fratelli che in essa si
raccolgono a formare un’autentica comunità d’opera, e le molteplici ibridazioni
che nuotano nel torrente degli eventi sia da imputarsi alla perdita del senso
di identità che sembra affliggere l’uomo contemporaneo e le istituzioni tutte
in cui esso si raccoglie. L’orizzonte sembra essersi ridotto a nient’ altro che
alla misera esistenza del singolo e dei punti di riferimento e dei costrutti
psicologici che puntellano la sua precaria percezione di sé, al contempo le
radici vitali, che davano linfa vitale alle strutture e fecondità ai riti,
sembrano essere divelte. Ciò rende queste strutture come mortifere crisalidi,
dove malamente deambulano epigoni dei maestri passati e ancora più malamente
rimbombano distorti echi.
Solamente riscoprendo l’autentico
senso del sacro, abnegandosi completamente ad esso, rinunciando ad ogni
velleità personale frutto di un ego comunque misero e sofferente, sarà
possibile riscoprire l’autentico senso dell’iniziazione e come esso sia “altro”
da ogni istanza che trovi movenza nel mondo profano. Questo senso del sacro
nasce dal silenzio interiore, dalla pratica profonda che porta a riconoscere la
natura transeunte di quanto ci circonda. Come può l’autentico iniziato trovare
dimensione, peso, misura ed individuazione da accadimenti di effimera sostanza
e di controversa forma destinati a loro volta a scomparire sotto la macina del
tempo? Non può. Inoltre può trovare individuazione, questo nostro iniziato,
nella confusione della polarizzazione dialettica? Non può.
Di ben altro pane si deve nutrire
e di ben altra dimora necessita l’uomo che desidera realmente reintegrarsi nelle sue prime proprietà, virtù e potestà.
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