martedì 21 maggio 2013

Martinismo e Cristianesimo - Elenandro

A chi mi chiede se a parer mio se il martinista debba essere cristiano, rispondo che il martinista può solamente essere cristiano. Colui che confonde il cristianesimo con il cattolicesimo, farebbe bene a dedicarsi maggiormente allo studio della storia e delle religioni, invece di cimentarsi con l'esoterismo e l'iniziazione, in quanto non si può ambire al cielo senza salde radici nella cultura e nella tradizione. 

Il Martinismo, così come gli Eletti Cohen, nasce come espressione della forma spirituale cristiana, e ogni devianza da tale radice, così come ogni teosofica inclusione, comporta inevitabilmente lo scollamento fra il martinismo e la fonte spirituale che rende viva tale forma d'Opera e percorso Inizatico. 

La verità di tutto ciò è evidente sia nella storia dei Padri del Martinismo, sia negli strumenti che il martinista usa per conseguire l'Opera di Reintegrazione dell'Uomo nell'Uomo, e dell'Uomo nel Divino.

Lo sfaldamento attuale è da attribuirsi all'assoluta di mancanza di identità di troppi che amano fregiarsi del titolo di martinisti, essendolo solo formalmente e non sostanzialmente. Per questo la grande confusione attorno agli strumenti, alle energie, alla via teurgica e cardiaca, elementi per loro natura inefficaci o limitatamente efficaci, ma pur sempre alla stretta sfera psichica, se non animati dal fuoco pneumatico che solamente la continuità ideale e spirituale con la forma tradizionale può conferire.

Le radici del martinismo affondano nella Cabala Cristiana, nella Teurgia dei Nomi Divini, nella mistica cristiana di Bohme, nella preghiera, nelle purificazioni, nell'opera giornaliera all'interno di un perimetro culturale ed energetico esclusivamente cristiano. 

Il resto è deriva moderna e postmoderna, atta a creare stati di illusione di essere in virtù di un titolo formale, che noi non riconosciamo essere di per se bastante a qualificare il martinista.

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