sabato 1 ottobre 2016

La Sostanza e la Forma del Martinismo


Brevemente posso affermare che il Martinismo, così come oggi lo conosciamo è viviamo, è un Ordine Iniziato suddiviso in una molteplicità di strutture organizzative fra loro formalmente separate, ma unite, qualora regolari, dalla comune volontà di preservare l’iniziazione martinista e fornire gli strumenti necessari alla reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo, e dell’Uomo nel Divino.
Questo percorso iniziatico si fonda su di un deposito docetico filosofico e rituale, il quale si articola in una piramide costituita da quattro gradi.
Il primo di questi è il grado di Associato Incognito dove il martinista, che ancora non ha una fissa collocazione nella catena eggregorica di Forza ed Amore, segue un percorso prevalentemente cardiaco, volto alla purificazione della Luna. In questa prima fase dell’opera è seguito dal proprio Iniziatore, con cui deve necessariamente rimanere in contatto onde ricever non solo gli adeguati consigli, ma beneficiare, tramite di esso, della coesione con l’eggregore della catena. Gli strumenti tipici dell’Associato Incognito, che è bene dire subito accompagneranno il martinista anche nel proseguo del suo perfezionamento, sono il rituale giornaliero e la purificazione in Luna Nuova. Il primo può essere integrato a seguito delle valutazione dell’Iniziatore, ed è un rituale composito che con cadenza giornaliera, all’interno di fisse finestre operative, permette al fratello di essere in laborioso contatto con tutti gli altri fratelli. Il rituale di purificazione in Luna Nuova consente al martinista di spurgare dal proprio essere fisico e psichico quanto di pernicioso raccolto durante il mese appena trascorso. E’ un giorno muto per la catena, dedicato alla meditazione, alla preghiera, al riequilibrio interiore.
Terminata questa fase di apprendistato il martinista accede, chiedendo maggiore Luce, al secondo grado dove agli strumenti già conosciuti si affiancano elementi rituali a forte valenza teurgica. I quali, principalmente, si esprimono nel rituale di Luna Piena o di rafforzamento eggregorico. In questa fase il martinista, che ha oramai un posto stabile all’interno della catena di Forza e Amore, opera al fine di beneficiare, per risonanza interiore, di ogni influsso astrale presente sul piano di lavoro lunare.
Raggiunta la padronanza degli elementi teurgici, terminato il piano di studio fornito, il martinista viene elevato al grado di Superiore Incognito dove finalmente potrà operare non solo sul piano lunare, ma anche sul piano solare. Tale completezza operativa trova forma e sostanza nei rituali Equinoziali e Solstiziali. Quei Superiori Incogniti che hanno dimostrato capacità di comprendere gli occulti meccanismi dell’Opera, sono animati da spirito di sacrificio, e hanno mostrato una particolare dedizione ai precetti dell’Ordine, possono essere investiti del potere di associare altri al martinismo: assumendo la qualifica di Superiori Incogniti Iniziatori.
In breve questa è la piramide martinista, che trova fulcro nella figura dell’Iniziatore, il quale a sua volta può operare collegialmente con altri suoi pari sotto il coordinamento della figura di un Grande Maestro. Ovviamente vi sono altre forme aggregative nel mondo martinista, ma è bene dire che solamente quella di un Ordine, che mantiene relazioni proficue con altri Ordini, può offrire certezza di un sano percorso iniziatico.
Avendo adesso riguardo agli aspetti sostanziali del martinismo, vedremo cosa effettivamente caratterizza il lavoro che è chiamato a svolgere il nostro fratello. Nel martinismo trovano centralità due elementi, che in realtà sono l’uno il riflesso dell’altro, e la cui sostanziale assenza rende la stessa iniziazione ed opera martinista un vuoto simulacro preda di basse istanze egoiche e di facili illusioni.
Il primo di questi elementi vivificanti è rappresentato dalla catena martinista, la quale non solo viene eretta durante le tornate di Loggia, ma psichicamente ogni giorno, in forza del rituale giornaliero. La catena unisce ogni singolo iniziato al proprio iniziatore, e tramite questo alla struttura in cui esso opera. Di anello in anello è possibile risalire non solo a Papus, ma allo stesso Filosofo Incognito, connaturando così il rapporto iniziatico martinista in una forma molto simile a quella che lega il Guru al discepolo in oriente. Ecco quindi che la catena assume aspetto non solo orizzontale, legato alla meccanica del rito associativo/iniziatico/di elevazione, ma anche, e soprattutto, verticale. Essa realmente travalica le ristrettezze temporali della vita del singolo fratello, e permette, tramite la fiamma vitale dei maestri passati, di ricongiungerlo a tutti i martinisti di oggi, di ieri e di domani. E’ bene immaginare la catena come un corpo che ha molti centri, da cui si irradiano delle sinapsi energetiche e spirituali che connettono il singolo, ad ogni altro martinista. Correttamente compreso, questo magico meccanismo permette ad ognuno di noi di beneficiare del sostegno dei fratelli e delle sorelle, e di sviluppare un leva moltiplicativa che deve essere utilmente impiegata per il compimento della Grande Opera Interiore.
Il secondo elemento che caratterizza il martinismo è rappresentato dell’Eggregore. Questo, così come insegna la tradizione, è frutto della sommatoria della forza psichica, vitale e magica di quei singoli raccolti in un dato istante da un unico intendimento. Nel nostro contesto i “singoli” sono i fratelli che in virtù della comune iniziazione, e dell’opera luni-solare, alimentano l’Eggregore martinista, beneficiando della sua retributiva benevolenza. Ovviamente questo Ente sarà vitale e volitivo, quanto più i fratelli saranno singolarmente consapevoli, ed unitariamente armonici. Qualora questa alchimia sia compiuta, e il vertice dell’Ordine sapientemente governi le energie, l’Eggregore opererà correttamente per il bene e il vigore della fratellanza.
Da quanto sopra esposto si comprenderà certamente che il martinismo è un viatico che amo definire “maturo”, in quanto implica una grande responsabilità sia nel semplice associato, il quale deve impegnarsi quotidianamente nel lavoro di nobilitazione, sia nell’Iniziatore che deve annullare molto di se stesso per servire tutta la comunità. Il fratello, per tutto il suo cammino, dovrà essere in grado di gestire il proprio tempo spirituale, di impegnarsi con solerzia nell’accrescimento filosofico ed operativo, e deve soprattutto giudicare se quanto pone in essere è buono e reale. Al contempo l’Iniziatore non deve lasciarsi condizionare da riflessi psicologici, da sterili movimenti emotivi, in quanto il suo compito è quello di trasmettere l’iniziazione martinista, la quale trova completezza con l’elevazione al terzo grado, per i meritevoli.
E’ facilmente intuibile come il fulcro del martinismo, il seme, è rappresentato dall’iniziazione, e dal rapporto che si viene a creare fra iniziatore ed iniziato. Essa raccoglie, nel suo vigoroso rituale, ogni elemento simbolico, e magico, che accompagnerà il fratello lungo tutto il percorso. Tale iniziazione, per essere valida e validante, non solo deve rispondere degli ovvi requisiti formali, ma necessità che colui che la dispensi sia parte integra e sana del corpo spirituale martinista. Ciò in quanto, a tale proposito, non basta la semplice applicazione formale del rito, ma si necessita di un elemento vivificante di cui solamente il vero iniziatore è portatore. Si potranno mostrare brevetti, patenti e filiazioni, ma qualora questi siano frutto di furbizia, di commercio, essi attesteranno solamente l’inganno e l’illusione.
Altro non possiamo prendere in considerazione, ed è per questo che lanciamo un amichevole avvertimento verso coloro che troppo facilmente pensano di incontrare questa nostra arte. Siate vigili, in quanto non basta parlare di martinismo per essere martinisti, non basta scambiarsi un quadruplice fraterno abbraccio, e non basta citare il Filosofo Incognito. E’ necessario essere riconosciuti come tali da quella grande famiglia che è il martinismo della scuola italica. Coloro che con troppa foga si sbracciano nel sostenere la propria umiltà, e sfoggiare i propri depositi, e che al contempo sono sconosciuti a tutti gli altri, difficilmente possono far parte del nostro numero.  Con ogni probabilità essi sono parte di quella gramigna che deve essere separata dal grano, affinchè il pane supersostanziale possa essere spezzato fra i fratelli, e le nostre catene preservate.
Francesco Brunelli: “Questo viandante, l'eremita della nona lama del Taro, è il Superiore Incognito e dal simbolismo or ora evocato si potranno trarre elementi tali che il punto d'arrivo ed il lavoro necessario per conseguirlo, appariranno più chiari. Essere desti, essere svegli è la meta prima fondamentale, la condizione primaria in mancanza della quale nulla può prender vita, nulla può animarsi od essere animato, neppure i riti che muovono energie immense e sconosciute ai più, neppure i riti, hanno in condizioni diverse, efficacia reale un effetto allucinatorio che può presentarsi alla coscienza ma solo dell'operatore impreparato ad operare.”
Gastone Ventura: “Ogni Eggregore fisico produce quindi, con le sue azioni, forze invisibili quando di carattere magnetico, quando di carattere elettrico, quando di carattere vitale, che sono gli Eggregori spirituali prodotti dagli Eggregori fisici. Ad esempio, una folla di fedeli in preghiera è un Eggregore fisico: la sua azione – naturalmente tanto più efficace quanto più sentita, e tanto più ancora se la preghiera è per tutti una e se è guidata, convogliata da chi ne ha i poteri, verso un determinato obiettivo - produce l’Eggregore spirituale.”
Robert Ambelain: “In quanto al Teurgo non ha da temere alcuna «spiegazione» che diminuisca i suoi poteri poiché egli scarta di primo acchito ogni fattore materiale dotato di una qualsiasi virtù occulta, ogni forza racchiusa o infusa con dei riti nei suoi supporti materiali.
Solo la Simbolica deve unirlo al Divino con lo slancio della sua anima, per veicolo. Subito si pone il problema: rivolgendosi a Dio attraverso il canale dello Spirito e del Cuore, non v’è da temere alcuna deflorazione del grande arcano, e, qualsiasi cosa accada nelle varie realizzazioni, il Mistero di queste ultime rimane integro. Ciò che il Mago pagherà alla fine con dolore, il Teurgo lo completerà in gioia. Come dice la Sacra Scrittura, il Teurgo ammassa inalterabili tesori, mentre il Mago fa un cattivo investimento.”
Ecco quindi che il martinismo, così come correttamente inteso nel Nostro Venerabile Ordine, è la Via Iniziatica Cristiana alla Reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino. I nostri fratelli si sforzano e si impegnano a purificare ed erigere il Tempio Interiore, dove ufficiare in nome del Riparatore.

Purtroppo per coloro che professano il martinismo essere ordine illuminista, così come per coloro che pretendono al contempo di essere marinisti ed avversi al cristianesimo,  è la verità storica e spirituale del Nostro Venerabile Ordine a condannarli. L’evidenza che tutti i nostri Grandi Maestri, la cui luce brilla nel Cero dei Maestri Passati, erano iniziati e mistici cristiani, dovrebbe suggerire prudenza nell’accostarsi a quelle strutture che irridono tale Verità.



Sito di riferimento www.martinismo.net

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