venerdì 14 aprile 2017

Editoriale Ecce Quam Bonum Solstizio Autunno 2016


Qualche giorno addietro mi è capitato di leggere di un fratello, o presunto tale, che sosteneva quanto fosse inutile leggere il lascito dei Maestri Passati. Questo si spingeva a sostenere che tali scritti fossero equiparabili a qualche film comico in bianco e nero degli anni trenta.

Purtroppo tale posizione non è frutto del caso, non dipende da qualche improvviso calo glicemico e neppure è ascrivibile ad una casuale e frettolosa associazione. Essa, in realtà, è un chiaro spaccato di quanto molti ambiti martinisti siano oramai pervasi dal deleterio spirito dei tempi. Il quale tutto corrompe, tutto livella verso il basso, suggerendo anche all’ultimo arrivato di essere un grande iniziato, capace di produrre una novella sintesi.

Giungiamo all’assurdo che alcuni, dalle nostre stesse fila, propongono di rimuovere la ש dal Nostro Sacro Nome, onde non turbare taluni fratelli avvezzi a particolari genuflessioni religiose. Vi sono dei Grandi Maestri si fanno gran vanto, privatamente e pubblicamente, di non conoscere la Storia del Martinismo; salvo poi dispensare lezioncine attorno a cosa è e cosa non è il martinismo. Altri, infine, sembrano seguire, nella docetica che propongono, più l’inclinazione della massaia che al lunedì prepara il polpettone, che la sapienza dei Lumi Tradizionali.

Possiamo attenderci altro da questo panorama, costellato di tanti, fin troppi, che perseguono una caccia spietata all’associazione ? Che promettono avanzamenti di grado per coloro che si uniscono alle loro effimere schiere? Che inviano depliant illustrativi attorno alla scala rituale, che ritengono di essere in grado di offrire? Che non sanno dire di NO innanzi ad un postulante evidentemente sprovvisto non solo delle qualifiche spirituali, ma anche delle semplici caratteristiche psicologiche necessarie per procedere lungo la nostra via ?

Certamente no. Ecco perché sempre e comunque mi ostinerò a ricordare come nel martinismo si deve essere scrupolosi nell’accogliere, e colui che bussa guardingo sul luogo dove ha indirizzato il proprio passo.

Purtroppo sovente nessuna di queste raccomandazioni viene adeguatamente considerata. Vuoi per pigrizia, vuoi per pavidità, vuoi per mancanza di volontà di approfondimento, vuoi per superficialità, assistiamo ad eterni fanciulli mossi solamente dal proprio ego e smaniosi di essere in guisa di qualche attestazione. Tutto ciò è riassumibile in una semplice parola: degenerescenza.

Il martinismo è un sistema iniziatico, formulato su di una piramide di 3+1 scalini, che necessariamente si fonda su di un’operatività giornaliera luni-solare, all’interno di un quadro di riferimento filosofico e simbolico di chiara estrazione ermetico cristiana e gnostica cristiana. Non è possibile altro spazio vitale che questo. Modificando solamente uno di questi parametri siamo nel campo forse dell’esoterismo, nel migliore dei casi, o dell’illusione iniziatica, nel peggiore, ma certamente non nel martinismo.

Queste affermazioni sono facilmente dimostrate da una semplice lettura del lascito dei fondatori del martinismo, tutti integralmente, in forza del loro senso pratico e della loro aderenza tradizionale, iniziati cristiani.

L’operatività, la quale deve essere proposta ed imposta, è quello strumento fattivo che permette la comprensione delle dinamiche interiori e la loro funzionale correzione nella prospettiva della Reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.

Ogni reale sintesi è pur sempre a posteriori della pratica, e mai a priori di una qualche disquisizione filosofica. In quanto la sintesi è la coincidenza, l’esperienza, che nasce fra colui che pratica e l’oggetto stesso della pratica. 
Oppure pensiamo che è sufficiente scorrere con le dita una mappa, per giungere sulla vetta della montagna ?

Elenandro XI Grande Maestro

 www.martinismo.net

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