Qualche giorno addietro mi è
capitato di leggere di un fratello, o presunto tale, che sosteneva quanto fosse
inutile leggere il lascito dei Maestri Passati. Questo si spingeva a sostenere
che tali scritti fossero equiparabili a qualche film comico in bianco e nero
degli anni trenta.
Purtroppo tale posizione non
è frutto del caso, non dipende da qualche improvviso calo glicemico e neppure è
ascrivibile ad una casuale e frettolosa associazione. Essa, in realtà, è un
chiaro spaccato di quanto molti ambiti martinisti siano oramai pervasi dal
deleterio spirito dei tempi. Il quale tutto corrompe, tutto livella verso il
basso, suggerendo anche all’ultimo arrivato di essere un grande iniziato,
capace di produrre una novella sintesi.
Giungiamo all’assurdo che alcuni,
dalle nostre stesse fila, propongono di rimuovere la ש dal
Nostro Sacro Nome, onde non turbare taluni fratelli avvezzi a particolari
genuflessioni religiose. Vi sono dei Grandi Maestri si fanno gran vanto,
privatamente e pubblicamente, di non conoscere la Storia del Martinismo; salvo
poi dispensare lezioncine attorno a cosa è e cosa non è il martinismo. Altri,
infine, sembrano seguire, nella docetica che propongono, più l’inclinazione
della massaia che al lunedì prepara il polpettone, che la sapienza dei Lumi
Tradizionali.
Possiamo attenderci altro da
questo panorama, costellato di tanti, fin troppi, che perseguono una caccia
spietata all’associazione ? Che promettono avanzamenti di grado per coloro che
si uniscono alle loro effimere schiere? Che inviano depliant illustrativi
attorno alla scala rituale, che ritengono di essere in grado di offrire? Che
non sanno dire di NO innanzi ad un postulante evidentemente sprovvisto non solo
delle qualifiche spirituali, ma anche delle semplici caratteristiche
psicologiche necessarie per procedere lungo la nostra via ?
Certamente no. Ecco perché
sempre e comunque mi ostinerò a ricordare come nel martinismo si deve essere
scrupolosi nell’accogliere, e colui che bussa guardingo sul luogo dove ha
indirizzato il proprio passo.
Purtroppo sovente nessuna di
queste raccomandazioni viene adeguatamente considerata. Vuoi per pigrizia, vuoi
per pavidità, vuoi per mancanza di volontà di approfondimento, vuoi per
superficialità, assistiamo ad eterni fanciulli mossi solamente dal proprio ego
e smaniosi di essere in guisa di qualche attestazione. Tutto ciò è riassumibile
in una semplice parola: degenerescenza.
Il martinismo è un sistema
iniziatico, formulato su di una piramide di 3+1 scalini, che necessariamente si
fonda su di un’operatività giornaliera luni-solare, all’interno di un quadro di
riferimento filosofico e simbolico di chiara estrazione ermetico cristiana e
gnostica cristiana. Non è possibile altro spazio vitale che questo. Modificando
solamente uno di questi parametri siamo nel campo forse dell’esoterismo, nel
migliore dei casi, o dell’illusione iniziatica, nel peggiore, ma certamente non
nel martinismo.
Queste affermazioni sono
facilmente dimostrate da una semplice lettura del lascito dei fondatori del
martinismo, tutti integralmente, in forza del loro senso pratico e della loro
aderenza tradizionale, iniziati cristiani.
L’operatività, la quale deve
essere proposta ed imposta, è quello strumento fattivo che permette la
comprensione delle dinamiche interiori e la loro funzionale correzione nella
prospettiva della Reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.
Ogni reale sintesi è pur
sempre a posteriori della pratica, e mai a priori di una qualche disquisizione
filosofica. In quanto la sintesi è la coincidenza, l’esperienza, che nasce fra
colui che pratica e l’oggetto stesso della pratica.
Oppure pensiamo che è
sufficiente scorrere con le dita una mappa, per giungere sulla vetta della
montagna ?
Elenandro XI Grande Maestro
www.martinismo.net
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