Questo
numero straordinario di Ecce Quam Bonum raccoglie una pluralità di lavori, che
hanno come tema conduttore gli strumenti dell’Opera Martinista. Tale monotematicità trova ragione
nell’imminenza del Convento Nazionale del Nostro Venerabile Ordine, il quale ha
come tema generale “IL METODO E GLI STRUMENTI DEL MARTINISTA”.
Il
Convento, nella sua articolazione e nel suo programma, rappresenta il momento
in cui l’intera comunità di fratelli e sorelle amorevolmente nel raccogliersi
stabilisce, grazie agli organi di governo, le linee che determineranno la vita
dell’Ordine per l’anno successivo e dove sono offerte delle chiavi di
riflessioni attorno al percorso martinista.
Un
percorso che vuole, in quelle realtà sane e consapevoli della storia del
martinismo, trasmettere un metodo di lavoro interiore, fondato sul ciclo
luni-solare e la cadenza giornaliera. Ben comprendo che in talune realtà questa
visione non è pienamente accolta, ma conoscendo le loro genesi, composizioni e
azioni non mi potrei che stupire del contrario.
Un
martinismo privato della costante opera dei fratelli, articolata su di un piano
che raccoglie necessariamente strumenti cardiaci-teurgici-sacerdotali, altro
non sarebbe che uno sterile ibrido: la cui forma risulterebbe quella sospesa
fra una teosofia ricca o una massoneria povera. Sarebbe opportuno che i
fratelli, e i bussanti, sempre si interrogassero su tale aspetto. Onde
comprendere dove dirigere il proprio passo, i secondi, e la collimazione, i
primi, fra quanto annunciato e quanto realizzato.
Brevemente
possiamo affermare che l’opera martinista si sviluppa attraverso un insieme di
strumenti prevalentemente individuali. I quali sono ritualmente e
tradizionalmente trasmessi al fratello durante le varie iniziazioni che
scandiscono il cammino di reintegrazione.
Abbiamo
quindi:
Il grado di Associato Incognito, nel quale il fratello ancora
non ha un posto fisso nella Catena Eggregorica. Questo grado è prevalentemente
cardiaco e il lavoro è cadenzato su di un piano lunare incompleto. Viene
testata, attraverso un lavoro continuo e monotono, la capacità del fratello di
attenersi alle regole, agli impegni morali e alla condotta rituale dell’Ordine.
Le poche prescrizioni alimentari e di comportamento, sono un suggerimento a
riflettere attentamente se proseguire lungo la via, o porsi in meditazione. Al
contempo in questa fase l’Iniziatore ha modo di valutare il Desiderio e la
Volontà di colui che dovrebbe compiere i successivi passi rituali. Gli
strumenti caratteristici di questo grado, nel Nostro Venerabile Ordine, sono: il
rituale giornaliero, la preghiera, la meditazione, la purificazione, lavori
atti ad una presa di coscienza interiore, pratiche di visualizzazione e
introduzione all’uso dei salmi e delle parole di potere.
Il grado di Iniziato Incognito unisce sapientemente elementi
cardiaci e teurgici. Il fratello che oramai trova collocazione nella catena di
forza e di amore, è ammesso a lavorare nella pienezza del piano lunare. Ciò si
concretizza con un rituale in Luna Piena, chiamato anche di consolidamento
eggregorico. Tale rituale presenta delle difformità formali da Ordine ad
Ordine, e non sempre ha eguale connotazione e valenza magica. Nel Sovrano
Ordine Gnostico Martinista ad esempio è cadenzato in quattro rituali, che
tracciano un percorso annuale. Quanto trasmesso, a livello rituale, nel primo
grado non viene ovviamente abbandonato, ma trova completezza, diversificazione
ed esaltazione.
Il fratello elevato a
Superiore Incognito, è depositario dell’intero corpo rituale dell’Ordine, ad
eccezione di quanto previsto e disposto dalla Grande Maestranza. In questo
grado il suo percorso di martinista trova completezza e al piano di lavoro
lunare si aggiunge quello solare. Questo è rappresentato dai rituali maggiori,
o solari, che sono posti in essere durante gli Equinozi e i Solstizi. Agli
elementi cardiaci e teurgici, si aggiunge l’elemento sacerdotale. Il quale dona
verticalità all’opera del fratello. Ecco quindi, ma era facilmente intuibile,
che solamente colui che consegue il grado di Superiore Incognito può realmente
definirsi martinista, e questo non tanto in virtù del disvelamento di qualche
segreto iniziatico, ma solamente per il conferimento degli strumenti che
sanciscono la nascita, se saprà operare armoniosamente, di un nuovo adepto. Nel
Nostro Venerabile Ordine, a taluni fratelli Superiori Incogniti, è data facoltà
e possibilità di amministrare il rito eucaristico.
Senza scendere in ulteriore dettaglio, posso sicuramente
asserire che il complesso dei nostri strumenti mira a permettere al fratello di
giungere alla reintegrazione. Tale obiettivo viene conseguito tramite la
funzione sinergica che questi nostri utensili sviluppano sia nel loro insieme,
sia in armonica risonanza con l’operatore stesso. Il quale è parte integrante
degli strumenti che dovranno essere necessariamente interiorizzati. Ovviamente
nessun strumento ha validità, per quanto complesso, se l’operatore è sprovvisto
delle necessarie qualificazioni psicologiche e iniziatiche, o se non le impiega
con talento. L’inverso è come pretendere che uno scalpello e un mazzuolo, per
loro autonome forza e volontà, cesellino il marmo e diano alla luce un’Opera di
Maestria e Genio.
Ecco
perché nel martinismo è necessario, lo auspico, attendere i giusti tempi e non
alterare il perimetro docetico e tradizionale da cui esso trae la linfa vitale
e gli elementi sottili di cui beneficiano i vari fratelli.
Come
non essere diffidenti innanzi a coloro che hanno accumulato espulsioni da altri
Ordini, giungendo così a formare delle effimere strutture, dalla confusa
filosofia ? Come non interrogarsi attorno agli eterni fuori posto che hanno la pretesa di corrompere il metodo
e la prospettiva martinista, con l’inserimento di elementi operativi contrari
alle sue qualità spirituale ? Cosa dire di coloro che, privi di ogni
consapevolezza storica, avanzano strane congetture attorno alla genesi
dell’Ordine Martinista e dei suoi Maestri Fondatori ? Oppure di coloro che
propongono un martinismo asservito ad altre strutture, o orpello delle medesime
?
Ecco
perché, questa è la mia ferma convinzione, che l’iniziazione martinista
solamente parzialmente, e nella misura minore, coincide con la formale
associazione. Essa, per essere sostanziale, è frutto della progressione
regolare dei lavori filosofici e rituali. In assenza di questi elementi non è
giammai possibile giungere ad un reale riconoscimento da parte di coloro che
tromboneggiano, in attesa dell’ennesima agape o comparsata, e coloro che ogni
giorno operano.
Per
dare evidenza e forza a questa verità il nostro prossimo Convento Nazionale,
che si terrà, come di consueto, a Montecatini Terme nei giorni 14-15-16
Ottobre, avrà come tema:
"IL METODO E GLI STRUMENTI DEL
MARTINISTA".
Elenandro XI - Grande Maestro
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