domenica 14 maggio 2017

L'Uomo Vive nel Tempo



L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante. (Jorge Luis Borges)


Sfogliando un semplice album delle fotografie e volgendo la nostra memoria al recente passato non possiamo non stupirci attorno ai cambiamenti epocali degli ultimi decenni. Cambiamenti economici, sociali ed economici che hanno stravolto non solo la forma di aggregazione sociale, ma gli stessi presupposti su cui si fondava la nostra società.
Portando poi la nostra capacità di riflessione a quanto costituiva lo stesso mondo ottocentesco, perimetro temporale in cui in Europa si sono formati i nostri Ordini Iniziatici, dobbiamo ammettere che niente è rimasto integro. Tutto ha subito l’azione disgregante della modernità, della globalizzazione e della spersonalizzazione. La livella è calata, e con forza tutto ha spianato.

Gli stessi iniziati di oggi non sono sbarcati da qualche nave del Sole intenta a solcare il Nilo, non sono affiorati dalle sabbie di Alessandria, non hanno avuto per precettori Platone e Pitagora, e neppure come Romolo e Remo sono stati allattati dalla Lupa. Essi, nel bene e nel male, sono figli del tempo e del luogo in cui vivono, soggetti alle forze plasmanti che tutto modellano in un rapporto di funzionalità sociale tendenzialmente coercitiva.
Per questo le Grandi Maestranze, a cui è affidato il ruolo di governo delle strutture iniziatiche e di indirizzo delle energie delle catene che sorreggono, dovrebbero sempre interrogarsi attorno all’adeguatezza del proprio deposito docetico ed operativo. Al contempo dovrebbero considerare che le loro dimore filosofiche, non sono avulse dal tempo e dallo spazio, ma proprio perché formate da uomini sono in varia misura reattive o permeabili innanzi alle sollecitazioni del mondo quaternario.
Accettando l’urgenza di tali considerazioni, discende che ognuno di questi elementi deve essere compreso nella sua intima importanza. Necessariamente contestualizzato e proiettato lungo un arco temporale, al fine avere consapevolezza della rispondenza di quanto poniamo in essere con l’iniziazione. La quale non si esaurisce con una cerimonia, ma si sviluppa nell’arco della vita iniziatica del fratello. Una vita che è pur sempre difforme da altre vite, ma che risente di elementi base formativi frutto del contesto in cui si sviluppa.

Siamo quindi chiamati ad una sapiente opera di equilibrio. La quale deve tener conto della forma e della sostanza tradizionale, che l’Ordine deve preservare e perpetuare, e la sua attualizzazione nella comunicazione e nel deposito docetico-rituale.  Da un lato è necessario essere baluardo innanzi degenerescenza contemporanea, che uccide ogni sacra forma, che distoglie l’uomo dal tempo naturale e lo immerge in un tempo innaturale, che offre una cultura povera e frammentaria, che polverizza ogni legame sociale e che scaraventa l’uomo in un modo senza prospettive e storia. Da un lato dobbiamo fronteggiare lo spiritualismo improvvisato, il frammischio rituale di taluni improvvisati e la confusione degli eterni fuori posto e molto altro ancora.
Ognuno di noi è chiamato ad una presa di coscienza, ad un sacrificio fra ciò che è comodo e ciò che è utile per la propria funzione e il proprio Ordine. Ognuno di noi è chiamato ad essere testimone ed interprete della tradizione oggi. In un Oggi così lontano dal Passato dei Nostri Maestri, degli Antichi Templi e dei rituali alla tremante luce delle fiaccole all’ombra dei marmi e dei graniti dei sacri altari.

Abbiamo scelto di nascere in questo luogo e in questo tempo. Questo è il nostro campo e la nostra battaglia. Non tenere conto di ciò è condannarsi all’inutile e all’effimero.

Elenandro XI

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