domenica 14 maggio 2017

Uomo Contemporaneo e le necessità iniziatiche




L’efficacia del rito legata alla sua inalterabilità, il rapporto che sussiste fra Virtus e Fides e il collegamento reale ad una Tradizione Superna rappresentano solamente una parte dell’equazione volta a determinare l’efficacia o la non efficacia degli strumenti e la distinzione fra Iniziazione Reale o Virtuale. In quanto tutto ciò non può essere trattato astrattamente, come se ognuno degli attori vivesse in un asettico laboratorio; bensì dobbiamo valutare, ognuno di questi elementi, innanzi all’azione del tempo e della cultura storica in cui inevitabilmente sono inseriti. Amo spesso ripetere che ogni era/civiltà presenta degli indubbi caratteri di degenerescenza rispetto alla precedente, e di tradizionalità rispetto alla seguente. Se quanto sopra non bastasse a porsi delle domande, non fosse sufficiente per riflettere con attenzione su quanto posto in essere, è necessario ricordarsi che l’UOMO, non è certamente estraneo all'azione del tempo, della storia e della società.

L’uomo di oggi è ben altro  dall'uomo della Roma Imperiale che ancora sentiva il palpitare del Genius Loci, dall'uomo dell’Antico Egitto o della Grecia di Aristotele che aveva consapevolezza della centralità della filosofia. Le nostre Logge, i nostri Gruppi, le nostre Catene, sono formate da fratelli e sorelle sottoposti all'azione invasiva, pervasiva e corruttrice delle forze e delle Eggregore di questo nostro tempo. Le quali, ovviamente, non sono quelle di cento o mille anni fa, ma diverse nella forma e nell’intensità. L’uomo contemporaneo pare settato da ogni forma di reale comunitarismo, sincronicità con la natura e radicamento tradizionale. Esso è completamente identificato nella propria misera condizione egoica, disperso nel narcisistico senso di un io esteriore e avulso da ogni retaggio. Ritenere che lo studio e la prassi tradizionale siano scevri dalla contingenze del tempo, è come ritenere che il sentiero montano sia cosa identica a quanto tracciato sulla mappa. Significa non considerare che nel cammino di oggi si troveranno incombenze, difficoltà e necessità ben diverse dall’ieri. Così come difformi sono i sentieri montani e diverse le condizioni di percorribilità dei medesimi in base alla stagione.

Ecco quindi che è necessario interrogarsi attorno al mutamento di quei fattori che compongono il rapporto iniziatico: l’elemento umano, l’iniziazione e il deposito docetico-rituale. Non è oggi possibile affidarsi alla lettera morta del rituali, alla continuità formale delle catene iniziatiche e all’inalterabilità, tutta da dimostrare, dei depositi. Perché, anche qualora fosse vero, si negherebbe l’ovvia considerazione che l’uomo non è perennemente eguale a se stesso, ma bensì è un costante  e poliedrico divenire. Il mio percorso sarà sempre e comunque difforme rispetto a quello del fratello, in quanto io sono difforme dal fratello. Questa è la sostanza delle cose, il resto è uno sterile feticismo: è la sabbia degli struzzi.

Oggi è assolutamente necessario un serio ed attento lavoro di presa di coscienza, da parte dell’argonauta dello spirito, di quella che è la propria condizione psicologica, la strutturazione animica e la sua parcellizzazione in mille istanze di vita e pressioni sociali. Un tempo l’uomo era membro di una comunità, si riconosceva in un sistema di valori morali e religiosi; oggi non è più così. Tutto, o quasi tutto è stato demolito, le istanze profane hanno fatto, è cronaca, irruzione anche nei perimetri iniziatici. Non tenere conto di tutto ciò è condannarsi all’illusione.


Meditazione, pratiche di autosservazione, di introspezione e di allineamento energetico, devono essere parte integrante di ogni percorso tradizionale. In quanto è ben improbabile che la stragrande maggioranza dei fratelli di oggi, abbiano la possibilità di usufruire di quelle energie sottili e naturali che hanno alimentato i fratelli che ci hanno preceduto. 

Elenandro XI

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