sabato 2 aprile 2016

LE QUALIFICAZIONI INIZIATICHE NECESSARIE


articolo pubblicato su Ecce Quam Bonum n°9 
per informazioni o contatti: eremitadaisettenodi@gmail.com

“Ricordo ancora quanto molti anni fa mi trovai, a Roma, innanzi a colui che sarebbe divenuto, per sua sventura, il mio iniziatore. Questi, con il fare sbrigativo e scostante che gli è proprio, mi chiese come mai volevo essere associato al martinismo. La mia risposta fu che stavo cercando il cristianesimo esoterico. Dopo alcune domande, attorno alla mia vita e alla mia professione  fui congedato. Mentre sul treno, mi accingevo a tornare nella mia Toscana ricevetti una telefonata. Era il mio futuro iniziatore che mi convocava la settimana successiva per fornirmi la meditazione dei 28 Giorni. Mi chiesi, infastidito, come mai non mi era stata consegnata in quel nostro primo incontro, ma ben presto imparai che le vie dell’iniziazione sono spesso diverse da come noi le immaginiamo. Dopo la mia iniziazione passai i miei migliori anni di vita martinista da “isolato”, successivamente il servizio nei confronti dell’Ordine mi portò alla responsabilità verso fratelli e sorelle. Devo ammettere che la felicità da quel momento è stata messa a dura prova.“

Vi sono molteplici motivazioni per cui si giunge alle soglie dell’Ordine Martinista. Alcune di queste sono dettate da pulsioni sociali, da necessità di essere accolti, dal bisogno di essere compresi, altre da autentico Desiderio di percorrere una via iniziatica tradizionale. Ovviamente le prime, per quanto umane e comprensibili, sono in se e per se non adeguate e, auspicherei, non ricevibili. Un Superiore Incognito Iniziatore esperto cercherà, per quanto possibile, di portare all’evidenza del bussante la reale motivazione che lo spinge alla soglia del Tempio. Sottilmente cercherà di farlo desistere quand’essa risulta essere inadeguata o insufficiente rispetto al duro cammino che l’iniziazione comporta. Attraverso l’attesa si provvederà a far maturare e sedimentare la domanda, attraverso il rimandare si cercherà di saggiarne la volontà iniziatica, oppure si valuteranno gli adempimenti e gli inadempimenti, nel completare le fasi preparatorie all’associazione.  Amo sempre ricordare che non siamo qui per fare beneficienza, e neppure per sostituirci a qualche gruppo di supporto terapeutico o psicologico, quanto piuttosto per trovare uomini e donne meritevoli di ricevere l’iniziazione martinista, ed essere a loro volta i cuori pulsanti e vivificanti della nostra tradizione. Ecco quindi che dobbiamo valutare colui che desidera divenire nostro fratello, e ciò è fattibile grazie all’analisi delle motivazioni che lo spingono, in quanto sintomi del tipo di uomo che sotto tali agiti si cela.
Norbeto Bobbio ebbe a scrivere:” Il dato di fatto è questo: gli uomini sono tra loro tanto uguali quanto diseguali. Sono uguali per certi aspetti, diseguali per altri. Volendo fare l’esempio più familiare: sono eguali di fronte alla morte perché sono tutti mortali, ma sono diseguali di fronte al modo di morire perché ognuno muore in modo diverso.”
Parole vere, ed applicabili anche al contesto iniziatico. In quanto nelle nostre Logge operano fratelli che non sono astrattamente iniziati avulsi dalle contingenze del mondo, bensì vivono, come tutti gli altri, in una società che detta tempi e regole.
Ogni uomo è eguale innanzi ai due estremi della vita (nascita e morte), e certamente ogni uomo è degno di rispetto nella sua umana sofferenza ed aspirazione di vita. Al contempo ogni uomo è diverso innanzi alle cose dello spirito. E’ sufficiente osservare la nostra cerchia di amicizie, per scoprire colui che ha sensibilità verso questioni sottili, ed individuare colui che invece è refrattario ad ogni argomento che esula dal fallace tangibile del quotidiano. Così come la vita profana ci insegna che esistono ruoli e funzioni, per uomini dalle diverse attitudini, così la vita iniziatica dovrebbe suggerire che non è possibile concedere tutto a tutti, perché in realtà niente si concede, ma tutto si priva. La via iniziatica non è una via di immediato accrescimento, ma una via inizialmente di spogliazione. Solo quando l’essenza dell’essere sarà porta alla luce, liberandosi dall’involucro psicologico, essa, come un seme, germoglierà: permettendo a quell’unico fiore che noi siamo  di sbocciare.   Siamo sicuri che tutti, coloro che bussano, anelano a ciò?! Oppure hanno la possibilità di conseguire ciò?!
L’insieme di ciò che è richiesto al bussante, o che dovrebbe essergli richiesto, in relazione al tipo di percorso che lo attende, prende il nome di qualificazioni iniziatiche. Ecco quindi che esse non debbono, erroneamente, essere intese come un qualcosa di esterno ed ostativo, ma bensì come quei talenti di evangelica narrazione, che debbono essere debitamente, se posseduti, impegnati. In quanto non vi è dolo nel non possedere le qualificazioni, ma vi è dramma nel dissiparle.
Quali sarebbero le qualificazioni iniziatiche di cui un bussante al martinismo deve essere munito?
Esse si possono suddividere in caratteristiche psicologiche, ed in qualità spirituali.
Fra le prime troviamo la stabilità e l’equilibrio. L’associando deve avere una vita sociale e affettiva solida, non fonte di eccessivi turbamenti, capace di dare quelle giuste soddisfazioni, o almeno che non sia fonte di perniciose devianze o frustrazioni. Anticamente solamente colui che era sposato, ben inserito all’interno del proprio contesto sociale, e non soggetto all’altrui dominio o ricatto, era ammesso all’iniziazione. La libertà dello Spirito certo non è la libertà dalle cose di questo mondo, ma indubbiamente rendendoci schiavi, delle cose di questo mondo, difficilmente potremo aspirare alla prima.  La stabilità, maturata nel quotidiano, comporta quell’equilibrio interiore necessario per permetterci di operare proficuamente con gli strumenti che l’Ordine mette a disposizione. Essi non sono certo vuoti rituali, ma potenti utensili con cui incidere i veli della lusinghiera ignoranza in cui siamo avvolti. Il nostro rituale di loggia recita “Tutto è calmo ed in pace, tutto è giusto e perfetto”, a significare che questo stato di calma interiore, conduce alla pace e al riposo nelle benevoli braccia dello Spirito. Possibile che tutto ciò sia conseguito da colui che in se cova disagi e disordini psicologici? L’esperienza mi porta a dubitarlo. In realtà colui che è instabile nella vita profana, tenderà ad accentuare tale condizione psicologica: giungendo a compromettere se stesso, e la tenuta di tutta la catena.
La terza qualità psicologica o caratteriale è la capacità di attendere. Vi sono Postulanti che richiedono l'Iniziazione e dopo un lasso di tempo incredibilmente breve pretendono di dare lezioni di docetica, oppure pressano per essere passati di grado. Anche in questo caso la via martinista non è, o non dovrebbe essere, per loro. A tali personaggi, che non sanno attendere, che non comprendono come sia necessario farsi coppa, possiamo solamente suggerire di indagare attorno alla propria bramosia. E’ necessario lasciare i metalli, fra cui l'ambizione e l'ego, oltre la soglia del Tempio. E’ necessario, nei primi scalini della piramide rituale, operare al fine di smussare, integrare, separare, ogni elemento grossolano e spurio che contamina la nostra divina natura. Il lavoro rituale martinista, così come io lo intendo, è cadenzato dal severo ritmo della progressione dei giorni, dell’alternanza delle stagioni. Questi tempi non possono essere forzati, queste misure non possono essere alterate. La vetta di una montagna, raggiunta con mezzi non congrui, non è sinonimo di conquista ma di fallimento ed inganno. Ovviamente, tali qualifiche necessarie ed indispensabili, devono essere attentamente valutate da parte di colui che governa ed amministra. Vediamo fin troppi esempi di confusione e mistificazione, proprio in virtù di valutazioni non piene e sagge
La quarta qualità, di questo primo insieme, é la fermezza. Magari il Postulante ha un carattere stabile, é socialmente inserito nel tessuto sociale, ma non é fermo nella sua risoluzione di lavoro interiore. In questo caso, il postulante è volubile, lunatico, incapace di impegnarsi nella operazioni giornaliere corrispondenti al grado che ricopre nella catena martinista. Tale difetto caratteriale lo porterà a trovare sempre nuove scuse per rimandare, o per evitare, i compiti assegnati. Inizialmente agirà la pigrizia, che suggerirà tempi sempre più ristretti da dedicare ai rituali. Successivamente subentrerà lo scetticismo in merito alle operazioni, alla docetica, e alla filosofia del Nostro Venerabile Ordine. Infine compariranno superbia ed orgoglio che lo porteranno a rompere ogni contatto fraterno. Al contempo non è possibile pretendere che un essere umano si impegni in un rituale giornaliero, quando non dispone della capacità e volontà di disciplinarsi. Non possiamo credere, o auspicare, che egli colga il sommo valore della purificazione mensile, quando egli per primo vive costantemente in una situazione di dissolutezza e confusione. Non possiamo certamente ritenere che colui che persevera in una condizione di vita frammentata, possa intraprendere il nostro cammino. Il quale prevede una tendere alla reintegrazione della nostre parti scisse, e non certo alla disgregazione, all’esaltazione, alla allucinata manifestazione dell’ego.
Qualora accada che una persona sprovvista dei requisiti, sopra menzionati, abbandoni il percorso non mi lamento troppo: un albero sano è una pianta che muta la chioma, e indirizza la linfa vitale a quei rami capaci di dare frutto. Il nostro primo proposito è la trasmissione e la salvaguardia della compiuta iniziazione martinista, rispetto ad essa tutto è secondario e funzionale.
Quanto, brevemente, esaminato in precedenza è ascrivibile alle necessarie qualità psicologiche che il bussante deve avere per potersi impegnare su di un cammino iniziatico. Non credendo il sottoscritto ad una sostanziale comparabilità fra i diversi cammini, e ciò per semplice spirito di osservazione e mancanza di asservimento al politicamente corretto che tanto imperversa anche nei nostri ambienti, ritengo necessario che colui che aspira a divenire prima associato, poi iniziato, ed infine adepto di una particolare Gnosi, debba possedere delle peculiari qualificazioni spirituali. Concetto assai poco comprensibile per quei molti dispersi in fugaci e scomposte esternazioni,  in cui di ama parlare di Filosofi di Unità, di eguaglianza a prescindere da mezzi e possibilità, di impegno sociale e di apertura al mondo profano. Ancora le qualificazioni spirituali poco valgono per colui che ritiene che comunque tutto è assimilabile nella forma, per chi, saltando da ambito ad ambito, non cerca la conoscenza in esso raccolta ma un luogo dove depositare le proprie elucubrazioni o cercare ribalta.
Eppure la ragione d’essere di un Ordine Iniziatico o di un’Obbedienza non risiede in ciò che ha in comune con altri Ordini od Obbedienze, ma in ciò che da essi deferisce. In quanto se a fondamento, dell’esistenza stessa di tali strutture, poniamo quanto è inevitabilmente eguale, allora non vi sarebbe motivazione alla molteplicità dei depositi, delle forme, e dei rituali. Ovviamente per alcuni di essi non vi è altro motivo di esistenza che l’ego di taluni, ma avendo io riguardo a quanto è sano e non quanto è malato, ritengo che è nella varietà la ricchezza e non nella mortifera livella della eguaglianza e fratellanza formale. Gli Ordini e le Obbedienze, qualora sani e tradizionali, incarnano aspetti filosofici ed operativi peculiari, in quanto molteplici sono i tipi di uomo a cui si rivolgono. Discende da ciò che le qualificazioni sono necessarie, proprio perché ad ogni percorso corrisponde un tipo d'uomo, ed ad ogni tipo d'uomo corrisponde un percorso. Poniamo che decidiamo di giungere sulla vetta della montagna. Sarà in virtù della nostra capacità, costituzione fisica, e intelligenza che sceglieremo la via a noi maggiormente congeniale. Coloro che ritengono che non sussista qualificazione inevitabilmente procederanno lungo una via che si tramuterà, per loro, in danno e dolore. Fin qui poco male, tutto rientra all’interno di quel rigido meccanismi di causa ed effetto, ma qualora queste persone sono inserite all’interno di una catena, ed esercitano un ruolo che non gli è proprio, allora il dramma si ripercuoterà su molti. Disastro ancora maggiore qualora colui che è inadeguato, a causa di non comprensione o convenienza, si è ritrovato, ed i casi non sono rari, in posizione di governo rispetto ad altri. Un cattivo iniziato sarà, inevitabilmente, un cattivo maestro.
A proposito di questo pregnante argomento propongo un estratto di R. Le Forestier  ("La Massoneria Occultistica nel XVIII secolo e l'Ordine degli Eletti Coen"): "Per quanto fossero importanti le cerimonie delle Operazioni: prosternazioni, incensamenti, invocazioni con preghiere, tuttavia esse non erano del tutto efficaci; erano necessarie, ma non sufficienti. Per convalidare la loro azione  erano indispensabili tre fattori: la virtù mistica dell'operante, un'influenza astrale favorevole ed il concorso della  grazia divina. La virtù mistica dell'adepto, a sua volta, dipendeva da tre  condizioni: dal suo stato di grazia, da una soprannaturale  facoltà conferitagli dall'ordinazione, dalla cooperazione simpatica a distanza dei suoi uguali in iniziazione. La sola  precisione della cerimonia non basta" scriveva Pasqually nel  1768 a Bacon de la Chevalerie " sono necessarie anche l'esattezza della santità di vita [...] (all'adepto che vuole entrare in relazione con gli Spiriti), gli occorre una preparazione spirituale  fatta di preghiera, ritiro ed attesa" (V,229). L'Eletto Coen  doveva osservare una "regola di vita" molto ascetica. Gli  era proibito "per tutta la vita", nutrirsi di sangue, grasso e rognoni di qualsiasi animale, mangiare carne di piccione  domestico (111,76/77). Con estrema moderazione poteva darsi  ai piaceri dei sensi, poiché, per poter giungere al grado supremo, egli doveva astenersi da qualsiasi materia impura soprattutto dalla "fornicazione (relazioni sessuali) che crea  turbamenti all'anima" (11,105)"
Emerge chiaramente che l’iniziato, il reale iniziato, non deve avere una visione “rituale centrica”, non considera il rituale, qualunque esso sia, una sorta di panacea, o grande Totem, in grado di sopperire ad ogni mancanza morale, intellettuale, o spirituale. Egli inizialmente deve considerare la propria condotta di vita, e l’attinenza delle medesima agli impegni rituali che deve compiere. Ecco quindi che emerge il concetto di qualificazione, intenso non tanto come un “tesoretto” di varie qualità inerte e passivo, quanto piuttosto come un’assonanza armonica interiore, con il percorso su cui dobbiamo e possiamo procedere.
Nel martinismo, inteso come realtà operativa, vi è un complesso di rituali di varia prospettiva. Alcuni volti ad esercitare la teurgia, altri in chiave prevalentemente mistica, ed altri, infine, chiaramente sacerdotali. Colui che non ha in se le adeguate caratteristiche spirituali (il silenzio interiore e l’abbandono per il mistico, la capacità di governo interiore per il teurgo, e il sacro fare per il sacerdote) si troverà sicuramente nell’impossibilità di trarre reale giovamento da quanto porrà in essere. Da cui discende il decadimento del rituale in cerimonia, e dell’opera in farsa.
Altresì le qualificazioni, oltre ad essere necessitare per ricoprire un determinato ruolo all’interno di una qualsiasi struttura iniziatica, sono condizione indispensabile e necessaria per essere iniziati. In quanto se è pur vero che all’interno di una struttura sussistono mansioni diverse per tipi diversi di fratelli (esercizio del comando, esercizio amministrativo, esercizio sacerdotale, ecc.. ecc.) vi è comunque una matrice di fondo che unisce i vari fratelli ad essa aderenti. Matrice di fondo comune indispensabile affinchè l’Ordine sia realmente iniziatico, e non una semplice associazione umana, o una pantomina teatrale.
Ecco quindi se il nostro Venerabile Ordine ha come finalità quella di pervenire alla reintegrazione dell’Uomo, bisognerà che ogni singolo fratello sia orientato a tale nobile Opera. Al contempo essendo il nostro un percorso atto a forgiare dei Monaci Guerrieri, si dovrà verificare, nei bussanti, la presenza di quelle qualità ed attitudini psicologiche e spirituali affini con tale forma. Attitudine alla celebrazione e comprensione del sacro, servizio nei confronti dei fratelli, e quella santa virilità atta a difendere il sacro e i fratelli dagli agenti di prevaricazione.
«Finché scorgerai la minima macchia, e la minima sostanza opporrà una barriera ai tuoi sguardi, non abbi riposo perché sia dissipato quest’ostacolo: più penetrerai nelle profondità del tuo essere, più riconoscerai su quali basi riposa l’Opera»
(«Il ministero dell’Uomo-Spirito», Louis-Claude de Saint-Martin)
Come non condividere queste profonde parole del Filosofo Incognito. Le quali ci spingono senza sosta a ricercare il motivo profondo delle nostre azioni, e del basamento della nostra Opera Iniziatica? La quale, come un gigante dai piedi di argilla, crollerà rovinosamente qualora poggi sulla vanagloria, o su di una motivazione estranea all’ordine iniziatico. Quanto sarebbe utile che ognuno di noi incessantemente si chiedesse di cosa deve spogliarsi, per essere adeguato al percorso iniziatico intrapreso.
Purtroppo in alcuni ingenui vi è la credenza che il percorso debba essere comunque offerto, a prescindere dalle qualificazioni richieste. Creando situazioni di profondo sconforto personale, e alle volte tragiche ripercussioni per tutto il movimento martinista. Altri ancora ritengono di godere di un potere tale che possa sopperire ogni mancanza, spirituale o psicologica, dell’associando. In quanto menzionato, l’accorto osservatore, intravedrà l’incipiente ombra della rovina: il crollo della torre.
In conclusione di questo breve intervento riporto le parole, che spero siano per noi tutti fonte di riflessione, di Réne Guénon sulle qualificazioni iniziatiche:” Bisogna ritornare ora alle questioni che si riferiscono alla condizione prima e preliminare dell'iniziazione, vale a dire alle cosiddette « qualificazioni » iniziatiche; in vero, questo soggetto è dl quelli che non è possibile pretendere di trattare in modo completo, ma possiamo almeno apportarvi qualche chiarimento. In primo luogo, deve ben'essere inteso che queste qualificazioni sono esclusivamente del dominio dell'individualità; infatti se non vi fosse da considerane che la personalità o il « Sè », non vi sarebbe alcuna differenza da fare a tal riguardo fra gli esseri, e tutti sarebbero ugualmente qualificati, senza bisogno di fare la minima eccezione; ma la questione si presenta in modo ben diverso per il fatto che l'individualità deve necessariamente esser presa come mezzo ed appoggio della realizzazione iniziatica; in conseguenza, bisogna che essa possegga le attitudini richieste per rappresentare questa parte, ed il caso non è sempre tale. Se si vuole, l'individualità non è che lo strumento dell'essere vero; ma, se questo strumento presenta certi difetti, può essere più o meno completamente inutilizzabile, od anche esserlo del tutto. D'altronde, non v'è da meravigliarsi, volendo soltanto riflettere che, anche nell'ordine delle attività profane (o almeno divenute tali nelle condizioni dell'epoca attuale), ciò che è possibile per uno non lo è per un altro, e così, ad esempio, l'esercizio di tale o di tal'altro mestiere esige certe attitudini speciali, in pari tempo mentali e corporee. In questo caso, la, differenza essenziale è che si tratta di una attività appartenente al dominio individuale, attività che non lo oltrepassa minimanete e sotto alcun rapporto, mentre, in riguardo all'iniziazione, il risultato da raggiungere è invece oltre i limiti dell'individualità; ma, ripetiamolo ancora, quest'ultima deve non di meno essere presa come punto di partenza, e si tratta di una condizione cui è impossibile sottrarsi.”
Tristemente osservo come taluni, che si definiscono iniziati, siano sprovvisti non solo delle qualità iniziatiche necessarie, ma anche e soprattutto delle qualità umane. Per questi il martinismo è divenuto il luogo dove scaricare malumori, frustrazioni, mitomanie, deliri e fantasie maturate in altre istituzioni. Riversando in esso quei liquami che hanno contributo proprio a rendere le strutture di origine delle piante sterili. Ovviamente ciechi nel proprio orgoglio scaricano sugli altri i motivi della propria inadeguatezza e miseria.

Purtroppo è evidente il Tallone d’Achille di queste persone, e si può semplicemente riassumere in un concetto: ”Giunto l’estremo iato della loro vita, rendendosi conto che niente hanno realizzato, altro non hanno da fare che colpire coloro che ancora cercano di procedere rettamente lungo la via.”

ELENANDRO XI S:::I:::I::: 

venerdì 1 aprile 2016

Specificità del Sovrano Ordine Gnostico Martinista ed Osservazioni.

articolo pubblicato su Ecce Quam Bonum n°9 

per informazioni o contatti: eremitadaisettenodi@gmail.com


Equinozio di primavera, 2016 e.v.
Abbiamo avuto più volte modo di soffermarci, in nostri precedenti interventi, sulla natura del rapporto iniziatico martinista e sulle diverse realtà martiniste presenti oggigiorno. Si veda, da ultimo, il libro Martinismo e Via Martinista, curato da Filippo Goti e reperibile su www.lulu.com.
Allo stesso tempo abbiamo ribadito con forza, a scanso di equivoci che certamente non ci connotano, che ogni realtà martinista differisce dalle altre in virtù delle linee iniziatiche detenute, della trasmissione rituale di cui è stata investita e di cui è punto di irradiazione, del governo eggregorico della Grande Maestranza e dei rapporti e deleghe che legano i vari S::: I::: I::: ad essa. È stato altresì detto, a conferma di quanto appena sottolineato, che il Martinismo non ha come obiettivo quello di fare identico meraviglioso fiore da ogni seme, ma permette che da ogni diverso seme, splenda il miglior fiore possibile. Credo che quanto esposto sia rispettoso nei confronti delle differenti realtà martiniste, prese nelle loro precipue specificità.
Per il Sovrano Ordine Gnostico Martinista una connotazione che poco è stata esplicitata riguarda la componente della Grande Maestranza che si distingue per l’essere completamente avulsa da altre organizzazioni esoteriche, sia pure iniziatiche, a cui il N::: V::: O:::, anche solo a livello potenziale, possa essere asservito. Infatti, è notorio come oggi, così come in passato, la gran parte degli Ordini martinisti faccia riferimento a delle Grandi Maestranze che detengono, e hanno in attività, altri Ordini iniziatici, siano essi massonici, egizi, teurgici, templari, chiese gnostiche e così a seguire. Assolutamente nulla da eccepire, stiamo semplicemente esponendo alcune caratteristiche delle diverse realtà martiniste. Al contempo, abbiamo membri delle Grandi Maestranze facenti parte, loro stessi, di organizzazioni esoteriche iniziatiche, delle più svariate (si veda l’elenco appena tracciato). Assolutamente nulla da eccepire, siamo nell’alveo delle libere scelte personali, tutte rispettabilissime. La nostra Gran Maestranza, composta dal Sovrano Gran Maestro e da due Gran Maestri Aggiunti, quindi è un ulteriore elemento di caratterizzazione del N::: V::: O:::, rispetto ad altre realtà martiniste, in quanto non è in alcun modo coinvolta, e oseremmo dire compromessa, anche con riferimento ai singoli componenti, in altre strutture iniziatiche.
Solo per "tranquillizzare" qualche animo esigente, abituato forse a "menar il can per l'aia", i componenti della Gran Maestranza del N::: V::: O::: hanno alle spalle venti anni di Martinismo ciascuno e di cui il percorso iniziatico, fin dal grado di associato, è facilmente tracciabile. Solo con l'intento di informare i nostri associati, ovviamente, gli appartenenti alla Gran Maestranza fin dal grado di associato hanno fatto parte di un Ordine martinista regolare italiano e hanno ricevuto l'iniziazione, ai diversi gradi martinisti, da iniziatori italiani, ben conosciuti, del medesimo Ordine. Quindi, non hanno seguito la ormai consolidata prassi della "transumanza iniziatica", pratica premiante secondo cui per accaparrarsi un passaggio occorre cambiare Ordine, tantomeno sono stati iniziati da fantomatici iniziatori, semmai stranieri, sconosciuti alla gran parte delle strutture martiniste regolari, sia nazionali sia estere. E questo diventa, sicuramente, un ulteriore carattere distintivo del nostro Ordine e della nostra Gran Maestranza, rispetto ad altre realtà martiniste.
Letti da coloro che si ergono a giudici, solo per non essere giudicati, i delineati tratti identitari possono essere visti non come una nota di merito. Invece, corre l'obbligo di rasserenare i nostri associati che in proposito è stata operata una scelta meditata e mirata, quella cioè di essere solo martinisti, fieri di esserlo, al fine di offrire un perimetro operativo ben delimitato, che pur nella sua specificità è esente da apporti strumentali incerti e da novazioni rituali provenienti da altre realtà iniziatiche, si tratta, quindi, di un corpo rituale che consente, sempre nell'alveo della tradizione, che da ogni diverso seme, splenda il miglior fiore possibile.
Ora una nota personale. All'indomani del completamento delle precisazioni sopra riportate, non ho potuto fare a meno di soffermarmi su un articolo, apparso in occasione dell'equinozio, che contrasta con uno dei principi identitari del N::: V::: O::: ovvero il principio cristiano. Già in altra circostanza era stata affrontata la vexata quaestio, ma evidentemente non è stata compresa o non si è voluto comprendere.
È regola comunemente accettata che quando si discute e non si condividono le stesse idee non debba mai venir meno è il rispetto reciproco. Nel caso specifico, non dovrebbe, meglio, non deve, venir meno il rispetto per gli Ordini rappresentati, il rispetto per le cariche ricoperte, ma soprattutto non deve venir meno il rispetto dell'uomo per l'uomo. Si potrà obiettare che questa sia una condotta di "altri tempi", di persone di "una certa età", di persone d'onore. È vero, verissimo, ma ciò che lascia basiti è che le invettive a cui mi riferisco, puramente gratuite, provengono proprio da persona di "una certa età", di "altri tempi" e che, fina a prova contraria, devo e dobbiamo ritenere persona d'onore, persona che dovrebbe aver maturato una forma di saggezza d'animo che va ben oltre il titolo meramente onorifico di "saggissimo". Ciò che preoccupa, in quanto scritto da persona d'onore, è il livore immotivato che connota l'intero intervento. Quasi parafrasando Shakespeare, chi ha scritto fa notare che un tempo fu "amico, fedele e giusto" verso chi oggi addita: ma lui è uomo d’onore!
Quando non si hanno elementi sufficientemente validi per sostenere le proprie argomentazioni, alcuni finiscono per inveire sull'interlocutore, per offenderlo ledendone la dignità. Ma se l'ignaro interlocutore è un iniziato? Semplice: o è un satanista, intento a svolgere chissà quali nefandezze o è un emissario di qualche organizzazione catto-clericale, di taxilliana memoria, infiltrato per distruggere l'Eggregoro. O l'una o l'altra. Ma andiamo oltre.
Si teorizza, quasi come una shari’ah, che l'Ordine martinista non possa essere cristiano e chi sostiene il contrario non può che essere un emissario catto-clericale. In tal senso mi sento chiamato in causa, in quanto facente parte di un Ordine martinista e della sua Grande Maestranza, connotati da principi cristiani. Ma allo stesso tempo, penso a tutti quegli Ordini martinisti che utilizzano le meditazioni del Sedir, i salmi penitenziali, a coloro che prendono a modello Maitre Philippe, a chi si richiama ad una cavalleria cristiana, per non parlare di quelli ad indirizzo Cohen alle prese con l'Officio dello Spirito Santo. Penso ad Ordini martinisti la cui Gran Maestranza è parte di chiese gnostiche o di ordini templari, mi sovviene il Ventura, il Brunelli e il Cannizzo. Stando quindi alla perplessità dell’autore dell’articolo, mi sorge un dubbio: Saremmo tutti esponenti di sette catto-clericali, in quanto cristiani?
Nel momento in cui scrivo, apprendo di quanto la intemperanza, la cecità mentale e il fanatismo stia colpendo il popolo belga. Ricordo cosa un martinista (?) – di cui certamente i più ricordano l'Ordine di appartenenza– abbia scritto su Facebook all’indomani degli attacchi a Parigi, inneggiando all’azione terroristica appena portata a termine, invettiva ricusata con fermezza e severità tali da far segnalare e eliminare il post.

Faccio parte di una generazione che ancora porta rispetto per persone di "una certa età", in quanto ritengo che da queste si abbia solo e tanto da imparare, ma mi creda, dal suo articolo, carico di acredine e rabbia, mi è davvero difficile riuscire ad imparare qualcosa.

sabato 26 marzo 2016

23 Marzo 2016 - Ecce Quam Bonum numero 9 - Rivista di Studi sul Martinismo e la Via Martinista

Amatissimi Fratelli e Carissimi Amici,

Sperando di non distrurbarvi, per coloro che fossero interessati alla via martinista e ai temi filosofici ed operativi da essa incarnati, è disponibile il numero 9 di ECCE QUAM BONUM.

Link dove poter scaricare la rivista in formato pdf:
http://www.martinismo.net/0.%20ecce%20quam%20bonum/eccequambonum%209.pdf

I temi trattati sono:
Editoriale
Manifesto dell'Ordine Martinista 1921
Specificità del Sovrano Ordine Gnostico Martinista
Un Uomo Seduto
Le Qualificazioni Necessarie
Paul Sèdir
L’Uomo di Desiderio Cantico Secondo: La Luce
La Maschera e il Grembiule
Tempi e Cadenze dell’Associato Incognito
Volontà e Trasmutazione
Brevi Riflessioni sull’Associato Incognito
La Conoscenza di SE’
Pensieri Mistici
Adamo ed Eva.
Il Femminile nella Torà
ET LUX IN TENIBRIS LUCET
Culto e Rito Cataro
I precendenti numeri della rivista sono disponibili a questo indirizzo internet:
indice generale del sito www.martinismo.net 

per informazioni e collaborazioni eremitadaisettenodi@gmail.com

Colgo l'occasione per augurare a voi e a tutti i vostri Cari ed Amati una felice festività Pasquale. 
"Sorgente eterna di tutto ciò che è, Tu che invii ai prevaricatori gli spiriti di errore e di tenebre che li separano dal Tuo amore, invia a colui che ti cerca uno spirito di verità che lo avvicini a Te per sempre. Che il fuoco di questo spirito consumi in me perfino le più piccole tracce del vecchio uomo e che dopo averlo consumato, faccia nascere da questo ammasso di ceneri un nuovo uomo sul quale la Tua mano sacra non disdegni di versare più l'unzione santa." IL FILOSOFO INCOGNITO

lunedì 22 febbraio 2016

Martinismo a Mantova

21 Febbraio 2016, Mantova
E' stato tradizionalmente costituito il gruppo martinista "Longino-Luce" che raccoglierà i fratelli e le sorelle animati da autentico desiderio di reintegrazione.
Fratelli e Sorelle che si riconoscono nell'autentica radice cristiano esoterica che anima e da forma e sostanza al martinismo. Così come indicato dal Filosofo Incognito e dai Maestri Passati.
"Non crediate che le gioie dell'anima siano una chimera, e che ciò che di buono acquisiamo in questa vita sia perduto totalmente. L'anima non muta in nessun modo la sua natura lasciando questo corpo mortale. Se lasciata al male riceve la punizione per questo affondandovi ulteriormente. Ma se ha amato la bontà, ed ha a volte sperimentato la segreta gioia della virtù, parteciperà ad esse in un'estasi crescente. Essa ha conosciuto quaggiù le estasi causate dalla contemplazione delle cose che la trascendono. Sembra che nulla sulla terra possa meritarla come la felicità, sembra persino che i piaceri terreni non abbiano esistenza. Essa può fare affidamento sulle stesse estasi nella regione superiore, ancor di più, può contare su gioie oltre misura e su ininterrotte delizie quando questa parte grossolanamente materiale non ne contaminerà più la purezza. Se è così non trascuriamo la vita; tanto più grande sarà la nostra cura per l'anima ora, migliore sarà il nostro stato nell'esistenza futura." (Il Filosofo Incognito da Opere Postume)


martedì 5 gennaio 2016

Strane Polemiche attorno alla Natura del Martinismo

30 Dicembre 2015


Nella giornata del 27 Dicembre 2015, tramite una forma non consona alla nostra Tradizione, ed utilizzando non  strumento non idoneo, la figura apicale di una struttura martinista, ha commentato un editoriale del Nostro Venerabile Ordine, apparso su Ecce Quam Bonum 8. Riportiamo qui le parole del fratello Aton, in modo che sia chiara la questione:
" Il Natale è già passato e quindi si può non essere del tutto buoni. Ciò mi consente di assumere una veste meno buona di quella che bisogna usare in periodo natalizio e di esaminare e di rispondere, con tale veste, ad un articolo di enorme spessore pubblicato nel numero 8 della rivista di studi Martinisti "Ecce Quam Bonum" e firmato "eremitadaisettenodi" (Il fratello qui si confonde,eremitadaisettenodi@gmail.com è il mio indirizzo postale. Non essendo la nostra docetica e i nostri strumenti divulgativi nella mani di Associati Digitali, ma della Grande Maestranza) e che si trova pubblicata in qualche parte di questo gruppo. In detto articolo si afferma che il Martinismo è un Ordine Iniziatico Cristiano e che niente è possibile rimuovere dal siffatto trinomio. Molto dotta e completa è la spiegazione del perchè il Martinismo sia un Ordine e del perchè sia anche Esoterico; mi permetto quindi di esprimere la mia opinione solo sulla qualifica "cristiano" attribuita al Martinismo. A mio parere gli Ordini Esoterici non possono dirsi legati ad una determinata religione che, per natura, non può essere che essoterica. La religione non è altro che l'applicazione, in un dato territorio e in una data epoca, delle regole apprese attraverso la pratica esoterica. Il cristianesimo è intriso di regole che, attinte dall'ordine cosmico, vengono adattate al popolo in cui tale religione si è diffusa. La maniera di attingere alle regole del cosmo, ovvero alle regole esoteriche valide per tutto il cosmo, è codificata negli strumenti operativi propri dell'Ordine Esoterico che si sceglie di frequentare, nel nostro caso negli strumenti che il Martinismo mette a disposizione. Ciò non toglie però che strumenti necessariamente diversi, pur essi adatti a conoscere l'ordine cosmico, possano essere posseduti dagli altri Ordini Esoterici comprese le religioni rivelate. Fra le religioni rivelate il cristianesimo, del quale vogliamo occuparci in queste osservazioni, ha una parte esoterica riservata solo ai sacerdoti e, nel caso specifico, inizia con il trasferimento dell'ordine sacro, vera e propria Iniziazione riservata ai sacerdoti cristiani. Consta anche di una parte essoterica, riservata ai "fedeli" ai quali si impartiscono, da parte dei religiosi cristiani, quei sacramenti, quali il battesimo, la cresima, ecc. che non conducono ad alcuna conoscenza diretta ma servono solo a trasformare la massa in "fedeli" cioè in esecutori di ordini impartiti dai sacerdoti cristiani e per la loro salvezza. Gli ordini impartiti ai fedeli dovrebbero esser tratti dalla conoscenza, ottenuta dai sacerdoti, delle regole dell'intero cosmo, adattate al popolo cui sono dirette ed in quel preciso momento storico. Dico dovrebbero in quanto spesso si verifica che dette norme vengono "completate" con altre che le gerarchie cristiane, specie quelle che dalla primitiva religiosità si sono allontanati come per esempio i cattolici, impartiscono solo perchè utili alla diffusione o alla conservazione del potere materiale che l'organizzazione religiosa ha senza dubbio dato loro.  Torniamo adesso a ciò che ha provocato questo intervento; alla etichettatura cristiana dell'Ordine Martinista. Se ammettessimo l'essenza cristiana del Martinismo dovremmo ritenere gli strumenti operativi martinisti tratti da rituali e dalla simbologia cristiana, ovvero dalla parte esoterica della simbologia cristiana. Ma gli strumenti operativi cristiani, cioè gli strumenti che portano alla conoscenza i sacerdoti cristiani, noi non li conosciamo. Conosciamo solo il risultato che, con detti strumenti, le gerarchie cristiane dicono di aver conseguito. Tali strumenti non possono essere conosciuti da chi non è stato iniziato, cioè ha ricevuto l'ordine sacro, al cristianesimo così come gli strumenti martinisti sono conosciuti solo dai Martinisti e gli strumenti Massonici solo dai Massoni. E dico questo in quanto, come tutti coloro che percorrono la via esoterica, mi è stato detto che, tranne gli strumenti di base utili per liberare l'uomo dalle scorie accumulate dopo la nascita, operazione essenziale per giungere alla conoscenza, gli strumenti........si ricevono, e non dagli uomini. Tali strumenti, fra l'altro, sono specifici della via che si percorre. Sarebbe inutile e forse anche dannoso, avvalersi del sincretismo nell'uso di strumenti operativi. Ed allora? Se considerassimo il Martinismo esoterismo cristiano dovremmo ammettere di adoperare solo gli strumenti che i cristiani voglio farci conoscere, ovvero strumenti non operativi, buoni solo ( e non sempre) a pervenire al significato letterale o morale del simbolo. Faremmo cioè come dice Giacomo Tallone; resteremmo fermi al primo passo sulla via iniziatica. Ed allora, più che di Ordine Esoterico Cristiano io mi permetto di definire il Martinismo un Ordine Esoterico che manifesta i suoi benefici influssi su tutti gli uomini, compresi i Cristiani. In sostanza lo rende cosciente del beneficio che la conoscenza ottenuta con strumenti martinisti apporta alla sostanza delle norme relative anche cristiane e si attiene a norme essoteriche cristiane modificate, o meglio adattate, con il frutto della conoscenza esoterica acquisita con strumenti Martinisti. Trascura, naturalmente non condividendole o ritenendole superflue, le norme dai sacerdoti aggiunte per la diffusione o la conservazione del loro potere. mi sia consentito, per finire, aggiungere che mi lasciano molto perplesso due affermazioni contenute nell'articolo della rivista "Ecce Quam Bonum". La prima è relativa al libro sacro. Intanto vi è da dire che non in tutte le Logge Martiniste esso è presente. In ogni caso ritengo di poter dire che se tale libro è presente in una Loggia di un Ordine Esoterico, lo stesso deve richiamare la parte del libro riconducibile all'esoterismo e non quella riconducibile all'essoterismo. Che quest'ultima si diversa per i vari popoli e nei diversi tempi non solo è giusto ma è anche necessario altrimenti avremmo norme valide per orientali, africani, occidentali ecc. E ciò, se si tiene conto della morfologia dell'individuo adatta al luogo in cui vive, sarebbe impossibile. Come sarebbe impossibile se le stesse norme fossero vigenti nelle varie epoche. Ciò che bisogna accuratamente evitare, e ciò il vero Iniziato lo sa fare bene, è ciò che divide fra le varie religioni, ciò che uomini, anche religiosi che non hanno conosciuto, pretendono di imporre ai propri simili solo per favorire il loro potere le proprie necessità. Altra piccola osservazione che credo però sia frutto di un "lapsus calami" dell'estensore dell'articolo nella rivista Ecce Quam Bonum", è opportuno farla in quanto nello stesso articolo si dice che il Martinista non Cristiano non può essere accolto fra le fila dell'Ordine, o almeno del Sovrano Ordine Gnostico Martinista. Non mi permetto di entrare nel merito del criterio di selezione di altri Ordini Martinisti. È solo che questa norma non riesco a comprenderla essendo io un credente e non un religioso"
Terminata l'analisi dell'aspetto formale, che già basterebbe per inquadrare dipinto e pittore, scendiamo adesso nella sostanza della cosa. La quale, tenuto conto dell'evidenza pubblica e social conferita, assume risvolti decisamente perniciosi in quanto gettono grave confusione fra gli associati al N.V.O e sui profani.
La questione che ha dato "uggia" al fratello è inerente alla radice cristiana del martinismo. Cosa in se e per se universalmente acclarata e consolidata (nota1). Chiara anche per lo stesso fratello, che nel lontanissimo 27 Settembre 2014, ebbe a firmare un Protocollo del Martinismo Italianohttp://www.fuocosacro.com/pagine/maestri/protocollo%20fratellanza%20martinista%20italiana.htm . Protocollo che ben conosciamo, essendo stati noi a contribuirne alla forma e alla sostanza del medesimo, mentre altri si sono solamente accodati, dimostrabile tramite documento con data certa.
dove si ribadivano alcuni punti estremamente semplici:
1. l'Ordine Martinista è stato fondato da Papus
2. E' centrale, nel martinismo, la Tradizione Cristiana, senza però escludere (ovviamente se la prima è centrale le altre sono collaterali) ogni altra tradizione religiosa o spirituale.
Sul punto primo, immagino, che il fratello potrebbe dire, in quanto lo ha già detto, che sa bene che il fondatore del moderno Ordine Martinista è stato Papus, ma che gli strumenti sono del Filosofo Incognito e di Martinez. Peccato che per quanto concerne il secondo gli strumenti sono raccolti, in modo variegato ed articolato, nel deposito rituale degli Eletti Cohen, che niente a che confondersi con quello martinista. L’Ordine del Martinez lavora su due piani diversi. La parte esteriore opera nei primi tre gradi della Libera Muratoria Azzurra (apprendista, compagno, e maestro) da cui sono attinti gli elementi ritenuti maggiormente qualificati per le operazioni degli altri gradi. Questi sono poi ammessi ai quattro gradi della Classe del Portico (Apprendista Cohen, Compagno Cohen,  Maestro Cohen, Maestro Speciale Cohen), ed infine alla terza classe detta “Classe del Tempio” (Maestro Eletto Cohen, Grande Maestro Cohen, Grande Architetto, Grande Eletto di Zorobabele). Terminate le classi rituali, chi deteneva determinate qualifiche, accedeva ad una classe segreta detta “Réau-Croix”. Dove l’Adepto, a seguito di complessi riti di purificazione e preghiera che culminavano in un grande rituale teurgico, doveva essere investito dalla Chose (la manifestazione divina) delle chiavi di passo che ne certificassero la preparazione e la finalizzazione spirituale ed iniziatica di tutto il suo percorso massonico e teurgico. Il martinismo lavora su tre gradi, che da un lato non si innestano sopra i gradi della massoneria azzurra, e dall'altro non poggiano su nessun Capitolo o Corpo Rituale. Lo stesso Willermoz, allievo anch'esso di Martinez, diede vita ad un corpo rituale massonico, e non ad una fratellanza o Ordine disgiunto dal perimetro libero muratorio. Oggi, in Francia come in Italia, gruppi qualificati di Eletti Cohen stanno rileggendo e reinterpretando la dottrina del Martinez non tanto in chiave cabalistica, quanto piuttosto gnostica. Del resto i rituali che provengono dal Martinez che tipologia e che natura hanno ? Quale il quadro di riferimento ? Riporto per meglio chiarire due questioni. La prima riconducibile all'esigenza degli Eletti Cohen del Martinez (sposato con rito cattolico romano, e non protestante come qualcuno ha da dire) pretendeva che i suoi "Liberi Muratori Cohen" partecipassero alla funzioni religiose e prendessero l'eucarestia prima di ogni operazione. La seconda relativa alla sostanza della loro ritualità, dove riporto una preghiera in uso in tale Ordine :Nel Nome dell'Eterno: Amen, Amen, Amen, Amen.O Verbo Divino! O Gesù! O Salvatore del mondo! mi unisco in quest'ora ed in questo istante a tuttigli Spiriti della Creazione che compongono la Tua celeste Corte; ed in questo momento in cui Tu percorri tutti i cerchi dell'Universo, per manifestarvi la Tua gloria, la Tua giustizia e la Tua misericordia, rinnovano con ammirevole armonia questo Cantico: "Santo! Santo! Santo il Signore,Dio degli eserciti! I cieli e la terra sono pieni della Tua gloria. Osanna nell'alto dei cieli!Che nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nel Cielo, sulla terra e negli inferi; e che ogni lingua professi che Nostro Signore Gesù-Cristo è nella gloria di Dio suo Padre. Amen!Signore, apri le mie labbra, e la mia bocca proclamerà le Tue lodi.O Dio, vieni in mio soccorso; Signore, affrettati a soccorrermi. Sia gloria al Padre, al Figlio ed alloSpirito Santo, com'era in principio, com'è ora e sempre sarà nei secoli dei secoli. Amen.O Verbo Divino! O Gesù! O Salvatore del mondo, mi unisco in quest'ora ed in questo istante a tuttigli spiriti della creazione che compongono la Tua celeste corte; e che in questo momento in cui Tu percorri tutti i cerchi dell'universo per manifestarvi la Tua gloria, la Tua giustizia e la Tuamisericordia, ripetono con ammirevole armonia questo Cantico:SANTO! SANTO! SANTO IL SIGNORE, IL DIO DEGLI ESERCITI: I CIELI E LA TERRA SONO PIENI DELLA TUA GLORIA: OSANNA NELL'ALTO DEI CIELI." Mi fermo per spirito di fratellanza, non volendo ancora insistere su tali evidenze, per colui che desiderasse ulteriori approfondimenti può visionare questaraccolta di cristianissime preghiere Cohen.
Per quanto riguarda il Filosofo Incognito gli strumenti utilizzati erano la riflessione filosofica e la preghiera. Da ciò chiaramente si desume dalla lettura di Chaptal  (praticamente contemporaneo del Filosofo Incognito). Inoltre invito anche a leggere il Trattato sul Ministero dell'Uomo di Spirito, sempre del Filosofo Incognito, dov'è magistralmente affrontata la questione della differenza fra cristianesimo e cattolicesimo. Inoltre lo stesso Louis Claude de Saint-Martin ebbe notevoli perplessità all'utilizzo del sistema teurgico del Martinez, prediligendo diversa strada. Solamente la persona più sprovveduta, o in malafede, potrebbe sostenere che il Filosofo Incognito non trovasse nella centralità della figura del Cristo, l'elemento necessario ed indispensabile per operare la reintegrazione. Purtroppo il Filosofo Incognito è spesso trascurato proprio da coloro che pretendono di essere martinisti. 
Quindi dobbiamo concludere che nel caso gli strumenti martinisti abbiano radice nel Teurgo di Lione o nel FIlosofo Incognito, questi hanno forma e sostanza cristiana.  Purtroppo queste non sono opinioni, dettate da una volontà di mettersi in evidenza, questa è verità storica, facilmente acquisibile per colui che antepone la Tradizione al proprio Ego. Vogliamo qui offrire alcune biografie, che meglio permettono di comprendere la natura dei due Maestri, al lettore estraneo al nostro perimetro, come a coloro, che pur facendone parte, non sono eruditi nei fondamentali storici del nostro Ordine.
Il fratello fa poi una strana confusione fra Cristianesimo e Religione Cristiana, sostenendo che non ci appartengono gli strumenti della classe sacerdotale. Fermo restando che ormai dall'ottocento tutti hanno ben chiaro, o dovrebbero avere ben chiaro, cosa differenzia una forma spirituale da una forma religiosa (semplicemente diremo che il rapporto fra i due fenomeni è equiparabile alla differenza fra contenuto e contenitore. Comprendo che anche questo è concetto piuttosto difficile da far comprendere agli anticristiani militanti, ai cercatori di patenti e prebende, e a chi sostituisce la docetica con raccolte di affermazioni). Visto che noi ci richiamiamo alla prima e non alla seconda, basti dire che da una semplice lettura dei Vangeli, scaturisce la dimensione di infusione spirituale ed apostolica che noi martinisti richiamiamo. Buffo poi che nel perseverare di tale errore, il fratello, o chi per lui, narra:" a proposito: di quale cristianesimo si parlerebbe? cattolico? ortodosso alla Amadou? protestante alla Martinez? rosacrociano alla Bohme? " A prescindere ancora l'infantile errore fra cristianesimo e cattolicesimo, il fatto che ognuno di questi personaggi che hanno interpretato il martinismo si dichiarassero cristiani, assieme ai due Papus, al Martinez, al Bricaud, al Sacchi, ecc.. ecc.., dovrebbe suggerire che essi riconoscevano nella funzione Archica del Cristianesimo, il vettore e la linfa vitale del martinismo. Ovviamente il fratello, o chi per lui, si chiede a quale cristianesimo ci riferiamo. Ci riferiamo a quel cristianesimo che precede, come ogni forma spirituale precede, ogni forma religiosa. La cui narrazione il Sacrificio, il Dio che diviene Uomo, i suoi simboli e nomi(la croce, il nome del Cristo, INRI, ecc.. ecc..) vivono all'interno dei nostri rituali, e da cui traiamo comunione verticale. Ovviamente questiono difficili da far comprendere a colui o coloro, che offrono chiavi di lettura tese a giustificare a posteriori, la propria vita, o a priori tesi con cui costruirsi palchi di gloria effimera.
Tralasciando però siffatte argomentazioni, che potrebbe risultare indigeste per taluni, la conclusione del fratello è che i nostri strumenti sono  di derivazione ebraica . Buffo non sono cristiani perchè non abbiamo la possibilità di accedere a tali strumenti, ma sono ebraici perchè a tali strumenti accediamo ? Sa il fratello il percorso che dovrebbe fare in ambito ebraico ortodosso solamente per vedere dallo spioncino la Torah? Sai che i sacerdoti nel Tempio ufficiavano lontano dagli occhi del popolo ? No non lo sa, forse qualche grado di altro corpo rituale fa credere ai più di essere Sacerdoti in grado dell'Unità. Provi a spendere tale titolo all'interno di altri consensi iniziatici, e vediamo se questi comprendono tale unità. Comunque  quali sono questi strumenti di derivazione ebraica ?! Mistero..... Mi risulta, invece, che gli strumenti martinisti sono: un rituale giornaliero variamente articolato con Salmi tratti dalla Bibbia in latino. Una purificazione mensile ( con rimandi alla tradizione ermetica rinascimentale e cristiana), un rituale di luna piena (che nel nostro ordine è un percorso di quattro rituali) con una strutturazione ampiamente variegata nella forma, ed infine un solstiziale ed un equinoziale che affondano nella tradizione teurgica salomonica, e nella matrice gnostica eucaristica. Altro non mi è dato di sapere, si vede che il fratello ha dei rituali a noi sconosciuti. Ancora dati esatti sono qui riportati, e non fantastiche affermazioni. Se volessimo procedere lungo la china, sbagliata, imboccata dal fratello attorno alla confusione religiosa, possiamo certamente affermare che alcuni di noi possiedono delle qualificazioni sacerdotali apostoliche, in virtù dei rami collaterali provenienti dalle chiese minori apostoliche ed erranti. Questione questa assai diversa da quella della Chiesa fantasmagorica del Doniel. Tali rami, innestati al tempo del Bricaud, ci permettono in potenza di attivare il patrimonio sacramentale. Ovviamente bisogna avere le qualificazioni formali e sostanziali per poter procedere lungo tale via. Purtroppo, per lui, mentre è evidente la continuità nella forma e nella sostanza del cristianesimo, niente della contiguità spirituale e religiosa dell'ebraismo abbiamo. Dimentica forse l'erudito fratello che proprio nel rituale di loggia, della sua struttura, vi è menzione al fatto che (cito in modo volutamente non sincrono) i nostri rituali niente avranno a che fare con quelli degli ebrei, ecc... ecc... ? (parole del Filosofo Incognito). Cos'è ? Ci dimentichiamo per far polemica, quanto ogni giorno si dovrebbe interpretare a livello rituale? Chiaramente suggeriscano, anche al più ottuso, una verità fondamentale, che lo stesso Louis Claude de Saint-Martin più volte richiama, anche nel suo scritto, PER COLORO CHE LO HANNO LETTO, l'ELEVAZIONE DEL NOME DIVINO. Questa verità è di un tralasciare alle spalle proprio una determinata dimensione rituale e spirituale, e di completarla reintegrandola e trasformandola completamente.
Se quanto sopra non bastasse va ricordata la sua firma in CALCE, sempre nel lontano 17-18 Ottobre 2015, alla bolla di fondazione del N:::V:::O:::: In cui si recita testualmente il SOVRANO ORDINE GNOSTICO MARTINISTA è ORDINE CRISTIANO ED INIZIATICO, senza se, senza ma, senza però. Bolla consultabile a questo indirizzo, che riportiamo privata dei nomi degli 11 firmatari. Dove come secondo nominativo risulta proprio il nostro Caro Fratello. Posso assicurare che nessuna costrizione è stata fatta al fratello in sede di firma, anzi ricordo come gentilmente abbia invitato i suoi fratelli presenti a firmare in retro la bolla. Aveva letto? Avevano letto? Oppure si è lasciato trasportare dall'aria del momento?
Ora il fratello potrà dire che la firma è stata un gesto di cortesia, e sostenere che è opinione che il martinismo sia cristiano. Purtroppo un Ordine Iniziatico non vive di Opinioni, ma di docetica. Al contempo un Ordine che si definisce martinista significa che ha scelto le forme, gli statuti e i regolamenti tipici del martinismo. Infine un iniziato, quando appone la firma "magica" non compie gesti di cortesia, ma gesti di volontà. Ecco forse il problema è proprio questo, un diverso modo di intendere cosa è e cosa non è iniziatico e docetico.
Quanto sopra riportato basterebbe a tratteggiare lo stato delle cose, ma volendo offrire qualche spunto di riflessione ,  mi permetto alcune osservazioni:
Nella sua perseveranza successiva, egli cita le costituzioni di Flamelicus dell'Ordine Martinista. Purtroppo si ignora,o si fa finta di ignorare, che tali costituzioni,variamente poi rivedute dai successivi Gran Maestri di quella Filiazione Martinista, postulano come elemento centrale, in ossequio alla totale convergenza dell'Ordine Martinista Italiano nei confronti del martinismo papusiano, che "L'Ordine Martinista è un Ordine CRISTIANO (che ovviamente NON vuol dire minimamente "cattolico", anche se purtroppo a molti non è ben chiara la difformità fra Forma Spirituale e Forma Religiosa, e per amore di tali persone riporto una breve nota finale(2) ). L'elemento centrale, dell'Opera Martinista, è costituito dal Riparatore (ovvero Nostro Signore Gesù Cristo,visto che è, appunto, con il nome di "Riparatore" che lo appella L.C.d.S.M.). Tale centralità è raccolta nella formula pentagrammatica, o nome pentagrammatico, che vedo ancora essere utilizzato dal caro estensore dell'articolo in oggetto, e di cui rimando a nota margine (3).
La professione di armoniosa risonanza verso il Martinismo papussiano fu poi definitivamente pronunciata nel 1965 allorquando l'Ordine Martinista,nella persona del Suo G.M.O. U.Zasio (Artephius) firmò un Fraterno Trattato di Amicizia con il CRISTIANISSIMO Ordre Martiniste Universel di Philippe Encausse il quale,lo precisiamo,fu chiamato Philippe dal padre (ovvero Papus) in ossequio al mistico e taumaturgo CRISTIANO Maitre Philippe Maestro spirituale non solo di Papus ma anche di Teder,Sedir,Haven,Adam,ovvero i più importanti membri del primo Supremo Consiglio dell'Ordre Martiniste.
Davvero un autogol, di rara perizia, risulta essere la seguente affermazione: "Tutte queste ragioni espresse in breve necessariamente ci portano a sottoscrivere in pieno quanto il Gran Maestro del Martinismo svizzero, Tripet, ebbe a rispondere ad una circolare di Papus (figlio) del 5 aprile 1968 con la quale si obbligavano i Martinisti: 1. alla credenza nella divinità di Gesù Cristo; 2. alla recita del "Pater" nelle riunioni di gruppo. Nella lettera (in risposta a detta circolare) del 14 aprile 1968 il F. Tripet dava una esauriente risposta delle ragioni che lo portavano a non accettare tali imposizioni."Forse coloro che sparano tali notizie,maldestramente ricopiate dagli scritti di Brunelli ignorano che a seguito di tali dichiarazioni il Tripet fu escluso dalla Federazione Martinista di Filiazione Papussiana (che raccoglie circa l'80% dei Martinisti del mondo) e ciò determinò la quasi completa scomparsa del Martinismo in Svizzera! Ignorano i "tifosi"dell'"anticristianesimo martinista" che la maggior parte degli Ordini Martinisti che operano in Italia sono costituiti da 4 gatti e che in Francia l'Ordine Martinista vanta migliaia di affiliati la maggior parte dei quali sono cattolici praticanti e che per il Martinismo francese, "un Ordine Martinista che non sia cristiano NON è un Ordine Martinista". Infine ignorano che la diffidenza di buona parte del Martinismo francese e di molti altri paesi verso il martinismo italiano è proprio dovuto ad alcune derive"pitagorico-pagan-evoliane"di certi ambienti di frangia. Degli eterni fuori posto dell'iniziazione, che vagheggiano il ricollegamento con eggregori morti e sepolti da millenni, che in forza della loro genesi eterodossa ed eterogenea tendono a frammischiare continuamente depositi, concetti, simboli e strumenti. La benchè minima conoscenza della storia recente del martinismo italiano, dovrebbe inoltre invitare a riflettere sul come e sul perchè il successore del Fratello Nebo, al momento di scegliere il nome del nuovo Ordine, lo individuò nel nome dell'Ordine di Philippe Encausse (E CERTO NON PER SVISTA, ATTRIBUENDOSI NOME DI ORDINE MARTINISTA GIA' ESISTENTE E GIA' OPERANTE), ed ancora come mai procedette ad una revisione e sfrondamento dei rituali facenti parte del corpo docetico di tale Ordine ?! Questioni che andrebbero affrontate con maggiore formazione ed attenzione specifica, e non attraverso lo sventolamento di asserzioni di massima atte a raccogliere il plauso di un volgo estraneo alle nostre forme e sostanze.
Del resto nei rituali di loggia del caro fratello non sono fortemente presenti richiami alla sola tradizione ermetico o esoterica cristiana ? Misteri della ragione, la quale può essere bestia più bizzarra della fede. Del resto il caro fratello conclude dicendo che è uomo di credo e non di religione. Belle parole, peccato che non sappiamo a chi si riferisca quando parla di religione. Io preferisco essere uomo di conoscenza e non di credenza (specie quando mal riposta) .
Un fantasioso fratello ha scritto della necessità di ricercare aperture internazionali. Mi permetto di far notare al fratello che in base ai miei rapporti, pregressi e odierni con la realtà martinista internazionale (Romania/Francia/Brasile/Venezuela) sussiste sempre e comunque, nel martinismo regolare, un duplice comun denominatore: l'Ordine Martinista è stato creato da Papus (raccogliendo la forma e la sostanza di un pregresso che trova ed affonda le proprie radici in mistici ed esoteristi cristiani), e l'Ordine Martinista è Ordine Cristiano Iniziatico (come potrà evincere dalla lettura dei manifesti delle varie strutture operanti all'Estero). Concludo con tre osservazioni:
(a) Se la maggioranza delle strutture martiniste concordano su alcuni punti immodificabili attorno alla nostra genesi un motivo ci sarà. E tale motivo non risiede in qualche ottusità generale, ma nella cagione stessa della nostra iniziazione e progressione. Il martinismo non ha fine in un rituale, che qualcuno costantemente mendica, bensì in una radice, che trova amplificazione in un corpo rituale e docetico, tesa ad una progressione. Questa radice è cristiana.
(b) Dove sono finiti i vari assertori di una non centralità della tradizione cristiana del martinismo ? Cosa ci hanno lasciato ? Dove sono le loro strutture? Come sono stati accolti nella tanto ricercata comunità martinista ? Silenzio. Pure i loro figli spirituali hanno provveduto a riformare i loro lasciti, e sfrondarne i depositi.
(c) Volendo e dovendo scegliere come Luce dei Maestri Passati da un lato Martinez, Louis Claude de Saint-Martin, Bohme, Papus padre e Papus figlio, Maitre Philippe, Sacchi, ecc ecc... e le elucubrazioni sospese fra il relativismo di una certa libera muratoria, e la fantasia di una certa teosofia, di cui alcuni sono impregnati, posso assicurare, che nella vita decisione più facile giammai ho preso. Per cui essere definiti da questi confusi maestri "parrocchia di periferia", mi procura un gran sorriso, ed al contempo è indicativo del livello di comprensione delle cose maturato in certi ambiti. Del resto non mi stancherò mai di dirlo. Quando ci indirizziamo verso una struttura iniziatica, sarebbe necessario chiedersi da dove essa nasce. E' portatrice di una reale continuità iniziatica, è espressione di un peculiare e armonico deposito docetico e rituale, oppure è frutto dell'EGO di separazione e frattura, di espulsioni, o genesi capziose ?! Nel caso che niente vi sia di peculiare, o in assenza di reale continuità, forse sarebbe meglio sciogliersi e confluire, se ammessi (ovviamente) verso strutture similari sotto un profilo docetico e rituale. Ovviamente questo non verrà mai fatto... ma anche ciò dovrebbe far suonare un campanello di allarme.
Il Martinismo è Ordine Iniziatico Cristiano la nostra non è opinione è docetica. Chiunque abbia diversa idea, è ben libero di esprimerla, ma è pregato di non usare la nostra immagine per dare lustro e risalto alle proprie opinioni. Al contempo il martinismo non è una teosofia ricca o una massoneria ricca: un luogo dove dissertare fra uomini di dubbio. Bensì un luogo di opera per uomini di desiderio. Del resto so bene che anche quanto scritto sarà opportunamente portato a suo vantaggio onde cercare una qualche forma di maestosa autocelebrazione (così come per la questione delle donne al quarto, le quali in molti ordini sono presenti già da prima dell'associazione al martinismo del fratello: quindi difficilmente se ne può prendere merito filosofico o ideologico), ma tanto dovevamo dire. Perchè gli assertori di idea diversa, invece di proporre nei modi e nei tempi, un dialogo docetico con TUTTE le strutture presenti, ricorrono al social per aggredire le altrui posizioni, e poi come vittime corrono a cercare sostegno ? Semplicemente perchè non sono interessati a convergenze, o elaborazioni docetiche, ma solamente al lustro personale, e al plauso occasionale.
Purtroppo a genesi eterogenea, fa seguito una formazione eterodossa.
Note:
(1) il Martinismo è Ordine Iniziatico Cristiano
(2) La forma religiosa rappresenta la contingenza storica e culturale in cui si è incarnato, per rendere divulgabile in forma essoterica un messaggio spirituale che affonda la propria sostanza nella radice metafisica.  La forma spirituale rappresenta l'elemento concettuale e vivificante della forma religiosa: l'elemento metastorico e sottile a cui tramite i nostri RITUALI intendiamo verticalmente ricollegarci. Il concetto è per sua natura uno e metastorico, e le ‘rappresentazioni’ sono i tentativi storici, culturali di rendere sensibile quello che sensibile non è. 
(3)L'elevazione del Nome Divino 

(4) La formula pentagrammatica