domenica 2 ottobre 2016

Storia del Sovrano Ordine Gnostico Martinista

"Sorgente eterna di tutto ciò che è, Tu che invii ai prevaricatori gli spiriti di errore e di tenebre che li separano dal Tuo amore, invia a colui che ti cerca uno spirito di verità che lo avvicini a Te per sempre. Che il fuoco di questo spirito consumi in me perfino le più piccole tracce del vecchio uomo e che dopo averlo consumato, faccia nascere da questo ammasso di ceneri un nuovo uomo sul quale la Tua mano sacra non disdegni di versare più l'unzione santa." Il Filosofo Incognito

La solenne data di nascita del Sovrano Ordine Gnostico Martinista è il 26 Ottobre 2015. Tale sacrale momento è frutto dell'armoniosa opera di 11 Superiori Incogniti Iniziatori, che si sono riconosciuti negli Ideali scolpiti nella Bolla di Fondazione. Tale accadimento ha rappresentato un momento di vera fratellanza, in quanto S:::I:::I:::, espressione di ogni filiazione della scuola martinista italica, hanno deciso di operare assieme in un reale momento di riaggregazione e consolidamento dell'eggregore martinista. Conferendo nel deposito del Nostro Venerabile Ordine la totalità dei depositi rituali e docetici del martinismo italiano. Vedremo adesso quelle che sono state le tradizionali e necessarie tappe sono state percorse, per giungere alla costituzione di questa Casa dei Fratelli.
E' qui riportato un estratto dal discorso "Sullo Stato delle Cose" del Grande Maestro del Sovrano Ordine Gnostico Martinista, che affresca quella che è stata la genesi del Nostro Venerabile Ordine.
"Fratelli miei ricordo ancora quel 26 gennaio 2013, che mi vide giungere nel nebbioso ed umido Piemonte. Al termine di un lungo e solitario viaggio con ironia mi domandai:" Era Alessandria d’Egitto o Alessandria in Piemonte il luogo dove si riunivano gli gnostici ?!". Eppure quel giorno, ancora non lo sapevo, aveva inizio la storia del Convivium Gnostico Martinista.
Spinto unicamente dal desiderio di riabbracciare sorelle desiderose di riprendere il camino interrotto, e mosso dall’obbligo innanzi ai Venerati Maestri Passati di portare la luce a colui che sarebbe divenuto il nostro primo Associato, posi la prima pietra su cui poi è stato edificato, nei temi e nelle forme consone alla Tradizione, il Nostro Venerabile Ordine: il Sovrano Ordine Gnostico Martinista.
Da quel giorno gli eventi si sono succeduti con forza, imponendoci di gestire situazioni impreviste, e di crescere come iniziati e come pastori. Eventi, non sempre fausti che ci hanno obbligato ad operare delle scelte spesso dolorose. Carissimi fratelli lo spazio che oggi voi condividete e che vi permette di essere Associati, Iniziati, Superiori, ed Iniziatori inseriti in una nobile e vitale catena è frutto non solo di Giustizia, ma anche di Forza, così come ogni giorno viene ricordato durante l’esecuzione della croce cabalistica nel vostro rituale giornaliero dalle sephirot Ghedullah e Geburah (asse orizzontale).
Da tale momento, sicuramente sotto il benevolo sguardo di qualche Maestro Passato, non trascorreva tornata di loggia senza che un nuovo fratello venisse accolto. Questa costante linfa vitale determina, il 22 giugno 2013, la costituzione della Loggia Louis Claude de Saint-Martin ad Alessandria, retta dall’amata sorella Aspasia. Congiuntamente si vengono a sviluppare una serie di relazioni fraterne ed amichevoli con altre strutture martiniste, che senza niente chiederci e senza niente pretendere ci usarono l'onore della loro vicinanza spirituale. Ricordo ad esempio la data dell'11 agosto 2013, quando il Grande Maestro dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen, Aaron, con spirito fraterno, ci invita ad una tornata a Cairo Montenotte. Visita che è stata ricambiata alcuni mesi dopo, con la solenne partecipazione di alcuni S:::I:::I::: di tale rispettabile Ordine alla nostra Loggia in Alessandria. Successivamente, sempre nell’Agosto 2013, il mio caro Iniziatore mi contatta per chiedermi se potevo assumermi l’ONERE di alcuni fratelli della sua catena in Toscana. Con spirito di servizio ho accettato, ed essi hanno contribuito alla nascita, il 12 Gennaio 2014, della Loggia Abraxas, oggi Grande Montagna, del N:::V:::O.
Il 2014 vede il Convivium Gnostico Martinista fra i primi promotori della Conferenza di Padova "ATTUALITA' DEL MESSAGGIO MARTINISTA NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA", momento inizialmente aggregativo di alcune realtà martiniste italiane, che ha portato alla realizzazione di una Carta di Intenti del Martinismo Italiano, e successivamente alla nascita della Fratellanza Martinista Italiana. Grande per me è stata l’emozione di trovarmi all’oriente con il mio primo Iniziatore, ed assieme ad altri Grandi Maestri del martinismo italiano. Ricordo ancora in nostro enorme lavoro, provato da corrispondenza e da documenti con data certa, profuso nella realizzazione del Protocollo sul Martinismo Italiano e sulla Lettera di Intenti, così come la diplomazia necessaria per raccogliere attorno ad esso sette ordini martinisti: OMEIO, Ordine Martinista filiazione Aldebaran/Virgilius/Arturus, Ordine Martinista Mediterraneo, L'Unione Martinista, Antico Ordine Martinista, Ordine Martinista Tradizionale filiazione Cannizzo, e il Convivium Gnostico Martinista. Al contempo ricordo con dolore il rapido sgretolamento di questa compagine (vuoi per fraintendimenti, vuoi inerzia programmatica, vuoi per motivi interni ai vari Ordini, vuoi per questioni estranee al nostro perimetro). L'enorme mole di documentazione in nostro possesso, attorno a quei concitati momenti, sospesi fra fraterna esaltazione e triste riflessione sulla condizione umana, ci permettono di guardare serenamente alle molteplici illazioni, e revisioni, spesso in atto. E' bene sottolineare che in tale occasione abbiamo provveduto a rafforzare la nostra filiazione sia con la legittima investitura, in testa alla mia persona, di alcune linee iniziatiche martiniste italiane ed europee, sia grazie alla realizzazione di un trattato di fraterna amicizia con l'Ordine Martinista Tradizionale filiazione Cannizzo, di cui fui inseguito  insignito del grado di Grande Maestro Aggiunto, rappresentato dalla persona del suo Grande Maestro ATON. L'aver esercitato il ruolo di promotori dell'iniziativa, e di segretari della FMI, ci ha concesso l'opportunità di intessere numerose relazioni che hanno condotto il NVO a quella centralità divulgativa e di indirizzo che è oggi inconfutabile per la sua evidenza.
Terminata la fase congressuale di Padova, il 27 Settembre nasce la Loggia Silentium in Pescara, retta dal nostro amatissimo fratello Iperion. E' stato sicuramente un piacere per me accoglierlo nella nostra nascente casa iniziatica, in quanto fu uno dei primi volti che intravidi in occasione del mio primo Congresso Martinista dell'Ordine Martinista Universale, che frequentai in qualità di associato a Roma.
Il 13 Febbraio 2015 viene emanata la bolla di fondazione della nostra quarta loggia (la Stanislas de Guita a Bari), espressione di una ricchezza di associazioni e di fecondità iniziatica nella terra di Puglia. Purtroppo, nel Maggio del 2015, verificata l'impossibilità di procedere ad una normalizzazione di alcuni rapporti, e l'impossibilità di attuare la parte sostanziale e programmatica del protocollo sottoscritto, e di cui siamo largamente gli estensori, con prova documentale a nostro favore, sono compiuti una serie di atti formali fra cui la rinuncia al seggio in segreteria della FMI, il congelamento dell'appartenenza ad essa, ed infine la definitiva uscita da tale struttura associativa. Uscita senza clamore, e con l'augurio di buon proseguimento per i nostri precedenti compagni di viaggio.
Se corvi e gufi inizialmente suggerivano che ciò avrebbe determinato un indebolimento della nostra posizione, la trasparenza delle motivazione, il sostegno dei Venerati Maestri Passati, e la nostra forte capacità comunicativa e divulgativa, ci hanno permesso di riportare nuovamente in posizione centrale al panorama martinistico italiano il Convivium Gnostico Martinista. Liberi da una serie di necessità e contingenze diplomatiche, la nostra azione ha ripreso vigore portando numerose associazioni, alla nascita di nuovi gruppi di fratelli e sorelle, e alla creazione di nuovi rapporti, che oggi sono spiritualmente e fisicamente presenti a questo nostro Congresso Nazionale. Ricordate fratelli miei, un albero muta la chioma al mutar della stagione, ma non per questo muore: anzi tale cambiamento è eterno simbolo di vitalità.
Nell'Agosto del 2015 viene pubblicato il libro "Martinismo e Via Martinista" testo, a detta di molti, innovativo per il martinismo italiano, in quanto ben lungi dall'essere una semplice collezione di date e di ruggini fra Grandi Maestri, ha voluto rappresentare un luogo dove riflettere attorno ad alcuni elementi che caratterizzano e danno identità all'Essere Martinisti. Al contempo esso rappresenta un tentativo di liberare il nostro perimetro docetico ed iniziatico da una serie di corbellerie, superstizioni e pruriti che sembrano purtroppo albergare nelle menti di tanti nostri fratelli. Riteniamo che l'azione martinsita non si esaurisca in un lavoro individuale, che per quanto importante e necessario, sarebbe inevitabilmente fine a se stesso qualora non sia rivolto anche alla preservazione della nostra tradizione, e nell'attiva testimonianza della stessa. Ecco perchè è proprio la divulgazione uno dei pilastri su cui si fonda il Tempio del Nostro Venerabile Ordine:
Primo Pilastro: la trasmissione dell'iniziazione martinsita
Secondo Pilastro: la difesa dei depositi martinisti, e la sua identità di Ordine Iniziatico Cristiano.
Terzo Pilastro: la corretta divulgazione
I quali esercitano la propria armonica possanza, e la rimozione di uno dei medesimi porterebbe a snaturare ed indebolire l'intera costruzione filosofica, rituale ed eggregorica.

Giungiamo infine al nostro Congresso Nazionale del 16-17 Ottobre 2015 che raccoglie il saluto e la presenza di molteplici strutture martiniste ed iniziatiche italiane. Vorrei qui solennemente ringraziare il fratello Nicolaus SII per i saluti dell’Ordine Martinista Universale, la sorella Michael SII per i saluti della dell'Unione  Martinista, il fratello Horus Aleph SII  presente per l’Ordine Martinista Spartacus, Aton SII presente per l’Ordine Esoterico Martinista, il fratello Gabriel SII presente per l’Ordine Martinista filiazione Aldebaran/Vergilius/Gabriel, il caro fratello Lecabel SII dell’Ordine Martinista Napolitano, i fratelli Nadir SII e Salamandra SII per l’Ordine Martinista Bereshit da oggi confederato con il NVO. Vorrei qui ringraziare i fratelli Aladiah SII, Ptahhotep SII e Gwenhiwar SII per la loro fattiva e fraterna opera nei confronti del Nostro Venerabile Ordine.
La giornata del 18 Ottobre 2015, una volta chiusi ritualmente i lavori, è stata dedicata ad una PUBBLICA CONFERENZA, frangente questo che sembra essere scordato da qualcuno dei partecipanti a tale evento, dal titolo TRADIZIONE E MONDO MODERNO. A tale evento hanno partecipato fratelli martinisti, liberi muratori e semplici curiosi. Fra i relatori voglio ricordare:  Filippo Goti "Introduzione", Fiammetta Iovine "Una tradizione non tradizionale: Massimiliano Palombara, Francesco Maria Santinelli e gli "Argonauti" tra Seicento e Settecento", Alessandro Orlandi "Tradizione e Iniziazione nel XXI secolo", Antonio D’Alonzo "Attualità del significato simbolico dell'alchimia per l'uomo contemporaneo in Jung", ed altri.
Osservando i partecipanti di quello che è stato il nostro primo Convento, essi idealmente, e realmente, rappresentano quella parte Sana e Tradizionale del martinismo italiano. Un martinismo che non si sfuma numericamente intruppandosi in cartelli, camuffandosi dietro sigle, o nascondendosi dietro le porte di qualche conventicola. Bensì ha il coraggio, e la forza, di misurarsi, di raccogliere i fratelli e le sorelle in un luogo fisico ed Operare al fine di far crescere la Catena di Amore e di Forza. Ognuno può ideare un nome, ognuno può fare il Grande Maestro di se stesso, ognuno può invocare o evocare fantomatici depositi, ma pochi sono sorretti dalla Benevola Attenzione dei Venerati Maestri Passati, e spinti dal dovere di divulgare e dal piacere di vivere fra fratelli, ritrovarsi senza paura, senza artifizi, senza altre necessità che la testimonianza del martinismo.
Carissimi Fratelli, nella giornata di ieri sono state gettate le fondamenta per la costituzione del Sovrano Ordine Gnostico Martinista, ad opera di 11 Superiori Incogniti Iniziatori, rappresentativi di ognuna delle famiglie del martinismo italiano, che si sono riconosciuti nella nostra Carta d'Intenti e della nostra Linea Tradizionale.
Un Ordine Sovrano in quanto non sottoposto all'autorità di nessuna sovrastruttura o corpo rituale, moda tanto in uso in certe stravaganti obbedienze ed ordini francesi.
Al contempo sovrano perché l'intera sua Grande Maestranza non è posta sotto tutela diretta o indiretta di qualche Obbedienza Massonica, o al servizio di altre strutture iniziatiche o presunte tali. Essa si sacrifica solamente per l'Ideale Martinista, e l'Amore dei Fratelli.
Un Ordine Gnostico, perché da tale Suprema Tradizione raccogliamo l'eredità ideale e la continuità spirituale di una metafisica ardita e coraggiosa che recide ogni legame con facili, e perniciose, illusioni di una salvezza universale e senza costo alcuno.
Un Ordine Martinista in quanto le nostre forme, il nostro ricco deposito iniziatico, sono riconducibili alla più pura tradizione martinista, e questo in accordo con il lascito dei Venerati Maestri Passati. Un Ordine, il nostro, che nasce sotto l'egida dell'Autentico sigillo di Uriel e Michael, la Luce di San Giovanni Evangelista e le segrete cifre della Santa Gnosi.
A differenza di altri il nostro non è un Ordine che trova fondamento di un solo iniziatore, al contempo non è frutto di qualche brevetto, più o meno prezzolato, giunto per posta o riesumato tramite artifici poco chiari. Noi non siamo la risultante della regalia in sovrappeso di qualche corpo rituale che confonde l'iniziazione con attestati variamente colorati e arabescati, o frutto di spaccature pilotate da istinti egoici. Il nostro è un Ordine che nasce per adesione, per la prima volta nella storia del martinismo, fraterna di un numero consistente di SII, di provato lignaggio, attorno ad un'IDEALE di Reintegrazione.
Personalmente vedo in questo accadimento la benevola attenzione di qualche Maestro Passato, che irradiando della vera luce che guida i fratelli nella notte, uniti nel canto del "ecce quam bonum". Permettetemi di sottolineare ancora l'unicità di questa nostra genesi, e come essa si contrappone ad ombrose e discutibili usanze che pare siano la prassi del mondo iniziatico odierno.
Proprio la nostra legittimità sostanziale e formale, ci permette di guardare con un certo stupore coloro che da un lato si lanciano in buffe affermazioni attorno a quanto si dovrebbe detenere, e dall'altro a non ostentare ai profani il nostro deposito. A buon titolo NOI siamo ciò che siamo, in quanto prima di essere RICONOSCIUTI noi siamo CONOSCIUTI, altri apparsi come lumache al primo sole, dopo giorni di pioggia, potranno solamente malignare e corrompersi dall'invidia e dall'odio.
Amatissimi fratelli il martinismo è questione assai semplice in apparenza, ma l’apparenza spesso inganna. I meccanismi, i pesi, le misure che lo animano necessitano di un lineare e inalterabile viatico, che si contrappone ai salti quantici cadenzati dagli appetiti o dall’insano equilibrio di alcuni.
Osservando la nostra traiettoria possiamo inizialmente riconoscere un soggetto che ha compiuto regolarmente ogni passo di crescita personale all’interno di un Ordine Reale e Tradizionale, con il quale ha ancora oggi rapporti di fraterna amicizia con i suoi Iniziatori e la Grande Maestranza. Egli ancora libero è divenuto prima Superiore Incognito Libero Iniziatore, successivamente reggente di un insieme di logge e gruppi da egli stesso fondati, ed infine Grande Maestro di un Ordine forte nello spirito, plurale nel suo deposito iniziatico, e territorialmente articolato. Il quale non è espressione di patenti consegnate per posta, non è Ordine di separazione, e non è neppure figlio di Iniziatori al bisogno elevati per collocare su di uno scranno colui o colei che ha elargito loro il quarto. No fratelli miei. Il Nostro Venerabile Ordine ha seguito ogni dettame che la tradizione iniziatica e martinsita impone, andando ben oltre quanto richiesto. I nostri Superiori Incogniti Iniziatori gemmano da piante diverse, riconoscendo e conferendo, con la loro adesione e firma, Assoluta regolarità della nostra struttura e di conseguenza di ogni suoi associato. Al contempo questa ricchezza che raccoglie, a livello sottile e formale, ogni famiglia del martinismo italiano dovrebbe suggerire che il nostro deposito, a disposizione del Grande Maestro, è costituito da ogni deposito filosofico ed operativo del martinismo italiano. Incidentalmente colgo l’occasione per annunciare l’integrale ricostituzione, del deposito lasciato dal fratello Nebo, grazie ai corpi rituali, ai quaderni, e alle purificazioni preparatorie, tradizionalmente conferiti in seno al Nostro Venerabile Ordine.
L'Opera del Crogiuolo Fondativo ci ha resi reale sintesi AVANZATA della Scuola Martinista Italica, permettendoci di dialogare con ogni altro Ordine: Non prevaricheremo, ma neppure mostreremo sudditanza. Al contempo non ci lasceremo impegnare nelle varie ambigue polemiche, nei veleni quarantennali, e nelle altrui lotte. La nostra Opera di Divulgazione è rivolta alla Gloria Eterna dell'Essere Immanifesto, alla preservazione e trasmissione dell'iniziazione martinista, e al benessere del Nostro Venerato Ordine e dei fratelli che in esso operano. Di altro non ci importa, di altro niente ci serve, di altro tutto guardiamo con il sorriso di chi è consapevole di Essere per Forza, Volontà e Tradizione.
Amatissimi Fratelli. Potremmo certamente bearci, ingrassando il nostro Ego, innanzi alla nostra forza iniziatica, a questa penetrazione divulgativa, e alla centralità mercuriale nel panorama martinista italiano. Purtroppo i facili allori, il meritato riposo, la serena inerzia, non contraddistinguono, e giammai contraddistingueranno, questa Nostra Maestranza. La quale nasce sotto l’egida del motto: Testimonianza Militante, Tradizione Vivente.
Tale voce ci impegna non solo ad Operare Laboriosamente nel nostro Tempio Interiore, ma a preservare dai simoniaci, dai corrotti, e dai mistificatori il deposito della tradizione marinista italiana, che è integralmente il nostro deposito filosofico ed operativo. Non è possibile accettare che la profanità, che la meschinità, avanzi ulteriormente nei nostri perimetri. Non permetteremo che improvvisati giovanotti di belle speranze (oramai deluse), che venditori di brevetti e patenti, che la transumanza iniziatica, che gli avanzanti elargiti più in un'ottica di RUBAMAZZETTO che in un quadro di reale elevazione dell'essere, e che attempati signori persi in vecchie dispute compromettano ulteriormente la catena martinista. Infatti è bene ricordare a tutti, che lo stato di confusione che sembra oggi regnare oltre il limitare dei nostri confini, non è certamente imputabile (anagraficamente e per linearità iniziatica) alla nostra struttura. Esso è principalmente riconducibile a coloro che per decenni hanno avuto la memoria e la possibilità di rettificare situazioni, sciogliere nodi, e purificare gli animi. Certo sarebbe per noi possibile stare al sicuro delle nostre logge e dei nostri perimetri, governati dal nostro Potente Eggregore, e sotto l’evidente assistenza dei Maestri Passati. Ma questo non è il destino del nostro Ordine e della Maestranza che lo regge, la quale si è assunta l’obbligo di contrastare la degenerescenza dell’ambiente, e di salvaguardare i depositi. Perché fratelli miei è tanto colpevole colui che commette il male, quanto colui che niente opera per impedirlo. Ricordiamo che a differenza di altri, privi di retaggio storico, di comprensione delle dinamiche rituali, e mossi solamente dalla necessità impellente di avere un ruolo, forse negato nel panorama associazionistico profano, Il N.V.O nasce, non in guisa a fratture o ad altri indicibili movimenti dell’ego, ma attorno ad un’IDEA SUPERIORE:traghettare il patrimonio tradizionale nel terzo millennio, e renderlo fruibile alle esigenze degli Uomini e delle Donne contemporanei. Tutto ciò non solo senza rinnegare la tradizione, i suoi tempi e le sue misure, ma centralizzandola nella sua reale Essenza nel nostro Percorso.
Ecco perché la nostra azione divulgativa, la nostra diffusione territoriale, dovranno subire una necessaria accelerazione. Proprio per donare a coloro, che animati da autentico desiderio, sono alla ricerca della Santa Gnosi e della Tradizione Martinista. In tale ottica di divulgazione e salvaguardia tradizionale, carissimi Fratelli annuncio che nei prossimi mesi sarà rivelata esteriormente la nostra Fraternitas Gnostica, che certamente non vuole essere la brutta e ridicola copia della Chiesa di Roma, ma bensì un luogo di approfondimento e di crescita attorno ai duri precetti dello gnosticismo storico. Al contempo, in forza dei nostri depositi iniziatici, stiamo lavorando alla costituzione di un corpo rituale suddiviso in tre camere ( Eremetica – Cabalistica – Gnostica) onde dare la possibilità a quei fratelli e sorelle che desiderano operare collegialmente di avere un sicuro e proficuo approdo. Ovviamente questi luoghi di opera ed erudizione saranno disgiunti, non amiamo la confusione, rispetto a quello Martinista, ma al contempo saranno in grado di offrire, assieme ad esso, una convergenza eggregorica ed energetica.

La nostra coesione rituale attorno alla Sacra Formula Pentagrammatica, la tradizione alchemica spirituale, la cabala rinascimentale, l’insieme operativo teurgico-sacerdotale squisitamente martinista, la Luce della Santa Gnosi che si infonde nel nostro cuore, il duro percorso di studio articolato nei tre gradi, e il lavoro di conoscenza dei meccanismi fisici e psicologici che viene suggerito ai membri del NVO, portano alla costituzione di un Nuovo Tipo di Iniziato, che è il Vero Iniziato. Un uomo, una donna, che sono al contempo membri di una reale fratellanza, e sacerdoti in divenire di se stessi. Iniziati capaci di comprendere le differenze, e questo non per costruire una scala di preferenze ed esclusione, ma bensì per apprezzare la verità unica e le necessarie peculiarità formali e sostanziali in cui essa si articola per il bene e la ricchezza degli uomini.
Fratelli, Sorelle, che il Coraggio di Agire, e la Volontà di Comprendere alberghino sempre nei vostri cuori e nella vostra mente. Un radioso futuro di conquiste spirituali attende agli ardimentosi argonauti dello Spirito! Operate e Divulgate, in quanto più darete e più sarete ricompensati dalle energie sottili che tutto governano e che in tutto son infuse."
Carissimo Viandate quanto hai appena letto, e ti ringrazio per la tua amorevole pazienza, è la storia reale e concreta del Sovrano Ordine Gnostico Martinista, una realtà iniziatica che non si nasconde dietro a fumose cortine, che non muta la propria narrazione storica in base alle contingenze del momento, che non affonda la propria ragion d'essere in qualche tumefatto ego, bensì esiste per trasmettere, difendere e divulgare in accordo con la Tradizione Martinista. Per noi il martinismo è una forma iniziatica e tradizionale occidentale, e raccoglie nei suoi depositi la più pura essenza dell'iniziazione cristiana. Conferendo a quei fratelli e sorelle, e agli Ordini, che in tale verità si riconoscono la forma e la sostanza di monaci combattenti: autentici baluardi della Tradizione Spirituale Cristiana.
Ecco perchè non è nostra volontà confonderci in vetuste questioni protocollari. Da un lato perchè noi stessi abbiamo stabilito un nuovo, e più alto, canone di regolarità, e dall'altro perchè i nostri ideali intendimenti ci consacrano a qualcosa di maggiormente Nobile.

Il Nostro Percorso Martinista

La finalità che persegue il Sovrano Ordine Gnostico Martinista è quella della reintegrazione dell'uomo nell'uomo e dell'uomo nel Divino Immanifesto, condizione necessaria che deve essere acquisita da ogni uomo e donna di Conoscenza, per poter compiere il ritorno alla Dimora Celeste. Il Nostro Venerabile Ordine mette quindi a disposizione dei fratelli e sorelle regolarmente e tradizionalmente associati un piano di studi e una formazione costante sotto gli influssi spirituali della Santa Gnosi, dei Maestri Passati, e l'assistenza dei fratelli e sorelle esperti.
E' nostro intendimento formare degli uomini di Conoscenza che siano filosofi, in quanto padroneggiano la scienza tradizionale, maghi, in quanto capaci di realizzare mutamenti interiori, e sacerdoti, in quanto capaci di amministrare il rapporto con il divino interiore.
Per questo il percorso è informativo, formativo e graduale.
Associato Incognito - Iniziato Incognito - Superiore Incognito - Superiore Incognito Iniziatore
L'opera del Sovrano Ordine Gnostico Martinista trova la propria identità e centralità nella formula pentagrammatica. E' attraverso il laborioso mistero di questa parola di potere che è perseguito il lavoro di reintegrazione individuale e collettiva. Tale Opera è posta in essere attraverso i seguenti strumenti:
1. Rituale Giornaliero Individuale.
2. Rituale di Purificazione Mensile Individuale.
3. Rituale di Loggia Collettivo (avente natura di complementarità all'opera proposta, che è sostanzialmente individuale)
4. Rituale Eucaristico Collettivo.
5. I Rituali di Plenilunio.
6. Rituale Solstiziale. (in terzo e quarto grado)
7. Rituale Equinoziale. (in terzo e quarto grado
8. Pratica di meditazione a distanza
I lavori sono modulati in virtù del grado ricoperto e delle attitudini individuali, e hanno natura sia cardiaca che teurgica, in quanto consideriamo ogni tentativo di porre l'una innanzi all'altra solamente una speculazione accademica priva di sostanza e discernimento.
Il Sovrano Ordine Gnostico Martinista è retto da un Grande Maestro (Elenandro XI) che ha il compito di coordinare i lavori dei fratelli e delle sorelle, di promuovere la revisione periodica dei rituali, di vigilare sul rispetto delle norme di fratellanza e sulla coesione eggregorica. Egli è il primo servitore di tutti i fratelli e le sorelle. Tale incarico è a vita. Nello svolgimento della sua funzione viene coadiuvato da due Venerabili Maestri Aggiunti (Aspasia ed Iperion), e dal collegio dei Terzi e dei Quarti il quale ha valenza consultiva e propositiva.
I fratelli e le sorelle sono raccolti in Logge sotto la guida dei rispettivi Filosofi, o in gruppi guidati da un Fratello Maggiore . Il Filosofo non è necessariamente un Superiore Incognito Iniziatore, ma deve avere in sé i requisiti formali e sostanziali di Fratello Maggiore che umilmente e pazientemente si pone al servizio degli altri fratelli. Il Fratello Maggiore dispone di un rituale di lavoro collettivo, in modo che quei fratelli e sorelle che non sono ancora inseriti all'interno di una Loggia costituita, ma territorialmente contigui, possono ritrovarsi a lavorare collegialmente.
Sono inoltre esistenti Logge affiliate al Sovrano Ordine Gnostico Martinista, che accettano di utilizzare durante i loro lavori collettivi il Pantacolo del NVO; altresì i loro membri accettano di includere durante i loro lavori giornalieri il Pantacolo del NVO.
Il Sovrano Ordine Gnostico Martinista non pone nessuna esclusione basata sul sesso o sulla razza, ma pretende che i suoi associati abbiano ricevuto un sigillo cristiano. In quanto riteniamo che questa forma di martinismo sia un rito di perfezionamento in ambito cristiano, e come tale necessita la presenza, nell’associato, di quel patrimonio culturale, psicologico ed iniziatico proprio del cristianesimo.
Nessuna esclusione in base a requisiti formali quali il sesso o la razza è prevista per i gradi superiori.
E’ possibile accedere al Nostro Venerabile Ordine a seguito di una preventiva verifica dei requisiti formali e sostanziali del bussante, a cui seguirà l’esercizio in una pratica meditativa preparatoria all'associazione, che può avvenire da uomo ad uomo oppure in loggia.
E’ richiesto da parte degli associati un costante lavoro filosofico ed operativo, e quindi tendiamo a sconsigliare la semplice richiesta di informazioni a coloro che non sono in grado di gestire minimamente la propria vita quotidiana.


www.martinismo.net

MARTINISMO: ORDINE INIZIATICO CRISTIANO


Tale è la costituzione attuale dell'ordine Martinista; tale è il suo insegnamento. Essenzialmente spiritualistico, è un centro di diffusione della tradizione occidentale cristiana. Ha, come basi, tutte le scienze sperimentali ma si serve particolarmente di quelle simboliche ed ermetiche per arrivare alla Gnosi. Persegue la reintegrazione dell'uomo nel suo stato primitivo e la spiritualizzazione di tutta la famiglia umana”. Jean Bricaud
                                                              
In realtà questa sezione del presente lavoro si potrebbe riassumere e concludere nel titolo stesso, senza altro fornire di riflessioni che non alcuni scritti dei Maestri Passati, considerato come tutta la matrice del martinismo, nel suo insieme simbolico e rituale, è squisitamente cristiana. Ovviamente possiamo poi impegnare le nostre menti con la fondamentale questione se trattasi di una teosofia cristiana, di un cristianesimo ermetico, oppure gnostico, ma inevitabilmente la verità è una ed è una sola: il Martinismo è un Ordine Cristiano, perché nel cristianesimo affonda le proprie radici formali e sostanziali.
Ciò non è negabile vista la natura dei nostri lavori, la costante centralità del Riparatore e gli strumenti che utilizziamo nel perseguire la via della reintegrazione (meditazione dei 28 giorni che si innesta nel sentiero della mistica cristiana, il lavoro sui salmi, la forma e le disposizioni delle purificazioni, la struttura del sacerdozio e dei riti connessi che hanno come centralità l’EONE CRISTO, ed ancora i nostri elementi teurgici che affondano ragione e sostanza nell’ermetismo cristiano). Purtroppo tale ovvietà pare sfuggire a molti, che sminuendo la radice cristiana del martinismo finiscono per dare vita ad una sorta di indistinto calderone dove accogliere tutto e il contrario di tutto. È sicuramente alla rimozione di siffatta centralità a cui dobbiamo imputare tanti dei guai accorsi al martinismo: l’irruzione di basse istanze teosofiche, la sua massonificazione, il relativismo docetico, e l’inclusione di pratiche a noi estranee. Un insieme di errori che portano alla perdita di efficacia dell’iniziazione martinista.
Nel corso della mia esistenza martinista, ho potuto notare come l’evidenziare a molti fratelli la natura spirituale cristiana del nostro Ordine, ha come effetto sintomatiche chiusure, un crescente astio, o consigli di cambiare argomento onde evitare di turbare animi. Pur rispettando profondamente la tradizione orientale non posso che ritenere estranee al nostro sentiero una serie di inclusioni o strabismi verso tale filone metafisico ed operativo. Quando sfoglio certe riviste che vorrebbero essere bollettini interni di ordini martinisti, o ascolto talune relazioni, anche di Grandi Maestri, che beatamente trattano di argomenti non legati al nostro viatico, mi chiedo se essi abbiano completamente esperito la ricerca nel nostro immenso deposito, se hanno pienamente compreso che la forza e la vitalità dei nostri sacramenti e strumenti affonda nella tradizione cristiana occidentale, oppure se siamo in presenza della caduta inesorabile di una catena o di una struttura verso la semplice e confusa dialettica ?
Sostenere che il martinismo è Ordine Cristiano non deve essere inteso come volontà di dare vita ad una battaglia di retroguardia, oppure ad una sorta di reazione dai caratteri profani. A coloro che affermano che sia necessario trascendere le forme religiose e tradizionali, va pure ribadito che per trascenderle bisogna comprenderle, ed assimilare da esse gli elementi di Verità e Conoscenza tramite un lavoro costante con gli strumenti e l’arte proprie ad esse. Purtroppo molti neppure iniziano il cammino ritenendo di essere già giunti alla meta.
Il simbolo attraverso il rito deve essere introiettato dall’operatore, e i nostri simboli, così come i nostri riti, hanno forma e matrice nella narrazione cristiana, e traggono potere e linfa dalla corrente spirituale cristiana. Altro non vi è da dire, e alle parole dobbiamo sostituire la costante pratica.

Uno sguardo ai nostri maestri passati porta a cogliere una semplice verità: Martinès de Pasqually, Louis Claude de Saint-Martin, Gérard Encausse, erano esoteristi cristiani. Il loro lascito, da cui nessuno dei successivi Grandi Maestri si è mai allontanato, è di una struttura iniziatica cristiana. Ricordiamo ad esempio le parole del Grande Maestro martire, ucciso dalla barbarie germanica,C. Chevillon: “Si raccomanda di studiare le opere del Fil.Inc. (opere di ispirazione cristiana), gli esoterismi, le dottrine tradizionali, il lato esoterico e mistico dei varisistemi religiosi, con l'esclusione di qualsiasi pratica occulta. Non dimenticate mai che il Martinismo è uncristianesimo trascendente, e che coloro che non si richiamano alla tradizione cristiana, non possono dirsi martinisti”.
A maggior evidenza va detto che quando Papus, e i suoi amici, crearono l'Ordine Martinista questo venne denominato nella Charte du Fondation"Ordre Esoterique Chrétien” (Ordine Esoterico Cristiano) a sottolineare che la corrente spirituale, e l’insieme docetico, erano contestualizzati in un perimetro filosofico/simbolico e tradizionale cristiano.
Lo stesso Papus scrive: “Derivando direttamente dall'Illuminismo cristiano, il Martinismo doveva adottarne i principi. Ecco perché le nomine sono fatte esclusivamente dall'alto in basso, il Presidente dell'Ordine nomina il Comitato Direttivo, il quale designa i membri del Supremo Consiglio e i delegati generali e amministra gli affari correnti; i delegati generali nominano i capi delle logge i quali designano i propri ufficiali e sono maestri delle loro logge. Tutte le funzioni sono ispezionate direttamente dal Supremo Consiglio per mezzo degli ispettori principali e degli ispettori segreti. Tale è il riassunto di questa organizzazione che ha potuto, senza denaro, espandersi considerevolmente e resistere sino ad oggi a tutti i tentativi di accaparramento tentati successivamente da diverse confessioni e soprattutto dal clericalismo attivo. L'Ordine ha resistito a tutto, anche alla calunnia che definiva i suoi membri sia degli inviati dei Gesuiti, sia dei sostegni dell'Inferno o dei maghi neri. Ogni volta i capi sono stati prevenuti dei tentativi fatti e dei mezzi per evitarli ed ogni volta il successo è venuto a confermare l'alta origine delle segnalazioni fornite. Il Martinismo dunque si ricongiunge attraverso i suoi capi del Supremo Consiglio all'Illuminismo cristiano. Nel suo complesso l'Ordine è soprattutto una scuola di cavalleria morale, che si sforza di sviluppare la spiritualità dei suoi membri con lo studio del mondo invisibile e delle sue leggi, con l'esercizio della dedizione e dell'assistenza intellettuale e con la creazione in ogni spirito di una fede tanto più solida in quanto basata sull'osservazione e sulla scienza. Il Martinismo costituisce dunque una cavalleria dell'Altruismo opposta alla lega egoista degli appetiti materiali, una scuola nella quale si impara a ridare al denaro il suo vero giusto valore di sangue sociale, e a non considerarlo un influsso divino, infine un centro nel quale si impara a restare impassibili di fronte ai turbini positivi o negativi che sconvolgono la Società! Formando il nucleo reale di questa università vivente che rifarà un giorno il matrimonio della Scienza senza divisione con la Fede senza epiteto, il Martinismo si sforza di rendersi degno del proprio nome creando scuole superiori delle scienze metafisiche e fisiogoniche sdegnosamente escluse dall'insegnamento classico con il pretesto che sono occulte”.
Nei nostri rituali individuali e di gruppo questa radice non è forse evidente nella sua esuberanza e vigore? La Formula Pentagrammatica, attraverso l’irruzione della SCIN, nella strutturazione quaternaria del dispiegamento polare della manifestazione, non rappresenta anche la discesa, cosa assai diversa dal nome di Gesù come taluni di noi hanno erroneamente inteso, dell’EONE CRISTO giunto a rettificare e spezzare il ferreo universo in cui i nostri spiriti imperituri sono raccolti? La nostra classe sacerdotale non adempie alla propria formazione spirituale tramite la lettura dei testi della mistica cristiana, le costanti meditazioni e riflessioni su semi pensiero tratti dai vari vangeli canonici e gnostici? La loro funzione sacerdotale non trova forse come fondamento Melkisedeck e la sua profonda spiritualità? Il nostro rituale di loggia esplicitamente non ha chiari richiami al nuovo testamento, e le parole del Filosofo Incognito, di questo mistico cristiano, non lo impreziosiscono? Il rituale giornaliero non si snoda nella lettura dei tre salmi, e per i nostri fratelli del Sovrano Ordine Gnostico Martinista nella preliminare recita del prologo alla luce del Vangelo di San Giovanni? Dobbiamo forse ricordare i passi maggiormente pregnanti delle nostre purificazioni, o del lavoro giornaliero a cui felicemente ci sottoponiamo? Basta questo cumulo di provate evidenze?

Personalmente ritengo che quanto esposto sia già di per se sufficiente a ricordare le nostre radici iniziatiche, a collocarle all’interno di una particolare corrente spirituale. Del resto recidendole per collocare il martinismo in un contesto che non gli è proprio, in una sorta di limbo fra teosofia e libera muratoria, comporterebbe la perdita di efficacia dei suoi strumenti, e l’inaridimento della trasmissione iniziatica. Effetto ben noto all’osservatore attento di quelle realtà oramai ridotte ad essere vuoto simulacro, deprivato di potenza e vitalità in quanto hanno rinunciato alla fonte di sostentamento spirituale.
L’abbandono della nostra matrice cristiana è anche un insulto alla memoria dei Maestri Passati, che hanno edificato la nostra struttura anche come argine e baluardo della tradizione occidentale nei confronti di un certo orientalismo di importazione, o di sincretistiche invenzioni di note spiritiste. Se il destino ci ha voluti figli dell’Occidente in questi tempi, è perché evidentemente dobbiamo esperire un viatico che in esso trova movenza, strumenti, ed idea. Altrimenti la Divina Provvidenza avrebbe disposto diversamente.

Carattere essenzialmente Cristiano del Martinismo. (Papus)

Carattere essenzialmente Cristiano del Martinismo. I clericali hanno fatto, in ogni epoca, tutti gli sforzi per conservare solo per loro la possibilità di comunicare con il piano Divino. Secondo le loro pretese, ogni comunicazione che non deriva dalla loro influenza è dovuta sia a Satana che ad altri demoni. Essi hanno spinto la calunnia al punto di pretendere che i Martinisti non fossero Cristiani e che non servivano Cristo, ma non so quale diavolo, celato sotto il suo nome. Ecco la risposta di Claude da Saint-Martin a queste sciocchezze: … .”. Ma aggiungo che gli elementi misti sono il mezzo che Cristo doveva assumere per arrivare fino a noi, invece noi dobbiamo spezzare, attraversare questi elementi per arrivare fino a Lui, fintanto che riposeremo su questi elementi, saremo arretrati. Tuttavia, poiché credo di parlare ad un uomo misurato, calmo e discreto, non vi nasconderò che, nella scuola per la quale sono passato, più di venticinque anni fa, le "comunicazioni" di ogni genere erano numerose e frequenti, e ne ho avuto la mia parte come molti altri che, in questa parte, tutti i segni del Riparatore erano capiti. Ora, voi non ignorate più che il Riparatore e la causa attiva sono la stessa cosa. JOD-HE-VAU-HE Credo che la parola sia sempre stata comunicata direttamente sin dall'inizio delle cose. Essa ha parlato direttamente a Adamo, ai suoi figli e successori, a Noè, Abramo, Mosè, ai profeti, ecc. sino al tempo di Gesù Cristo. Ha parlato con il gran nome, e voleva trasmetterlo direttamente, e per pronunciare il quale, secondo la legge levitica, il gran prete si chiudeva solo nel Santo dei Santi; e che, secondo alcune tradizioni, portava dei campanelli attaccati al fondo della veste per coprirne la pronuncia alle orecchie di coloro che restavano nelle altre cinte. JOD-HE-SHIN-VAU-HE Quando il Cristo è venuto, ha reso la pronuncia di questa parola più centrale e più interiore, poiché il gran nome che queste quattro lettere esprimevano è l'esplosione quaternaria o il segnale cruciale di ogni vita; mentre Gesù Cristo portando dall'alto la SHIN degli ebrei, o la lettera S, ha unito il Santo ternario con il gran nome quaternario, di cui tre è il principio. Ora, se il quaternario doveva trovare in noi la propria fonte nelle ordinazioni antiche, a maggior ragione il nome di Cristo deve pure attendere da lui esclusivamente tutta l'efficacia e la luce. Perciò ci ha detto di chiuderci nella nostra stanza, quando vorremo pregare; mentre nell'antica legge, occorreva assolutamente andare a pregare nel Tempio di Gerusalemme; e qui vi rimanderò ai trattatelli del vostro amico sulla penitenza, la santa preghiera, il vero abbandono, intitolati "Der Weg zu Christ"; vi vedrete, ad ogni passo, se tutti i mezzi umani non sono scomparsi e se è possibile che qualcosa vi sia trasmessa veramente, se lo spirito non si crea in noi, come si crea eternamente nel principio della natura universale dove si trova in permanenza l'immagine da cui abbiamo estratto la nostra origine e che è servita da quadro al "Mensebwerdung". Senza dubbio c'è una grande virtù in questa vera pronuncia, tanto centrale che orale, di questo gran nome e di quello di Gesù Cristo che ne è il fiore. La vibrazione della nostra aria elementare è cosa molto secondaria nell'operazione con cui questi nomi rendono sensibili le cose che non lo sono. La loro virtù sta nel fare oggi e in ogni momento ciò che hanno fatto all'inizio delle cose per dare origine ad esse; e poiché esse hanno prodotto ogni cosa prima che esistesse l'aria, senza dubbio sono ancora al di sopra dell'aria, quando adempiono le stesse funzioni; e non è impossibile a questa divina parola farsi sentire, anche da un sordo e in un luogo privo d'aria, come non è difficile alla luce spirituale rendersi sensibile ai nostri occhi anche fisici, quand'anche fossimo ciechi e sprofondati nella prigione più tenebrosa. Quando gli uomini fanno sentire le parole fuori del loro vero posto e che consegnano per ignoranza, imprudenza o empietà, alle regioni esteriori o a disposizione degli uomini del torrente, esse conservano sempre senza dubbio la loro virtù, ma ne trattengono sempre in quantità, perché non si adattano alle combinazioni umane; perciò questi tesori tanto rispettabili non hanno fatto altro che provare diminuzione passando per le mani dell'uomo; senza contare che non han cessato d'essere sostituiti da ingredienti o nulli o pericolosi, che, producendo pure degli effetti, hanno finito per riempire di idoli il mondo intero, perché è il Tempio del vero Dio, che è al centro della parola". Non termineremo questo estratto senza far notare che l'Ordine è debitore a Saint-Martin stesso, non solo del sigillo, ma anche del nome mistico del Cristo (Jod-He-Shin-Vau-He), che orna tutti i documenti ufficiali del Martinismo. Ci vuole proprio la malafede d'un clericale per pretendere che questo sacro nome si riferisca ad altra persona che non a N. S. Gesù Cristo, il Verbo Divino Creatore. Antonini che nel suo libro Dottrina del Male pretende che la Shin ebraica satanizza tutte le parole dove entra, dimostra semplicemente d'essere incapace di comprendere alcunché di simbolismo.

Manifesto del Gran Magistero Generale 10 Gennaio 1921

“Il Consiglio Supremo dell'Ordine Martinista, depositario della Tradizione e pienamente edotto sulle cause prime che determinarono le presenti perturbazioni politiche e sociali, considera suo imperioso dovere il ricordare quanto in circostanze analoghe fu rivelato dai predecessori, e ciò che l'illustre H. Wronsky nel suo Apodittico Messianico confermò e dimostrò senza timore: - Una sola catena abbraccia tutta l'estesa rete di tutti i Gradi Segreti e di tutti i Sistemi dell'Universo, Gradi e Sistemi si riuniscono tutti nel Punto Centrale dell'Onnipotente. Non c'è che un Ordine solo ed i suoi segreti sono due: uno è il suo Scopo, l’altro la sua Esistenza ed i mezzi di cui dispone. Quello che vediamo oggi sul piano fisico non è che la conseguenza delle guerre che da oltre settecentocinque anni si svolgono nell'invisibile tra l’armata della Luce e quella delle tenebre. Nel 1914 suonò l'ora della conflagrazione generale sul piano terrestre, le lotte che si erano svolte nell’invisibile ebbero così la loro sanguinosa ripercussione sul piano fisico e da quel momento l'odio, figlio dell’egoismo, ha sostituito quell’amore del prossimo di cui si parla con tanto fervore nei Vangeli di tutte le Religioni. Sembra inoltre che, per colpa di certi uomini imperfettamente iniziati, la Catena Iniziatica si sia in alcuni punti spezzata, poichè in parecchie contrade le forze morali si sono divise e laddove l’unione doveva ripercuotersi sul piano fisico, non regna ormai che pericolosa discordia. Bisogna a tutti i costi far cessare questa situazione che potrebbe far capo a catastrofi incalcolabili. Perciò il Supremo Consiglio dell'Ordine Martinista, ispirandosi alle parole di cui sopra, raccomanda a tutti i Fratelli sparsi nel mondo di unirsi più strettamente che mai per raggiungere lo Scopo che, come ricordò Mazzini, è unico quali che siano le diverse apparenze. Lavorare a questo Scopo Unico è per tutti gli Adepti un sacro impegno e questo impegno è per loro tanto più preciso in quanto essi sanno che l'oggetto, i limiti e la misura dell'opera variano secondo i bisogni dei tempi, progrediscono in proporzione diretta alla evoluzione della Verità e si modificano gradualmente nel corso degli evi. Riflesso del Tempio Mistico, la società umana non riposa soltanto sulla colonna del Diritto, ma si appoggia anche su quella del Dovere. D’altronde non c'è manifestazione religiosa, o sociale, o morale che possa sfuggire alla fatale legge della evoluzione. Ogni epoca, che non è che un istante nella evoluzione universale, deve veder riuniti in uno stesso Pensiero e convergere verso lo stesso Scopo tutte le parti vitali del Corpo Sociale. Il presente Manifesto, vuol dunque ricordare a tutti i nostri Fratelli preposti alla costruzione del Gran Tempio Simbolico, che non bisogna lasciarsi fuorviare, ed operare acciocchè lo Scopo non venga sorpassato. Non dimentichiamo che la Verità è contenuta nel Sacro Monogramma JOD HE SCIN VAU HE che decora i nostri Templi. Oggi si può chiaramente vedere che il Nome Ineffabile Jod He Vau He, è stato spezzato in due, si può chiaramente vedere che il Sublime Quaternario è stato violentemente separato in due opposti binari, rotto l'Equilibrio, distrutto in parte il Tempio, minacciati di inutilità gli sforzi che gli Iniziati fanno da secoli per ristabilire l’Armonia tra le Diadi in contesa. Ebbene, consideriamo gli avvenimenti attuali alla luce della Iniziazione. Ricordiamoci che il Cristo è rappresentato dalla lettera Scin e che questo Scin è e deve restare per noi il termine di Equilibrio, il termine Conciliatore ricongiungente i due binari opposti: il Bene e il Male, la Materia e lo Spirito, l’Ombra e la Luce… . Abbiano tutti i Fratelli coscienza del dovere che loro si impone nel mondo hilico l'Opera Sacra. Abbiano in ogni istante presente il simbolo della Fenice. Sulle tenebre che avvolgono il mondo brilli alfine la Stella Fiammeggiante: e sia il simbolo di quella Pace annunciata a tutti gli uomini di buona volontà, E ricordino sempre i nostri Fratelli che il dovere di ogni Martinista, doveri fissati dai nostri rituali, è quello di difendere oltre ogni possibilità gli insegnamenti morali e sociali del Martinismo per contribuire alla rigenerazione della famiglia umana ed instaurare sopra la Terra l'associazione di tutti gli interessi, la federazione di tutte le nazioni, l’alleanza di tutti i culti e la solidarietà universale.
(seguono le firme del G:::M::: G. Bricaud e dei Sovrani Delegati Nazionali di Inghilterra, Italia, Svizzera, Belgio, Baviera, Austria, Olanda, Danimarca, Svezia, Norvegia, Polonia, Russia, Ucraina, Cecoslovacchia, Algeria, Madagascar, Canada, Stati Uniti d'America, Messico, America Centrale, Equador, Cile, Brasile, Argentina.)
PAPUS Mistico Cristiano - di Phaneg

Arriviamo ai giorni ove la Chiesa visibile riprende le sue forze spirituali nella Comunione della Chiesa Invisibile del Cristo, ove la pietà dei vivi depone un fiore sulla tomba dei morti alla Terra… Che mi sia permesso di far fiorire, anch’io, il ricordo di un grande dimenticato: il dottor Papus. Che il suo Spirito, sempre vicino a noi, seguendo il suo cammino, accolga questo omaggio, con il sorriso indulgente che metteva una tempo un bagliore nel suo profondo sguardo a ognuna delle nostre domande d’ardenti ricercatori della Verità.
E qual più bel fiore potrò offrirgli che far rivivere per un istante, per tutti quelli che egli aiutò e che guardano ancora, nel fondo dei loro stessi ricordi, il vero amore che la nostra guida aveva per il Signore Gesù? Il Cristo è diventato per la gran parte dei più vecchi allievi di Papus, il fine definitivo dei loro sforzi, ma molti sembrano aver dimenticato che è lui che mostra loro per primo il divino splendore del Crocifisso. È per questo che io sono felice di rendere al mio Maestro questo omaggio pubblico e di piacere agli occhi dei lettori di Psyché. Questi due o tre passaggi dove Papus lascia intravedere a tutti che l’occulto lo condusse alla mistica e quanto profondamente egli comprese, che in Gesù solo si trova la Vera Luce, e nel suo Amore la Sola Via. Un pensiero tenero, uno slancio di riconoscenza, caro amico sconosciuto, e lo Spirito di Papus ne sarà fortificato. Papus ci disse:“la prima via dell’illuminazione è la più rara: è quella che è seguita fino che l’Invisibile agisce direttamente sull’essere di sua scelta, senza che colui lo domandi o lo attenda. Il caso di Swedenborg e quello di Giovanna d’Arco sono tipici a questo soggetto. Dopo il primo choc stabilente i rapporti tra i due piani, la comunicazione si fa semplicemente, ma sempre sotto la direzione dell’Invisibile e senza che il soggetto perda, anche per un secondo, il controllo delle sue facoltà.L’altra via dell’illuminazione è più facile, in quanto questa può essere seguita con metodo, sia solo, sia sotto la direzione dei maestri viventi. Quando diciamo più facile noi dovremmo aggiungere “d’accesso” poiché, come tutta la via mistica, essa è riempita di prove, d’umiliazioni, di sacrifici costanti che scoraggiano anche i più zelanti all’inizio. La storia degli amici di Gitchel è luminosa a questo punto di vista. Loro erano venti prima di decidere di fare di tutto per seguire questa via e, alle prime prove di rovina dei soldi, di salute e di perdita di speranze, diciannove lasciarono; Gitchel restò solo e arrivò alla fine.Molte fraternità iniziatiche conducono i loro membri verso questa via. Si comincia per la purificazione corporale a mezzo del regime, in generale vegetariano, e la forza mentale. Là vi è questo piccolo debutto con il pericolo di egoismo che fa si che il soggetto si creda “più puro” che gli altri umani e a non voler insudiciare la sua “purezza” con delle frequentazioni astrali o fisiche di cattivo titolo. Gli sfortunati che si lanciano in queste idee si disorbitano, lasciano il piano cardiaco di Carità e Amore per il piano mentale farcito d’orgoglio e sono condotti nel soggiorno astrale ove il serpente Pantheo l’illude a sua facilità. Per un soggetto così uscito dalla via cardiaca, la ginnastica astrale è tutto, la preghiera e il piano di personalità divina non esistono affatto; poiché il suo orgoglio porta a negare tutto quello che non percepisce. È un debuttante che bisogna piangere e aiutare se possibile, senza giudicarlo, poiché è vietato giudicarlo se non si vuole esserlo noi stessi. Se si è superato questo primo passo e se si trionfa delle illusioni del serpente astrale, ciò non può essere che per il soccorso di una potenza invisibile del piano divino; chiamiamola: angelo guardiano, ricevitore di luce, inviato dalla vergine celeste o anche altrimenti. Questo importa poco; il fatto solo è interessante. La nozione della sua umiltà reale, fortificata dalla nozione esatta degli altri esseri non demonizzati come noi, spinge il soggetto a gettarsi “verso la preghiera ardente” nelle braccia del Riparatore che è tutto, poiché lui non fa nulla per trascinare e per non sparlare dei suoi poveri fratelli né a giudicarli; ancora meno a condannarli. Allora si sviluppa sia l’audizione diretta per il cuore, sia la visione diretta per la ghiandola pineale e i suoi annessi,sia il tocco a distanza per i centri del plesso solare; tutte le facoltà sconosciute dei nostri fisiologisti “del torrente” come diceva Saint Martin”. “L’essere così sviluppato non teme di perdere la sua purezza in mezzo agli impuri. Così come il Cristo ha mostrato la via vivendo in mezzo i sofferenti e gli umili, come l’illuminato cristiano si mescola ai malati, ai disperati e ai poveri. Ed è per lo sforzo costante verso la divisione di quello che gli si è donato con quelli che non hanno niente, che si fortificano le sue aspirazioni e i suoi meriti, allo stesso tempo anche le sue facoltà. Allora la percezione delle personalità divine divengono più acute, gli avvertimenti sono costanti e il soggetto può abbandonarsi senza temere alla direzione del Padre che gli dona la vita, del Figlio che gli dona il processo intellettuale per il Verbo e per l’Amore, e dello Spirito che l’illumina”.(Papus: vita di Louis Claude de Saint-Martin)(…) “come riprendere la lettura dell’imitazione, del Vangelo o anche dei libri di morale buddista, come pervenire alla certezza quando vi sono là dei fatti così positivi che i fatti occulti; come infine aprire il suo essere morale alla preghiera e alle influenze dell’Alto, quando si crede qualcuno, quando ci si è fatti “centro nell’Universo”? Non vi è che una sola via: l’umiltà e il ritorno al piano di comunione universale dove la pietra, la pianta e tutte le modalità dell’anima del mondo si uniscono nello stesso e totale ringraziamento. Cessate di credervi qualcuno; abbiate il sentimento che, davanti l’immensa potenza dell’Alto, voi siete appena qualche cosa; fraternizzate con gli inferiori che soffrono, andate dietro i poveri di cuore, di spirito o di corpo, fate loro capire di benedire le prove e non più a odiare e lentamente, la vostra libera ragione , la vostra orgogliosa volontà s’inclineranno con benevolenza senza perdere nulla delle loro qualità, e la vita di cuore si sveglierà in voi. Allora, i fatti si cancellano davanti le idee che rivelano e che traducono: le divisioni delle religioni e delle sette spariranno nell’amore universale dei peccatori e dei deboli e l’anima, circondata per l’estasi e l’infinito, fa poco a poco queste basi terrestri sulle quali deve esercitare la sua attività. L’illuminato diviene un solitario, un mistico; è la via di Swedenborg e di Claude de Saint-Martin, è la strada che indicano i cavalieri spirituali di cui il Martinismo è un esempio. Ma l’essere umano non è completo che per l’unione delle anime sorelle separate durante l’incarnazione fisica; così l’Essere spirituale non nasce nell’uomo in tutto il suo splendore che per un nuovo e più considerevole sforzo, l’uomo realizza l’unione del cervello e del cuore, del fatto e della legge per sviluppare l’unità del principio.Questa scienza illuminata per la fede, questa fede coagulata per la Scienza, bisogna consacrarle all’elezione dei deboli e degli oppressi, e l’azione spirituale, più ancora che naturale, devono ora essere il fine di colui che aspira alle sofferenze coscienti del terzo stadio.Sempre sconosciuto, egli deve salvare questi stessi che lo scherniscono e lo ingiuriano, egli deve evitare loro il dolore e prenderlo su di lui al bisogno. E mai si arroghi il diritto di fare sfoggio dei suoi poteri reali, egli non può dire che egli è superiore agli altri uomini, al più ignorante e al più peccatore degli uomini, poiché egli è nel piano dove tutta la superiorità è sparita davanti la necessità della devozione universale.È la via indicata nell’ordine degli illuminati della Rosa-Croce; è la via del pneumatico ed è la strada che Gesù rivela a quelli che vogliono seguirlo. Non si raggiunge mai il sentiero dei maestri della vita e della sofferenza con il corpo astrale; solo il corpo spirituale è capace di arrivarvi.


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sabato 1 ottobre 2016

I Due Padri del Martinismo


Alla domanda chi è il padre dell’Ordine Martinista, noi rispondiamo, senza timore di smentita che questo è stato Papus.
Alla domanda da quale filosofia trae origine il complesso docetico e rituale del martinismo, senza timore di smentita rispondiamo da Louis Claude de Saint-Martin.
Alla domanda vi è contraddizione in ciò, senza timore di smentita rispondiamo che non vi è nessuna conflittualità in questa duplice genesi. Essa investe due momenti diversi e due forme necessarie l’una all’altra.
La via della Tradizione è una via spesso misteriosa, e il suo decorso fra gli uomini non è similare ad un corso d’acqua carsico: continua a scorrere, ed appare in determinate condizioni.
Louis Claude de Saint-Martin  nasce ad Amboise il 18 gennaio 1743, e lascia questo piano dell’esistenza ad Aulnay-sous-Bois il 13 ottobre 1803. La sua estrazione sociale è riconducibile alla piccola nobiltà di campagna francese, un’esistenza tranquilla ed agiata ma non immersa negli sfarzi e nell’immobilismo della corte parigina. Ciò porta il nostro Filosofo Incognito, con tale nome è passato alla storia dell’esoterismo, ad essere in contatto con tutti i problemi spirituali e materiali, le contraddizioni, e le aspettative del tempo in cui è vissuto. Un’epoca tragica e dinamica al contempo, che ha profondamente influenzato sia l’evoluzione della storia politica del vecchio continente, sia l’evoluzione del pensiero esoterico, che pienamente si compirà nel secolo successivo.
Destinato a divenire avvocato frequenta il Collegio di Pontlevoy. Durante gli studi si reca assiduamente nella ricca biblioteca della scuola, dove incontra la lettura dei mistici cristiani, del pensiero filosofico greco, e della religione. Una volta terminati gli studi si scopre non attratto alla professione di notabile, decidendo quindi di arruolarsi come sottotenente dell’esercito a Bordeaux incontrando, in tale contesto, la libera muratoria. Nell’ambito delle Logge Massoniche Militari si avvicina agli studi dello scibile esoterico, e in breve viene notato dal teurgo e massone Martines de Pasqually, diventando suo allievo. Ammesso all’Ordine degli Eletti Cohen ne diviene segretario, sviluppando una profonda ammirazione per il suo Maestro, ma coltivando in sé il desiderio di praticare la via della reintegrazione senza le sovrastrutture rituali massoniche.
Nel 1771 rassegna le proprie dimissioni dall’esercito per dedicarsi completamente allo studio della religione, della filosofia e dell’esoterismo. Lo vediamo tra il 1773 ed il 1774 ospite a Lione del ricco borghese Jean-Baptiste Willermoz (1730-1824), con il quale divideva l’affiliazione agli Eletti Cohen. Willermoz darà vita nel 1778 al Rito Scozzese Rettificato che ancora oggi è uno dei principali, e maggiormente diffusi, riti della libera muratoria mondiale. Durante la permanenza a Lione Il Filosofo Incognito scrive “Des erreurs et de la vérité”, che è la sua prima opera. Inquieto, assetato di conoscenza, e desideroso di uscire dagli ambiti della vita francese decide di viaggiare per l’Europa entrando in contatto con ambienti nobiliari dediti allo studio dell’esoterismo. Giunto a  Strasburgo (1788-1791) è ospite di Madame de Böcklin che lo introduce allo studio delle opere del mistico tedesco luterano Jacob Bohme (Alt Seidenberg, 24 aprile 1575 – Görlitz, 17 novembre 1624).
Rimane affascinato dalla ricchezza simbolica e dalle allegorie presenti nelle sue opere. Le quali disegnano un percorso di comprensione delle leggi divine, che si snoda attraverso l’intuizione che il microcosmo uomo, è intimamente connesso al macrocosmo.
«Non acquisisco la mia conoscenza dalle lettere e dai libri, ma la posseggo entro me stesso, poiché il cielo e la terra con tutti i loro abitanti, e inoltre Dio stesso, sono nell'uomo».
L’Opera del filosofo tedesco raffigura una divinità che è un complesso equilibrio dinamico di forze fra loro contrapposte. L’Ente, la causa prima, da un lato è un Nulla senza forma, abissale silenzio di indeterminazione e non forma, e dall’altro è fonte di vita e di ogni forma della Creazione. Tale affresco teologico è molto vicino al pensiero neoplatonico che individua nell’Ente un insieme di opposti complementari. Al contempo Bohme assegnando all’uomo la possibilità individuale di comprensione e redenzione, si pone fuori dalla riforma protestante che vede nella Bibbia l’unico viatico per ricongiungersi a Dio. 
«Il Padre, che governa il primo principio, il fuoco, genera eternamente il Figlio, la luce, mediante le sette forme della natura eterna; e il Figlio, rivelandosi nel secondo principio come luce, per sempre glorifica il Padre. La volontà eterna, il Padre, conduce il Suo cuore, il Suo Figlio Eterno, mediante il fuoco fino al grande trionfo nel suo regno di gioia. Quando il Padre pronuncia la Sua Parola, cioè quando genera il Figlio, il che viene compiuto eternamente e continuamente, tale Parola prima di tutto assume la sua origine nella prima e aspra qualità, dove diviene concepita. Nella seconda o dolce qualità riceve la sua attività; nella terza si muove; nel calore sorge e accende il dolce flusso del potere e del fuoco. Ora tutte le qualità sono fatte ardere dal fuoco acceso, e il fuoco viene alimentato da esse; ma questo fuoco è uno solo e non molti. Questo fuoco è il vero Figlio di Dio Stesso, che continua a nascere dall'eternità all'eternità. Il Padre è il primo di tutti gli esseri concepibili, ma se il secondo principio non divenisse manifesto nella nascita del Figlio, Egli non verrebbe rivelato. Lo Spirito Santo, manifestando Se stesso nel terzo principio, deriva eternamente dal Padre e dal Figlio, e in Lui e con Lui emana lo splendore della maestà di Dio».
Louis Claude de Saint-Martin  è affascinato da questo ricco e sfaccettato pensiero, che abbraccia la filosofia platonica, la mistica cristiana, e depone nelle capacità individuali la via della riconciliazione. Questo profondo DESIDERIO contrastato di reintegrazione lo legge sia a livello di Uomo, sia a livello di intero Cosmo.
“Sorgente eterna di tutto ciò che è, Tu che invii ai prevaricatori gli spiriti di errore e di tenebre che li separano dal Tuo amore, invia a colui che ti cerca uno spirito di verità che lo avvicini a Te per sempre. Che il fuoco di questo spirito consumi in me perfino le più piccole tracce del vecchio uomo e che dopo averlo consumato, faccia nascere da questo ammasso di ceneri un nuovo uomo sul quale la Tua mano sacra non disdegni di versare più l'unzione santa.”( dalle 10 Preghiere di Louis Claude de Saint-Martin) 
Tale tensione spirituale verso il divino si tradusse, nel Filosofo Incognito, da un lato nella critica verso le sovrastrutture rituali, che lo portarono ad abbandonare la massoneria e gli Eletti Cohen, e dall’altro in una febbrile opera di divulgazione. I suoi libri più famosi sono: «La Tavola Naturale dei rapporti esistenti tra Dio, l’Uomo e l’Universo»; «L’Uomo di Desiderio»; «Ecce Homo»; «L’Uomo Nuovo»; «Lo Spirito delle Cose»; «Il Ministero dell’Uomo-Spirito».  Oltre alle traduzioni degli scritti dell’amatissimo Jacob Bohme: «L’Aurora Nascente»; «I Tre Principi dell’Essenza Divina»; «Quaranta Domande sull’Anima»; «La Tripla Vita dell’Uomo»; «Sei Punti e Nove Testi».
Tornato in Francia, è sempre più angustiato, nel 1790 decide di uscire da tutti gli Ordini esoterici ai quali era iniziato, convinto che solamente la via individuale, la reintegrazione dell’uomo nell’uomo poteva condurre alla definitiva comunione con Dio. Riuscito a passare indenne dalla rivoluzione francese, grazie all’intercessione di amici liberi muratori, continuò a dedicarsi alla scrittura e alla divulgazione . Nella sua dimora si ritrovavano i cosiddetti amici di Saint-Martin. Questi uomini e donne, in ciò fu innovatore, studiavano gli scritti del Filosofo Incognito e di Bohme, e venivano eruditi sulla sua filosofia della reintegrazione, della preghiera, e della purificazione. 
“Uniamoci, uomini di pace, uomini di desiderio: uniamoci per contemplare in un santo tremore l’estensione delle misericordie del nostro Dio, e diciamogli in comune, che tutti i pensieri degli uomini, tutti i loro desideri più puri, tutte le loro azioni più regolari, non potrebbero insieme accostarsi al più piccolo atto del Suo amore” 
Questi selezionati discepoli, accolti tramite l’imposizione della mani rappresentano il cosiddetto Sanmartinismo, a cui Papus cercherà di ricollegarsi nella fondazione dell’Ordine Martinista.
Celebre la frase, che oggi molti pare abbiano scordato, del Filosofo Incognito:“La sola iniziazione che predico e che ricerco con tutto l’ardore della mia anima è quella attraverso cui noi possiamo entrare nel cuore di Dio e far entrare il cuore di Dio in noi, per compiervi un matrimonio indissolubile, che ci renda l’amico, il fratello e la sposa del nostro divino Riparatore. Non vi è altro mistero per giungere a questa santa iniziazione che sprofondarci sempre più sin nelle profondità del nostro essere e di non mollare la presa, fin quando non siamo pervenuti a sentirne la viva e vivificante radice, in quanto allora tutti i frutti che dovremmo portare secondo la nostra specie si produrranno naturalmente in noi e al di fuori di noi, come vediamo accadere ai nostri alberi terrestri, in quanto aderiscono alla loro relativa radice e non cessano di estrarne i succhi” (Lettere a Kirchberger, 19 giugno 1797)”
Louis Claude de Saint-Martin, uno dei padri della moderna lingua francese, lascia questo piano dell’esistenza il 13 ottobre ad Aulnay. 
A.Faivre scrive:“La corrispondenza e i libri di Saint-Martin dimostrano come egli non abbia mai cessato di rimanere fedele agli insegnamenti di Martinès e come non abbia mai negato né il valore né l'efficacia della teurgia cohen: piuttosto, a un certo punto, egli ha semplicemente ritenuto di non averne più bisogno. La filosofia di Saint-Martin, molto vicina a quella di Böhme, non deve nulla in pratica a quella di Swedenborg. Nell'esprimere in modo esauriente e preciso i temi essenziali di qualsiasi esoterismo, il Filosofo sconosciuto appare veramente come l'erede del pensiero tradizionale dell'Occidente. Saint-Martin sviluppa una sofiologia e un'aritmosofia salde, mai astratte, inscindibili dall'idea di rigenerazione espressa con il fervore di una altissima elevazione spirituale. Egli descrive a lungo le conseguenze della caduta, ne deduce la parte fondamentale della sua cosmologia, indica i rimedi mediante i quali l'uomo e la natura intera potrebbero rigenerarsi; questa è la preoccupazione costante di Saint-Martin, che vuole «spiegare le cose mediante l'uomo, e non l'uomo mediante le cose». Le sue idee sulla Rivoluzione francese, analoghe a quelle di Joseph de Maistre che le esprime quasi contemporaneamente, sono quelle di un convinto teocrate; egli però vede in questo cataclisma un castigo provvisorio, mandato dalla Provvidenza e ben meritato a causa della decadenza dei troni e degli altari. Il suo stile originale, solido, melodioso, gli consente di ben figurare tra i migliori prosatori francesi; sotto questo profilo, l'Uomo di desiderio (1790) rimane il capolavoro di un genere di cui la lingua francese offre rari esempi; bisognerà attendere prima Lamennais e poi Paul Claudel per ritrovarne la forza, il sapore, la qualità. Inoltre, l'influenza di Saint-Martin sulla filosofia romantica tedesca fu profonda e durevole. Tale è l'uomo nel quale Joseph de Maistre scorgeva «il più istruito, il più saggio e il più elegante dei teosofi».


Gérard Encausse o Papus (Papus era il suo appellativo iniziatico, riconducibile al Nuctéméron di Apollonio da Tiana) nasce a La Coruña il 13 luglio 1865.
Venuto alla luce all’interno di un contesto borghese, e aperto allo studio della tradizione esoterica, il padre è cultore di testi alchemici, viene cresciuto ed educato secondo i precetti cattolici. Intraprende gli studi presso il collegio Rollin (dal 1888 al 1891), durante  il servizio militare, dove diverrà ufficiale medico, e successivamente  maestro di scienze. Irrequieto, leonino, carismatico, si dedica agli studi dell’ipnosi quale strumento di guarigione e terapia. Residente a Montmartre, esercita la professione di medico in numerosi studi, il più famoso ed avviato dei quali era a Parigi. Nella vorticosa città si divide fra la fortunata attività di medico, quella di assiduo frequentatore delle biblioteche alla ricerca della tradizione occidentale, ed animatore dei salotti esoterici ed occultistici. Nel poliedrico e mercuriale panorama culturale ed esoterico parigino incontra personaggi quali Stanislao de Guaita, Josephin Peladan, Maurice Barres, Augustin Chaboseau, Paul Julien Lejay, Charles Barret, Lalande (Marc Haven), Yvon Leloup (Sedir), Georges Montieres, Lucien Chamuel, e Delaage.  Viene iniziato alla Libera Muratoria da Delaage, frequenta ambiti legati allo spiritismo, aderisce alla società teosofica,  e nell'ottobre del 1888 fonda la rivista “l'Iniziazione”, e sarà co-fondatore della rivista teosofica Hermes.  Non sempre il suo carattere istrionico gli attira simpatie, infatti per motivi personali si allontana dalla società teosofica di cui non gradisce gli atteggiamenti e l’insegnamento orientaleggianti, non viene accettato dal Grande Oriente di Francia per i suoi trascorsi da spiritista e l’essere un occultista dichiarato. Ciò lo porta alla ricerca di una via innovativa ed originale all’iniziazione e alla tradizione occidentale.
Papus partecipò sempre in posizioni apicali alla nascita di numerosi ordini iniziatici o iniziative esoteriche, secondo lo spirito di reciproca convivialità e riconoscimento formale dei tempi. Spirito che spesso portava a dare vita alle più bizzarre iniziative, come ad esempio la Chiesa Gnostica risvegliata tramite una goliardica seduta spiritica, a cui seguivano riconoscimenti iniziatici squisitamente formali.
Detto ciò Papus è stato sicuramente un grande animatore sul palcoscenico esoterico del tempo, e la sua influenza è giunta fino ad oggi. Grazie a coloro che hanno poi saputo raccoglierne l’eredità e la vitalità, ed inserire contenuti alla sua iniziativa.
E’ nel 1888 che abbiamo la svolta nell’attività esoterica di Gerard Encausse. A Parigi conosce Augustin Chamboseau, ed entrambi si confidano di detenere  un'iniziazione riconducibile a Louis Claude de Saint-Martin.
Scrive Papus in merito alla propria linea iniziatica ” Estratti da «Martinezismo, willermozismo, martinismo e massoneria» di PAPUS (Ed. Chamuel, Parigi, 1899). «Il passaggio del Martinismo ai gruppi che dovevano dargli una tale estensione all’epoca attuale si è effettuato con la mediazione di un modesto occultista che fu sempre attaccato a due grandi principi, la conservazione della tradizione iniziatica dello spiritualismo caratterizzata dalla Trinità e la difesa del Cristo al di fuori di ogni setta. Sono questi i caratteri dello “sconosciuto” al quale venne affidato il sacro deposito, ed Enrico Delaage, poiché è di lui che stiamo parlando, preferì essere fedele alla sua iniziazione anziché fondare una nuova setta... Delaage spinse il rispetto del segreto sino a tacere l’origine della sua iniziazione nei suoi libri, ed è solo con gli intimi che amava parlare a cuore aperto del Martinismo, la tradizione del quale gli era stata trasmessa per mezzo di suo nonno M. de Chaptal, iniziato lui stesso da Saint Martin... Qualche mese prima della sua morte Delaage volle dare ad un altro la semente che gli era stata confidata... Povera eredità costituita da due lettere e qualche brano, riassunto di quella dottrina della iniziazione e della trinità che aveva illuminato tutte le sue opere. Ma l’invisibile era là e lui stesso si incaricò di ricollegare le opere alla vera origine loro e di permettere a Delaage di affidare la sua semente ad una terra ove avrebbe potuto svilupparsi...».” 
Nel 1890 (altre fonti indicano il 1891) sempre a Parigi fu costituito il primo Supremo Consiglio dei S:::I::: (a quel tempo i gradi erano tre, senza  esclusione per nessuno dei Superiori Incogniti della funzione di trasmissione iniziatica). I membri del primo Supremo Consiglio erano: Chaboseau, Papus, Adam, Burget, Barlet, S. De Guaita, Chamuel, Sedir, Peladan e Barres. Peladan e Barres, essendo di religione cattolica e subendo la pressione delle famiglie, ben presto si dimisero e furono sostituiti da Marc Haven e V. E. Michelet.
Quest’Ordine era articolato inizialmente in tre gradi (Associato-Iniziato e Superiore), e strutturato in logge dove il filosofo rappresentava la guida dei fratelli e delle sorelle attorno a lui raccolti. Piena era la sua capacità di scegliere e gestire la docetica, come pochi e poveri erano i simboli dell’Ordine Martinista. Una struttura essenzialmente flessibile, inclusiva, che ne ha caratterizzato la vita e la feconda espansione. Sopra alle singole logge troviamo il governo dell’Ordine, Papus e i suoi aiutanti, che dovevano verificare la regolarità delle varie associazioni, e che niente fosse disarmonico nel procedere della vita della fratellanza.
 Giustamente dobbiamo distiungere fra il corpus filosofico che anima il martinismo, la sua Gnosi, e la struttura creata da Papus. La quale, anche se non è questo il luogo adatto per un’attenta disamina, ha subito molteplici cambiamenti attraversando varie fasi (estrema semplicità, similare ad una struttura massonica, elemento di insieme ad altri depositi iniziatici, ecc…), anche quando era ancora in vita il suo fondatore. Correttamente possiamo paralre di martinismo papussiano per indicare questo insieme strutturato di gradi e riti, che ovviamente non è coincidente con le forme in cui il messaggio della reintegrazione degli esseri è stato raccolto sia dal Martinez che dal Filosofo Incognito. Ovviamente tempi diversi, temperamenti diversi, e prospettive diverse: la tradizione nel suo aspetto esteriore si modella in guisa dei suoi amanti.  

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La Sostanza e la Forma del Martinismo


Brevemente posso affermare che il Martinismo, così come oggi lo conosciamo è viviamo, è un Ordine Iniziato suddiviso in una molteplicità di strutture organizzative fra loro formalmente separate, ma unite, qualora regolari, dalla comune volontà di preservare l’iniziazione martinista e fornire gli strumenti necessari alla reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo, e dell’Uomo nel Divino.
Questo percorso iniziatico si fonda su di un deposito docetico filosofico e rituale, il quale si articola in una piramide costituita da quattro gradi.
Il primo di questi è il grado di Associato Incognito dove il martinista, che ancora non ha una fissa collocazione nella catena eggregorica di Forza ed Amore, segue un percorso prevalentemente cardiaco, volto alla purificazione della Luna. In questa prima fase dell’opera è seguito dal proprio Iniziatore, con cui deve necessariamente rimanere in contatto onde ricever non solo gli adeguati consigli, ma beneficiare, tramite di esso, della coesione con l’eggregore della catena. Gli strumenti tipici dell’Associato Incognito, che è bene dire subito accompagneranno il martinista anche nel proseguo del suo perfezionamento, sono il rituale giornaliero e la purificazione in Luna Nuova. Il primo può essere integrato a seguito delle valutazione dell’Iniziatore, ed è un rituale composito che con cadenza giornaliera, all’interno di fisse finestre operative, permette al fratello di essere in laborioso contatto con tutti gli altri fratelli. Il rituale di purificazione in Luna Nuova consente al martinista di spurgare dal proprio essere fisico e psichico quanto di pernicioso raccolto durante il mese appena trascorso. E’ un giorno muto per la catena, dedicato alla meditazione, alla preghiera, al riequilibrio interiore.
Terminata questa fase di apprendistato il martinista accede, chiedendo maggiore Luce, al secondo grado dove agli strumenti già conosciuti si affiancano elementi rituali a forte valenza teurgica. I quali, principalmente, si esprimono nel rituale di Luna Piena o di rafforzamento eggregorico. In questa fase il martinista, che ha oramai un posto stabile all’interno della catena di Forza e Amore, opera al fine di beneficiare, per risonanza interiore, di ogni influsso astrale presente sul piano di lavoro lunare.
Raggiunta la padronanza degli elementi teurgici, terminato il piano di studio fornito, il martinista viene elevato al grado di Superiore Incognito dove finalmente potrà operare non solo sul piano lunare, ma anche sul piano solare. Tale completezza operativa trova forma e sostanza nei rituali Equinoziali e Solstiziali. Quei Superiori Incogniti che hanno dimostrato capacità di comprendere gli occulti meccanismi dell’Opera, sono animati da spirito di sacrificio, e hanno mostrato una particolare dedizione ai precetti dell’Ordine, possono essere investiti del potere di associare altri al martinismo: assumendo la qualifica di Superiori Incogniti Iniziatori.
In breve questa è la piramide martinista, che trova fulcro nella figura dell’Iniziatore, il quale a sua volta può operare collegialmente con altri suoi pari sotto il coordinamento della figura di un Grande Maestro. Ovviamente vi sono altre forme aggregative nel mondo martinista, ma è bene dire che solamente quella di un Ordine, che mantiene relazioni proficue con altri Ordini, può offrire certezza di un sano percorso iniziatico.
Avendo adesso riguardo agli aspetti sostanziali del martinismo, vedremo cosa effettivamente caratterizza il lavoro che è chiamato a svolgere il nostro fratello. Nel martinismo trovano centralità due elementi, che in realtà sono l’uno il riflesso dell’altro, e la cui sostanziale assenza rende la stessa iniziazione ed opera martinista un vuoto simulacro preda di basse istanze egoiche e di facili illusioni.
Il primo di questi elementi vivificanti è rappresentato dalla catena martinista, la quale non solo viene eretta durante le tornate di Loggia, ma psichicamente ogni giorno, in forza del rituale giornaliero. La catena unisce ogni singolo iniziato al proprio iniziatore, e tramite questo alla struttura in cui esso opera. Di anello in anello è possibile risalire non solo a Papus, ma allo stesso Filosofo Incognito, connaturando così il rapporto iniziatico martinista in una forma molto simile a quella che lega il Guru al discepolo in oriente. Ecco quindi che la catena assume aspetto non solo orizzontale, legato alla meccanica del rito associativo/iniziatico/di elevazione, ma anche, e soprattutto, verticale. Essa realmente travalica le ristrettezze temporali della vita del singolo fratello, e permette, tramite la fiamma vitale dei maestri passati, di ricongiungerlo a tutti i martinisti di oggi, di ieri e di domani. E’ bene immaginare la catena come un corpo che ha molti centri, da cui si irradiano delle sinapsi energetiche e spirituali che connettono il singolo, ad ogni altro martinista. Correttamente compreso, questo magico meccanismo permette ad ognuno di noi di beneficiare del sostegno dei fratelli e delle sorelle, e di sviluppare un leva moltiplicativa che deve essere utilmente impiegata per il compimento della Grande Opera Interiore.
Il secondo elemento che caratterizza il martinismo è rappresentato dell’Eggregore. Questo, così come insegna la tradizione, è frutto della sommatoria della forza psichica, vitale e magica di quei singoli raccolti in un dato istante da un unico intendimento. Nel nostro contesto i “singoli” sono i fratelli che in virtù della comune iniziazione, e dell’opera luni-solare, alimentano l’Eggregore martinista, beneficiando della sua retributiva benevolenza. Ovviamente questo Ente sarà vitale e volitivo, quanto più i fratelli saranno singolarmente consapevoli, ed unitariamente armonici. Qualora questa alchimia sia compiuta, e il vertice dell’Ordine sapientemente governi le energie, l’Eggregore opererà correttamente per il bene e il vigore della fratellanza.
Da quanto sopra esposto si comprenderà certamente che il martinismo è un viatico che amo definire “maturo”, in quanto implica una grande responsabilità sia nel semplice associato, il quale deve impegnarsi quotidianamente nel lavoro di nobilitazione, sia nell’Iniziatore che deve annullare molto di se stesso per servire tutta la comunità. Il fratello, per tutto il suo cammino, dovrà essere in grado di gestire il proprio tempo spirituale, di impegnarsi con solerzia nell’accrescimento filosofico ed operativo, e deve soprattutto giudicare se quanto pone in essere è buono e reale. Al contempo l’Iniziatore non deve lasciarsi condizionare da riflessi psicologici, da sterili movimenti emotivi, in quanto il suo compito è quello di trasmettere l’iniziazione martinista, la quale trova completezza con l’elevazione al terzo grado, per i meritevoli.
E’ facilmente intuibile come il fulcro del martinismo, il seme, è rappresentato dall’iniziazione, e dal rapporto che si viene a creare fra iniziatore ed iniziato. Essa raccoglie, nel suo vigoroso rituale, ogni elemento simbolico, e magico, che accompagnerà il fratello lungo tutto il percorso. Tale iniziazione, per essere valida e validante, non solo deve rispondere degli ovvi requisiti formali, ma necessità che colui che la dispensi sia parte integra e sana del corpo spirituale martinista. Ciò in quanto, a tale proposito, non basta la semplice applicazione formale del rito, ma si necessita di un elemento vivificante di cui solamente il vero iniziatore è portatore. Si potranno mostrare brevetti, patenti e filiazioni, ma qualora questi siano frutto di furbizia, di commercio, essi attesteranno solamente l’inganno e l’illusione.
Altro non possiamo prendere in considerazione, ed è per questo che lanciamo un amichevole avvertimento verso coloro che troppo facilmente pensano di incontrare questa nostra arte. Siate vigili, in quanto non basta parlare di martinismo per essere martinisti, non basta scambiarsi un quadruplice fraterno abbraccio, e non basta citare il Filosofo Incognito. E’ necessario essere riconosciuti come tali da quella grande famiglia che è il martinismo della scuola italica. Coloro che con troppa foga si sbracciano nel sostenere la propria umiltà, e sfoggiare i propri depositi, e che al contempo sono sconosciuti a tutti gli altri, difficilmente possono far parte del nostro numero.  Con ogni probabilità essi sono parte di quella gramigna che deve essere separata dal grano, affinchè il pane supersostanziale possa essere spezzato fra i fratelli, e le nostre catene preservate.
Francesco Brunelli: “Questo viandante, l'eremita della nona lama del Taro, è il Superiore Incognito e dal simbolismo or ora evocato si potranno trarre elementi tali che il punto d'arrivo ed il lavoro necessario per conseguirlo, appariranno più chiari. Essere desti, essere svegli è la meta prima fondamentale, la condizione primaria in mancanza della quale nulla può prender vita, nulla può animarsi od essere animato, neppure i riti che muovono energie immense e sconosciute ai più, neppure i riti, hanno in condizioni diverse, efficacia reale un effetto allucinatorio che può presentarsi alla coscienza ma solo dell'operatore impreparato ad operare.”
Gastone Ventura: “Ogni Eggregore fisico produce quindi, con le sue azioni, forze invisibili quando di carattere magnetico, quando di carattere elettrico, quando di carattere vitale, che sono gli Eggregori spirituali prodotti dagli Eggregori fisici. Ad esempio, una folla di fedeli in preghiera è un Eggregore fisico: la sua azione – naturalmente tanto più efficace quanto più sentita, e tanto più ancora se la preghiera è per tutti una e se è guidata, convogliata da chi ne ha i poteri, verso un determinato obiettivo - produce l’Eggregore spirituale.”
Robert Ambelain: “In quanto al Teurgo non ha da temere alcuna «spiegazione» che diminuisca i suoi poteri poiché egli scarta di primo acchito ogni fattore materiale dotato di una qualsiasi virtù occulta, ogni forza racchiusa o infusa con dei riti nei suoi supporti materiali.
Solo la Simbolica deve unirlo al Divino con lo slancio della sua anima, per veicolo. Subito si pone il problema: rivolgendosi a Dio attraverso il canale dello Spirito e del Cuore, non v’è da temere alcuna deflorazione del grande arcano, e, qualsiasi cosa accada nelle varie realizzazioni, il Mistero di queste ultime rimane integro. Ciò che il Mago pagherà alla fine con dolore, il Teurgo lo completerà in gioia. Come dice la Sacra Scrittura, il Teurgo ammassa inalterabili tesori, mentre il Mago fa un cattivo investimento.”
Ecco quindi che il martinismo, così come correttamente inteso nel Nostro Venerabile Ordine, è la Via Iniziatica Cristiana alla Reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino. I nostri fratelli si sforzano e si impegnano a purificare ed erigere il Tempio Interiore, dove ufficiare in nome del Riparatore.

Purtroppo per coloro che professano il martinismo essere ordine illuminista, così come per coloro che pretendono al contempo di essere marinisti ed avversi al cristianesimo,  è la verità storica e spirituale del Nostro Venerabile Ordine a condannarli. L’evidenza che tutti i nostri Grandi Maestri, la cui luce brilla nel Cero dei Maestri Passati, erano iniziati e mistici cristiani, dovrebbe suggerire prudenza nell’accostarsi a quelle strutture che irridono tale Verità.



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