"I poteri divini dell'Azione vivente
in noi, tendono niente meno che ad aprire il nostro centro interiore della
nostra anima a tutti i "fratelli" passati, presenti e futuri, per
stringere, tutti insieme, il Patto col Divino, e finalmente schiuderci tutti i
tesori spirituali e naturali sparsi in ogni regione; e restituirci, per così
dire, l'Azione delle cose. In questo mondo ci sono tanti uomini senza
intelligenza, proprio perché ce n'è sono pochi che lavorano a diventare
realmente capaci d'Azione. Con l'irrompere dello Spirito Universale in noi, e
con lo slancio del nostro Spirito, che possiamo arrivare ad essere capaci
d'Azione. Con questo slancio abbandoniamo ogni principio dei gusci, quelli che
ci permettono di manifestare le sue proprietà, slancio che opera in noi quello
che il 'soffio' opera negli animali, o quello che l'aria opera nella
natura." Louis-Claude de Saint-Martin
In queste parole del Filosofo
Incognito intuiamo L’ARCHITRAVE su cui si imposta e progredisce l'Opera
Martinista.
Questo è rappresentato dall'eterna
UNIONE SPIRITUALE, travalicante il tempo e lo spazio, fra tutti i fratelli e le
sorelle. Questa Unione nasce in virtù dell'iniziazione che il martinista riceve
dal proprio Iniziatore e che sua volta è stato regolarmente e tradizionalmente
elevato al grado di Superiore Incognito Iniziatore.
Eppure, come amo ripetere,
l'iniziazione martinista non trova singolarità nella formale accettazione e
trasmissione iniziatica. Essa è antecedente a tale apicale momento e al
contempo è susseguente ad esso.
E' antecedente in quanto, come nel
Nostro Ordine, trova inizio nella "meditazione dei 28 giorni". La quale
è necessaria pratica di spogliazione e di riflessione da parte del bussante.
Attraverso questo silente strumento esso ha la possibilità, cosa rara al giorno
d'oggi, di testare la propria volontà nel sottoporsi ad un lavoro cadenzato
lungo il processionare dei giorni della settimana. Al contempo può, in forza
delle riflessioni attorno al proprio stato dell'essere, avere chiara misura
degli impedimenti, lacci e disfunzionalismi su cui successivamente operare.
Essa è susseguente alla formale
iniziazione in quanto attraverso il lavoro rituale individuale (luni-solare)
attivamente il fratello scava nella grezza pietra, modella se stesso e si rende
catalizzatore di quelle influenze sottili che successivamente, in grado di
Superiore Incognito, avrà forza, volontà ed opportunità di canalizzare. Questo,
fratelli miei, è un punto essenziale dell’opera martinista. Il rituale di Luna
Piena, strumento in uso dal grado di Iniziato Incognito, è chiamato anche di
consolidamento eggregorico. In realtà tutto i lavoro dal grado di Associato è di
consolidamento eggregorico. Dove il martinista trova sempre maggiore affinità
con la forza eggregorica, grazie agli strumenti dell’opera laboriosa. Forza
eggregorica che non è solamente la semplice sommatoria delle volontà dei
singoli fratelli, ma è anche l’aspetto sensibile di cui si riveste ed agisce,
su questo nostro piano, l’influenza spirituale a cui noi ci richiamiamo.
Ecco quindi che l'unione spirituale
viene ogni mese ravvivata tramite il rituale di luna piena, ogni giorno
edificata grazie al rituale giornaliero di catena. Ecco perché è necessario un
regolare progredire lungo la scala martinista e ogni tentativo di affrettare i
tempi, altro non è che un vuoto errore che a niente conduce.
L’Opera Martinista si basa su di una
regola molto semplice, i nostri strumenti sono cadenzati per la costante
ripetizione, in base al volgere delle stagioni, del transito del Sole e della
Luna. Questi reali strumenti, per colui che li possiede, danno ritmo ed
armonia. Essi creano un connubio fra le forze della natura esterne ed interne
all’operatore, ponendo il martinista al centro di uno spazio sacro dove Egli è
Maestro e Sacedote di se stesso..
Concludo lasciando ad altri discorrere
di formali unioni, di scelta a freddo di rituali, di minimi comun denominatori
di riconoscimento.
Purtroppo non ho mai amato i
compromessi, non certo nella vita iniziatica. Gli accordi al ribasso sono vantaggiosi
per colui o coloro che niente hanno, non certo per coloro che qualcosa
possiedono.
Fratelli miei la reale unione deriva
dall'effettivo lavoro nella fucina interiore e non da vuote parole che hanno
sapore di postume captatio benevolentiae per un pubblico sognante ma non
praticante.
Una domanda
pongo e nella semplice risposta vi è lo stato dell'arte: "La vostra Opera
è favellare, fantasticare o ogni giorno incidere la mente e l'anima attraverso
strumenti ? La vostra fratellanza è reale, sentita e riconosciuta durante il
rituale giornaliero, oppure siete soli con voi stessi?"
In forza
della risposta, saprete se siete o meno nella sostanza martinisti.
Elenandro XI
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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