"Purificati, chiedi, ricevi, agisci: tutta l'opera è in
questi quattro tempi".
(Louis Claude
de Saint-Martin)
Nella nostra ritualità la purificazione acquista particolare
importanza sia in quanto elemento di contatto diretto con l'eggregore di catena
(insieme al rito giornaliero), sia in quanto cardine attorno al quale ruotano
tutte le nostre operazioni, condizionandone l'andamento e, invariabilmente, i risultati.
Sappiamo che il compito primo ed irrinunciabile di ogni
Martinista è la cosiddetta "purificazione della luna". È un errore
grossolano ed ingenuo ritenere che l'operazione purificatoria novilunare sia di
per sè sufficiente al raggiungimento di questo scopo. La necessità della
purificazione, perché di necessità si tratta, riguarda l'iniziato a 360 gradi,
e investe certamente la sfera sottile dell'individuo, ma anche quella emotiva e
psicologica, oltre naturalmente , a
quella fisica.
La totalità del nostro essere , con ogni sua porzione , vive
, opera ed agisce nel quaternario e pertanto non possiamo considerare soltanto
una frazione di noi stessi come l'oggetto della purificazione .
In questa prospettiva possiamo quindi osservare che, per
quanto concerne la connessione con il nostro eggregore, il rituale di purificazione è unico e
necessario strumento d'opera; per quanto concerne il fine ultimo del
Martinista (che, lo ricordo, dovrebbe essere quello della Reintegrazione)
esso costituisce il primo ed indispensabile passo lungo la via del Ritorno.
Un primo passo che tuttavia può, da solo, fornirci un quadro
generale del nostro stato, purché si abbia il desiderio e la capacità di
osservare con la dovuta attenzione ed obiettività!
Osserviamo. E se non sappiamo farlo, impariamo.
Osserviamo come stiamo, come ci sentiamo, prima e dopo aver
effettuato la purificazione.
Osserviamo le nostre azioni e reazioni, i nostri pensieri, le
nostre abitudini e annotiamo con distacco quanto vediamo.
Osserviamo come alimentiamo la nostra mente, i nostri sensi,
la nostra anima.
E troviamo la forza (volontà) di apportare dei cambiamenti,
sperimentiamo!
Noi siamo sia l'alchimista che il laboratorio, non
dimentichiamolo mai.
Dunque il rituale è in sè e per sè elemento imprescindibile
alla nostra opera, ma ricordiamo anche che, in fondo, rappresenta un modello,
uno schema di riferimento a cui attenersi per giungere a quel perfezionamento
così profondamente agognato.
Teniamo in debito conto che l'impegno profuso nelle nostre
opere, e l'intenzione che le accompagna, hanno frequentemente il potere di
determinarne il successo o il fallimento.
Dobbiamo puntare alla profondità, se vogliamo che i nostri
sforzi non diano risultati effimeri ed estemporanei; dobbiamo essere pronti al
sacrificio: l'essere superficiali e il respingere il sacrificio sono aspetti
che parlano di noi, dicendoci con chiarezza e in assoluta trasparenza una
qualche verità su noi stessi, che forse non è sempre agevole accogliere.
Ma tant'è. Questo è quanto siamo chiamati a compiere, affinché
le nostre tradizioni possano continuare ad avere spessore, significato ed
efficacia.
Soltanto così altri, dopo di noi, potranno trarne beneficio.
"Purificati,
chiedi, ricevi, agisci: tutta l'opera è in questi quattro tempi". (Louis Claude de Saint-Martin)
Artemide Superiore Incognito
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