« Affrettati, è necessario, verso la luce e i raggi del Padre: di là ti fu
inviata l'anima, rivestita di intenso intuire » (Oracoli caldaici, frammento
115)
La Teurgia esercita, oggi come ieri, indubbiamente un
enorme potere di fascinazione nei confronti di molti cultori di cose esoteriche
e di iniziati alla tradizione occidentale. Una semplice visita in una qualche
libreria dotata di settore esoterico, permette di entrare in contatto con una
mole consistente, specie rispetto a qualche anno addietro, di testi dedicati
alla magia cerimoniale, alla ritualità e alla teurgia. Al contempo è difficile
non considerare come oggi sistemi iniziatici rituali quali gli Eletti Cohen[1] e il Martinismo-Martinezista[2] stanno conoscendo una rinnovata capacità di attrarre
uomini, desiderosi di cimentarsi lungo la via del perfezionamento interiore,
anche attraverso lo strumento teurgico.
L’aver aggiunto la parola “anche” non è da parte mia un
qualche vezzo letterario, in genere sono incapace di virtuosismo, quanto
piuttosto sottolineare che se da un lato la teurgia è un mezzo e non un fine,
dall’altro il giungere ad operare tramite essa necessita di operazioni
preliminari che non è possibile eludere o posticipare.[3]
Mi si permetta di soffermarmi ulteriormente su questi
punti, che ritengo fondamentali e la mancanza di comprensione, dei medesimi,
foriera di danno ed illusione.
Nelle strutture tradizionali l’unico obiettivo reale è
pervenire alla reintegrazione dell’iniziato nelle sue originarie qualità e
condizioni spirituali. Uno stato pressoché divino dal quale la prevaricazione,
l’errore, l’inganno, la mistificazione e il desiderio di potenza lo fecero
decadere: precipitandolo nella condizione di creatura che aspira all'elevazione.
A tale riguardo Robert Amadou: “l'oggetto è la reintegrazione universale, alla quale l'uomo deve
lavorare per la conoscenza dell'origine, dello stato presente e del destino di
tutte le cose, ciascuna nel suo ordine; e principalmente della sua origine, del
suo stato presente e della sua destinazione. Poiché l'uomo è l'agente della
reintegrazione universale. È una seconda ragione, unita a quella che
fornisce una carità ordinata, per l'uomo lavorare alla reintegrazione
dell'uomo, per me lavorare alla mia reintegrazione. Reciprocamente, servendo,
servo me stesso; dividendo il male, che è legione, io avanzo”.
Attraverso varie pratiche, diversamente articolate e
composte, è possibile riguadagnare l’accesso a quel tempio imperituro da cui la
prevaricazione ci ha esclusi. L’uomo quindi non è autonomamente in grado di
ricollocarsi all’interno di un mondo spirituale superiore, ma necessita di un
lungo percorso di rettificazione e di adeguati strumenti per conseguire detto
risultato. La Teurgia, assieme alla meditazione, alla preghiera, alle
purificazioni, ai rituali collettivi ed individuali è uno di questi strumenti.
Strumenti, è utile ricordarlo, che saranno maggiormente efficaci, in forza
della loro lineare trasmissione e della loro coesione operativa.
Ecco quindi, che correttamente, la Teurgia, almeno in
ambito tradizionale, non rappresenta qualcosa di scisso o un’operazione
comunque alla portata di tutti. Bensì essa è uno dei tanti strumenti posti a
disposizione dell’iniziato, attraverso i quali dovrà, se ne sarà capace,
pervenire alla realizzazione dell’Opera Interiore. La quale necessariamente
passa attraverso le fasi di individuazione[4], rettificazione[5], trasmutazione[6] e reintegrazione[7].
Un Maestro Passato del Martinismo, Francesco Brunelli,
soleva ripetere che il Mago è colui che inizia l’opera senza strumenti e la
termina senza strumenti. In queste parole vi è un verità fondamentale.
L’iniziato è colui che è posto su di un sentiero dall’azione di altri uomini, i
quali lo forniscono dei necessari strumenti operativi e filosofici per
cimentarsi lungo il duro cammino interiore. Successivamente questi, se
apprenderà i misteri che sottintendono all’intera Opera, provvederà a disfarsi
di tali strumenti, in quanto egli li avrà interiorizzati e ne avrà forgiati di
nuovi.
Tutto quanto ho fino a qui scritto, è solamente per
indicare come da un lato la Teurgia è parte, giammai scissa, di un insieme più
ampio, e dall’altro che è necessario esperire un percorso per comprendere
debitamente gli strumenti e il loro particolare e congeniale modo d’uso.
Scorciatoie non sono ammesse, e bene farebbe colui che
bussa ad essere maggiormente interessato alla sostanza del luogo, ove il suo
incedere lo ha condotto.
Ovviamente l’idea di poter controllare, modificare,
plasmare, evocare ed invocare influssi superiori operando in accordo con il
volere Divino o degli Dei, da sempre solletica il genio e l’ambizione di molti.
Bisogna però interrogarsi attorno all'esistenza delle reali qualità dell’operatore
atte per ottenere siffatti mirabolanti risultati. La semplice osservazione del
numero non esiguo di libri di teurgia esistenti e la massa tumultuosa di
aspiranti teurghi; e lo svegliarmi tutti i giorni in un mondo sempre eguale, mi
porta a considerare che in definitiva la maggior parte dei sogni e dei
propositi rimane nel mondo crepuscolare delle illusioni. Le quali, illusioni,
attengono proprio a quando di più incompatibile sussiste nei confronti
dell’opera iniziatica.
Ebbene, anni di pratica e di umane relazioni e
valutazioni, mi hanno portato a considerare che molti, per motivi di
spendibilità sociale e di ipocrisia nei confronti di se stessi, si raccontano
di voler cimentarsi nella Teurgia o nell’Alta Magia Cerimoniale, quando il loro
ambire rientrerebbe, a maggior ragione e cognizione di causa, nel perimetro
degli atti e dei fatti governati dalla cosiddetta bassa magia. Questi,
ipocritamente, preferiscono celarsi dietro la più nobile arte della Teurgia,
invece che ammettere che il loro fare non è guidato dal desiderio di un
benedicente influsso spirituale, ma bensì dal proprio ego frustrato e
desideroso di appagamento.
Certo in entrambi i casi, Teurgia e Bassa Magia, sono
necessarie delle identiche qualità da parte del praticante. Del resto tutto su
questo piano ha minimamente bisogno di forma e di energia per poter esercitare
influsso ed esistenza, ma quello che realmente scandisce la differenza fra le
due arti è la prospettiva dell’Operatore. In un caso volta a beneficiare di
quelle influenze superiori atte a condurlo al complimento della Grande Opera o
coadiuvare il divino in vista della reintegrazione universale. Nel secondo caso
invece ad agire per il proprio esclusivo vantaggio, a prescindere di quanto
rientra nel nostro giusto avere. Ecco quindi che la Teurgia, qualora condotta
con fini egoistici ed utilitaristici, altro non è che sostanzialmente bassa
magia: con l’aggravante della codarda e non giustificabile ipocrisia
dell’operatore.
[1]
Martinez de Pasqually nel 1754 diede vita all'Ordine dei Cavalieri Massoni
Eletti Cohen dell'Universo. Un ordine, quello del Martinez, strutturato in un
sistema iniziatico che trovava fondamento nella piramide nei gradi azzurri
della massoneria (apprendista, compagno e maestro) su cui poi si innestavano
altri tre gruppi di gradi:Classe del
Portico, Classe del Tempio e
Classe segreta. A ragione di tale
articolazione iniziatica vi era la volontà del teurgo Martinez di far
corrispondere una sephirot per ogni grado o scalini iniziatico:
Massoneria azzurra:
1° grado - Apprendista (Malkûth: regno)
2° grado - Compagno (Jesôd: fondamento)
3° grado - Maestro (Hôd: maestà)
4° grado - Apprendista Cohen (Nezach: eternità)
Classe del Portico:
5° grado - Compagno Cohen (Tiferet: pietà)
6° grado - Maestro Cohen (Gevurah: giustizia)
7° grado - Maestro Particolare (Chesod: amore)
Classe del Tempio:
8° grado - Gran Maestro Eletto Cohen (Binah: intelligenza)
9° grado - Cavaliere d'Oriente (Chokhmah: sapienza)
Classe segreta:
10° grado - Reau-Croix (Keter: corona eccelsa)
[2]
Si consulti al riguardo il sito www.martinismo.net
. La tradizione martinista-martinezista, che ancora vive in alcuni ordini
martinisti regolari, dispone una piramide operativa a carattere rituale
individuale: elementi teurgici, cardiaci e sacerdotali compongono gli strumenti
forniti per realizzazione dell’Opera.
[3]
Per questo è sempre da guardare con enorme sospetto colui che non attende e non
opera nei tempi e nei modi necessari, ma pretende, piuttosto, conferimenti ed
avanzamenti solamente dettati dall’effimera gloria. Egli è un falso iniziato e
sarà quindi un falso maestro.
[4]
Attraverso la fase dell’Individuazione si prende coscienza del nostro stato
individuale, e non raffrontabile con quello altrui.
[5]
In questa fase si procede alla rimozione degli elementi incompatibili con il
nostro desidero di reintegrazione. Successivamente si procede alla
purificazione degli elementi compatibili.
[6]
Gli elementi purificati sono sottoposti ad un’azione, tramite l’elemento fuoco
e le acque corrosive, atta a trasmutarli sostanzialmente in elementi sottili.
[7]
La conclusiva opera attraverso cui si giunge alla reintegrazione dell’Uomo
nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.
www.martinismo.net
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