giovedì 22 dicembre 2016

Cenni di Teurgia

« Affrettati, è necessario, verso la luce e i raggi del Padre: di là ti fu inviata l'anima, rivestita di intenso intuire » (Oracoli caldaici, frammento 115)

La Teurgia esercita, oggi come ieri, indubbiamente un enorme potere di fascinazione nei confronti di molti cultori di cose esoteriche e di iniziati alla tradizione occidentale. Una semplice visita in una qualche libreria dotata di settore esoterico, permette di entrare in contatto con una mole consistente, specie rispetto a qualche anno addietro, di testi dedicati alla magia cerimoniale, alla ritualità e alla teurgia. Al contempo è difficile non considerare come oggi sistemi iniziatici rituali quali gli Eletti Cohen[1] e il Martinismo-Martinezista[2] stanno conoscendo una rinnovata capacità di attrarre uomini, desiderosi di cimentarsi lungo la via del perfezionamento interiore, anche attraverso lo strumento teurgico.

L’aver aggiunto la parola “anche” non è da parte mia un qualche vezzo letterario, in genere sono incapace di virtuosismo, quanto piuttosto sottolineare che se da un lato la teurgia è un mezzo e non un fine, dall’altro il giungere ad operare tramite essa necessita di operazioni preliminari che non è possibile eludere o posticipare.[3]

Mi si permetta di soffermarmi ulteriormente su questi punti, che ritengo fondamentali e la mancanza di comprensione, dei medesimi, foriera di danno ed illusione.
Nelle strutture tradizionali l’unico obiettivo reale è pervenire alla reintegrazione dell’iniziato nelle sue originarie qualità e condizioni spirituali. Uno stato pressoché divino dal quale la prevaricazione, l’errore, l’inganno, la mistificazione e il desiderio di potenza lo fecero decadere: precipitandolo nella condizione di creatura che aspira all'elevazione.

A tale riguardo Robert Amadou: “l'oggetto è la reintegrazione universale, alla quale l'uomo deve lavorare per la conoscenza dell'origine, dello stato presente e del destino di tutte le cose, ciascuna nel suo ordine; e principalmente della sua origine, del suo stato presente e della sua destinazione. Poiché l'uomo è l'agente della reintegrazione universale. È una seconda ragione, unita a quella che fornisce una carità ordinata, per l'uomo lavorare alla reintegrazione dell'uomo, per me lavorare alla mia reintegrazione. Reciprocamente, servendo, servo me stesso; dividendo il male, che è legione, io avanzo”.

Attraverso varie pratiche, diversamente articolate e composte, è possibile riguadagnare l’accesso a quel tempio imperituro da cui la prevaricazione ci ha esclusi. L’uomo quindi non è autonomamente in grado di ricollocarsi all’interno di un mondo spirituale superiore, ma necessita di un lungo percorso di rettificazione e di adeguati strumenti per conseguire detto risultato. La Teurgia, assieme alla meditazione, alla preghiera, alle purificazioni, ai rituali collettivi ed individuali è uno di questi strumenti. Strumenti, è utile ricordarlo, che saranno maggiormente efficaci, in forza della loro lineare trasmissione e della loro coesione operativa.

Ecco quindi, che correttamente, la Teurgia, almeno in ambito tradizionale, non rappresenta qualcosa di scisso o un’operazione comunque alla portata di tutti. Bensì essa è uno dei tanti strumenti posti a disposizione dell’iniziato, attraverso i quali dovrà, se ne sarà capace, pervenire alla realizzazione dell’Opera Interiore. La quale necessariamente passa attraverso le fasi di individuazione[4], rettificazione[5], trasmutazione[6] e reintegrazione[7].
Un Maestro Passato del Martinismo, Francesco Brunelli, soleva ripetere che il Mago è colui che inizia l’opera senza strumenti e la termina senza strumenti. In queste parole vi è un verità fondamentale. L’iniziato è colui che è posto su di un sentiero dall’azione di altri uomini, i quali lo forniscono dei necessari strumenti operativi e filosofici per cimentarsi lungo il duro cammino interiore. Successivamente questi, se apprenderà i misteri che sottintendono all’intera Opera, provvederà a disfarsi di tali strumenti, in quanto egli li avrà interiorizzati e ne avrà forgiati di nuovi.
Tutto quanto ho fino a qui scritto, è solamente per indicare come da un lato la Teurgia è parte, giammai scissa, di un insieme più ampio, e dall’altro che è necessario esperire un percorso per comprendere debitamente gli strumenti e il loro particolare e congeniale modo d’uso.
Scorciatoie non sono ammesse, e bene farebbe colui che bussa ad essere maggiormente interessato alla sostanza del luogo, ove il suo incedere lo ha condotto.

Ovviamente l’idea di poter controllare, modificare, plasmare, evocare ed invocare influssi superiori operando in accordo con il volere Divino o degli Dei, da sempre solletica il genio e l’ambizione di molti. Bisogna però interrogarsi attorno all'esistenza delle reali qualità dell’operatore atte per ottenere siffatti mirabolanti risultati. La semplice osservazione del numero non esiguo di libri di teurgia esistenti e la massa tumultuosa di aspiranti teurghi; e lo svegliarmi tutti i giorni in un mondo sempre eguale, mi porta a considerare che in definitiva la maggior parte dei sogni e dei propositi rimane nel mondo crepuscolare delle illusioni. Le quali, illusioni, attengono proprio a quando di più incompatibile sussiste nei confronti dell’opera iniziatica.
Ebbene, anni di pratica e di umane relazioni e valutazioni, mi hanno portato a considerare che molti, per motivi di spendibilità sociale e di ipocrisia nei confronti di se stessi, si raccontano di voler cimentarsi nella Teurgia o nell’Alta Magia Cerimoniale, quando il loro ambire rientrerebbe, a maggior ragione e cognizione di causa, nel perimetro degli atti e dei fatti governati dalla cosiddetta bassa magia. Questi, ipocritamente, preferiscono celarsi dietro la più nobile arte della Teurgia, invece che ammettere che il loro fare non è guidato dal desiderio di un benedicente influsso spirituale, ma bensì dal proprio ego frustrato e desideroso di appagamento.

Certo in entrambi i casi, Teurgia e Bassa Magia, sono necessarie delle identiche qualità da parte del praticante. Del resto tutto su questo piano ha minimamente bisogno di forma e di energia per poter esercitare influsso ed esistenza, ma quello che realmente scandisce la differenza fra le due arti è la prospettiva dell’Operatore. In un caso volta a beneficiare di quelle influenze superiori atte a condurlo al complimento della Grande Opera o coadiuvare il divino in vista della reintegrazione universale. Nel secondo caso invece ad agire per il proprio esclusivo vantaggio, a prescindere di quanto rientra nel nostro giusto avere. Ecco quindi che la Teurgia, qualora condotta con fini egoistici ed utilitaristici, altro non è che sostanzialmente bassa magia: con l’aggravante della codarda e non giustificabile ipocrisia dell’operatore.



[1] Martinez de Pasqually nel 1754 diede vita all'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo. Un ordine, quello del Martinez, strutturato in un sistema iniziatico che trovava fondamento nella piramide nei gradi azzurri della massoneria (apprendista, compagno e maestro) su cui poi si innestavano altri tre gruppi di gradi:Classe del PorticoClasse del Tempio e Classe segreta. A ragione di tale articolazione iniziatica vi era la volontà del teurgo Martinez di far corrispondere una sephirot per ogni grado o scalini iniziatico:
Massoneria azzurra:
1° grado - Apprendista (Malkûth: regno)
2° grado - Compagno (Jesôd: fondamento)
3° grado - Maestro (Hôd: maestà)
4° grado - Apprendista Cohen (Nezach: eternità)
Classe del Portico:
5° grado - Compagno Cohen (Tiferet: pietà)
6° grado - Maestro Cohen (Gevurah: giustizia)
7° grado - Maestro Particolare (Chesod: amore)
Classe del Tempio:
8° grado - Gran Maestro Eletto Cohen (Binah: intelligenza)
9° grado - Cavaliere d'Oriente (Chokhmah: sapienza)
Classe segreta:
10° grado - Reau-Croix (Keter: corona eccelsa)

[2] Si consulti al riguardo il sito www.martinismo.net . La tradizione martinista-martinezista, che ancora vive in alcuni ordini martinisti regolari, dispone una piramide operativa a carattere rituale individuale: elementi teurgici, cardiaci e sacerdotali compongono gli strumenti forniti per realizzazione dell’Opera.
[3] Per questo è sempre da guardare con enorme sospetto colui che non attende e non opera nei tempi e nei modi necessari, ma pretende, piuttosto, conferimenti ed avanzamenti solamente dettati dall’effimera gloria. Egli è un falso iniziato e sarà quindi un falso maestro.
[4] Attraverso la fase dell’Individuazione si prende coscienza del nostro stato individuale, e non raffrontabile con quello altrui.
[5] In questa fase si procede alla rimozione degli elementi incompatibili con il nostro desidero di reintegrazione. Successivamente si procede alla purificazione degli elementi compatibili.
[6] Gli elementi purificati sono sottoposti ad un’azione, tramite l’elemento fuoco e le acque corrosive, atta a trasmutarli sostanzialmente in elementi sottili.
[7] La conclusiva opera attraverso cui si giunge alla reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.


www.martinismo.net

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