Onestamente è necessario affermare che non esiste il martinismo, ma sussistono i martinismi. Tale ovvia considerazione, nasce dal numero di strutture e dalla varianza docetica e rituale delle medesime.
Tali difformità riguardano la strutturazione, i corpi rituali, i
depositi docetici, e le filiazioni. Alcune di essi mi inducono a ritenere che
neppure siamo in presenza di fratellanze che raccolgono la forma e la sostanza
martinista, bensì di vettori al cui interno è veicolato altro, oppure di
involucri privi della legittimazione iniziatica. Altrettanto fonte di dubbio attorno
alla regolarità iniziatica, è la constatazione, per colui che desidera
constatare, che alcune strutture trovano nascita in figure umanamente rispettabili,
ma che presentano nella loro vita marinista qualche discontinuità. Ad esempio
l’aver conseguito in modo eterogeneo i gradi, oppure l’espulsione per gravi
motivi da altra struttura martinista, oppure l’aver concesso, ad un Maestro
ancora vivente, delega dei propri poteri iniziatici, da cui discenderebbe
l’ovvia considerazione che non hanno il potere di formare nuovi Superiori Incogniti
Iniziatori.
Senza attardarmi in siffatte osservazioni, che ritengo ci
spingerebbero troppo lontano, mi permetto in questo breve paragrafo di
descrivere la forma strutturale, in cui viene raccolta l’iniziazione
martinista.
Abbiamo visto, caro e paziente lettore, come la piramide
martinista sia per sua natura poco elevata nel suo insieme di gradi. Abbiamo
l’Associato Incognito, grado probatorio, l’Iniziato Incognito, grado in cui si
lavora sul piano ciclo lunare, il Superiore Incognito, grado di opera Luni-Solare,
e il grado di Superiore Incognito Iniziatore, colui che trasmette l’iniziazione
martinista. Ogni grado è caratterizzato da un sistema rituale e filosofico
rituale che gli è proprio, e al contempo ogni grado trova fondamento nel
precedente e completamento nei seguenti. Questo in ottemperanza della natura
del Nostro Venerabile Ordine che vuole, o vorrebbe, i propri iniziati impegnati
in un lavoro giornaliero, rituale e meditativo, volto alla reintegrazione
dell’Uomo nel Divino. A tale insieme rituale, si aggiunge il lavoro collettivo
di loggia,articolata nei tre gradi, ed eventuali corpi rituali collaterali.
Quanto sopra, è in breve sintesi, l’articolazione del lavoro martinista. Devo
però adesso indicare come l’iniziazione martinista è raccolta e trasmessa, o in
altre parole quale forma visibile e tangibile caratterizza il Nostro Venerabile
Ordine.
Superiore Incognito Libero
Iniziatore. E’
un martinista che elevato al quarto grado, all’interno di una struttura, o da
parte di un Superiore Incognito Libero Iniziatore, decide di non affiliarsi a
nessuna struttura martinista. Egli quindi si organizzerà autonomamente, si
spera all’interno di quella che è la docetica fondamentale del martinismo, per
quanto concerne i lavori individuali e i lavori di loggia. In genere il
Superiore Incognito Libero Iniziatore farà propri i rituali e i vademecum,
l’insieme delle informazioni filosofiche e storiche sul martinismo, a lui
consegnati dal proprio Iniziatore. Taluni S.I.L.I. hanno manifestato la
tendenza, in parte poco comprensibile, di riunirsi in federazioni onde godere
di un contatto con altri fratelli, e di una certa rappresentanza. In genere
siffatte strutturazioni trovano espressione apicale in un Grande Maestro
soggetto a termine, con conseguente nuova elezione, o in una qualche figura
carismatica da cui tutti i Superiori Incogniti Liberi Iniziatori dipendono.
Tale strutturazione, almeno qui in Italia, sembra non aver dato frutti
durevoli. In genere si riscontra una notevole movimentazione, in entrata ed in uscita,
di S.I.L.I. dettata da almeno due motivazioni. La prima consiste nella
proliferazione di innalzamenti al quarto grado immediatamente a ridosso
dell’elezione del Grande Maestro, ed una volta esaurita la funzione di
elettori, con conseguente insoddisfazione per alcuni, si assiste ad un rompete
le righe generale. La seconda è da ricercarsi in una docetica e ritualia fin
troppo libera, che comporta inevitabilmente una discrepanza profonda di
orientamenti filosofici ed operativi, tanto da rendere nei fatti i vari
Filosofi/Iniziatori fra loro estranei. Nel momento in cui si prende coscienza
di ciò, accade che le strade tendono a separarsi.
Ordini Martinisti. I maggiori ordini marinisti
italiani sono: l’Ordine Martinista Universale, Ordine Martinista degli Eletti
Cohen, Ordine Martinista filiazione Aldebaran-Vergilius-Arturus, Ordine Martinista
filiazione Aldebaran-Vergilius-Gabriel, Ordine Martinista Antico e
Tradizionale, Sovrano Ordine Gnostico Martinista, Ordine Esoterico Martinista e Ordine Martinista del
Mediterraneo. A ciò si aggiunge l’Ordine Martinista Tradizionale (Amorc),
Ordine Martinista Isidiaco Osirideo (filiazione francese) e l’Ordine
Martinista Iniziatico (filiazione russa). Questi ordini per diffusione
territoriale, presenza di logge in almeno tre regioni, e numero di affiliati,
almeno 40 per Ordine, rappresentano la parte maggiormente consistente del
movimento martinista italiano. Ad essi andrebbero sommati, se proprio lo
desideriamo, una serie di altre realtà dalla genesi spesso variegata e
misteriosa, frutto di scissioni, filiazioni di non chiara origine ed
espulsioni.
Un Ordine martinista che sia tale presenta in alcuni
elementi caratteristici, di cui vado a dare traccia:
1. La presenza di un Grande Maestro in genere eletto a
vita che, coadiuvato da una grande maestranza, rappresenta e governa pienamente
l’Ordine. In genere al Grande Maestro è delegato il potere di elevare al quarto
grado, seppur con difformità riscontrate tra i vari ordini.
2. L’esistenza di un corpo rituale e docetico pressoché
eguale fra le varie logge che compongono l’Ordine.
3. Una certa stabilità eggregorica, almeno per quelle
strutture sedimentate nel tempo e sufficientemente consistenti.
4. L’esistenza di una rete di rapporti formali ed
informali con le altre strutture.
Mi preme, giunto a questo punto della narrazione, che
molti degli Ordini sopra menzionati sono figli delle varie fratture, che nel
tempo si sono verificate all’interno delle due grandi famiglie del martinismo
italiano: quella riconducibile a Ventura e a Brunelli. I Venturiani, molto
amanti degli intonsi documenti e vademecum, hanno la tendenza di spaccarsi,
alle volte in modo assai colorito come nel caso del fratello Arjuna, al momento
della lettura dei testamenti. Lanciarsi vicendevoli scomuniche, separarsi, e
mantenere identico nome fino a consunzione di uno dei presunti Grande Maestro.
I Brunelliani sono in genere dotati di maggiore fantasia. Non solo hanno la
tendenza a spaccarsi al rinnovo della Grande Maestranza, ma essendo le loro
strutture meno ancorate al tempo dei graffiti, e quindi maggiormente mutevoli,
hanno la tendenza a separarsi per ogni questione docetica che assuma, ai loro
occhi, una certa rilevanza: poteri del Grande Maestro, questione delle sorelle
al quarto grado, ritualia, ecc. In
entrambi i casi sono rare le strutture che presentano un proprio manifesto (una
carata rappresentativa ed identificativa dell’Ordine), richiamandosi,
piuttosto, alla presunta fedeltà verso il proprio fondatore, o hai, cosiddetti,
intonsi rituali. Quasi che un lume tutelare o una carta siano in grado di
sopperire a mancanze di carisma, e di quei requisiti essenziali che rendono un
iniziato degno di tale nome.
Vorrebbe la tradizione che un Ordine Martinista trovi
fondazione nell’atto di volontà di almeno tre iniziatori. Vorrebbe, dico io, la
logica delle cose, che questi S.I.I., riuniti in Gran Consiglio, non fossero
elevati al bisogno per insediare sullo scranno un qualche grande maestro. E’
triste pensare che la nascita di un ordine martinista sia dettata da logiche
legate al personalismo, e dalla contingenza del momento. Purtroppo è dato di
conoscere che spesso non è così. Rari sono i casi in cui un Ordine è
tradizionalmente costituito, e ancora più rari sono i casi in cui un Ordine
trovi in bolla di fondazione crogiolo di intendimenti, linee iniziatiche, ed
idee di volontà. Detto ciò è sempre il tempo il grande giudice delle cose degli
uomini, ma a noi non rimane che guardare con una certa curiosità quelle
strutture rette da Grandi Maestri espulsi da altri ordini, o gemmate da altre
strutture di cui mantengono eguali depositi docetici e rituali, o sorte dalla
sera alla mattina con carte provenienti da qualche occulto circuito. Qualcuno
potrà, certo, invocare la buona volontà, l’amore fraterno, e la libertà fra pari. Indubbiamente belle e
giuste parole, in bocca ad un associato od ad un estraneo. Purtroppo stonate
agli orecchi di un divulgatore, il quale si permette di far notare che una
realtà iniziatica è tale, solamente se ha in se quei requisiti iniziatici, e
non illuministici ideali o democratiche aspirazioni, indispensabili per
renderla tale. Questi sono la continuazione tradizionale all’interno di una
chiara filiazione, la peculiarità docetica e rituale, e una ricchezza
iniziatica non riconducibile ad unica radice. Qualora siamo in presenza di tali
requisiti, allora sicuramente l’Ordine Martinsita ha ragione d’essere e può
ambire ad un futuro ricco di soddisfazioni spirituali. Qualora questi requisiti
abbiamo a mancare, siamo innanzi ad una questione umana. Ogni tanto si leggono
proclami, esternazioni, di fantasiose riunificazioni, vi sarebbe da chiedere e
da chiedersi su quali basi e a che pro. Qualora siamo in presenza di Ordini
senza i necessari fondamentali, ovviamente non possiamo, serenamente, neppure
parlare di ordini. Qualora questi presentino identità docetica e rituale con
altri strutture, dovrebbe semplicemente sciogliersi gli uni con gli altri. E’
possibile ipotizzare che una struttura che prevede un progressivo lavoro
rituale, una peculiare docetica, e una ricchezza iniziatica, proceda la proprio
scioglimento per perseguire i sogni di qualche visionario, che spesso neppure
sa di cosa sta parlando ? Quale omogeneità spirituale ed energetica, quali
qualificazioni spirituali saranno ottenute e richieste?
Le strutture sono necessarie in quanto offrono per le
persone accorte la possibilità di riflettere, di porre domande, e di scegliere
quanto maggiormente affine. Al contempo permettono che la trasmissione
iniziatica martinista sopravviva, nella sostanza e non solo nella forma, al
sovvertimento che sempre può insinuarsi in talune di esse.
Indubbiamente il panorama odierno non è fra quelli
maggiormente edificanti. Nel volgere di pochi anni ben due Federazioni di
Ordini Martinisti (La federazione ordini marinisti, e la fratellanza martinista
italiana) hanno provato a raccogliere i marinisti italiani attorno ad una casa
comune. I risultati sono stati a dir poco sconfortanti. Questo perché
sussistono troppe differenze di genesi e di sviluppo nei vari ordini, e perché,
aggiungo io, alcune strutture con molta difficoltà possono dichiararsi
autenticamente mariniste. Ecco perché è auspicabile che vi siano si contatti,
ma riservati, in questa fase, ai soli Grandi Maestri.
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