“Una
notte apparve a Bruto, nella sua tenda, un’ombra gigantesca che gli disse: “Io
sono il tuo demone del Male, o Bruto, e tu mi rivedrai a Filippi”. Arditamente,
Bruto replicò che non sarebbe mancato all’appuntamento, e l’ombra disparve.
Proprio nella piana di Filippi, presso Cavalla, sull’Egeo, gli eserciti rivali
si affrontarono, nel 42 a.C., per la battaglia decisiva. I primi scontri
volsero a favore di Bruto, ma per la seconda volta il gigante riapparve, muto,
all’assassino di Cesare. L’indomani si riaccese la mischia, che si concluse con
la disfatta dei repubblicani e col suicidio di Bruto.”
(Plutarco)
(Plutarco)
Amato Fratello e Carissimo
Amico, ho sempre ritenuto che la parola iniziato non debba giammai
rappresentare il corrispettivo di qualche patacca o lustrino, bensì uno stato di
progressiva realizzazione dell’Essere a prescindere da contingenze di vita (mancanza
di lavoro, impedimenti fisici, sedia a rotelle, solitudine sentimentale,
assenza di conforto materiale e sentimentale, ecc..). Ecco quindi che in tale
ottica la parola iniziato assume una nuova, e vera valenza, quasi ad
identificare un tipo d’uomo diverso da quello comune. Diverso non perché
automaticamente perfetto, ma perché perfettibile e attivamente sulla via della
perfezione.
Vi sono molteplici
motivazioni per cui si giunge alle soglie dell’Ordine Martinista. Alcune di
queste sono dettate da pulsioni sociali, da necessità di essere accolti, dal
bisogno di essere compresi, altre da autentico Desiderio di percorrere una via
iniziatica tradizionale. Ovviamente le prime, per quanto umane e comprensibili,
sono in se e per se non adeguate e, auspicherei, non ricevibili. Un Superiore
Incognito Iniziatore esperto cercherà, per quanto possibile, di portare
all’evidenza del bussante la reale motivazione che lo spinge alla soglia del
Tempio. Sottilmente cercherà di farlo desistere quand’essa risulta essere
inadeguata o insufficiente rispetto al duro cammino che l’iniziazione comporta.
Attraverso l’attesa si provvederà a far maturare e sedimentare la domanda,
attraverso il rimandare si cercherà di saggiarne la volontà iniziatica, oppure
si valuteranno gli adempimenti e gli inadempimenti, nel completare le fasi
preparatorie all’associazione. Amo sempre ricordare che non siamo qui per
fare beneficienza, e neppure per sostituirci a qualche gruppo di supporto
terapeutico o psicologico, quanto piuttosto per trovare uomini e donne
meritevoli di ricevere l’iniziazione martinista, ed essere a loro volta i cuori
pulsanti e vivificanti della nostra tradizione. Ecco quindi che dobbiamo
valutare colui che desidera divenire nostro fratello, e ciò è fattibile grazie
all’analisi delle motivazioni che lo spingono, in quanto sintomi del tipo di
uomo che sotto tali agiti si cela.
Norbeto Bobbio ebbe a
scrivere:” Il dato di fatto è questo: gli uomini sono tra loro tanto uguali
quanto diseguali. Sono uguali per certi aspetti, diseguali per altri. Volendo
fare l’esempio più familiare: sono eguali di fronte alla morte perché sono
tutti mortali, ma sono diseguali di fronte al modo di morire perché ognuno
muore in modo diverso.”
Parole vere, ed applicabili
anche al contesto iniziatico. In quanto nelle nostre Logge operano fratelli che
non sono astrattamente iniziati avulsi dalle contingenze del mondo, bensì
vivono, come tutti gli altri, in una società che detta tempi e regole.
Ecco quindi, carissimo
fratello, che il percorso martinista, così come ogni reale percorso iniziatico,
dovrebbe essere rivolto sostanzialmente ad un reale e progressivo lavoro
interiore. Il quale inevitabilmente, proprio perché reale, dovrebbe portare
alla costituzione di un Nuovo Uomo. Il quale è diverso, non necessariamente
migliore nell’accezione profana del termine, in quanto consapevole di se
stesso, dei pesi e delle misure che regolano il proprio microcosmo.
Questo tipo d’uomo non cerca
giustificazione dei propri difetti e mancanze dalle contingenze della vita.
Egli si assume responsabilità di servizio verso l’Ideale e verso la comunità
dei fratelli di cui è parte attiva.
Così come un albero si
giudica dai frutti, così un iniziato si giudica dalle proprie azioni a tutela
della TRADIZIONE e della CONOSCENZA.
Colui o Colei che sono
chiamati a servire, in forza dell’Onore e dell’Onere del grado, dovrebbero
sempre ricordarsi che saranno ripagati dai propri associati, nell'identico
modo
e misura con cui essi stessi si comportano nei confronti dell’ORDINE.
In quanto per l’iniziato i
tempi e i meccanismi con cui la grande legge della compensazione universale
agisce sono estremamente ravvicinati.
Vi rivolgo il mio consueto
saluto, nell’attesa di abbracciarvi al nostro convento nazionale di Montecatini
Terme.
Elenandro XI
www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com
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