giovedì 24 settembre 2020

ECCE QUAM BONUM 26

 



Per coloro che fossero interessati a determinati argomenti, comunico che è disponibile in formato pdf la rivista di studi spirituali e tradizionali "Ecce Quam Bonum"


INDICE:


EDITORIALE


SEZIONE LAVORI FILOSOFICI
Il Soffio 
L'Appeso 
Sul libero arbitrio 
Acqua in Dante 
Il percorso martinista ai tempi odierni
Il potere delle immagini Immanuel 
Pistis Sophia, seconda parte 

SEZIONE LAVORO INTERIORE

Il culto divino 
Il pensiero e la preghiera :
La purificazione della mente 

SEZIONE MAESTRI PASSATI

Alcuni detti dei padri del deserto
Grande Assemblea Martinista di Parigi del 27/02/1911 Teder
Che cos'è la pietra filosofale? Gerard Encausse

Link diretto: http://www.martinismo.net/0.%20ecce%20quam%20bonum/eccequambonum26.pdf

Indice Generale:

per informazioni:
eremitadaisettenodi@gmail.com

L'organizzazione della vita iniziatica

Non acquisisco la mia conoscenza dalle lettere e dai libri, ma la posseggo entro me stesso, poiché il cielo e la terra con tutti i loro abitanti, e inoltre Dio stesso, sono nell’uomo. (Jacob Böhme)

 

Nel nostro modo di intendere l’iniziazione, amiamo organizzare la nostra vita iniziatica attorno ad una cadenza di lavori giornalieri, di purificazioni mensili e di rituali che trovano espressione dalla processione del Sole. Lasciamo quindi ad altre strutture festeggiare accadimenti profani come la “Breccia di Porta Pia” avvenuta il 20 Settembre 1870, mentre noi abbiamo preferito raccoglierci attorno ai sottili influssi solari equinoziali. Vorrei solamente ricordare, a coloro che sovente hanno a confondere il perimetro sacro con il torrente profano, a coloro che giocano in guisa del momento e della convenienza ad essere paladini della tradizione e masanielli del popolo, che qualora un’istituzione sedicente iniziatica diviene parte del teatrino della società, essa non solo apre le porte del tempio alla confusione e al relativismo, ma si espone agli inevitabili contraccolpi, alle non benevoli attenzioni e al gioco/giogo di quelle forze che governano il quaternario.

Ritengo che questa malsana commistione fra ciò che dovrebbe essere il ruolo di un’istituzione iniziatica, dove il Grande Maestro ha come bene unico quello dei fratelli che in essa si raccolgono a formare un’autentica comunità d’opera, e le molteplici ibridazioni che nuotano nel torrente degli eventi sia da imputarsi alla perdita del senso di identità che sembra affliggere l’uomo contemporaneo e le istituzioni tutte in cui esso si raccoglie. L’orizzonte sembra essersi ridotto a nient’ altro che alla misera esistenza del singolo e dei punti di riferimento e dei costrutti psicologici che puntellano la sua precaria percezione di sé, al contempo le radici vitali, che davano linfa vitale alle strutture e fecondità ai riti, sembrano essere divelte. Ciò rende queste strutture come mortifere crisalidi, dove malamente deambulano epigoni dei maestri passati e ancora più malamente rimbombano distorti echi.

Solamente riscoprendo l’autentico senso del sacro, abnegandosi completamente ad esso, rinunciando ad ogni velleità personale frutto di un ego comunque misero e sofferente, sarà possibile riscoprire l’autentico senso dell’iniziazione e come esso sia “altro” da ogni istanza che trovi movenza nel mondo profano. Questo senso del sacro nasce dal silenzio interiore, dalla pratica profonda che porta a riconoscere la natura transeunte di quanto ci circonda. Come può l’autentico iniziato trovare dimensione, peso, misura ed individuazione da accadimenti di effimera sostanza e di controversa forma destinati a loro volta a scomparire sotto la macina del tempo? Non può. Inoltre può trovare individuazione, questo nostro iniziato, nella confusione della polarizzazione dialettica? Non può.

Di ben altro pane si deve nutrire e di ben altra dimora necessita l’uomo che desidera realmente reintegrarsi  nelle sue prime proprietà, virtù e potestà.


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giovedì 2 gennaio 2020

ECCE QUAM BONUM - 23 -



Editoriale 
Carattere Essenzialmente Cristiano del Martinismo 
La Natura del Rapporto Iniziatico Martinista 
Ora Et Labora 
Esoterismo ed Alchimia
Il Silenzio e l’Associato 
Le Tre Lettere Madri il Lavoro 
Mente e Mistica 
Cristo nell’Orto degli Ulivi 
Sul Concetto di Redenzione 
I Colori 
I Desideri Inappropriati 
Pensieri di Louis Claude de Saint-Martin 
Fasi Solari e Lunari Operative 2020

la rivista è direttamente scaricabile al seguente indirizzo internet:

per maggiori informazioni:
eremitadaisettenodi@gmail.com

lunedì 26 agosto 2019

Il Martinismo non è una Massoneria


Il martinismo, così come noi lo viviamo e pratichiamo, non è una massoneria e non è a monte o a valle di essa. 

Il martinismo non è una massoneria perché la cadenza e la progressione dei lavori è individuale e non collettiva; perché non ha come immediata finalità un avanzamento morale o speculativo dei fratelli; perché il potere dei suoi filosofi e iniziatori non è soggetto alla caducità del tempo e al conferimento da parte di un'assemblea di simili; perché si raccoglie attorno ad un culto sempre presente nell'Opera del fratello; perché la formazione avviene attraverso il rapporto fra iniziato ed iniziatore; perché non è un rito massonico o paramassonico; perché non forma uomini del dubbio, ma uomini del sacro. 

Il martinismo non è a valle della massoneria, in quanto non è passaggio propedeutico per giungere ad essa.

Il martinismo non è a monte della massoneria,in quanto non la sovraintende e non rappresenta un cerchio interno di essa.

Il martinismo è un percorso iniziatico che conduce, l’uomo di autentico desidero, a servire il “Culto Divino” raccolto nella formula pentagrammatica. 

Esiste un reale piano di studi storico/filosofico, prima ancora che esoterico, in quanto è necessario erudire il fratello sui fondamenti su cui è edificata la parte sensibile del nostro Tempio e dei strumenti della nostra Opera.
I lavori cardiaci, teurgici e sacerdotali sono rivolti a questo sacrale compito e la progressione del fratello trova cagione nella sua conformità a tale obiettivo di assoluto servizio. 
Il fratello può chiedere, e deve chiedere, l'avanzamento consapevole che ogni progressione rappresenta un triplice onere che a lui, e solamente a lui, è richiesto: il servizio verso il "Culto Divino", il servizio verso l'Ordine e il servizio verso i fratelli. Questo avanzamento può essere negato qualora si ritenga, da parte di colui o coloro deputati al conferimento, che le qualità iniziatiche necessarie siano assenti o non ancora giunte ad adeguata maturazione.

Questa è la nostra idea e la nostra pratica del Martinismo, consapevoli, che in questo mondo di mezzo, vi sono altre visioni di questo percorso iniziatico. Essendo uomini liberi niente imponiamo ad altri e niente pretendiamo che ci sia imposto nei nostri perimenti. 



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sabato 17 agosto 2019

Rituale Giornaliero alcune considerazioni


Il Rituale Giornaliero.

Il rituale giornaliero, possiamo affermare che esso è elemento fondante dell’identità martinista sia generale che particolare.

In meritò all'identità generale il Martinismo è una scuola d'opera fattiva e non di speculazione metafisica. Ciò non significa ovviamente che il martinista è un pratico escluso da una dimensione filosofica, ma solamente come quest'ultima, nei giusti modi e giusti tempi, è tesa ad esaltare e contribuire alla pratica stessa. Fornendo all'iniziato quei riferimenti culturali, simbolici, e immaginifici che permettono di riattivare non solamente la memoria spirituale, ma anche un senso e una prospettiva alla pratica stessa. Inoltre, sempre rimanendo all'interno di una prospettiva generale, dobbiamo altresì ricordare la matrice evidentemente cristiana del martinismo. Louis Claude de Saint-Martin era un mistico ed esoterista cristiano, così il Papus, e gli altri padri storici di tale scuola tradizionale. Quindi in tale ottica, volta a mantenere il martinismo ben connesso alla propria radice spirituale, è ovvio che il rituale giornaliero, così come ogni altro elemento strumentale e filosofico, debba mantenere traccia evidente della sua natura spirituale cristiana. Onde non degenerare in una deriva relativistica tanto cara allo spirito dei tempi, causandone il completo snaturamento.

In merito all'identità particolare possiamo solamente evidenziare, con altre parole, quanto detto in precedenza in merito alla qualità di libertà dell'iniziatore. Il rituale nella sua strutturazione complessiva, o in alcune parti di esso, avrà l'impronta filosofico-operativa di colui che regge la catena, dando quindi agli iniziati ad esso collegati, in virtù dell'opera fattiva e del crisma iniziatico, strumenti affinati alla particolare cadenza e natura del lavoro che individualmente e collettivamente andranno a svolgere. Rimarcando quindi la necessità non solo di una coesione dei vari elementi che compongono il rituale, ma anche nell'offrire un'adeguata prospettiva ai medesimi. Prendiamo ad esempio un elemento quale la croce cabalistica di cui non è mistero la presenza nei lavori martinisti. Essa potrà avere valenza diversa in guisa della prospettiva data ai lavori rituali. In un'ottica meramente cerimonialista sarà strumento di apertura-chiusura o di bando, oppure potrà avere impiego come attivatore di centri energetici, ed infine di "identificazione" dell'operatore con particolari attributi del divino sul piano manifestativo. Sarebbe sempre utile interrogarci sul senso di ciò che andiamo a svolgere e a trasmettere, anche agli altri, durante i nostri lavori. Altrimenti il rischio è quello di precipitare in uno sterile scimmiottamento di comportamenti e gesti, precludendo ogni possibilità di reale lavoro.

Riteniamo, il Rituale Giornaliero, elemento basilare ed imprescindibile attraverso cui edificare il Tempio Interiore dove celebrare l'autentico Culto Divino.

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