giovedì 17 novembre 2016

Riflessioni attorno alla divulgazione e ai tempi moderni


Relazione del Grande Maestro del SOGM al Convento di Padova 2013

Il tema del nostro Convento non risulta essere legato solamente ad una dimensione dialettica del martinismo nei confronti di coloro che possono essere interessati al suo patrimonio iniziatico e spirituale, ma a come lo stesso martinismo si pone rispetto ad una società che trova nella comunicazione oltre ad uno dei suoi aspetti maggiormente evidenti, la matrice stessa che unisce ognuno dei suoi centri di potere ed elementi costituenti. Non possiamo certamente negare come la società contemporanea sia la società della comunicazione, dove le grandi masse sono orientate non più da ideali, valori, e riconoscimenti, quanto bensì dalle informazioni e da come queste sono veicolate ed assemblate.
Una comunicazione quella moderna frammentaria, breve ed intensa, convulsa e contraddittoria in virtù di una sua origine multipolare, che spesso si perde nelle continue riproposizioni prive di riferimenti storici, contestualizzazioni e possibilità di valutazione. All'interno della quale lo sprovveduto, colui che non trova nell'arte del pensare il discernimento fra ciò che è falso e ciò che è reale, cade prigioniero in un mondo di specchi, che rimandano particole deformate di verità, ed è questo che dobbiamo temere, non tanto la tenebra del falso, quanto la penombra del vero unito al falso. 
Tale stato di cose, evidente e palpabile, non ha risparmiato neppure, e come poteva farlo essendo noi nel mondo, i nostri sacri perimetri, aprendoli agli empi e ai simoniaci. Troviamo una miriade di documenti, siti, pagine, blog, che offrono un'informazione parziale, e discutibile su cosa mai è o cosa non è il martinismo. Inducendo all'errore, accecando con la luce malevola dei falsi divulgatori, stratificando verità a menzogna, e forgiando così nuovo materiale a disposizione del profano, come dell'ingannatore. Se questa è l'informazione che dall'esterno delle nostre sante logge, giunge investendoci, non dobbiamo omettere, fatto sommamente più grave, l'azione di quei tanti che si sono infiltrati tra le nostre catene, in virtù della negligenza di chi doveva controllare e non ha controllato, trafugando quanto poteva essere trafugato per i loro utilizzi sciagurati, legati al continuo mercanteggio, e gettando così un'ombra di discredito su tutti noi. Ancora non posso tacere nei confronti di quei tanti che da ieratiche posizioni danno agio a personaggi che vivono nel nostro sottobosco, utilizzandoli per azioni tese a gettare biasimo e danno su altri fratelli tramite il sussurro e la calunnia.
Ed ancora fratelli miei come possiamo non considerare la cattiva comunicazione che deriva da coloro che millantano di essere ciò che non sono, da quel calderone ribollente e ributtante da cui emergono Iniziatori, spesso in virtù di patenti fittizie o prezzolate provenienti da altri paesi, che propongono strani connubi fra martinismo e pratiche che con esso non hanno niente a che vedere? Fratelli miei dobbiamo essere convinti che di ognuna di queste imperfette e malevole comunicazioni il danno che riceve l'Ordine Martinista Spirituale, che tutti ci accoglie e tutti ci lega, è immenso, ed altrettanto devastante è il danno nei confronti di quei semplici che cercandoci non ci trovano e non ci troveranno in quanto storditi ed accecati da questi fuochi fatui.
Fratelli ricordiamoci che non vi è corretta informazione, senza sana formazione, e non vi è sana formazione se i discepoli e i maestri non sono valutati, pesati, considerati, in virtù delle loro reali e sostanziali qualità, e non in virtù del comodo e della convenienza del momento. In quanto monaci combattenti legati all'amore del Vero e della Fratellanza dobbiamo costantemente impegnarci che la maldicenza, il pettegolezzo, e gli empi, siano posti oltre i nostri perimetri sacri, in modo tale che quanto fino adesso è avvenuto nell'ombra, possa essere fumigato dalla nostra sacra volontà di essere aderenti ed ardenti testimoni dei valori del martinismo. 

Ecco quindi che nostro compito, che compito della nascente Fratellanza Martinista Italiana, è quello di garantire un rivolo di acqua pura, che sappia dissetare la curiosità di colui che è ancora profano, e che sappia snebbiare la mente di quei tanti associati ed iniziati, che seppur legati ai nostri venerabili ordini, spesso si lasciano distrarre da pericolose sirene, o dalle frasi roboanti di quei tanti mistagoghi. La nostra fortuna è quella di avere qui riuniti i figli spirituali di Ventura e Brunelli, in modo da poter andare oltre una comunicazione piatta, ed anacronistica, basata sulle ragioni delle proprie filiazioni, a discapito di quelle altri, e cercare di parlare di cosa sostanzialmente hanno da proporre i nostri Ordini a colui che cerca un'alternativa alla decadenza del mondo contemporaneo. 
Amici miei cosa importa ad un giovane di oggi degli errori di Umani Maestri oramai passati oltre il velo? Non sarà invece interessato a quanto il Martinismo Italico ha da dire ed offrire sotto un profilo di crescita filosofica e spirituale, e degli strumenti di Laboriosa Opera disponibili ? Possibile che dobbiamo morire di aforismi, estratti, masturbazioni intellettuali attorno a quanto da altri detto o scritto? Perchè se così è, allora dobbiamo constatare che vi sono altri che lo sanno fare meglio, che hanno costruito attorno alla verbosità del tutto dire e niente fare miglior caseggiato del nostro. In una realtà che pretende essere Ordine Iniziatico dobbiamo saper comunicare ben altro che la fuga in sintesi precotte e predigerite oramai da oltre un secolo. 

Dobbiamo però doverosamente chiederci in cosa risiede il messaggio martinista. Risiede forse in una serie infinita di date storiche e di personaggi ? Risiede forse nella certosina archiviazione di bolle e patenti? Risiede forse nella strenua enunciazione di rituali in se e per se freddi se non animati da amore ? Oppure dietro ogni messaggio vi è un'identità che cerca di comunicare ? In una società come la nostra oramai incamminata sulla via della dissoluzione di ogni elemento simbolico tradizionale, dove il relativismo morale e l'incertezza sociale sono assunti a nuovo modello di sviluppo ed orientamento, dobbiamo rappresentare quell'ultimo baluardo della tradizione occidentale, della nostra sacra identità che ci ha permesso di coniugare la filosofia greca, con il diritto dell'impero romano, e la spiritualità del mediterraneo. Dobbiamo offrire una nuova pedagogia basata sul solerte lavoro interiore, sull'amore dell'unione con il divino che in noi alberga, e sul sacrificio per i fratelli e le sorelle in difficoltà. Senza niente attendersi che non la nobilitazione interiore che arriva non da facili promesse, o da vuoti pezzi di carta, ma dal cambiamento che nasce dall'esperienza di una vita consapevolmente vissuta. La nostra comunicazione deve fondarsi quindi sull'Orgoglio e l'Identità di ciò che siamo, senza cedere al compromesso del tutto raccogliere, per niente urtare. I nostri maestri passati non erano TEOSOFI, non erano astratti spiritualisti, non erano PAGANI, ma Louis Cloude de Saint Martin, Willermoz, Martinez, e Papus erano esoteristi, mistici e teurghi CRISTIANI, e in tale corrente spirituale trovano ragion d'essere i nostri rituali, i simboli preposti e proposti, e la nostra reale iniziazione, e non certo in strambi fritti misti che ogni tanto mi intendo di ascoltare. Questo va proposto, questo va comunicato, perchè questo siamo, e se non siamo questo non siamo altro che alberi divelti dal suolo, pronti a marcire in preda al tempo vorace.

Ecco quindi il mio sogno, ecco quindi la mia volontà, ecco quindi quanto cercherò di trasmettere all'interno di questa nuova fratellanza, il coraggio e la volontà di andare oltre le nostre maschere, di uscire dai nostri perimetri, di divulgare, di informare e di formare, in modo che dopo questo triste autunno della nostra società declinante, e passato l'inverno che verrà, la luce non sia andata perduta, ma trasmessa ad una nuova generazione MIGLIORE E MAGGIORMENTE CONSAPEVOLE DI QUANTO NOI SIAMO. Per ottenere ciò, per non ricadere nell'immobilismo del passato, per dare un forte segnale di rinnovamento e di azione, dobbiamo rompere i vecchi schemi. In modo da portare luce e vento di rinascita nelle nostre polverose stanze, in quanto Amici miei siamo alla fine giunti al terzo millennio e non è possibile ripercorrere strade vetuste, anacronistiche, e che hanno già dimostrato limiti e fallimenti nel passato.
Pensando alla nascente Fratellanza Martinista le nostre necessità sono quelle di costituire un'Accademia degli Studi Martinisti, una rivista sorretta da un comitato scientifico e filosofico, di una segreteria ampia e solida che sia di stimolo per tutto il mondo martinista italiano, la nascita di un'unica Sovrana Loggia della Maestranza, e la costituzione di gruppi di studio attorno a quelli che sono i fondamentali della nostra scienza sacra. Tale architettura ci permetterà di poter essere autorevoli referenti in mezzo a questa babele di voci cacofoniche, in mezzo a questi mercanti del vuoto. Comunicazione è anche messaggio, e il nostro deve essere autorevole, deve avere uno spessore iniziatico, deve essere in grado di dare risposte a chi non desidera precipitare nel vuoto della modernità. I Grandi Maestri qui presenti, i nostri fratelli maggiori, hanno dimostrato di essere pronti a sacrificare ulteriormente se stessi, per accogliere un progetto più ampio di servizio per noi tutti, per la nostra tradizione, per permettere la costituzione di una fratellanza Reale e Significativa. Questo sarà il nostro messaggio, la nostra forza, la nostra rinascita.

Elenandro XI


www.martinismo.net

Nessun commento:

Posta un commento