giovedì 24 novembre 2016

I due pilastri



Prima della nascita, l’anima di ciascuno di noi sceglie un’immagine o disegno che poi vivremo sulla terra, e riceve un compagno che ci guidi quassù, un daimon, che è unico e tipico nostro. Tuttavia, nel venire al mondo, ci dimentichiamo tutto questo e crediamo di esserci venuti vuoti. È il daimon che ricorda il contenuto della nostra immagine, gli elementi del disegno prescelto, è lui dunque il portatore del nostro destino. ( J. Hillman)

"...le massime libertà nella interpretazione del simbolo devono essere salvaguardate contro ogni dogmatizzazione, perché se la speculazione e i risultati della meditazione e della illuminazione sono validi, la significazione ultima del simbolo resta e deve restare sempre eguale alla sua essenza cioè a se stessa." Francesco Brunelli - Martinismo e Pitagorismo


Ogni struttura iniziatica tradizionale, realmente tale, trova il proprio fondamento in due pilastri. 

Il primo di essi è rappresentato dal "mito fondativo" attraverso cui vi è una rappresentazione immaginifica/mitologia del messaggio sapienziale che ispira ed anima la struttura stessa. 
Nel martinismo tale mito è rappresentato dalla caduta dell'uomo da una condizione di creatura privilegiata da Dio, ad una condizione di reietto e succube di forze di prevaricazione. L'uomo precipita a seguito di un atto di disubbidienza, ma a differenza di altre creature cadute prima di lui, ha la possibilità di riacquistare la condizione perduta e riconciliarsi al divino. Tale narrazione viene, nel martinismo, riassunta in una parola "reintegrazione". 

E' necessario comprendere come il "mito" rappresenti un antico sistema di trasmissione della sapienza, sicuramente superiore alla semplice enunciazione di pensieri e concetti. In quanto il mito, per sua stessa natura, è costituito da una molteplicità di elementi dialettici, immagini, collusioni e collisioni fra il mondo degli uomini e il mondo del divino in grado di veicolare un novero informativo ben maggiore. L'immagine, la narrazione dinamica, evidentemente raccolgono un numero di informazioni superiori alla fallace parola contemporanea, al nostro modo di comunicare livellato e costellato di presunte oggettività. E' altrettanto vero che è sufficiente scendere un poco oltre la soglia dell'ovvio e delle sorde e mute convenzioni per rendersi conto che non sussiste comunicazione alcuna, mentre piuttosto galleggiamo in un fiume di parole e concetti separativi. 
Se ben riflettiamo il mito, che viene riproposto dai nostri rituali individuali e collettivi, offre non l'apparenza di una comunicazione dialettica, ma la sostanza di un'esperienza condivisa in forza della sua funzione formativa e catartica. La quale insemina la nostra mente, il nostro cuore e progressivamente tutto in noi pervade.

Il secondo pilastro su cui necessariamente deve reggersi una reale struttura iniziatica, è rappresentato dal complesso docetico e dal corpo rituale che sono amministrati e trasmessi dalla Grande Maestraza. I quali devono congiuntamente essere espressione del Mito fondativo e permettere la vivificazione del medesimo in ognuno dei fratelli. Ecco quindi che è necessario che ognuno degli strumenti proposti, così come il corpo degli insegnamenti, sia adeguatamente valutato e calibrato. In modo, che esso, sia non un un qualcosa di fine a se stesso, ma un utile viatico fra l'iniziato e quella soglia che deve essere attraversata.

Perchè la purificazione? Perchè attraverso tale momento ci rendiamo consapevole della nostra condizione di imperfezione e impudicizia, e volontariamente ed attivamente, con l'assistenza delle potenze celesti che in noi albergano, procediamo a mondarci.
Perchè il rituale giornaliero? Perchè attraverso tale tale il singolo iniziato, e la collettività fraterna, adempiano alla propria laboriosa testimonianza, volta a tendersi verso la Casa del Padre Benevolo.
Perchè i rituali maggiori? Perché si procede ad un servizio sacerdotale verso l'interna comunità, e riproponiamo, traendone energia vitale, il mito fondativo e i suoi corollari.

La comprensione dal parte dell'iniziato del "mito fondativo", lo conduce ad una sensibilità maggiore e profonda a riguardo del luogo dove ha deciso di operare. La quale produrrà sicuramente dei benefici effetti nella sua pratica e nella sua crescita interiore. 
La comprensione degli elementi rituali e docetici lo porterà a valutare l'adesione da parte della struttura alla propria radice tradizionale. Onde  evitare che questa non sia altro che un bivacco di cultori di cose esoteriche o di illusi. 


www.martinismo.net


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