venerdì 26 agosto 2016

Convento di Montecatini Terme 20,21 e 22 Ottobre 2017 - Programma


CONVENTO NAZIONALE 

DEL SOVRANO ORDINE GNOSTICO MARTINISTA

L'albero della vita e i suoi riflessi nei rituali in grado di associato



20 Ottobre nel pomeriggio (ora e luogo da destinarsi) Riunione della Grande Maestranza del Sovrano Ordine Gnostico Martinista.

20 Ottobre ore 20.00 Cena Conviviale con i fratelli, le sorelle ed eventuali ospiti già presenti.

20 Ottobre ore 22.00 Riunione informale con i Superiori Incogniti Iniziatori e i Superiori Incogniti per illustrare i temi e l’organizzazione del Convento del giorno seguente.

21 Ottobre ore 09.30 Apertura non rituale dei lavori con lettura della Relazione del Grande Maestro. Al termine della relazione saranno formati i gruppi di “lavoro filosofico”, in grado di Associato Incognito, sui sottotemi assegnati in tale sede. I gruppi inizieranno a svolgere i lavori filosofici guidati da un Fratello Maggiore.

21 Ottobre ore 13.00 Pranzo Conviviale nella sede del Congresso.

21 Ottobre ore 15.00 ripresa dei lavori dei Gruppi Filosofici in grado di Associato Incognito.

21 Ottobre ore 15.30 Riunione del Collegio dei Superiori del Sovrano Ordine Gnostico Martinista (Superiori Incogniti Iniziatori e Superiori Incogniti), con discussione dell’Ordine del Giorno.

21 Ottobre ore 18.00 Tornata di Loggia in grado di Associato Incognito.

21 Ottobre ore 20.00 Cena Conviviale nella sede del Congresso.

22 Ottobre ore 09.30 Saluto conclusivo del Grande Maestro.

22 Ottobre ore 10.15 Conferenza pubblica “La Cabala Cristiana”

16. Ottobre ore 13.00 Pranzo Conviviale nella sede del Congresso.

per accreditamenti ed ulteriori informazioni: eremitadaisettenodi@gmail.com 

sabato 20 agosto 2016

Tavola di Smeraldo






« Verum, sine mendacio certum et verissimum,
quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis. »
Traduzione:
« Il vero senza menzogna, è certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell'operazione del Sole. »

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venerdì 19 agosto 2016

I Tempi Moderni e Martinismo

Mi è capitato recentemente di volgere il mio passo lungo le vie di una grande città italiana. La folla brulicante, le vie ingombrate da venditori ambulanti, spesso abusivi, l’acre odore di urina che impregnava alcuni angoli malamente riparati, le voci e i clacson che si inseguivano senza soluzione di continuità, il confuso movimento di persone e mezzi cadenzato dai ritmi innaturali di questa nostra società malata.
Non potevo non osservare il contrasto fra le gloriosa vestigia, memorie di ordine e potenza, del tempo passato e la violenza tumorale delle nuove costruzioni. Le quali, con le forme più varie, sembravano cingere d’assedio, pronte per un ultimo e decisivo assalto, quanto era rimasto delle antiche costruzioni, che eroicamente ancora non cedevano il passo.
Gli Antichi Romani, nostri padri naturali e spirituali, narravano di un'entità soprannaturale, del quale rappresentava l’intelletto e l’energia, legata a un luogo: questo era il Genius Loci. Oggetto di venerazione, di preghiera e di invocazione., esso era tramite fra gli uomini, i luoghi e gli dei.
Guardando le nostre contorte città moderne, il nostro frenetico stile di vita e l’assurda mescolanza che tutto livella verso il basso, mi chiedo quale Genius Loci oggi è stato partorito e di quale cibo esso si alimenta?!
Non certo di devozione, non certo di nobili ideali, non certo di senso di comunità, non certo di identità. Esso è la sommatoria di singole e sterili individualità, espressione di un ego ferito disperso in un eterno e tremulo presente.
 Alla fierezza dei nostri avi, alla loro fede nei valori fondanti della nazione, intesa nel senso indentitario più alto, abbiamo sostituito la pavidità, il mercanteggio e l’asservimento individuale e collettivo. Dobbiamo necessariamente considerare che oggi ciò che unisce il popolo è il timore di perdere il proprio residuo benessere, di veder svanire lo stato sociale ed assistenziale, di retrocedere verso una linea di sussistenza prima e di povertà poi. Con l'inganno della libertà politica, del benessere economico e  dell'estensione di diritti formali privi di sostanza, hanno indotto l'uomo a rinunciare ai valori tradizionali. Tutto ciò in cambio del miraggio di pace sociale e ricchezza. Un sogno durato una mezza generazione, 40 anni, durante la quale le nuove gerarchie tecno-finanziarie hanno aumentato il proprio potere, e il popolo ha perso il potere di riconoscersi in sé stesso e lottare per un futuro migliore.
Ecco quindi, fratelli ed amici miei, che nei Nostri Venerabili Ordini non dobbiamo cedere alle istanze della modernità, la quale vuole tutto formalmente e sostanzialmente eguale. Non dobbiamo ritenere che la nostra opera sia una sorta di service, di beneficenza spirituale e neppure di un atto dovuto per il bene e il progresso indifferenziato dell’umanità.
La nostra opera è rivolta espressamente nei confronti di quei fratelli, che per identica prospettiva e figliolanza spirituale, necessitano di ritrovarsi raccolti all'interno di una struttura sana e non asservita a logiche che di iniziatico hanno ben poco.
La nostra opera deve essere quella di fornire gli strumenti, di trasmettere la filosofia e l’arte necessarie all'uso di tali strumenti. Al contempo nostro compito è quello di insediare il fratello all'interno di un perimetro spirituale adeguatamente rettificato e coeso con la nostra Tradizione elettiva. Tutto ciò al fine di mantenere viva e sostanziale la nostra trasmissione iniziatica e permettere al fratello di sviluppare in modo reale ed armonioso l’Essere Intimo.
Solamente così operando possiamo sperare di contrastare l’azione invasiva e sgretolante dell’Eggregore pernicioso di questo nostro mondo contemporaneo. Il quale promuove un'azione contro-tradizionale che spinge ad abbattere ogni differenza, non in virtù di una comune coscienza profonda, ma in forza della riduzione dell’uomo allo stato di mero numero, di unità di consumo e produzione indifferenziata. Rimuovendo i simboli, la cultura e la tradizione, otteniamo un singolo debole senza legami e prospettive. In quanto un uomo senza storia è come un albero senza radici, destinato alla balia degli elementi ed inevitabilmente a crollare e perire.



Ecco perché, in definitiva, il Nostro Venerabile Ordine, il Sovrano Ordine Gnostico Martinista, in sicura controtendenza rispetto a quanto da altri professato, ha deciso di chiedere ben più che le solite espressioni di generico desiderio e sensibilità nei confronti della spiritualità. Vogliamo dare effettivamente sostanza e profondità alle sacre parole che ci uniscono veramente, oltre la semplice iniziazione e oltre le generiche attestazioni. E' quindi necessario un fratello che crede fortemente che il primo compito del dell'iniziato è quello del sacrificio intimo a favore della tradizione. Un sacrificio che permette di mantenere viva la fiamma dei nostri valori e traghettare, questo deposito simbolico e rituale, verso le nuove generazioni. In quanto l'iniziato autentico è colui che ben sa che deve perire e che niente di più nobile esiste rispetto ad una vita spesa per un'ideale di perfezione ed abnegazione. 


La nostra volontà è che Ecce quam bonum et quam jucundum abitare fratres in unum, abbia un reale significato di Opera e di Fratellanza.


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Gli Eletti Mercanti

La pretesa di alcuni di utilizzare il martinismo come un luogo dove raccogliere materiale umano da indirizzare verso altre strutture, in genere fittizie o irragionevoli, rappresenta uno dei sintomi della confusione che agita tante comparse del panorama esoterico italiano e mondiale. Una perniciosa confusione che nasce proprio dal fraintendimento di cosa sono e cosa non sono l’iniziazione e la tradizione; e di come esse non sono al servizio degli uomini, ma sono gli uomini al loro servizio. Solamente la pratica assidua porta alla conoscenza dei reali meccanismi che governano un percorso iniziatico. La quale può essere compiuta esclusivamente all'interno di una struttura regolare, dove è possibile trovare la giusta armonia che separa la benevola influenza sottile da quanto è psichico e fin troppo umano. Occorrono anni per maturare l’adeguata comprensione del significato simbolico, filosofico ed operativo dei gradi; ed occorrono le giuste doti per trasmettere tali insegnamenti. La trasmissione iniziatica non è obbligo sancito dalla carta costituzionale e neppure è prescrizione medica. Essa comporta spirito di sacrificio, l’adeguata capacità di valutare e l’armonico equilibrio dell’iniziatore. Essa, quando reale, è preclusa a colui che non ha rispettato i dettami di cui sopra; e non possiamo che guardare con un certo sospetto a coloro che transitano, dando luogo a quel fenomeno della transumanza iniziatica, da un ordine all'altro e da un corpo rituale all'altro. 
Al contempo, proprio in forza della comprensione del duro lavoro necessario, è altrettanto sospetto quanto taluni propongono in merito alla sovrapposizioni di corpi rituali individuali fra loro difformi, dando vita a malevoli piramidi operative. Posso ben comprendere la complementarità di un rito individuale giornaliero con un rito collettivo a cadenza mensile o bisettimanale; rimango perplesso innanzi all'accatastamento  artificioso di un rito individuale su rito individuale.

Del resto osservando quelle sane realtà mariniste tradizionali, che dispiace dirlo non sono poi molte, esse sono depositarie di un patrimonio docetico e rituale (individuale e collettivo), sapientemente distillato dai Maestri Passati ed armonizzato, con le esigenze dell’iniziato contemporaneo, delle operose Grandi Maestranze.  Al fratello e alla sorella sono forniti strumenti aventi natura cardiaca, teurgica e sacerdotale; all'interno di una prospettiva di reintegrazione dell’uomo nell'uomo e dell’uomo nel divino.
Le spogliazioni cadenzate dal regime delle purificazioni e dalle necessarie meditazioni. Il progressivo contatto con le influenze sottili, in virtù dei rituali teurgici minori e maggiori. Il totale abbattimento della dimensione individuale, attraverso il Servizio (questo il vero significato della S di superiore) verso la comunità dei fratelli “TUTTI”, e l’abnegazione verso il divino. Non dovrebbero rappresentare già un viatico lungo una vita, se correttamente inteso e praticato ?
Fratelli miei nella mia pratica martinista non posso che soffermarmi attorno ad alcuni numeri, che ben rendono l’idea dell’impegno a cui sono sottoposti i devoti praticanti della nostra via. Essi si riassumono in 352 rituali giornalieri annui, 13 rituali di purificazione in luna nera, 13 rituali di luna piena variamente articolati, due rituali equinoziali, due rituali solstiziali, la conduzione dei lavori di loggia nei suoi vari gradi e relative iniziazioni, la riproposizione continua della meditazione dei 28 giorni e i rituali eucaristici quando previsti.  
Può essere che innanzi a questo appartato formidabile, che trova sintesi operativa nella figura del Superiore Incognito, capace di raccogliere ogni stilla della tradizione operativa occidentale, qualcosa sia mancante o inadeguato ? Orbene niente impedisce sicuramente al Superiore Incognito di integrare, in Stretta Osservanza dei pesi e delle misure che governano il nostro sistema rituale, la “pratica”  e la “docetica” di cui è stato investito.  Rimango però, permettetemi, leggermente perplesso da coloro che suggeriscono come questa pratica debba trovare sbocco rituale in qualcosa di altro, e con fare furbesco esprimono giudizi sprezzanti proprio sul martinismo. 
Questo fratelli miei, e attenti lettori, non rappresenta che il comportamento del basso mercante di strada, che millanta qualità che la propria mercanzia non ha e dileggia quanto altro potrebbe distogliere l’attenzione dell’incauto acquirente.
Del resto mi si permetta di osservare che certi “Eletti” corpi rituali trovano oggi possibilità di essere incarnati da taluni, grazie ad ardite speculazioni risalenti a neppure 70 anni fa. In quanto, è sempre bene ricordarlo, personaggi come Martinez de Pasqually non diedero nessuna indicazione formale e sostanziale di successione. Non vi è traccia di una continuità, gli stessi rituali sono andati perduti, le chiavi di passo non sussistono e la ricostruzione di tale corpo rituale è stata arbitraria ….. trovando essa fondamento forzoso nelle opere di Willermoz, di Louis Claude de Saint-Marintin  o in qualche artistico fondo editoriale.      
Eppure quando parli con taluni di questi personaggi, in mille porti approdati, non di rado udiamo parole come “errore storico del martinismo” o “incompletezza del nostro metodo”. Mi domando è forse un metodo corretto dispensare gradi a profusione, senza adeguata valutazione e formazione del postulante, solamente perché c’è da innalzare templi e anelare strambe costruzioni rituali ? E’ forse una verità storica considerare il risveglio di un Ordine tramite fantasiose contiguità iniziatiche ?
Ben ci ricordiamo dei danni causati da questi personaggi all'interno del panorama esoterico italiano. Dei loro inabissamenti repentini e ancora più repentine riemersioni. Ancora ci ricordiamo di taluni di loro prima di essere illuminati sulla Via di Damasco, oppure degli innumerevoli progetti abortiti.


Purtroppo quanto essi dimenticano è che esiste una moneta molta rara. Questa è l’autorevolezza, la quale non potrà mai essere sostituita da colorati pezzi di carta che tentano di celare percorsi apicali coperti nel volgere di pochi anni. Le iniziazioni reali si conquistano sul campo del duro lavoro interiore e non attraverso piaggerie, questue e mercanteggi. 

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mercoledì 17 agosto 2016

Le necessarie domande che il postulante al martinismo si dovrebbe porre.

Per quanto possa essere  impopolare in un mondo come quello moderno, dove la disgregazione di ogni identità è eletta a emblema,  specie  attraverso le pagine pubbliche di un social, dove tutto è ridotto a semplici e neutre affermazioni inclusive, ritengo che un amante della tradizione non possa permanere in un colpevole silenzio attorno a talune verità. A causa della mancanza di lungimiranza di alcuni, alla ricerca di autoreferenzialità, e della mercantile falsità di altri, votati all'effimera affermazione di se stessi, viene alimentata, fatalità, la pia illusione che esiste il Martinismo, così come la Libera Muratoria, quale corpo formalmente e sostanzialmente unico, giammai indiviso e comunque univocamente sano in ogni sua articolazione.  
Da cui discende la comoda, e quindi fasulla, idea che ovunque , e soprattutto da chiunque, si riceva iniziazione essa è valevole e pregante. I banditori di tale triste novella sostengono che la nostra iniziazione derivi da Papus, attestano la fedeltà agli insegnamenti del Filosofo Incognito (Louis Claude de Saint-Martin) e si scagliano, in modo subdolo e pretestuoso, contro i “danni” causati dalle precedenti generazioni (a tal proposito ricordo che la mia età anagrafica mi potrebbe suggerire di assistere in modo silente a questo mortifero macello, ma la tradizione e la divulgazione impongo altre scelte). Rimangono, inoltre, questi personaggi sul vago e sul generalista, attorno all’uomo di desidero, alla reintegrazione, a quanto è bello essere fratelli, e alle origini delle loro iniziazioni. 
Purtroppo esistono delle verità, queste incontrovertibili, che possono essere così riassunte:

1. Un qualsiasi percorso iniziatico tradizionale è tale proprio perché è viatico che deve essere compiuto, attraverso una retti-lineare progressione. La quale non ammette salti quantici, improvvisi balzi di grado, un continuo raccattare, attraverso mercimonio o pietose bugie o abili furbizie, gradi, brevetti e filiazioni. Giungendo all'evidenza di gradi estorti uno ad ordine (o vorrei dire disordine), o di triangolazioni degne più di una partita di carambola che di un cimento iniziatico.
2. Nel martinismo, argomento a me caro, si è conosciuti, non in virtù di qualche picaro brevetto, ma perché riconosciuti per la formazione all'interno di un regolare ordine e per l’opera di cristallina divulgazione. Sarebbe bene chiedere a certi personaggi per quale motivo le porte della grande comunità martinista sono a loro precluse ? Come mai gli unici interlocutori a loro concessi non sono altro che isolati o emarginati par loro ?
3. Possibile che coloro che hanno accumulato espulsioni su espulsioni, da parte di Ordini o Obbedienze tradizionali, oggi si fregiano di roboanti titoli ?
4. Ogni struttura martinista ha una propria docetica e un proprio corpo rituale. I quali sono espressione della particolare sensibilità e lettura del percorso di reintegrazione che l’uomo deve compiere. Tale varianza è accettata ed accettabile, fino a quando rimanere compresa all'interno dell’alveo tradizionale del martinismo. Diventa perniciosa, quando moderni stregoni dal non cristallino passato, frammischiano ad essa elementi in controtendenza sotto il profilo operativo

Sarebbe quindi opportuno che il postulante, che l’uomo di desiderio, prima di volgere il proprio passo verso talune virtuali strutture, si interrogasse attorno al percorso compiuto da coloro che pretendono di possedere le qualifiche reclamizzate o suggerite (la loro formazione è stata lineare all'interno di una struttura tradizionale ? Sono stati espulsi da altre strutture e si perché?). Ancora si dovrebbe interrogare attorno agli strumenti e alla filosofia offerti (sono attinenti con la radice del martinismo, oppure sono espressione di altro?) .



Concludo ricordando come nel nostro rituale giornaliero vi sono due passi, che molto hanno da suggerire attorno vicende sopra menzionate.    

Il primo recita: “ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum….” Possiamo così intercalarlo nel nostro discorso: “I fratelli della comunità martinista italiana, seppur con le sue peculiari caratterizzazioni, mi accoglierebbero se sono componente di questa o di quest’altra struttura?”

Il secondo recita: ” Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit et in cathedra pestilentiae non sedit;…..” che possiamo prendere come un monito:”beato il fratello che non presta ascolto a certi mercanti di iniziazioni, che non trova formazione interiore nelle loro false parole e che non siede in mezzo a loro in falsi templi.”
Qualche domanda è sempre utile.


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