giovedì 22 dicembre 2016

La Purificazione

"Purificati, chiedi, ricevi, agisci: tutta l'opera è in questi quattro tempi".
(Louis Claude de Saint-Martin)

La "questione" della purificazione è uno degli elementi centrali dell'operatività Martinista, questione di cui non si sottolinea mai abbastanza l'importanza.
Nella nostra ritualità la purificazione acquista particolare importanza sia in quanto elemento di contatto diretto con l'eggregore di catena (insieme al rito giornaliero), sia in quanto cardine attorno al quale ruotano tutte le nostre operazioni, condizionandone l'andamento e,  invariabilmente, i risultati.
Sappiamo che il compito primo ed irrinunciabile di ogni Martinista è la cosiddetta "purificazione della luna". È un errore grossolano ed ingenuo ritenere che l'operazione purificatoria novilunare sia di per sè sufficiente al raggiungimento di questo scopo. La necessità della purificazione, perché di necessità si tratta, riguarda l'iniziato a 360 gradi, e investe certamente la sfera sottile dell'individuo, ma anche quella emotiva e psicologica,  oltre naturalmente , a quella fisica.
La totalità del nostro essere , con ogni sua porzione , vive , opera ed agisce nel quaternario e pertanto non possiamo considerare soltanto una frazione di noi stessi come l'oggetto della purificazione .
In questa prospettiva possiamo quindi osservare che, per quanto concerne la connessione con il nostro eggregore,  il rituale di purificazione è unico e necessario strumento d'opera; per quanto concerne il fine ultimo del Martinista  (che, lo ricordo,  dovrebbe essere quello della Reintegrazione) esso costituisce il primo ed indispensabile passo lungo la via del Ritorno.
Un primo passo che tuttavia può, da solo, fornirci un quadro generale del nostro stato, purché si abbia il desiderio e la capacità di osservare con la dovuta attenzione ed obiettività!
Osserviamo. E se non sappiamo farlo, impariamo.
Osserviamo come stiamo, come ci sentiamo, prima e dopo aver effettuato la purificazione.
Osserviamo le nostre azioni e reazioni, i nostri pensieri, le nostre abitudini e annotiamo con distacco quanto vediamo.
Osserviamo come alimentiamo la nostra mente, i nostri sensi, la nostra anima.
E troviamo la forza (volontà) di apportare dei cambiamenti, sperimentiamo!
Noi siamo sia l'alchimista che il laboratorio, non dimentichiamolo mai.
Così facendo otterremo preziose informazioni su come, e in quale direzione stiamo procedendo. Ma otterremo anche risposte a molte nostre domande...
Dunque il rituale è in sè e per sè elemento imprescindibile alla nostra opera, ma ricordiamo anche che, in fondo, rappresenta un modello, uno schema di riferimento a cui attenersi per giungere a quel perfezionamento così profondamente agognato.
Teniamo in debito conto che l'impegno profuso nelle nostre opere, e l'intenzione che le accompagna, hanno frequentemente il potere di determinarne il successo o il fallimento.
Dobbiamo puntare alla profondità, se vogliamo che i nostri sforzi non diano risultati effimeri ed estemporanei; dobbiamo essere pronti al sacrificio: l'essere superficiali e il respingere il sacrificio sono aspetti che parlano di noi, dicendoci con chiarezza e in assoluta trasparenza una qualche verità su noi stessi, che forse non è sempre agevole accogliere.
Ma tant'è. Questo è quanto siamo chiamati a compiere, affinché le nostre tradizioni possano continuare ad avere spessore, significato ed efficacia.
Soltanto così altri, dopo di noi, potranno trarne beneficio.


"Purificati, chiedi, ricevi, agisci: tutta l'opera è in questi quattro tempi".  (Louis Claude de Saint-Martin) 

Artemide Superiore Incognito

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Cenni di Teurgia

« Affrettati, è necessario, verso la luce e i raggi del Padre: di là ti fu inviata l'anima, rivestita di intenso intuire » (Oracoli caldaici, frammento 115)

La Teurgia esercita, oggi come ieri, indubbiamente un enorme potere di fascinazione nei confronti di molti cultori di cose esoteriche e di iniziati alla tradizione occidentale. Una semplice visita in una qualche libreria dotata di settore esoterico, permette di entrare in contatto con una mole consistente, specie rispetto a qualche anno addietro, di testi dedicati alla magia cerimoniale, alla ritualità e alla teurgia. Al contempo è difficile non considerare come oggi sistemi iniziatici rituali quali gli Eletti Cohen[1] e il Martinismo-Martinezista[2] stanno conoscendo una rinnovata capacità di attrarre uomini, desiderosi di cimentarsi lungo la via del perfezionamento interiore, anche attraverso lo strumento teurgico.

L’aver aggiunto la parola “anche” non è da parte mia un qualche vezzo letterario, in genere sono incapace di virtuosismo, quanto piuttosto sottolineare che se da un lato la teurgia è un mezzo e non un fine, dall’altro il giungere ad operare tramite essa necessita di operazioni preliminari che non è possibile eludere o posticipare.[3]

Mi si permetta di soffermarmi ulteriormente su questi punti, che ritengo fondamentali e la mancanza di comprensione, dei medesimi, foriera di danno ed illusione.
Nelle strutture tradizionali l’unico obiettivo reale è pervenire alla reintegrazione dell’iniziato nelle sue originarie qualità e condizioni spirituali. Uno stato pressoché divino dal quale la prevaricazione, l’errore, l’inganno, la mistificazione e il desiderio di potenza lo fecero decadere: precipitandolo nella condizione di creatura che aspira all'elevazione.

A tale riguardo Robert Amadou: “l'oggetto è la reintegrazione universale, alla quale l'uomo deve lavorare per la conoscenza dell'origine, dello stato presente e del destino di tutte le cose, ciascuna nel suo ordine; e principalmente della sua origine, del suo stato presente e della sua destinazione. Poiché l'uomo è l'agente della reintegrazione universale. È una seconda ragione, unita a quella che fornisce una carità ordinata, per l'uomo lavorare alla reintegrazione dell'uomo, per me lavorare alla mia reintegrazione. Reciprocamente, servendo, servo me stesso; dividendo il male, che è legione, io avanzo”.

Attraverso varie pratiche, diversamente articolate e composte, è possibile riguadagnare l’accesso a quel tempio imperituro da cui la prevaricazione ci ha esclusi. L’uomo quindi non è autonomamente in grado di ricollocarsi all’interno di un mondo spirituale superiore, ma necessita di un lungo percorso di rettificazione e di adeguati strumenti per conseguire detto risultato. La Teurgia, assieme alla meditazione, alla preghiera, alle purificazioni, ai rituali collettivi ed individuali è uno di questi strumenti. Strumenti, è utile ricordarlo, che saranno maggiormente efficaci, in forza della loro lineare trasmissione e della loro coesione operativa.

Ecco quindi, che correttamente, la Teurgia, almeno in ambito tradizionale, non rappresenta qualcosa di scisso o un’operazione comunque alla portata di tutti. Bensì essa è uno dei tanti strumenti posti a disposizione dell’iniziato, attraverso i quali dovrà, se ne sarà capace, pervenire alla realizzazione dell’Opera Interiore. La quale necessariamente passa attraverso le fasi di individuazione[4], rettificazione[5], trasmutazione[6] e reintegrazione[7].
Un Maestro Passato del Martinismo, Francesco Brunelli, soleva ripetere che il Mago è colui che inizia l’opera senza strumenti e la termina senza strumenti. In queste parole vi è un verità fondamentale. L’iniziato è colui che è posto su di un sentiero dall’azione di altri uomini, i quali lo forniscono dei necessari strumenti operativi e filosofici per cimentarsi lungo il duro cammino interiore. Successivamente questi, se apprenderà i misteri che sottintendono all’intera Opera, provvederà a disfarsi di tali strumenti, in quanto egli li avrà interiorizzati e ne avrà forgiati di nuovi.
Tutto quanto ho fino a qui scritto, è solamente per indicare come da un lato la Teurgia è parte, giammai scissa, di un insieme più ampio, e dall’altro che è necessario esperire un percorso per comprendere debitamente gli strumenti e il loro particolare e congeniale modo d’uso.
Scorciatoie non sono ammesse, e bene farebbe colui che bussa ad essere maggiormente interessato alla sostanza del luogo, ove il suo incedere lo ha condotto.

Ovviamente l’idea di poter controllare, modificare, plasmare, evocare ed invocare influssi superiori operando in accordo con il volere Divino o degli Dei, da sempre solletica il genio e l’ambizione di molti. Bisogna però interrogarsi attorno all'esistenza delle reali qualità dell’operatore atte per ottenere siffatti mirabolanti risultati. La semplice osservazione del numero non esiguo di libri di teurgia esistenti e la massa tumultuosa di aspiranti teurghi; e lo svegliarmi tutti i giorni in un mondo sempre eguale, mi porta a considerare che in definitiva la maggior parte dei sogni e dei propositi rimane nel mondo crepuscolare delle illusioni. Le quali, illusioni, attengono proprio a quando di più incompatibile sussiste nei confronti dell’opera iniziatica.
Ebbene, anni di pratica e di umane relazioni e valutazioni, mi hanno portato a considerare che molti, per motivi di spendibilità sociale e di ipocrisia nei confronti di se stessi, si raccontano di voler cimentarsi nella Teurgia o nell’Alta Magia Cerimoniale, quando il loro ambire rientrerebbe, a maggior ragione e cognizione di causa, nel perimetro degli atti e dei fatti governati dalla cosiddetta bassa magia. Questi, ipocritamente, preferiscono celarsi dietro la più nobile arte della Teurgia, invece che ammettere che il loro fare non è guidato dal desiderio di un benedicente influsso spirituale, ma bensì dal proprio ego frustrato e desideroso di appagamento.

Certo in entrambi i casi, Teurgia e Bassa Magia, sono necessarie delle identiche qualità da parte del praticante. Del resto tutto su questo piano ha minimamente bisogno di forma e di energia per poter esercitare influsso ed esistenza, ma quello che realmente scandisce la differenza fra le due arti è la prospettiva dell’Operatore. In un caso volta a beneficiare di quelle influenze superiori atte a condurlo al complimento della Grande Opera o coadiuvare il divino in vista della reintegrazione universale. Nel secondo caso invece ad agire per il proprio esclusivo vantaggio, a prescindere di quanto rientra nel nostro giusto avere. Ecco quindi che la Teurgia, qualora condotta con fini egoistici ed utilitaristici, altro non è che sostanzialmente bassa magia: con l’aggravante della codarda e non giustificabile ipocrisia dell’operatore.



[1] Martinez de Pasqually nel 1754 diede vita all'Ordine dei Cavalieri Massoni Eletti Cohen dell'Universo. Un ordine, quello del Martinez, strutturato in un sistema iniziatico che trovava fondamento nella piramide nei gradi azzurri della massoneria (apprendista, compagno e maestro) su cui poi si innestavano altri tre gruppi di gradi:Classe del PorticoClasse del Tempio e Classe segreta. A ragione di tale articolazione iniziatica vi era la volontà del teurgo Martinez di far corrispondere una sephirot per ogni grado o scalini iniziatico:
Massoneria azzurra:
1° grado - Apprendista (Malkûth: regno)
2° grado - Compagno (Jesôd: fondamento)
3° grado - Maestro (Hôd: maestà)
4° grado - Apprendista Cohen (Nezach: eternità)
Classe del Portico:
5° grado - Compagno Cohen (Tiferet: pietà)
6° grado - Maestro Cohen (Gevurah: giustizia)
7° grado - Maestro Particolare (Chesod: amore)
Classe del Tempio:
8° grado - Gran Maestro Eletto Cohen (Binah: intelligenza)
9° grado - Cavaliere d'Oriente (Chokhmah: sapienza)
Classe segreta:
10° grado - Reau-Croix (Keter: corona eccelsa)

[2] Si consulti al riguardo il sito www.martinismo.net . La tradizione martinista-martinezista, che ancora vive in alcuni ordini martinisti regolari, dispone una piramide operativa a carattere rituale individuale: elementi teurgici, cardiaci e sacerdotali compongono gli strumenti forniti per realizzazione dell’Opera.
[3] Per questo è sempre da guardare con enorme sospetto colui che non attende e non opera nei tempi e nei modi necessari, ma pretende, piuttosto, conferimenti ed avanzamenti solamente dettati dall’effimera gloria. Egli è un falso iniziato e sarà quindi un falso maestro.
[4] Attraverso la fase dell’Individuazione si prende coscienza del nostro stato individuale, e non raffrontabile con quello altrui.
[5] In questa fase si procede alla rimozione degli elementi incompatibili con il nostro desidero di reintegrazione. Successivamente si procede alla purificazione degli elementi compatibili.
[6] Gli elementi purificati sono sottoposti ad un’azione, tramite l’elemento fuoco e le acque corrosive, atta a trasmutarli sostanzialmente in elementi sottili.
[7] La conclusiva opera attraverso cui si giunge alla reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.


www.martinismo.net

Editoriale 21 Dicembre 2016 - Ecce Quam Bonum 13


Carissimo e paziente lettore, la rivista che stai sfogliando è uno degli strumenti divulgativi di cui è dotato il Sovrano Ordine Gnostico Martinista. Essa è una finestra che permette a te di gettare uno sguardo sulla nostra fiamma ideale, e permette a noi di entrare in contatto con un pubblico che è variamente formato ed articolato.
Ecco quindi che quanto qui verrà trattato non rappresenta il tutto dei nostri lavori, siano essi individuali o legati all'opera delle nostre Colline e Gruppi, ma solamente quanto può e deve essere mostrato al fine di comunicare i nostri studi, cercare di soddisfare quella sana e utile curiosità attorno al martinismo ed intessere rapporti con quei fratelli e sorelle momentaneamente isolati.

Questo numero della nostra amata rivista cade durante la fase astronomica del solstizio d’inverno. Questo momento astrale determina l’assoluto prevalere delle ore notturne su quelle diurne. E’ quindi oggi, il 21 Dicembre, il giorno più breve dell’anno, il giorno in cui le ombre dell’oscurità sembrano avere trionfato sulla luce.
In realtà proprio il 21 Dicembre rappresenta il momento in cui il Sole torna a percorre la sua marcia trionfale nel firmamento. Giorno dopo giorno i raggi solari irradiano con sempre maggiore fermezza ed intensità il nostro globo, determinando l’arretramento delle tenebre. Fino al completo trionfo che avverrà nel solstizio d’estate.
Il momento del massimo trionfo di un elemento, della sua conclamata ed universale vittoria, non rappresenta che l’inizio della sua inevitabile decadenza. Dando vita a quell’eterno ciclo dell’alternanza, che contraddistingue questo piano della formazione.
Non è possibile, su questo piano, l’esistenza di luce e tenebra in assenza dell’altro.  In quanto tutto è sorretto dalla ciclicità degli opposti, da questo magnetismo di forze opponenti e divergenti, che come la quadriga, trovando equilibrio e fermezza nelle mani esperte del cocchiere, permettono il processionare  fra essere e non essere, vita e morte, staticità e dinamismo.

Compito dell’iniziato è quello è quello di essere il forte e saldo cocchiere che guida le varie coppie di opposti. Il quale, in virtù della propria volontà, imprime una direzione a questo forze, rompendone lo statico equilibrio.

Ecco perché, amato fratello, all’interno del tuo lavoro individuale, dovrai comprendere che sono proprio gli elementi psicologici ed animici che intendi rimuovere o trasmutare, quelli da cui, inizialmente, trarrai la forza e la sostanza per il compimento della tua Grande Opera.

Gli Antichi Alchimisti, sapienti fra i sapienti, sostenevano che solamente colui che ha l’oro può creare altro oro. Ecco quindi dovrai con attenzione osservare il tuo variegato mondo interiore, alla ricerca di quanto ti potrà essere utile per l’edificazione del tuo tempio. Non dovrai procedere in base a dogmatismi, ad astrusi concetti o altrui opinioni. Sarai guidato solamente dalla lanterna della tua conoscenza. Avrai come arma solamente la tua forza di volontà. Fratello mio non sarai però solo in questa opera, in quanto saprai che i fratelli maggiori vegliano su di te ed avrai a disposizione i nostri utili e particolari strumenti.

In modo che scoprirai che il sentiero reale non è quello che trova nella colonna nera o nella colonna bianca le proprie luci. Il sentiero reale è quello che  le attraversa.

Elenandro XI Grande Maestro

eremitadaisettenodi@gmail.com


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Presenza Territoriale Sovrano Ordine Gnostico Martinista

SOVRANO ORDINE GNOSTICO MARTINISTA

ARTICOLAZIONE TERRITORIALE


È sempre bene ricordare come il Martinismo sia un percorso tradizionale individuale rivolto ad uomini e donne orientati nel tempo e nello spazio. È infatti la lama dell'Eremita che maggiormente rappresenta il martinista. Egli è armato di bastone (gli strumenti dell'opera); è coperto di mantello (la dimensione incognita); è munito di lanterna (la luce interiore). Con questi strumenti affronta la notte dell'ignoranza e i pericoli della sua natura inferiore.
È nella ritualità giornaliera e luni-solare che il martinista edifica il tempio interiore: rito giornaliero di catena, purificazioni mensili, e grandi rituali. Complementare, ma non indispensabile, è la ritualità collettiva che avviene all'interno delle Logge regolarmente costituite. Di seguito indichiamo l'attuale presenza territoriale del Sovrano Ordine Gnostico Martinista, sottolineando che ogni GRUPPO dipende amministrativamente ed iniziaticamente da una Loggia.
Per maggiori informazioni: eremitadaisettenodi@gmail.com



Loggia Louis Claude de Saint-Martin (Mantova)
Loggia Abraxas  (del Grande Maestro)
Loggia Silentium (Montecatini Terme)
Loggia Stanislas de Guaita (Raccoglie i fratelli e le sorelle isolati)
Loggia Bethel (Catania Sicilia)
Loggia Mikael  (Catania Sicilia)
Gruppo Melchisedec (Grottaglie)
Gruppo Uriel (Bologna)
Gruppo Martinès de Pasqually (Genova Liguria)
Gruppo Hercules (Catania)


Ogni Loggia, in quanto le bolle di fondazione con doppia firma rimangono nella disponibilità del Grande Maestro, opera in Nome dell'Ordine di appartenenza.