Dobbiamo adesso
chiederci quale prospettiva dare alla preghiera, se vogliamo che questa non
rimanga una semplice, per quanto legittima, espressione di un rapporto
devozionale fra noi e qualcosa di esterno a noi.
La risposta è
quella di rendere noi stessi consapevoli delle enormi potenzialità operative
che ha questo sublime strumento. Solamente cambiando il nostro tratto di unione
percettivo-cognitivo, possiamo modificare lo spazio circostante e gli strumenti
che ci permettono di relazionarci con esso. Questa rivoluzione interiore ruota
attorno alla grande verità che è Sacro ciò che rendiamo Sacro, e che solamente
noi siamo i sacerdoti di noi stessi e del divino che in noi dimora. E' una
questione di consapevolezza interiore, che si ripercuote come un'onda
irresistibile su ogni nostro pensiero ed azione.
Dobbiamo
interrompere il processo attributivo rivolto verso l'esterno, che vede da parte
nostra consegnare ad una divinità antropomorfa qualità e possibilità che sono
insite nella nostra natura spirituale.
Dobbiamo recedere
dal pensiero ostativo che ci sussurra
che non siamo in grado di edificare in noi stessi un luogo sacro, ed essere in
tale modo sacerdoti in eterno.
Dobbiamo vincere
l'inerzia che ci impedisce di sperimentare, di svegliare ed affinare le qualità
sacrali insite in ognuno di noi.
Dobbiamo
convincerci che siamo, per Essere realmente.
Compiuta tale
rivoluzione interiore ci renderemo conto che la preghiera è anche, ed è
sopratutto, uno strumento che agendo congiuntamente su mente e corpo, conduce
alla realizzazione di nuovi stati dell'Essere. I quali risulteranno liberi da
quelle costrizioni, da quelle ristrettezze e vincoli propri del mondo
quaternario reattivo. Attraverso la preghiera consapevole la nostra mente
crolla nella ripetizione, dalle profondità interiori emerge un novello
pensiero. Il quale avrà caratteristiche di immediatezza ed attività. Esso non
subirà nessun condizionamento dal mondo circostante e non suggerirà nessun
compromesso fra ciò che è buono e ciò che è utile. Esso è il Logos Divino che
riecheggia in tutta la figliolanza spirituale.
Nelle lame
degli arcani maggiori è la carta degli
Amanti che simboleggia la preghiera. In essa l'iniziato è immobile in una buca,
che rappresenta l'ostacolo che si apre innanzi ed improvviso lungo il cammino.
Egli è immobile, apparentemente incapace di compiere un passo, di riprendere il
sentiero iniziatico. Alla sua destra e alla
sua sinistra troviamo due figure femminili diversamente adornate. Una di esse
rappresenta il desiderio materiale, che lega alle cose di questo mondo, l'altra
simboleggia ciò che è sacro, che libera
da questo nostro angusto contenitore. Tale condizione per l'uomo profano si
traduce nelle scelte fra ciò che conduce ad una qualche, in genere effimera
utilità, e quanto permette di valicare la soglia dell'imperitura sacralità. Per
l'iniziato, tale scena, rappresenta
anche il dovere di scegliere fra il potere fine a se stesso, che deriva
dalla comprensione dei meccanismi sottili che tutto determinano, e il lavoro di
perfezionamento interiore. Una scelta spesso non chiara, dove l’eventuale
confusione è sicuramente determinata dall'assenza di quelle doverose
purificazioni interiori, le quali sono la premessa per ogni Opera Reale.
L'iniziato,
innanzi a tale scelta, prega, e se è giusto il suo intendimento un angelo
discenderà dal cielo per preservarlo da ciò che è fatuo e ingannevole. Ecco
quindi che la preghiera rappresenta il
primo ed ultimo rifugio per colui che comprendere il potere che in essa si
cela. Per colui che conosce le concatenazioni fra ciò che è evidente e ciò che
è celato, ed è in grado di superare ogni apparente dualismo fra l'orante e
colui che viene orato.
L'importanza
della preghiera è nota in numerosi rituali di iniziazione:
"E tu
quando sarai fra Scilla e Cariddi cosa farai? Pregherai ed un angelo inviato
dal signore scenderà su di te". Purtroppo colui che accede a tale evento
apicale della propria vita, spesso non pone la dovuta attenzione ai moniti che
gli sono rivolti, e neppure sedimenta, perduto in altre congetture,
interiormente quanto ha vissuto.
Oltremodo la preghiera è resa viva dagli
insegnamenti di tutti i veri maestri, che suggeriscono di ardere sovente in
essa, per determinare la sottrazione di noi stessi al mondo impuro e
prevaricatore che ci circonda.
Solamente
comprendendo che la preghiera è un vero e proprio atto magico, possiamo godere
di tutti i benefici che questo strumento è in grado di offrirci. Per ottenere tale risultato dobbiamo
affrancarci da quanto instillato in noi dalla nostra pigrizia e dalla cultura
in cui siamo immersi. Una formazione che
vuole la preghiera un freddo omaggio ad una realtà intangibile e posta
fuori di noi, e al contempo ridurre l'orante a soggetto passivo, statico e
piatto, completamente privo di genio e volontà rispetto all'azione del
preghiera. L'iniziato deve superare il dualismo separativo fra chi prega e chi
è il beneficiario della preghiera, e diventare cosa unica con essa.
Attraverso
la preghiera ognuno degli elementi del quaternario trova composizione armonica
l'uno con l'altro, sviluppando una sinergia in grado di annullare ogni peso e
misura legati al nostro piano spazio temporale.
L'orante (elemento terra) da
forma al proprio desiderio (elemento acqua) in pensiero (elemento fuoco), per
mezzo della preghiera (elemento aria). Nel caso in cui le purificazioni sono
state adempiute, e il pensiero creativo è sorretto da un desiderio puro e da
una volontà sacra, il fuoco pneumatico non tarderà ad investire l'operatore,
coronando di successo l'Opera prefissata. Ovviamente ognuno degli elementi di
questa alchemica composizione deve essere stato in precedenza rettificato,
sottoposto ad interrogativo e giudizio, in quanto il crollo della Torre è
sempre in agguato, e l'ombra è tanto maggiore quanto più forte è la luce.
Nel nostro
caso l’ombra è rappresenta dalle pieghe della nostra poliedrica composizione
psicologica, dove il favore personale, il desiderio di apparire e l'essere in
virtù di ciò che compiamo, sono i tre baratri capaci di far sprofondare nelle
tenebre ogni nostra azione.
Tale verità
ci è narrata dalla tradizione, quando racconta di mistici e santi che
combattano furiosamente contro Satana e i demoni. All'interno delle loro celle
di preghiera e meditazione, nelle stesse chiese, nei campi e nei giardini uomini
e donne devoti affrontano l'avversario in una battaglia i cui confini si
perdono fra il fisico e la psiche.
Cos'altro è
questo abile e potente duellante se non la nostra ombra, nelle sue infinite
sfumature e propaggini ? E' pur vero che dobbiamo temere l'avversario, nelle
sue infinite forme, ma è però doveroso ricordarsi che il successo non ci è mai
precluso a priori in nessuna prova, in quanto ognuna di esse nasce da noi
stessi. Ecco quindi che il combattimento
spirituale è il necessario valico da superare, in quanto solo attraverso di
esso saremo in grado di comprendere quanto ancora vi è da rettificare e
purificare in noi al fine di essere sacerdoti del vero e della conoscenza. Il
praticante deve essere in grado di alimentare le proprie impressioni, il
proprio centro intellettivo, con pensieri, suoni ed immagini sacri ed elevati.
In grado di sostituire, di svelenire, la massa putrida di quanto comunemente
invade la nostra mente, grazie ai messaggi pubblicitari, la televisione, l'irruzione
del mediocre e del miserevole
quotidiano. La preghiera è un prodotto della nostra azione magica e di
noi stessi, e noi siamo costituiti da ciò che elaboriamo a seguito
dell'alimentazione. Quest'ultima, in un'ottica integrale dell'individuo,
investe ogni elemento che dall'esterno di noi viene assimilato. Così come
poniamo attenzione a quanto nutre il nostro fisico, noi che ambiamo a
comprendere i sottili meccanismi che tutto animano, dobbiamo porre egualmente
attenzione a quanto sfama il nostro intelletto e le nostre emozioni.
La
preghiera consapevole stessa diviene alimento, in quanto essa nutrirà il nostro
corpo lunare di elementi sacri ed immaginifici, in grado di poter avviare il
processo di fioritura dei nostri centri sottili. L'armonica che essa sviluppa
nella sua costante ripetizione, come al contempo il carico di immagini e la
narrazione mitologica e spirituale in essa contenuto, sono effettivi elementi
di potere in grado di modificare la struttura del nostro intero essere. La
prima agisce inesorabilmente sul corpo fisico, grazie al potere vibratorio del
suono, i secondi invece si radicano nella nostra mente contribuendo a fornire
la base associativa per il logos divino.
Ovviamente
questo edificio sacro deve trovare fondamenta solide e non improvvisate. Queste
sono rappresentate dalla giusta tecnica della nota interiore, così come da una
intera vita governata dalla ricerca del perfezionamento interiore.
L'improvvisazione, e lo sporadicità nell'azione, la caduta di tono, sono
elementi ostativi, al pari della mancanza delle purificazioni necessarie.
Elenandro XI Superiore Incognito Iniziatore
www.martinismo.net