Cristianesimo e Iniziazione
(tratto da
L'esoterismo cristiano)
René Guénon
Non era nostra intenzione ritornare in
questa sede su argomenti riferentisi al carattere specifico del Cristianesimo,
perché ritenevamo che ciò che ne avevamo detto in diverse occasioni, sia pure
più o meno incidentalmente, fosse per lo meno sufficiente affinché non
sorgessero equivoci in proposito1. Sfortunatamente, abbiamo dovuto
constatare in questi ultimi tempi che le cose non stavano così e che, al
contrario, si erano a tal riguardo prodotte negli animi di un numero abbastanza
grande di lettori confusioni piuttosto preoccupanti; questo ci ha indicato la
necessità di fornire nuovamente alcune precisazioni su taluni punti. è però con
un certo rammarico che abbiamo preso questa decisione, giacché dobbiamo
confessare di non aver mai provato nessuna inclinazione a trattare questo
particolare argomento, e ciò per numerose e diverse ragioni, la prima delle
quali è l'oscurità pressoché impenetrabile che circonda tutto quel che si
riferisce alle origini e ai primi tempi del Cristianesimo; un'oscurità così
fitta che, a ben riflettervi, essa non sembra poter essere semplicemente
accidentale, ma piuttosto espressamente voluta; questa osservazione sarà
d'altronde da ricordare in rapporto con quel che avremo da dire in seguito.
Nonostante tutte le difficoltà che
provoca un simile stato di cose, vi è tuttavia almeno un punto che sembra non
poter essere messo in dubbio, e del resto esso non è stato contestato da nessuno
di coloro che ci hanno fatto pervenire le loro osservazioni; da tale punto però,
proprio al contrario, certuni hanno preso lo spunto per formulare talune delle
loro obiezioni: questo punto è che, lungi dall'essere soltanto la religione o la
tradizione exoterica conosciuta attualmente sotto questo nome, il Cristianesimo
aveva alle sue origini, come mostrano sia i suoi riti sia la sua dottrina, un
carattere essenzialmente esoterico, e di conseguenza iniziatico. Una conferma di
ciò si può trovare nel fatto che la tradizione islamica considera che il
Cristianesimo primitivo sia stato propriamente una tarîqah, vale a dire
tutto sommato una via iniziatica, e non una skariyah, o legislazione di
ordine sociale e diretta a tutti; e questo è talmente vero che, in seguito, si
dovette supplire a questo fatto con la costituzione di un diritto "canonico"2
che in realtà non fu se non un adattamento dell'antico diritto romano, perciò
qualcosa che proveniva totalmente dall'esterno e non affatto uno sviluppo di
quanto fosse contenuto fin dall'inizio nello stesso Cristianesimo. è del resto
evidente che nel Vangelo non si trova nessuna prescrizione che si possa
considerare di carattere veramente legale nel senso proprio della parola;
l'espressione: "Date a Cesare quel che è di Cesare..." ci sembra particolarmente
significativa in proposito, perché essa implica formalmente, per tutto quel che
è di ordine esteriore, l'accettazione di una legislazione totalmente estranea
alla tradizione cristiana, legislazione che è semplicemente quella che esisteva
di fatto nell'ambiente in cui quest'ultima ebbe origine, a causa del fatto che
tale ambiente era in quel momento incorporato nell'Impero romano. Sicuramente
questa sarebbe stata una lacuna fra le più gravi se il Cristianesimo fosse stato
allora quel che esso divenne più tardi; l'esistenza stessa di una simile lacuna
non solo sarebbe inesplicabile, ma veramente inconcepibile per una tradizione
ortodossa e regolare se tale tradizione avesse dovuto realmente comportare un
exoterismo insieme a un esoterismo, e se essa avesse dovuto, per così dire,
applicarsi prima di tutto alla sfera exoterica; per converso, se il
Cristianesimo era invece contraddistinto dal carattere che diciamo, la cosa si
spiega facilmente, perché non si tratta più affatto di una lacuna, bensì di
un'intenzionale astensione dall'intervenire in un campo che, per definizione, in
tali condizioni non poteva riguardarlo.
Perché questo sia stato possibile,
occorre che la Chiesa cristiana, nei primi tempi, avesse costituito
un'organizzazione chiusa o riservata, nella quale non tutti fossero
indistintamente ammessi, ma vi avessero accesso solo coloro che possedevano le
qualificazioni necessarie per ricevere in modo valido l'iniziazione sotto la
forma che può esser detta "cristica"; senza dubbio si potrebbero trovare molti
altri indizi a indicare come le cose stessero realmente così, ma essi nella
nostra epoca sono generalmente incompresi, e troppo spesso si cerca persino, a
causa della moderna tendenza a negare l'esoterismo, di distrarli in modo più o
meno cosciente dal loro vero significato3. Tale Chiesa era tutto
sommato paragonabile, sotto questo riguardo, al Sangha buddhistico, nel
quale pure l'ammissione rivestiva il carattere di una vera e propria iniziazione4;
si è abituati a considerare tale Sangha come un "ordine monastico", e la
cosa è giusta, ma solo nel senso che le sue particolari regole non erano fatte,
così come accade per quelle di un ordine monastico nel senso cristiano del
termine, per essere estese a tutto l'insieme della società all'interno della
quale tale organizzazione si sia costituita5. Il caso del
Cristianesimo, da questo punto di vista, non è perciò unico fra quelli delle
diverse forme tradizionali conosciute, e tale constatazione ci sembra avere un
carattere capace di mitigare lo stupore che qualcuno potrebbe provare al
proposito; più difficile è forse spiegare il fatto che esso abbia in seguito
mutato il suo carattere nel modo così completo quanto ci mostra tutto quel che
vediamo intorno a noi, sennonché non è ancora questo il momento per esaminare
quest'altro problema.
Vediamo ora qual è l'obiezione che ci è
stata rivolta, e alla quale facevamo allusione poco fa: dal momento che i riti
cristiani, e in particolare i sacramenti, hanno posseduto un carattere
iniziatico, come può essere che abbiano potuto perderlo e diventare semplici
riti exoterici? Ciò è impossibile e perfino contraddittorio, ci si fa presente,
in quanto il carattere iniziatico è permanente e immutabile e non può essere mai
cancellato, di modo che ci sarebbe soltanto da constatare che, a motivo delle
circostanze e del reclutamento di una gran maggioranza di individui non
qualificati, quella che originariamente era un'iniziazione effettiva si è
ridotta ad avere soltanto più il valore di un'iniziazione virtuale. Questo modo
di considerare la questione contiene un errore che per noi è del tutto evidente:
è infatti ben vero che l'iniziazione, come abbiamo spiegato a più riprese,
conferisce a coloro che la ricevono un carattere acquisito una volta per tutte e
veramente incancellabile; ma la nozione della permanenza del carattere
iniziatico si applica agli esseri umani che la posseggono, e non a dei riti o
all'azione dell'influenza spirituale alla quale questi ultimi sono destinati a
servire come veicolo; il volerla trasporre dall'uno all'altro di questi casi è
assolutamente ingiustificato, anzi, si può addirittura dire che così facendo le
si attribuisca un significato del tutto differente, e noi siamo sicuri di non
aver mai detto nulla che possa dar luogo a una simile confusione. A sostegno di
questa obiezione, si mette in rilievo che l'azione che si esercita attraverso i
sacramenti cristiani è fatta risalire allo Spirito Santo, e ciò è perfettamente
esatto, ma del tutto fuori dell'argomento; d'altronde, che l'influenza
spirituale sia designata in tal modo conformemente al linguaggio cristiano,
oppure in modo diverso secondo la terminologia propria a questa o a quell'altra
tradizione, è sempre vero che la sua natura è essenzialmente trascendente e
sovraindividuale, poiché, se così non fosse, non più assolutamente con
un'influenza spirituale si avrebbe a che fare, ma con una semplice influenza
psichica; sennonché, appurato ciò, cosa potrebbe impedire che la stessa
influenza, o un'influenza avente la medesima natura, agisca secondo modalità
diverse e in campi anch'essi diversi, e inoltre, perché tale influenza è in se
stessa d'ordine trascendente, i suoi effetti dovrebbero forse necessariamente
essere anch'essi trascendenti in ogni caso6? Non vediamo
assolutamente perché le cose dovrebbero essere così, anzi siamo certi del
contrario; di fatto, abbiamo sempre prestato la massima attenzione a indicare
che sia nei riti exoterici sia in quelli iniziatici interviene sempre
un'influenza spirituale, sennonché è implicito che gli effetti da essa prodotti
non possono assolutamente essere dello stesso ordine sia nell'uno sia nell'altro
caso, se no non sussisterebbe più la distinzione stessa delle due sfere7.
Né comprendiamo maggiormente perché debba essere inammissibile che l'influenza
che opera attraverso i sacramenti cristiani, dopo aver agito in un primo tempo
nell'ordine iniziatico, abbia in seguito, in altre condizioni e per ragioni
dipendenti da queste condizioni stesse, fatto discendere la sua azione nel campo
semplicemente religioso ed exoterico, di modo che i suoi effetti siano stati da
quel momento limitati a determinate possibilità d'ordine esclusivamente
individuale, aventi come loro termine la "salvezza", e ciò pur conservando,
riguardo alle apparenze esteriori, gli stessi supporti rituali, perché questi
erano di istituzione cristica, e senza di essi non ci sarebbe neppure più stata
una tradizione propriamente cristiana. Che le cose siano di fatto avvenute in
questo modo, e che di conseguenza, nel presente stato di fatto, e anzi a partire
da un'epoca assai lontana, non si possa più in nessun modo considerare che i
riti cristiani abbiano un carattere iniziatico, è ciò su cui ci toccherà
insistere con precisione maggiore; ma dobbiamo far rilevare fin d'ora che è in
qualche modo un'improprietà di linguaggio il dire che essi hanno "perduto" tale
carattere, come se questo fatto fosse stato puramente accidentale, giacché noi
pensiamo, al contrario, che si deve essere trattato di un adattamento, il quale,
nonostante le conseguenze rincrescevoli che necessariamente ebbe sotto certi
aspetti, fu tuttavia pienamente giustificato e, anzi, reso necessario dalle
circostanze di tempo e di luogo.
Se si tiene conto di quello che era,
nell'epoca in questione, lo stato del mondo occidentale, vale a dire
dell'insieme dei paesi allora compresi nell'Impero romano, ci si può facilmente
rendere conto che, se il Cristianesimo non fosse "disceso" nella sfera exoterica,
tale mondo, nel suo insieme, sarebbe stato presto privato di qualsiasi
tradizione, poiché quelle che vi avevano esistenza fino a quel momento, e in
particolare la tradizione greco-romana che vi era diventata naturalmente
predominante, erano giunte a una degenerazione estrema, stato che indicava come
il loro ciclo di esistenza fosse sul punto di terminare8. Questa
"discesa", insistiamo su questo punto, non era perciò affatto un accidente o una
deviazione, e il suo carattere è al contrario da considerare come veramente
"provvidenziale", giacché evitò all'Occidente di cadere fin da quell'epoca in
uno stato tutto sommato confrontabile con quello in cui si trova attualmente.
Del resto, il momento in cui doveva prodursi una perdita generale della
tradizione come quella che caratterizza i tempi propriamente moderni non era
ancora arrivato; occorreva perciò che avvenisse un "raddrizzamento", e questo
raddrizzamento solo il Cristianesimo poteva operarlo, a condizione però di
rinunciare al carattere esoterico e "riservato" che esso aveva all'inizio9;
e in tal modo il "raddrizzamento" non solo era benefico per l'umanità
occidentale, cosa che è troppo evidente perché sia il caso di insistervi, ma era
nello stesso tempo, come d'altronde è necessariamente ogni azione
"provvidenziale" che intervenga nel corso della storia, in perfetto accordo con
le leggi cicliche stesse.
Sarebbe probabilmente impossibile
assegnare una data precisa al cambiamento che fece del Cristianesimo una
religione nel senso proprio della parola e una forma tradizionale diretta
indistintamente a tutti; ma è in ogni caso certo che esso era già compiuto
all'epoca di Costantino e del Concilio di Nicea, di modo che quest'ultimo
dovette solo "sanzionarlo", se così si può dire, inaugurando l'epoca delle
formulazioni "dogmatiche" destinate a costituire una presentazione puramente
exoterica della dottrina10. Ciò non poteva in ogni caso avvenire
senza qualche inevitabile inconveniente, poiché racchiudere in tal modo la
dottrina in formule nettamente definite e delimitate rendeva molto più
difficile, anche a coloro che ne erano realmente capaci, di penetrarne il
significato profondo; per di più, le verità di ordine più propriamente
esoterico, le quali erano per loro stessa natura fuori della portata della
maggioranza, non potevano più essere presentate se non come "misteri" nel senso
che la parola ha assunto comunemente, vale a dire che, agli occhi della gente
comune, esse non dovevano tardare ad apparire come qualcosa che era impossibile
comprendere, o addirittura che era vietato cercare di approfondire. Tali
inconvenienti tuttavia non erano tali da potersi opporre alla costituzione del
Cristianesimo in forma tradizionale exoterica o a impedirne la legittimità, dato
l'immenso vantaggio che doveva da un altro punto di vista risultarne, come già
abbiamo detto, per il mondo occidentale; d'altra parte, se il Cristianesimo in
quanto tale cessava con ciò di essere iniziatico, permaneva ancora la
possibilità che sussistesse, al suo interno, un'iniziazione specificamente
cristiana per l'élite che non poteva limitarsi al solo punto di vista
dell'exoterismo e rinchiudersi nelle limitazioni che sono inerenti a quest'ultimo;
ma questa è una delle altre questioni che dovremo esaminare un po' più avanti.
Occorre tener conto, d'altra parte, che
questo mutamento nel carattere essenziale e, si potrebbe dire, nella natura
stessa del Cristianesimo, spiega perfettamente perché, come dicevamo all'inizio,
tutto ciò che l'aveva preceduto sia stato volontariamente avvolto dall'oscurità,
e come, anzi, le cose in tale situazione non potessero andare in modo diverso. è
in effetti evidente che la natura del Cristianesimo originario, in quanto
essenzialmente esoterica e iniziatica, doveva rimanere totalmente ignorata da
coloro che erano ora ammessi nel Cristianesimo, diventato exoterico; di
conseguenza, tutto ciò che poteva far conoscere o anche soltanto sospettare quel
che il Cristianesimo era stato ai suoi inizi, doveva essere per loro ricoperto
da un velo impenetrabile. è chiaro che non a noi tocca ricercare con quali mezzi
ciò fu ottenuto; questo sarebbe piuttosto il compito degli storici, se pure gli
venisse in capo di porsi la questione, questione che del resto non potrebbe se
non apparir loro insolubile, non sopportando l'applicazione dei loro metodi
abituali, i quali prevedono che si faccia riferimento a "documenti" che
chiaramente in un caso del genere non possono esistere; sennonché qui ci
interessa soltanto constatare la cosa e capirne le vere ragioni. Aggiungeremo
che, in simili condizioni, e contrariamente a quel che potrebbero pensare gli
appassionati di spiegazioni razionali, le quali sono però sempre spiegazioni
superficiali e "semplicistiche", non si può assolutamente attribuire questo
"oscuramento" delle origini a un'ignoranza troppo evidentemente impossibile in
coloro che dovevano anzi essere tanto più coscienti della trasformazione del
Cristianesimo in quanto avevano preso essi stessi parte a essa in modo più o
meno diretto, e neppure pretendere, secondo un pregiudizio abbastanza diffuso
nei moderni, che attribuiscono troppo volentieri agli altri la loro propria
mentalità, che si trattò per parte di costoro di una manovra "politica" e
interessata, dalla quale non vediamo quale profitto essi avrebbero potuto trarre
di fatto; la verità è, al contrario, che tale "occultamento" fu rigorosamente
richiesto dalla natura stessa delle cose, affinché fosse mantenuta, in
conformità con l'ortodossia tradizionale, la distinzione profonda tra le due
sfere exoterica ed esoterica11.
Qualcuno potrebbe forse chiedersi cosa
accadde, nel corso di un cambiamento simile, degli insegnamenti di Cristo, i
quali costituiscono per definizione il fondamento del Cristianesimo, e dai quali
esso non può separarsi senza cessare di meritare il suo nome e tenendo inoltre
conto che non si vede cosa potrebbe sostituirlo senza compromettere il carattere
non-umano al di fuori di cui non esiste più tradizione autentica. In realtà tali
insegnamenti non furono toccati a causa di ciò, né modificati in alcun modo
nella loro "letteralità", e il permanere del testo dei Vangeli e degli altri
scritti del Nuovo Testamento, che risalgono evidentemente al primo periodo del
Cristianesimo, ne costituisce una prova sufficiente12; cambiata è
soltanto la loro comprensione, o se si preferisce, la prospettiva secondo la
quale essi sono intesi e il significato che si dà loro per conseguenza, senza
però che si possa dire che ci sia nulla di falso o di illegittimo in tale
significato, giacché è assiomatico che le medesime verità sono suscettibili di
ricevere applicazione in sfere differenti, in virtù delle corrispondenze che
esistono tra tutti gli ordini di realtà. Soltanto che ci sono precetti i quali,
riguardando in modo speciale coloro che seguono una via iniziatica, e
applicandosi per conseguenza a un ambiente ristretto e in qualche modo
qualitativamente omogeneo, diventano di fatto impraticabili se si voglia
estenderli a tutto l'insieme della società umana; è quanto si riconosce
abbastanza esplicitamente quando li si considera soltanto come "consigli di
perfezione", ai quali non è attribuito nessun carattere di obbligatorietà13;
ciò equivale a dire che ciascuno non è tenuto a seguire la via evangelica se non
nella misura, non soltanto della sua capacità, cosa che è assiomatica, ma anche
di ciò che gli permettono le circostanze contingenti in cui si trova situato, e
questo è di fatto tutto quel che si può ragionevolmente esigere da coloro che
non mirano ad andare di là dalla pratica exoterica14. D'altra parte,
per ciò che concerne la dottrina propriamente intesa, se esistono verità che
possono essere capite sia exotericamente sia esotericamente, secondo sensi
riferentisi a gradi diversi di realtà, altre ce ne sono che, facendo
esclusivamente parte dell'esoterismo e non avendo nessuna corrispondenza al di
fuori di quest'ultimo, diventano, come già abbiamo detto, totalmente
incomprensibili quando si cerchi di trasporle nel campo dell'exoterismo, e
allora ci si deve di necessità limitare a esprimerle in modo puro e semplice
nella forma di enunciazioni "dogmatiche", senza mai cercare di dare di esse la
minima spiegazione; sono queste verità che costituiscono in modo proprio quelli
che si è convenuto di denominare i "misteri" del Cristianesimo. A dire il vero,
la stessa esistenza di tali "misteri" sarebbe totalmente ingiustificata se non
si ammettesse il carattere esoterico del Cristianesimo alle sue origini; tenendo
invece conto di quest'ultimo, essa assume il carattere di una conseguenza
normale e inevitabile dell'"esteriorizzazione" mediante la quale il
Cristianesimo, pur conservando la stessa forma quanto alle apparenze, sia nella
dottrina sia nei riti, è diventato la tradizione exoterica e specificamente
religiosa che conosciamo oggi.
Fra i riti cristiani, o più precisamente
fra i sacramenti che ne costituiscono la parte più essenziale, quelli che
presentano la rassomiglianza maggiore con riti d'iniziazione, e di conseguenza
devono essere considerati come una loro "esteriorizzazione" se mai essi hanno
avuto tale carattere in origine15, si pongono naturalmente, come già
abbiamo fatto notare in altri lavori, quelli che possono essere ricevuti una
volta sola, e primo fra tutti il battesimo. Esso, mediante il quale il neofita
era ammesso nella comunità cristiana e in qualche modo incorporato a questa,
doveva evidentemente, fintanto che essa fu un'organizzazione iniziatica,
costituire la prima iniziazione, vale a dire l'inizio dei "piccoli misteri"; il
carattere di "seconda nascita" che esso ha conservato lo indica chiaramente,
anche se con un'applicazione diversa, quantunque discendendo nella sfera
exoterica. Aggiungeremo subito, per non dover tornare in seguito sulla
questione, che la cresima o "confermazione" sembra aver segnato l'accesso a un
grado superiore, e la cosa più verosimile è che quest'ultimo corrispondesse al
compimento dei "piccoli misteri"; per quel che riguarda l'ordine, il quale dà
ora soltanto la possibilità di esercitare talune funzioni, esso non può essere
che l'"esteriorizzazione" di un'iniziazione sacerdotale, riferentesi in quanto
tale ai "grandi misteri".
Per rendersi conto che, in quello che
potrebbe esser detto il secondo stato del Cristianesimo, i sacramenti non hanno
più nessun carattere iniziatico, e sono realmente solo più riti puramente
exoterici, è tutto sommato sufficiente tener conto del caso del battesimo,
giacché tutto il resto ne dipende in modo diretto. Nonostante l'"oscuramento" di
cui abbiamo parlato, si sa perlomeno che, in origine, per conferire il battesimo
ci si circondava di rigorose precauzioni, e che coloro che dovevano riceverlo
erano sottoposti a una lunga preparazione. Attualmente succede invece in qualche
modo l'esatto contrario, e sembra che sia stato fatto tutto il possibile per
facilitare in modo estremo la ricezione di tale sacramento, inteso che non
soltanto esso è dato a chiunque indistintamente, senza che si ponga nessuna
questione di qualificazione e di preparazione, ma è addirittura possibile che
sia conferito in modo valido da chiunque, mentre gli altri sacramenti non
possono esserlo se non da coloro che, preti o vescovi, esercitino una
determinata funzione rituale.
Queste facilitazioni, insieme al fatto
che i fanciulli sono battezzati il più presto possibile dopo la nascita, ciò che
esclude evidentemente l'idea di una qualsiasi preparazione, non possono
spiegarsi se non con un cambiamento radicale nella concezione stessa del
battesimo, cambiamento in seguito al quale esso fu considerato condizione
indispensabile per la "salvezza" e tale di conseguenza da dover essere
assicurata al maggior numero possibile di individui, mentre in origine si
trattava di cosa del tutto diversa. Questo modo di vedere, secondo cui la
"salvezza" che di fatto è lo scopo finale di tutti i riti exoterici, è
necessariamente legata all'ammissione nella Chiesa cristiana, è in definitiva
una conseguenza di quella sorta di "esclusivismo" che è inevitabilmente
collegato con il punto di vista di ogni exoterismo in quanto tale.
Crediamo non sia utile insistere di più
su questo punto, giacché è anche troppo chiaro che un rito conferito a neonati,
e senza che ci si preoccupi assolutamente di determinare le loro qualificazioni
con un mezzo qualsiasi, non può avere il carattere e il valore di
un'iniziazione, anche se questa fosse ridotta a non essere se non virtuale; del
resto dovremo ritornare tra poco sulla questione della possibilità del permanere
di un'iniziazione virtuale attraverso i sacramenti cristiani.
Segnaleremo accessoriamente ancora un
punto che non manca di avere la sua importanza: si tratta del fatto che nel
Cristianesimo com'è attualmente, e contrariamente a come stavano in esso le cose
ai suoi inizi, tutti i riti senza nessuna eccezione sono pubblici; tutti possono
assistervi, anche a quelli che sembrerebbero dover essere più specialmente
"riservati", come l'ordinazione di un prete o la consacrazione di un vescovo, e
a maggior ragione a un battesimo o a una cresima. Ora, questa sarebbe una cosa
inammissibile se si trattasse di riti d'iniziazione, i quali possono normalmente
essere compiuti soltanto alla presenza di coloro che già hanno ricevuto la
stessa iniziazione16; tra la pubblicità dei riti da una parte, e
dall'altra l'esoterismo e l'iniziazione, vi è un'evidente incompatibilità. Se
ciò nonostante consideriamo un tale argomento solo secondario, la ragione è che,
se non ce ne fossero altri, si potrebbe sostenere che si tratta soltanto di un
abuso dovuto a una certa degenerazione, come talvolta se ne possono produrre in
un'organizzazione iniziatica senza però che questa arrivi fino a perdere, per
ciò, il suo carattere proprio; sennonché abbiamo visto che, precisamente, la
discesa del Cristianesimo nella sfera exoterica non era affatto da considerare
una degenerazione, e del resto le altre ragioni da noi esposte sono pienamente
sufficienti a far vedere come, in realtà, non possa più trattarsi di
iniziazione.
Se sussistesse ancora un'iniziazione
virtuale, come taluni hanno prospettato nelle obiezioni che ci hanno rivolto, e
se di conseguenza coloro che hanno ricevuto i sacramenti cristiani, o anche il
solo battesimo, non avessero di conseguenza più bisogno di cercare una qualsiasi
altra forma di iniziazione17, come si potrebbe spiegare l'esistenza
di organizzazioni iniziatiche specificamente cristiane, come si ebbero
incontestabilmente nel corso di tutto il Medioevo, e quale potrebbe essere
allora stata la loro ragion d'essere, visto che i loro riti particolari
avrebbero fatto in certo qual modo doppio uso con i riti usuali del
Cristianesimo? Si risponderà forse che questi ultimi costituiscono o
rappresentano soltanto un'iniziazione ai "piccoli misteri", cosicché la ricerca
di un'altra iniziazione si sarebbe imposta a coloro che avessero voluto andar
più lontano e accedere al "grandi misteri"; ma, a parte il fatto che è assai
inverosimile, per non dire di più, che tutti coloro che entrarono nelle
organizzazioni in questione siano stati pronti ad affrontare tale dominio,
contro una supposizione di questo genere c'è un fatto decisivo: questo fatto è
l'esistenza dell'ermetismo cristiano, poiché per definizione stessa l'ermetismo
si situa precisamente nel campo dei "piccoli misteri"; né parleremo delle
iniziazioni di mestiere, le quali pure si riferiscono allo stesso dominio e, pur
nel caso in cui non possano esser dette specificamente cristiane, nondimeno
richiedevano dai loro membri, in un ambiente cristiano, la pratica dell'exoterismo
corrispondente.
Ora, dobbiamo prevedere ancora un
equivoco, giacché taluni potrebbero esser tentati di trarre da quel che precede
una conclusione errata, pensando che, se i sacramenti non hanno più alcun
carattere iniziatico, la conseguenza è che non possono mai avere effetti di
quest'ordine, al che essi non mancherebbero senza dubbio di opporre certi casi
in cui sembra che le cose non siano andate così; la verità è che di fatto i
sacramenti non possono avere tali effetti di per se stessi, giacché la loro
efficacia propria è limitata alla sfera exoterica, ma che tuttavia c'è
qualcos'altro di cui occorre tener conto in proposito. Di fatto, ovunque
esistano iniziazioni dipendenti in modo particolare da una forma tradizionale
determinata e che assumono come base l'exoterismo di quest'ultima, i riti
exoterici possono, per coloro che abbiano ricevuto tale iniziazione, essere in
qualche modo trasposti in un altro ordine, nel senso che essi se ne serviranno
in quanto supporto per il lavoro iniziatico vero e proprio, e che di
conseguenza, per loro, gli effetti non ne saranno più limitati alla sola sfera
exoterica come accade per la generalità degli aderenti alla stessa forma
tradizionale; sotto questo profilo, accade del Cristianesimo come di ogni altra
tradizione, dal momento che c'è o c'è stata un'iniziazione propriamente
cristiana. Soltanto che, è sottinteso che lungi dal dispensare dall'iniziazione
regolare o dal poter sostituirsi a essa, tale impiego iniziatico dei riti
exoterici la presuppone al contrario in modo essenziale come condizione
necessaria della sua stessa possibilità, condizione alla quale le qualificazioni
più eccezionali non potrebbero supplire, e al di fuori della quale tutto quel
che va di là dal livello ordinario può al massimo portare al misticismo, vale a
dire a qualcosa che in realtà è ancora situato all'interno dell'exoterismo
religioso.
Si può facilmente capire da ciò che
abbiamo detto in ultimo, qual era realmente il caso di coloro che nel Medioevo
lasciarono scritti di ispirazione chiaramente iniziatica, che oggi si ha
comunemente il torto di prendere per dei "mistici" perché non si conosce
nient'altro, ma che certamente furono qualcosa di ben diverso. Né è
assolutamente il caso di supporre che si sia trattato di casi di iniziazione
"spontanea", o di casi d'eccezione in cui un'iniziazione virtuale rimasta
aderente al sacramenti abbia potuto diventare effettiva, quando esistevano tutte
le possibilità di un ricollegamento normale a qualcuna delle organizzazioni
iniziatiche regolari che esistevano a quell'epoca, spesso anche sotto la
copertura degli ordini religiosi e al loro interno, quantunque senza che si
confondessero con essi. Non possiamo soffermarci di più su questo argomento per
non allungare indefinitamente la nostra esposizione, ma faremo ancora notare che
è precisamente quando tali iniziazioni cessarono di esistere, o per lo meno di
essere sufficientemente accessibili da offrire ancora realmente tali possibilità
di ricollegamento, che ebbe origine il misticismo propriamente detto, per cui le
due cose appaiono strettamente legate18. Del resto, quel che diciamo
qui si applica soltanto alla Chiesa latina, ed è anche assai interessante notare
come nelle Chiese d'Oriente non ci sia mai stato misticismo nel senso in cui
esso è inteso nel Cristianesimo occidentale dopo il secolo XVI; tale fatto può
far pensare che una certa iniziazione del genere di quelle a cui facevamo
allusione ha dovuto mantenersi in queste Chiese, ed effettivamente è quel che vi
si trova con l'esicasmo, il cui carattere realmente iniziatico non sembra
dubbio, anche se, qui come in molti altri casi, ha subito diminuzioni più o meno
sensibili nel corso dei tempi moderni, come conseguenza naturale delle
condizioni generali di quest'epoca, alla quale non possono sfuggire se non le
iniziazioni che siano estremamente poco diffuse, lo siano sempre state o abbiano
deciso volontariamente di "chiudersi" più che mai a evitare qualsiasi
degenerazione. Nell'esicasmo l'iniziazione propriamente detta è essenzialmente
costituita dalla trasmissione regolare di certe formule, esattamente
confrontabili con la comunicazione dei mantra nella tradizione indù e con
quella del wird nelle turuq islamiche; esiste tutta una "tecnica"
dell'invocazione quale mezzo proprio del lavoro interiore19, mezzo
ben distinto dai riti cristiani exoterici, anche se tale lavoro può nondimeno
trovare un altro punto d'appoggio in questi ultimi come abbiamo spiegato, dal
momento in cui, con le formule richieste, l'influenza alla quale esse servono da
veicolo sia stata trasmessa in modo valevole, ciò che implica naturalmente
l'esistenza di una catena iniziatica ininterrotta, giacché non si può
evidentemente trasmettere se non quel che si è Ricevuto20. Anche
queste sono questioni che possiamo soltanto indicare qui in modo molto sommario,
sennonché, dal momento che l'esicasmo è ancora vivo ai giorni nostri, ci sembra
che sarebbe possibile trovare da questa parte certi chiarimenti su quel che
hanno potuto essere i caratteri e i metodi di altre iniziazioni cristiane che
sfortunatamente appartengono al passato.
Per concludere finalmente, possiamo dire
questo: nonostante le origini iniziatiche del Cristianesimo, quest'ultimo, nel
suo stato attuale, non è certo nulla di diverso da una religione, vale a dire
una tradizione esclusivamente exoterica, e non contiene in sé altre possibilità
oltre quelle di qualsiasi exoterismo; né lo pretende affatto, poiché in esso non
si tratta mai se non di ottenere la "salvezza". Una iniziazione può naturalmente
sovrapporsi a esso, e anzi normalmente lo dovrebbe perché la tradizione sia
veramente completa, attraverso il possesso effettivo dei due aspetti exoterico
ed esoterico; sennonché, perlomeno nella sua forma occidentale, tale iniziazione
di fatto non esiste più al presente. è però assiomatico che l'osservanza dei
riti exoterici è pienamente sufficiente per ottenere la "salvezza"; è certamente
già molto, ed è persino tutto quel che può legittimamente pretendere, oggi più
che mai, l'immensa maggioranza degli esseri umani; ma cosa dovranno fare, in
tali condizioni, coloro per i quali, secondo l'espressione di certi
mutaçawwufîn, "il Paradiso è ancora solo una prigione"?
Note
1. Non abbiamo potuto impedirci di
provare un certo stupore vedendo come taluni abbiano trovato che gli Aperçus
sur l'Initiation trattano in modo più diffuso e diretto del Cristianesimo di
quanto non facciano altri nostri lavori; possiamo assicurare costoro che, tanto
in quell'occasione quanto in altre, noi non abbiamo mai inteso parlarne se non
nella misura in cui ciò era strettamente necessario per la comprensione di quel
che stavamo esponendo, e, se così si può dire, in funzione delle diverse
questioni che dovevamo toccare nel corso della nostra trattazione. Non meno
sorprendente è che altri lettori, i quali assicurano tuttavia di aver seguito
attentamente e costantemente tutto quel che abbiamo scritto, abbiano creduto di
trovare in questo libro qualcosa di nuovo a tal riguardo mentre, in merito a
tutti i punti che ci hanno segnalato, non abbiamo al contrario fatto altro che
riprendere semplicemente considerazioni già da noi sviluppate in alcuni dei
nostri articoli apparsi in precedenza in "Le Voile d'Isis" e in "études
Traditionnelles".
2. A tal proposito, non è forse privo di
interesse notare come in arabo il termine qanûn, derivato dal greco, sia
usato per indicare qualsiasi legge adottata per ragioni puramente contingenti e
non costituente parte integrante della shariyah, o legislazione
tradizionale.
3. In particolare, abbiamo avuto spesso
occasione di rilevare un tal modo di procedere nell'interpretazione attuale dei
Padri della Chiesa, e più in particolare nei Padri greci: si fa il massimo
sforzo per sostenere che solo a torto si vorrebbero vedere in essi allusioni
esoteriche, e quando la cosa diventa del tutto impossibile, non si esita ad
attribuirglielo come una colpa e a dichiarare che si è trattato da parte loro di
una deplorevole debolezza!
4. Si confronti A.K. Coomaraswamy: L'ordination
bouddhique est-elle une initiation?, nel n. di luglio 1939 di "études
Traditionnelles".
5. è tale illegittima estensione che in
seguito diede luogo, nel Buddhismo indiano, a deviazioni come la negazione delle
caste: il Buddha non aveva da tener conto di esse all'interno di
un'organizzazione chiusa i cui membri dovevano, almeno in linea di principio,
essere al di là della loro distinzione; sennonché, voler sopprimere tale
distinzione in un intero ambiente sociale costituiva un'eresia formale dal punto
di vista della tradizione indù.
6. Faremo incidentalmente osservare che
questo avrebbe in particolare come conseguenza la pretesa che sia precluso alle
influenze spirituali di produrre effetti concernenti la semplice sfera corporea,
quali ad esempio le guarigioni miracolose.
7. Se l'azione dello Spirito Santo si
esercitasse soltanto nella sfera esoterica, perché questa è la sola a essere
veramente trascendente, chiederemmo inoltre ai nostri contraddittori, che sono
cattolici, cosa si dovrebbe pensare della dottrina secondo la quale esso
interviene in occasione della formulazione dei dogmi più patentemente exoterici.
8. è scontato che, parlando del mondo
occidentale nel suo insieme, facciamo eccezione per una élite che non
solo comprendeva ancora la sua tradizione dal punto di vista esteriore, ma
continuava inoltre a ricevere l'iniziazione ai misteri; la tradizione avrebbe
potuto in tal modo conservarsi ancora più o meno a lungo in un ambiente sempre
più circoscritto, ma questo è fuori della questione che stiamo indagando ora,
poiché si tratta qui della generalità degli Occidentali, e fu per quest'ultima
che il Cristianesimo dovette venire a sostituirsi alle antiche forme
tradizionali nel momento in cui esse si riducevano a non esser più che
"superstizioni" nel senso etimologico della parola.
9. Sotto questo riguardo, si potrebbe
dire che il passaggio dall'esoterismo all'exoterismo costituiva un vero e
proprio "sacrificio", cosa che è del resto vera per qualsiasi discesa dello
spirito.
10. Contemporaneamente, la "conversione"
di Costantino implicava il riconoscimento, attraverso un atto in qualche modo
ufficiale da parte dell'autorità imperiale, del fatto che la tradizione
greco-romana doveva ormai considerarsi estinta, anche se di essa sopravvissero
naturalmente, abbastanza a lungo, resti che potevano solo degenerare sempre più
prima di scomparire in modo definitivo; sono questi resti che un po' più tardi
furono qualificati con il termine spregiativo di "paganesimo".
11. Ci è già occorso in altra sede di
far notare come la confusione tra le due sfere sia una delle cause che danno più
di frequente origine a "sette" eterodosse, e non c'è dubbio che di fatto, fra le
antiche eresie cristiane, ce ne sia un certo numero che non ebbero origine
diversa; questo spiega ancor meglio tutte le precauzioni che furono prese allo
scopo di evitare tale confusione per quanto fosse possibile; evidentemente non
si può contestare l'efficacia di queste ultime sotto simile profilo, anche se,
da un punto di vista completamente diverso, si è tentati di rimpiangere che esse
abbiano potuto avere l'effetto secondario di imporre difficoltà quasi
insormontabili a uno studio approfondito e completo del Cristianesimo.
12. Quand'anche si accettassero, e non è
il nostro caso, le pretese conclusioni della "critica" moderna, la quale, con
intenzioni troppo chiaramente antitradizionali, si sforza di assegnare a questi
scritti date che siano le più "tarde" possibili, essi sarebbero certamente
sempre anteriori alla trasformazione di cui stiamo parlando.
13. Non intendiamo parlare degli abusi
ai quali ha talvolta potuto dar luogo questa specie di restrizione o di
"minimizzazione", ma delle reali necessità di un adattamento a un ambiente
sociale che comprende individui i più diversi e disuguali possibile sotto il
profilo del livello spirituale, e ai quali tuttavia un exoterismo deve
rivolgersi allo stesso titolo e senza nessuna eccezione.
14. Tale pratica exoterica potrebbe
essere definita come il minimo necessario e sufficiente per assicurare la
"salvezza", giacché è questo l'unico scopo al quale essa è di fatto destinata.
15. Quando diciamo, in quest'occasione,
riti di iniziazione, intendiamo con tale espressione i riti che abbiano
propriamente lo scopo di comunicare l'influenza iniziatica; è ovvio che oltre a
questi possono esistere altri riti iniziatici, riservati cioè a una élite
che abbia già ricevuto l'iniziazione: si può così pensare, ad esempio, che l'Eucarestia
fosse agli inizi un rito iniziatico di questo genere, non però un rito di
iniziazione.
16. In seguito all'articolo da lui
scritto sull'ordinazione buddhistica e da noi prima ricordato, ponemmo ad A.K.
Coomaraswamy una domanda a tale riguardo; egli ci confermò che tale ordinazione
non veniva mai conferita se non in presenza dei soli membri del Sangha,
composto unicamente da coloro che l'avessero essi stessi ricevuta, a esclusione
non soltanto degli estranei al Buddhismo, ma anche degli aderenti "laici", i
quali in fondo non erano che associati "dall'esterno".
17. A dire il vero, abbiamo un forte
timore che per molta gente questo sia il motivo principale che li spinge a voler
credere che i riti cristiani abbiano conservato un valore iniziatico; in fondo,
essi vorrebbero essere dispensati da qualsiasi ricollegamento iniziatico
regolare e ciò nonostante pretendere di ottenere risultati di quest'ordine;
anche se ammettono che tali risultati possono essere solo eccezionali nelle
presenti condizioni, ognuno di essi si crede volentieri destinato a far parte
delle eccezioni; inutile dire che si tratta soltanto di una deplorevole
illusione.
18. Con ciò non intendiamo dire che
certe forme d'iniziazione cristiana non abbiano continuato a essere praticate
più tardi, giacché noi abbiamo anzi ragione di pensare che anche attualmente ne
permanga ancora qualcosa, ma questo in ambienti talmente circoscritti che di
fatto possono essere considerati praticamente inaccessibili, oppure, come diremo
tra poco, in rami del Cristianesimo diversi dalla Chiesa latina.
19. Una interessante osservazione che si
può fare in proposito è che tale invocazione è indicata in greco con il termine
mnêmê, "memoria" o "ricordo", che è l'esatto equivalente dell'arabo
dhikr.
20. C'è da osservare come fra i moderni
interpreti dell'esicasmo, molti si sforzino di "minimizzare" l'importanza del
suo aspetto propriamente "tecnico", vuoi perché questo corrisponde realmente
alle loro tendenze, vuoi perché pensano di distogliere così dall'esicasmo certe
critiche che provengono da un disconoscimento completo delle cose iniziatiche; è
questo, in ogni caso, un esempio delle diminuzioni di cui dicevamo poc'anzi.
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