lunedì 3 giugno 2013

I termini usati per Cabala di Gershom Scholem

I termini usati per Cabala

di Gershom Scholem


Inizialmente, la parola "kabbalah" non denotava in particolare una tradizionemistica o esoterica. Nel Talmud è usata per indicare le parti extra-Pentateucodella Bibbia, e nella letteratura post-talmudica la Legge Orale viene chiamataanche "kabbalah". Negli scritti di Eleazar di Worms (inizio del secolo XIII),le tradizioni esoteriche (relative ai nomi degli angeli e ai magici Nomi diDio) vengono indicate come "kabbalah", per esempio nella sua opera Hilkhotha-Kisse (in Merkabah Shelemah, 1921) e in Sefer ha-Shem. Nel suo commento alSefer Yezirah (c. 1130), dove discute la creazione dello Spirito Santo, cioèla Shekhinah, Judah b. Barzillai afferma che i saggi "usavano trasmettereaffermazioni di questo genere ai loro discepoli ed ad altri saggi,privatamente e in un sussurro, tramite la kabbalah". Tutto ciò dimostra che iltermine "kabbalah" non veniva ancora usato per indicare un settoreparticolare. Il nuovo uso preciso ebbe origine nella cerchia di Isaac il Cieco(1200), e venne adottato da tutti i suoi discepoli.Kabbalah è soltanto uno dei numerosi termini usati, durante un periodosuperiore ai millecinquecento anni, per designare il movimento mistico, il suoinsegnamento o i suoi seguaci. Il Talmud parla di sitrei torah e razei torah("segreti della Torah"), e alcune parti della tradizione segreta vengonochiamate ma'aseh bereshit (letteralmente "l'opera della creazione") e ma'asehmerkabah ("l'opera del carro"). Almeno uno dei gruppi mistici si chiamavayoredei merkabah ("coloro che discendono al carro"), un'espressionestraordinaria il cui significato ci sfugge (forse allude a coloro chediscendono in se stessi per percepire il carro). Nella letteratura mistica, apartire dalla fine del periodo talmudico, ricorrono già i termini ba'aleiha-sod ("signori del mistero") ed anshei emunah ("uomini di fede"), equest'ultimo appare già nel Libro di Enoch slavo. Nel periodo dei cabalistiprovenzali e spagnoli, la Cabala viene chiamata anche hokhmah penimit("sapienza interiore"), forse una frase presa a prestito dall'arabo; icabalisti vengono chiamati spesso maskilim ("coloro che comprendono"), conriferimento a Daniele 12:10, oppure doreshei reshumot ("coloro cheinterpretano i testi"), un'espressione talmudica per "allegoristi". Nellostesso modo in cui la parola "kabbalah" venne limitata nel significato allatradizione mistica o esoterica, all'inizio del secolo XIII, le parole emet("verità"), emunah ("fede") e hokhmah ("sapienza") vennero usate per designarela verità mistica o interiore. Da qui l'uso diffusissimo di hokhmat ha-emet("la scienza della verità") e derekh ha-emet ("la via della verità"). Si trovainoltre l'espressione hakhmei lev ("dal cuore saggio"), da Esodo 28:3. Icabalisti vengono chiamati inoltre ba'alei ha-yedi'ah ("i signori della conoscenza gnostici) oppure ha-yode'im ("coloro che sanno"), a partire da Nahmanides. Nahmanides, inoltre, coniò la frase yode'ei hen ("coloro checonoscono la grazia") da Ecclesiaste 9:11, dove hen è usato come abbreviazioneper hokhmah nistarah ("sapienza segreta"). L'autore dello Zohar usa terminicome benei meheimnuta ("figli della fede"), benei heikhala de-malka ("figlidel palazzo del re"), yade'ei hokhmeta ("coloro che conoscono la sapienza"),yade'ei middim ("coloro che mietono il campo"), e inon de-allu unefaku("coloro che sono entrati e usciti", cioè "indenni"), da Hagigah 14b. Numerosiautori chiamano i cabalisti ba'alei ha-avodah ("signori del servizio"), cioècoloro che conoscono la vera via interiore al servizio di Dio. Nella parteprincipale dello Zohar il termine Kabbalah non viene menzionato; ma è usatonegli strati posteriori, nella Ra'aya Meheimna e nel Sefer ha-Tikkunim. Dall'inizio del secolo XIV, il nome Kabbalah si sostituì quasi completamente atutte le altre designazioni.

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