domenica 14 maggio 2017

Forma del Martinismo



Onestamente è necessario affermare che non esiste il martinismo, ma sussistono i martinismi. Tale ovvia considerazione, nasce dal numero di strutture e dalla varianza docetica e rituale delle medesime. 
Tali difformità riguardano la strutturazione, i corpi rituali, i depositi docetici, e le filiazioni. Alcune di essi mi inducono a ritenere che neppure siamo in presenza di fratellanze che raccolgono la forma e la sostanza martinista, bensì di vettori al cui interno è veicolato altro, oppure di involucri privi della legittimazione iniziatica. Altrettanto fonte di dubbio attorno alla regolarità iniziatica, è la constatazione, per colui che desidera constatare, che alcune strutture trovano nascita in figure umanamente rispettabili, ma che presentano nella loro vita marinista qualche discontinuità. Ad esempio l’aver conseguito in modo eterogeneo i gradi, oppure l’espulsione per gravi motivi da altra struttura martinista, oppure l’aver concesso, ad un Maestro ancora vivente, delega dei propri poteri iniziatici, da cui discenderebbe l’ovvia considerazione che non hanno il potere di formare nuovi Superiori Incogniti Iniziatori.
Senza attardarmi in siffatte osservazioni, che ritengo ci spingerebbero troppo lontano, mi permetto in questo breve paragrafo di descrivere la forma strutturale, in cui viene raccolta l’iniziazione martinista.
Abbiamo visto, caro e paziente lettore, come la piramide martinista sia per sua natura poco elevata nel suo insieme di gradi. Abbiamo l’Associato Incognito, grado probatorio, l’Iniziato Incognito, grado in cui si lavora sul piano ciclo lunare, il Superiore Incognito, grado di opera Luni-Solare, e il grado di Superiore Incognito Iniziatore, colui che trasmette l’iniziazione martinista. Ogni grado è caratterizzato da un sistema rituale e filosofico rituale che gli è proprio, e al contempo ogni grado trova fondamento nel precedente e completamento nei seguenti. Questo in ottemperanza della natura del Nostro Venerabile Ordine che vuole, o vorrebbe, i propri iniziati impegnati in un lavoro giornaliero, rituale e meditativo, volto alla reintegrazione dell’Uomo nel Divino. A tale insieme rituale, si aggiunge il lavoro collettivo di loggia,articolata nei tre gradi, ed eventuali corpi rituali collaterali. Quanto sopra, è in breve sintesi, l’articolazione del lavoro martinista. Devo però adesso indicare come l’iniziazione martinista è raccolta e trasmessa, o in altre parole quale forma visibile e tangibile caratterizza il Nostro Venerabile Ordine.

Superiore Incognito Libero Iniziatore. E’ un martinista che elevato al quarto grado, all’interno di una struttura, o da parte di un Superiore Incognito Libero Iniziatore, decide di non affiliarsi a nessuna struttura martinista. Egli quindi si organizzerà autonomamente, si spera all’interno di quella che è la docetica fondamentale del martinismo, per quanto concerne i lavori individuali e i lavori di loggia. In genere il Superiore Incognito Libero Iniziatore farà propri i rituali e i vademecum, l’insieme delle informazioni filosofiche e storiche sul martinismo, a lui consegnati dal proprio Iniziatore. Taluni S.I.L.I. hanno manifestato la tendenza, in parte poco comprensibile, di riunirsi in federazioni onde godere di un contatto con altri fratelli, e di una certa rappresentanza. In genere siffatte strutturazioni trovano espressione apicale in un Grande Maestro soggetto a termine, con conseguente nuova elezione, o in una qualche figura carismatica da cui tutti i Superiori Incogniti Liberi Iniziatori dipendono. Tale strutturazione, almeno qui in Italia, sembra non aver dato frutti durevoli. In genere si riscontra una notevole movimentazione, in entrata ed in uscita, di S.I.L.I. dettata da almeno due motivazioni. La prima consiste nella proliferazione di innalzamenti al quarto grado immediatamente a ridosso dell’elezione del Grande Maestro, ed una volta esaurita la funzione di elettori, con conseguente insoddisfazione per alcuni, si assiste ad un rompete le righe generale. La seconda è da ricercarsi in una docetica e ritualia fin troppo libera, che comporta inevitabilmente una discrepanza profonda di orientamenti filosofici ed operativi, tanto da rendere nei fatti i vari Filosofi/Iniziatori fra loro estranei. Nel momento in cui si prende coscienza di ciò, accade che le strade tendono a separarsi.



Ordini Martinisti. I maggiori ordini marinisti italiani sono: l’Ordine Martinista Universale, Ordine Martinista degli Eletti Cohen, Ordine Martinista filiazione Aldebaran-Vergilius-Arturus, Ordine Martinista filiazione Aldebaran-Vergilius-Gabriel, Ordine Martinista Antico e Tradizionale, Sovrano Ordine Gnostico Martinista, Ordine Esoterico Martinista e Ordine Martinista del Mediterraneo. A ciò si aggiunge l’Ordine Martinista Tradizionale (Amorc), Ordine Martinista Isidiaco Osirideo (filiazione francese) e l’Ordine Martinista Iniziatico (filiazione russa). Questi ordini per diffusione territoriale, presenza di logge in almeno tre regioni, e numero di affiliati, almeno 40 per Ordine, rappresentano la parte maggiormente consistente del movimento martinista italiano. Ad essi andrebbero sommati, se proprio lo desideriamo, una serie di altre realtà dalla genesi spesso variegata e misteriosa, frutto di scissioni, filiazioni di non chiara origine ed espulsioni.

Un Ordine martinista che sia tale presenta in alcuni elementi caratteristici, di cui vado a dare traccia:
1. La presenza di un Grande Maestro in genere eletto a vita che, coadiuvato da una grande maestranza, rappresenta e governa pienamente l’Ordine. In genere al Grande Maestro è delegato il potere di elevare al quarto grado, seppur con difformità riscontrate tra i vari ordini.
2. L’esistenza di un corpo rituale e docetico pressoché eguale fra le varie logge che compongono l’Ordine.
3. Una certa stabilità eggregorica, almeno per quelle strutture sedimentate nel tempo e sufficientemente consistenti.
4. L’esistenza di una rete di rapporti formali ed informali con le altre strutture.

Mi preme, giunto a questo punto della narrazione, che molti degli Ordini sopra menzionati sono figli delle varie fratture, che nel tempo si sono verificate all’interno delle due grandi famiglie del martinismo italiano: quella riconducibile a Ventura e a Brunelli. I Venturiani, molto amanti degli intonsi documenti e vademecum, hanno la tendenza di spaccarsi, alle volte in modo assai colorito come nel caso del fratello Arjuna, al momento della lettura dei testamenti. Lanciarsi vicendevoli scomuniche, separarsi, e mantenere identico nome fino a consunzione di uno dei presunti Grande Maestro. I Brunelliani sono in genere dotati di maggiore fantasia. Non solo hanno la tendenza a spaccarsi al rinnovo della Grande Maestranza, ma essendo le loro strutture meno ancorate al tempo dei graffiti, e quindi maggiormente mutevoli, hanno la tendenza a separarsi per ogni questione docetica che assuma, ai loro occhi, una certa rilevanza: poteri del Grande Maestro, questione delle sorelle al quarto grado, ritualia, ecc. In entrambi i casi sono rare le strutture che presentano un proprio manifesto (una carata rappresentativa ed identificativa dell’Ordine), richiamandosi, piuttosto, alla presunta fedeltà verso il proprio fondatore, o hai, cosiddetti, intonsi rituali. Quasi che un lume tutelare o una carta siano in grado di sopperire a mancanze di carisma, e di quei requisiti essenziali che rendono un iniziato degno di tale nome.

Vorrebbe la tradizione che un Ordine Martinista trovi fondazione nell’atto di volontà di almeno tre iniziatori. Vorrebbe, dico io, la logica delle cose, che questi S.I.I., riuniti in Gran Consiglio, non fossero elevati al bisogno per insediare sullo scranno un qualche grande maestro. E’ triste pensare che la nascita di un ordine martinista sia dettata da logiche legate al personalismo, e dalla contingenza del momento. Purtroppo è dato di conoscere che spesso non è così. Rari sono i casi in cui un Ordine è tradizionalmente costituito, e ancora più rari sono i casi in cui un Ordine trovi in bolla di fondazione crogiolo di intendimenti, linee iniziatiche, ed idee di volontà. Detto ciò è sempre il tempo il grande giudice delle cose degli uomini, ma a noi non rimane che guardare con una certa curiosità quelle strutture rette da Grandi Maestri espulsi da altri ordini, o gemmate da altre strutture di cui mantengono eguali depositi docetici e rituali, o sorte dalla sera alla mattina con carte provenienti da qualche occulto circuito. Qualcuno potrà, certo, invocare la buona volontà, l’amore fraterno,  e la libertà fra pari. Indubbiamente belle e giuste parole, in bocca ad un associato od ad un estraneo. Purtroppo stonate agli orecchi di un divulgatore, il quale si permette di far notare che una realtà iniziatica è tale, solamente se ha in se quei requisiti iniziatici, e non illuministici ideali o democratiche aspirazioni, indispensabili per renderla tale. Questi sono la continuazione tradizionale all’interno di una chiara filiazione, la peculiarità docetica e rituale, e una ricchezza iniziatica non riconducibile ad unica radice. Qualora siamo in presenza di tali requisiti, allora sicuramente l’Ordine Martinsita ha ragione d’essere e può ambire ad un futuro ricco di soddisfazioni spirituali. Qualora questi requisiti abbiamo a mancare, siamo innanzi ad una questione umana. Ogni tanto si leggono proclami, esternazioni, di fantasiose riunificazioni, vi sarebbe da chiedere e da chiedersi su quali basi e a che pro. Qualora siamo in presenza di Ordini senza i necessari fondamentali, ovviamente non possiamo, serenamente, neppure parlare di ordini. Qualora questi presentino identità docetica e rituale con altri strutture, dovrebbe semplicemente sciogliersi gli uni con gli altri. E’ possibile ipotizzare che una struttura che prevede un progressivo lavoro rituale, una peculiare docetica, e una ricchezza iniziatica, proceda la proprio scioglimento per perseguire i sogni di qualche visionario, che spesso neppure sa di cosa sta parlando ? Quale omogeneità spirituale ed energetica, quali qualificazioni spirituali saranno ottenute e richieste?

Le strutture sono necessarie in quanto offrono per le persone accorte la possibilità di riflettere, di porre domande, e di scegliere quanto maggiormente affine. Al contempo permettono che la trasmissione iniziatica martinista sopravviva, nella sostanza e non solo nella forma, al sovvertimento che sempre può insinuarsi in talune di esse.


Indubbiamente il panorama odierno non è fra quelli maggiormente edificanti. Nel volgere di pochi anni ben due Federazioni di Ordini Martinisti (La federazione ordini marinisti, e la fratellanza martinista italiana) hanno provato a raccogliere i marinisti italiani attorno ad una casa comune. I risultati sono stati a dir poco sconfortanti. Questo perché sussistono troppe differenze di genesi e di sviluppo nei vari ordini, e perché, aggiungo io, alcune strutture con molta difficoltà possono dichiararsi autenticamente mariniste. Ecco perché è auspicabile che vi siano si contatti, ma riservati, in questa fase, ai soli Grandi Maestri.

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PRATICA RITUALE GIORNALIERA LUNI SOLARE




"Solamente iniziando ad operare, si potrà ambire a concludere l'Opera."

Qualora mi venisse chiesto, in modo semplice e diretto, qual è la differenza fondamentale fra il martinismo, così come lo conosco, ed altre venerabili istituzioni iniziatiche, risponderei la PRATICA RITUALE GIORNALIERA LUNI SOLARE. Infatti rispetto ad altri perimetri , a noi prossimi nel tempo ma distanti nell’essenza, il martinismo vuole, o vorrebbe, offrire degli utili strumenti a colui che è alla ricerca della reintegrazione.
Questi strumenti hanno alcune caratteristiche, che mi permetto di sottolineare e ricordare.
Essi sono coesi, graduali, espressione della tradizione occidentale e connettivi.

Coesi. Gli strumenti del martinismo sono fra loro coesi. Alla purificazione, momento necessario ed indispensabile, di Luna Nuova, segue il rituale giornaliero. Tale cadenza, seppur con ovvie modifiche ed implementazioni, accompagnerà sempre il viatico del martinista. Ciò permette di sviluppare una coesione orizzontale fra tutti i fratelli e verticale in forza della figura dell’Iniziatore.

Graduali. Ai tre gradi che compongono la piramide martinista, corrispondono tre tipologie difformi di lavoro. Quando appreso e compiuto in grado di Associato Incognito non è perduto, non è posto da parte. Esso costituisce il solido fondamento operativo del martinista. Viene, questo è giusto sottolinearlo, ampliato da nuovi strumenti di carattere teurgico. Nel grado di associato si opera su di un piano lunare incompleto. Nel grado di iniziato si opera su di un piano lunare completo: al rituale di Luna Nuova, si aggiunge il Rituale di Luna Piena nelle sue articolazioni. Nel grado di Superiore (Servitore) Incognito si opera anche su di un piano solare attraverso i rituali Solstiziali ed Equinoziali. Questa è la forza della nostra catena: la progressione. Ad ogni avanzamento nuovi impegni e nuovi strumenti.

Espressione della Tradizione Occidentale. Nel martinismo, che conosco e riconosco, sussiste un insieme di strumenti che raccolgono l’intero deposito della Tradizione Occidentale. Taluni di essi hanno forma squisitamente cardiaca, altri di magia cerimoniale e rituale ed infine alcuni hanno evidente natura sacerdotale. Tutto ciò a dimostrare che è la PROSPETTIVA volta alla Reintegrazione che tutto governa e di tutto si avvale per offrire quanto di più utile sussiste al fratello o alla sorella. In forza della prospettiva e del funzionalismo accade che Via Cardiaca e Via Teurgica sono cosa UNICA, SALDA ED INDISSOLUBILE.

Connettivi. Nel martinismo gli strumenti, assieme al deposito docetico e al governo delle Maestranze, permettono al fratello di collegarsi eggregoricamente con tutti i fratelli martinisti presenti e passati e con quelle energie sottili che assumono forma particolare in guisa della nostra tradizione. In quanto così sono forgiati, trasmessi e posti in essere i Nostri Rituali.
Questa la risposta che darei alla domanda cosa contraddistingue il martinismo.

Ovviamente non sono così illuso da affermare che ovunque è così. In quanto non esistono Ordini o Strutture Operative, ma fratelli e sorelle che Operano. Qualora la testimonianza degli Iniziatori è debole, l’impegno dei fratelli è scadente e la puntualità rituale non è richiesta siamo in presenza di una forma “sterile” di martinismo. Il quale oscillerà fra una teosofia ricca e una massoneria povera.

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L'Uomo Vive nel Tempo



L’uomo vive nel tempo, nella successione del tempo, e il magico animale nell’attualità, nell’eternità costante. (Jorge Luis Borges)


Sfogliando un semplice album delle fotografie e volgendo la nostra memoria al recente passato non possiamo non stupirci attorno ai cambiamenti epocali degli ultimi decenni. Cambiamenti economici, sociali ed economici che hanno stravolto non solo la forma di aggregazione sociale, ma gli stessi presupposti su cui si fondava la nostra società.
Portando poi la nostra capacità di riflessione a quanto costituiva lo stesso mondo ottocentesco, perimetro temporale in cui in Europa si sono formati i nostri Ordini Iniziatici, dobbiamo ammettere che niente è rimasto integro. Tutto ha subito l’azione disgregante della modernità, della globalizzazione e della spersonalizzazione. La livella è calata, e con forza tutto ha spianato.

Gli stessi iniziati di oggi non sono sbarcati da qualche nave del Sole intenta a solcare il Nilo, non sono affiorati dalle sabbie di Alessandria, non hanno avuto per precettori Platone e Pitagora, e neppure come Romolo e Remo sono stati allattati dalla Lupa. Essi, nel bene e nel male, sono figli del tempo e del luogo in cui vivono, soggetti alle forze plasmanti che tutto modellano in un rapporto di funzionalità sociale tendenzialmente coercitiva.
Per questo le Grandi Maestranze, a cui è affidato il ruolo di governo delle strutture iniziatiche e di indirizzo delle energie delle catene che sorreggono, dovrebbero sempre interrogarsi attorno all’adeguatezza del proprio deposito docetico ed operativo. Al contempo dovrebbero considerare che le loro dimore filosofiche, non sono avulse dal tempo e dallo spazio, ma proprio perché formate da uomini sono in varia misura reattive o permeabili innanzi alle sollecitazioni del mondo quaternario.
Accettando l’urgenza di tali considerazioni, discende che ognuno di questi elementi deve essere compreso nella sua intima importanza. Necessariamente contestualizzato e proiettato lungo un arco temporale, al fine avere consapevolezza della rispondenza di quanto poniamo in essere con l’iniziazione. La quale non si esaurisce con una cerimonia, ma si sviluppa nell’arco della vita iniziatica del fratello. Una vita che è pur sempre difforme da altre vite, ma che risente di elementi base formativi frutto del contesto in cui si sviluppa.

Siamo quindi chiamati ad una sapiente opera di equilibrio. La quale deve tener conto della forma e della sostanza tradizionale, che l’Ordine deve preservare e perpetuare, e la sua attualizzazione nella comunicazione e nel deposito docetico-rituale.  Da un lato è necessario essere baluardo innanzi degenerescenza contemporanea, che uccide ogni sacra forma, che distoglie l’uomo dal tempo naturale e lo immerge in un tempo innaturale, che offre una cultura povera e frammentaria, che polverizza ogni legame sociale e che scaraventa l’uomo in un modo senza prospettive e storia. Da un lato dobbiamo fronteggiare lo spiritualismo improvvisato, il frammischio rituale di taluni improvvisati e la confusione degli eterni fuori posto e molto altro ancora.
Ognuno di noi è chiamato ad una presa di coscienza, ad un sacrificio fra ciò che è comodo e ciò che è utile per la propria funzione e il proprio Ordine. Ognuno di noi è chiamato ad essere testimone ed interprete della tradizione oggi. In un Oggi così lontano dal Passato dei Nostri Maestri, degli Antichi Templi e dei rituali alla tremante luce delle fiaccole all’ombra dei marmi e dei graniti dei sacri altari.

Abbiamo scelto di nascere in questo luogo e in questo tempo. Questo è il nostro campo e la nostra battaglia. Non tenere conto di ciò è condannarsi all’inutile e all’effimero.

Elenandro XI

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Uomo Contemporaneo e le necessità iniziatiche




L’efficacia del rito legata alla sua inalterabilità, il rapporto che sussiste fra Virtus e Fides e il collegamento reale ad una Tradizione Superna rappresentano solamente una parte dell’equazione volta a determinare l’efficacia o la non efficacia degli strumenti e la distinzione fra Iniziazione Reale o Virtuale. In quanto tutto ciò non può essere trattato astrattamente, come se ognuno degli attori vivesse in un asettico laboratorio; bensì dobbiamo valutare, ognuno di questi elementi, innanzi all’azione del tempo e della cultura storica in cui inevitabilmente sono inseriti. Amo spesso ripetere che ogni era/civiltà presenta degli indubbi caratteri di degenerescenza rispetto alla precedente, e di tradizionalità rispetto alla seguente. Se quanto sopra non bastasse a porsi delle domande, non fosse sufficiente per riflettere con attenzione su quanto posto in essere, è necessario ricordarsi che l’UOMO, non è certamente estraneo all'azione del tempo, della storia e della società.

L’uomo di oggi è ben altro  dall'uomo della Roma Imperiale che ancora sentiva il palpitare del Genius Loci, dall'uomo dell’Antico Egitto o della Grecia di Aristotele che aveva consapevolezza della centralità della filosofia. Le nostre Logge, i nostri Gruppi, le nostre Catene, sono formate da fratelli e sorelle sottoposti all'azione invasiva, pervasiva e corruttrice delle forze e delle Eggregore di questo nostro tempo. Le quali, ovviamente, non sono quelle di cento o mille anni fa, ma diverse nella forma e nell’intensità. L’uomo contemporaneo pare settato da ogni forma di reale comunitarismo, sincronicità con la natura e radicamento tradizionale. Esso è completamente identificato nella propria misera condizione egoica, disperso nel narcisistico senso di un io esteriore e avulso da ogni retaggio. Ritenere che lo studio e la prassi tradizionale siano scevri dalla contingenze del tempo, è come ritenere che il sentiero montano sia cosa identica a quanto tracciato sulla mappa. Significa non considerare che nel cammino di oggi si troveranno incombenze, difficoltà e necessità ben diverse dall’ieri. Così come difformi sono i sentieri montani e diverse le condizioni di percorribilità dei medesimi in base alla stagione.

Ecco quindi che è necessario interrogarsi attorno al mutamento di quei fattori che compongono il rapporto iniziatico: l’elemento umano, l’iniziazione e il deposito docetico-rituale. Non è oggi possibile affidarsi alla lettera morta del rituali, alla continuità formale delle catene iniziatiche e all’inalterabilità, tutta da dimostrare, dei depositi. Perché, anche qualora fosse vero, si negherebbe l’ovvia considerazione che l’uomo non è perennemente eguale a se stesso, ma bensì è un costante  e poliedrico divenire. Il mio percorso sarà sempre e comunque difforme rispetto a quello del fratello, in quanto io sono difforme dal fratello. Questa è la sostanza delle cose, il resto è uno sterile feticismo: è la sabbia degli struzzi.

Oggi è assolutamente necessario un serio ed attento lavoro di presa di coscienza, da parte dell’argonauta dello spirito, di quella che è la propria condizione psicologica, la strutturazione animica e la sua parcellizzazione in mille istanze di vita e pressioni sociali. Un tempo l’uomo era membro di una comunità, si riconosceva in un sistema di valori morali e religiosi; oggi non è più così. Tutto, o quasi tutto è stato demolito, le istanze profane hanno fatto, è cronaca, irruzione anche nei perimetri iniziatici. Non tenere conto di tutto ciò è condannarsi all’illusione.


Meditazione, pratiche di autosservazione, di introspezione e di allineamento energetico, devono essere parte integrante di ogni percorso tradizionale. In quanto è ben improbabile che la stragrande maggioranza dei fratelli di oggi, abbiano la possibilità di usufruire di quelle energie sottili e naturali che hanno alimentato i fratelli che ci hanno preceduto. 

Elenandro XI

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