martedì 30 agosto 2016

Ricordi da Associato Incognito

Questa mattina ho ricevuto la telefonata di una carissima sorella. Purtroppo le vicende della vita hanno portato i nostri rapporti ad essere sporadici, ma non per questo, la “vera” fratellanza tutto unisce, essi si sono dissipati.
Commossa ha ringraziato per l’attuale numero di Ecce Quam Bonum, interamente dedicato al lavoro dell’associato incognito. Nel parlare, la sorella, si rammaricava come una parte del martinismo abbia perduto la propria vocazione al lavoro interiore per scivolare in una paramassoneria. Assieme abbiamo rievocato, lasciando riemergere i ricordi, fratelli comuni oramai passati oltre al Velo del tempo e della materia, ma sempre realmente PRESENTI IN MEZZO A NOI.
Mi ha colpito quando ha affermato, in quanto seppur con parole diverse ha espresso mia identica convinzione, che il momento più bello della sua vita martinsita è stato quando era Associata Incognita. Una fase in cui il fratello, la sorella, ha come unico compito quello di formarsi alla filosofia e agli strumenti dell’Opera. Un momento di intima crescita, sgravato da ogni fardello dovuto alla guida, alla burocrazia e dai vezzi dell’ambiente.Poi il cammino, inevitabilmente, prosegue, alcuni saranno chiamati a formare nuovi fratelli ed aggiungere un nuovo anello all’antica catena, altri ad esercitare un potere di governo e servizio all’interno della struttura. La passione iniziale si trasforma in profondo sentimento, e l’ideale, che tutto anima, deve tradursi anche in fatti ed azioni, non sempre piacevoli: non esiste Giustizia senza Forza, e non esiste Forza senza Giustiza; così insegna la Croce Cabalistica.
Non posso che guardare con lontana nostalgia i miei primi congressi: incontrare fratelli da tutta Italia, ascoltare le loro storie, i primi incerti passi in loggia durante l’ingresso solenne, il rimanere appresso al mio iniziatore come un pulcino (e l’essere scalciato via con rudezza dal medesimo), l’immagine del Grande Maestro che apriva i lavori, le dinamiche dei gruppi di lavoro e i suggerimenti offerti dai fratelli anziani.
Ricordo tutto questo, come parte integrante della mia vita. La quale non potrebbe essere ciò che è in loro assenza, senza l’amore di chi mi ha fatto, così come lui, martinista. Per me, forse questo è il mio limite, è irrinunciabile l’esoterismo, così come sono irrinunciabili la “fratellanza d’opera”, ben diversa da certi vuoti formalismi, e il severo servizio alla comunità.
Ecco perchè mi permetto di ammonire i fratelli attorno ad una semplice verità: Il martinismo è percorso individuale, ma perdere i rari momenti di fraterna ritualità e convivialità è un terribile danno che vi arrecate.
La sorella, ricordando la comune radice iniziatica, chiedeva se poteva partecipare ai nostri lavori. La risposta era scontata.

Un Congresso, un Convento, martinista è aperto a tutti i veri fratelli, altrimenti le notre formule rituali sarebbero vuote e stanche parole.
Vi saluto innanzi alle nostre Sante Luci.


Elenandro XI

 ECCE QUAM BONUM 11
ECCE QUAM BONUM 11
http://www.martinismo.net/eccequambonum%2011.pdf




lunedì 29 agosto 2016

LA PREGHIERA CONSAPEVOLE

Dobbiamo adesso chiederci quale prospettiva dare alla preghiera, se vogliamo che questa non rimanga una semplice, per quanto legittima, espressione di un rapporto devozionale fra noi e qualcosa di esterno a noi.

La risposta è quella di rendere noi stessi consapevoli delle enormi potenzialità operative che ha questo sublime strumento. Solamente cambiando il nostro tratto di unione percettivo-cognitivo, possiamo modificare lo spazio circostante e gli strumenti che ci permettono di relazionarci con esso. Questa rivoluzione interiore ruota attorno alla grande verità che è Sacro ciò che rendiamo Sacro, e che solamente noi siamo i sacerdoti di noi stessi e del divino che in noi dimora. E' una questione di consapevolezza interiore, che si ripercuote come un'onda irresistibile su ogni nostro pensiero ed azione.

Dobbiamo interrompere il processo attributivo rivolto verso l'esterno, che vede da parte nostra consegnare ad una divinità antropomorfa qualità e possibilità che sono insite nella nostra natura spirituale.
Dobbiamo recedere dal pensiero ostativo  che ci sussurra che non siamo in grado di edificare in noi stessi un luogo sacro, ed essere in tale modo sacerdoti in eterno.
Dobbiamo vincere l'inerzia che ci impedisce di sperimentare, di svegliare ed affinare le qualità sacrali insite in ognuno di noi.
Dobbiamo convincerci che siamo, per Essere realmente.

Compiuta tale rivoluzione interiore ci renderemo conto che la preghiera è anche, ed è sopratutto, uno strumento che agendo congiuntamente su mente e corpo, conduce alla realizzazione di nuovi stati dell'Essere. I quali risulteranno liberi da quelle costrizioni, da quelle ristrettezze e vincoli propri del mondo quaternario reattivo. Attraverso la preghiera consapevole la nostra mente crolla nella ripetizione, dalle profondità interiori emerge un novello pensiero. Il quale avrà caratteristiche di immediatezza ed attività. Esso non subirà nessun condizionamento dal mondo circostante e non suggerirà nessun compromesso fra ciò che è buono e ciò che è utile. Esso è il Logos Divino che riecheggia in tutta la figliolanza spirituale.

Nelle lame degli arcani maggiori  è la carta degli Amanti che simboleggia la preghiera. In essa l'iniziato è immobile in una buca, che rappresenta l'ostacolo che si apre innanzi ed improvviso lungo il cammino. Egli è immobile, apparentemente incapace di compiere un passo, di riprendere il sentiero iniziatico.  Alla sua destra e alla sua sinistra troviamo due figure femminili diversamente adornate. Una di esse rappresenta il desiderio materiale, che lega alle cose di questo mondo, l'altra simboleggia  ciò che è sacro, che libera da questo nostro angusto contenitore. Tale condizione per l'uomo profano si traduce nelle scelte fra ciò che conduce ad una qualche, in genere effimera utilità, e quanto permette di valicare la soglia dell'imperitura sacralità. Per l'iniziato, tale scena, rappresenta  anche il dovere di scegliere fra il potere fine a se stesso, che deriva dalla comprensione dei meccanismi sottili che tutto determinano, e il lavoro di perfezionamento interiore. Una scelta spesso non chiara, dove l’eventuale confusione è sicuramente determinata dall'assenza di quelle doverose purificazioni interiori, le quali sono la premessa per ogni Opera Reale.
L'iniziato, innanzi a tale scelta, prega, e se è giusto il suo intendimento un angelo discenderà dal cielo per preservarlo da ciò che è fatuo e ingannevole. Ecco quindi che  la preghiera rappresenta il primo ed ultimo rifugio per colui che comprendere il potere che in essa si cela. Per colui che conosce le concatenazioni fra ciò che è evidente e ciò che è celato, ed è in grado di superare ogni apparente dualismo fra l'orante e colui che viene orato.
L'importanza della preghiera è nota in numerosi rituali di iniziazione: 
"E tu quando sarai fra Scilla e Cariddi cosa farai? Pregherai ed un angelo inviato dal signore scenderà su di te". Purtroppo colui che accede a tale evento apicale della propria vita, spesso non pone la dovuta attenzione ai moniti che gli sono rivolti, e neppure sedimenta, perduto in altre congetture, interiormente quanto ha vissuto.
 Oltremodo la preghiera è resa viva dagli insegnamenti di tutti i veri maestri, che suggeriscono di ardere sovente in essa, per determinare la sottrazione di noi stessi al mondo impuro e prevaricatore che ci circonda.
Solamente comprendendo che la preghiera è un vero e proprio atto magico, possiamo godere di tutti i benefici che questo strumento è in grado di offrirci.  Per ottenere tale risultato dobbiamo affrancarci da quanto instillato in noi dalla nostra pigrizia e dalla cultura in cui siamo immersi. Una formazione che  vuole la preghiera un freddo omaggio ad una realtà intangibile e posta fuori di noi, e al contempo ridurre l'orante a soggetto passivo, statico e piatto, completamente privo di genio e volontà rispetto all'azione del preghiera. L'iniziato deve superare il dualismo separativo fra chi prega e chi è il beneficiario della preghiera, e diventare cosa unica con essa.
Attraverso la preghiera ognuno degli elementi del quaternario trova composizione armonica l'uno con l'altro, sviluppando una sinergia in grado di annullare ogni peso e misura legati al nostro piano spazio temporale.  L'orante (elemento terra)  da forma al proprio desiderio (elemento acqua) in pensiero (elemento fuoco), per mezzo della preghiera (elemento aria). Nel caso in cui le purificazioni sono state adempiute, e il pensiero creativo è sorretto da un desiderio puro e da una volontà sacra, il fuoco pneumatico non tarderà ad investire l'operatore, coronando di successo l'Opera prefissata. Ovviamente ognuno degli elementi di questa alchemica composizione deve essere stato in precedenza rettificato, sottoposto ad interrogativo e giudizio, in quanto il crollo della Torre è sempre in agguato, e l'ombra è tanto maggiore quanto più forte è la luce. 
Nel nostro caso l’ombra è rappresenta dalle pieghe della nostra poliedrica composizione psicologica, dove il favore personale, il desiderio di apparire e l'essere in virtù di ciò che compiamo, sono i tre baratri capaci di far sprofondare nelle tenebre ogni nostra azione.
Tale verità ci è narrata dalla tradizione, quando racconta di mistici e santi che combattano furiosamente contro Satana e i demoni. All'interno delle loro celle di preghiera e meditazione, nelle stesse chiese, nei campi e nei giardini uomini e donne devoti affrontano l'avversario in una battaglia i cui confini si perdono fra il fisico e la psiche.
Cos'altro è questo abile e potente duellante se non la nostra ombra, nelle sue infinite sfumature e propaggini ? E' pur vero che dobbiamo temere l'avversario, nelle sue infinite forme, ma è però doveroso ricordarsi che il successo non ci è mai precluso a priori in nessuna prova, in quanto ognuna di esse nasce da noi stessi.  Ecco quindi che il combattimento spirituale è il necessario valico da superare, in quanto solo attraverso di esso saremo in grado di comprendere quanto ancora vi è da rettificare e purificare in noi al fine di essere sacerdoti del vero e della conoscenza. Il praticante deve essere in grado di alimentare le proprie impressioni, il proprio centro intellettivo, con pensieri, suoni ed immagini sacri ed elevati. In grado di sostituire, di svelenire, la massa putrida di quanto comunemente invade la nostra mente, grazie ai messaggi pubblicitari, la televisione, l'irruzione del mediocre e del miserevole  quotidiano. La preghiera è un prodotto della nostra azione magica e di noi stessi, e noi siamo costituiti da ciò che elaboriamo a seguito dell'alimentazione. Quest'ultima, in un'ottica integrale dell'individuo, investe ogni elemento che dall'esterno di noi viene assimilato. Così come poniamo attenzione a quanto nutre il nostro fisico, noi che ambiamo a comprendere i sottili meccanismi che tutto animano, dobbiamo porre egualmente attenzione a quanto sfama il nostro intelletto e le nostre emozioni.
La preghiera consapevole stessa diviene alimento, in quanto essa nutrirà il nostro corpo lunare di elementi sacri ed immaginifici, in grado di poter avviare il processo di fioritura dei nostri centri sottili. L'armonica che essa sviluppa nella sua costante ripetizione, come al contempo il carico di immagini e la narrazione mitologica e spirituale in essa contenuto, sono effettivi elementi di potere in grado di modificare la struttura del nostro intero essere. La prima agisce inesorabilmente sul corpo fisico, grazie al potere vibratorio del suono, i secondi invece si radicano nella nostra mente contribuendo a fornire la base associativa per il logos divino.


Ovviamente questo edificio sacro deve trovare fondamenta solide e non improvvisate. Queste sono rappresentate dalla giusta tecnica della nota interiore, così come da una intera vita governata dalla ricerca del perfezionamento interiore. L'improvvisazione, e lo sporadicità nell'azione, la caduta di tono, sono elementi ostativi, al pari della mancanza delle purificazioni necessarie. 

Elenandro XI Superiore Incognito Iniziatore 

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venerdì 26 agosto 2016

Convento di Montecatini Terme 20,21 e 22 Ottobre 2017 - Programma


CONVENTO NAZIONALE 

DEL SOVRANO ORDINE GNOSTICO MARTINISTA

L'albero della vita e i suoi riflessi nei rituali in grado di associato



20 Ottobre nel pomeriggio (ora e luogo da destinarsi) Riunione della Grande Maestranza del Sovrano Ordine Gnostico Martinista.

20 Ottobre ore 20.00 Cena Conviviale con i fratelli, le sorelle ed eventuali ospiti già presenti.

20 Ottobre ore 22.00 Riunione informale con i Superiori Incogniti Iniziatori e i Superiori Incogniti per illustrare i temi e l’organizzazione del Convento del giorno seguente.

21 Ottobre ore 09.30 Apertura non rituale dei lavori con lettura della Relazione del Grande Maestro. Al termine della relazione saranno formati i gruppi di “lavoro filosofico”, in grado di Associato Incognito, sui sottotemi assegnati in tale sede. I gruppi inizieranno a svolgere i lavori filosofici guidati da un Fratello Maggiore.

21 Ottobre ore 13.00 Pranzo Conviviale nella sede del Congresso.

21 Ottobre ore 15.00 ripresa dei lavori dei Gruppi Filosofici in grado di Associato Incognito.

21 Ottobre ore 15.30 Riunione del Collegio dei Superiori del Sovrano Ordine Gnostico Martinista (Superiori Incogniti Iniziatori e Superiori Incogniti), con discussione dell’Ordine del Giorno.

21 Ottobre ore 18.00 Tornata di Loggia in grado di Associato Incognito.

21 Ottobre ore 20.00 Cena Conviviale nella sede del Congresso.

22 Ottobre ore 09.30 Saluto conclusivo del Grande Maestro.

22 Ottobre ore 10.15 Conferenza pubblica “La Cabala Cristiana”

16. Ottobre ore 13.00 Pranzo Conviviale nella sede del Congresso.

per accreditamenti ed ulteriori informazioni: eremitadaisettenodi@gmail.com 

sabato 20 agosto 2016

Tavola di Smeraldo






« Verum, sine mendacio certum et verissimum,
quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud ventus in ventre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est, si versa fuerit in terram. Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia vincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis. »
Traduzione:
« Il vero senza menzogna, è certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell'operazione del Sole. »

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venerdì 19 agosto 2016

I Tempi Moderni e Martinismo

Mi è capitato recentemente di volgere il mio passo lungo le vie di una grande città italiana. La folla brulicante, le vie ingombrate da venditori ambulanti, spesso abusivi, l’acre odore di urina che impregnava alcuni angoli malamente riparati, le voci e i clacson che si inseguivano senza soluzione di continuità, il confuso movimento di persone e mezzi cadenzato dai ritmi innaturali di questa nostra società malata.
Non potevo non osservare il contrasto fra le gloriosa vestigia, memorie di ordine e potenza, del tempo passato e la violenza tumorale delle nuove costruzioni. Le quali, con le forme più varie, sembravano cingere d’assedio, pronte per un ultimo e decisivo assalto, quanto era rimasto delle antiche costruzioni, che eroicamente ancora non cedevano il passo.
Gli Antichi Romani, nostri padri naturali e spirituali, narravano di un'entità soprannaturale, del quale rappresentava l’intelletto e l’energia, legata a un luogo: questo era il Genius Loci. Oggetto di venerazione, di preghiera e di invocazione., esso era tramite fra gli uomini, i luoghi e gli dei.
Guardando le nostre contorte città moderne, il nostro frenetico stile di vita e l’assurda mescolanza che tutto livella verso il basso, mi chiedo quale Genius Loci oggi è stato partorito e di quale cibo esso si alimenta?!
Non certo di devozione, non certo di nobili ideali, non certo di senso di comunità, non certo di identità. Esso è la sommatoria di singole e sterili individualità, espressione di un ego ferito disperso in un eterno e tremulo presente.
 Alla fierezza dei nostri avi, alla loro fede nei valori fondanti della nazione, intesa nel senso indentitario più alto, abbiamo sostituito la pavidità, il mercanteggio e l’asservimento individuale e collettivo. Dobbiamo necessariamente considerare che oggi ciò che unisce il popolo è il timore di perdere il proprio residuo benessere, di veder svanire lo stato sociale ed assistenziale, di retrocedere verso una linea di sussistenza prima e di povertà poi. Con l'inganno della libertà politica, del benessere economico e  dell'estensione di diritti formali privi di sostanza, hanno indotto l'uomo a rinunciare ai valori tradizionali. Tutto ciò in cambio del miraggio di pace sociale e ricchezza. Un sogno durato una mezza generazione, 40 anni, durante la quale le nuove gerarchie tecno-finanziarie hanno aumentato il proprio potere, e il popolo ha perso il potere di riconoscersi in sé stesso e lottare per un futuro migliore.
Ecco quindi, fratelli ed amici miei, che nei Nostri Venerabili Ordini non dobbiamo cedere alle istanze della modernità, la quale vuole tutto formalmente e sostanzialmente eguale. Non dobbiamo ritenere che la nostra opera sia una sorta di service, di beneficenza spirituale e neppure di un atto dovuto per il bene e il progresso indifferenziato dell’umanità.
La nostra opera è rivolta espressamente nei confronti di quei fratelli, che per identica prospettiva e figliolanza spirituale, necessitano di ritrovarsi raccolti all'interno di una struttura sana e non asservita a logiche che di iniziatico hanno ben poco.
La nostra opera deve essere quella di fornire gli strumenti, di trasmettere la filosofia e l’arte necessarie all'uso di tali strumenti. Al contempo nostro compito è quello di insediare il fratello all'interno di un perimetro spirituale adeguatamente rettificato e coeso con la nostra Tradizione elettiva. Tutto ciò al fine di mantenere viva e sostanziale la nostra trasmissione iniziatica e permettere al fratello di sviluppare in modo reale ed armonioso l’Essere Intimo.
Solamente così operando possiamo sperare di contrastare l’azione invasiva e sgretolante dell’Eggregore pernicioso di questo nostro mondo contemporaneo. Il quale promuove un'azione contro-tradizionale che spinge ad abbattere ogni differenza, non in virtù di una comune coscienza profonda, ma in forza della riduzione dell’uomo allo stato di mero numero, di unità di consumo e produzione indifferenziata. Rimuovendo i simboli, la cultura e la tradizione, otteniamo un singolo debole senza legami e prospettive. In quanto un uomo senza storia è come un albero senza radici, destinato alla balia degli elementi ed inevitabilmente a crollare e perire.



Ecco perché, in definitiva, il Nostro Venerabile Ordine, il Sovrano Ordine Gnostico Martinista, in sicura controtendenza rispetto a quanto da altri professato, ha deciso di chiedere ben più che le solite espressioni di generico desiderio e sensibilità nei confronti della spiritualità. Vogliamo dare effettivamente sostanza e profondità alle sacre parole che ci uniscono veramente, oltre la semplice iniziazione e oltre le generiche attestazioni. E' quindi necessario un fratello che crede fortemente che il primo compito del dell'iniziato è quello del sacrificio intimo a favore della tradizione. Un sacrificio che permette di mantenere viva la fiamma dei nostri valori e traghettare, questo deposito simbolico e rituale, verso le nuove generazioni. In quanto l'iniziato autentico è colui che ben sa che deve perire e che niente di più nobile esiste rispetto ad una vita spesa per un'ideale di perfezione ed abnegazione. 


La nostra volontà è che Ecce quam bonum et quam jucundum abitare fratres in unum, abbia un reale significato di Opera e di Fratellanza.


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Gli Eletti Mercanti

La pretesa di alcuni di utilizzare il martinismo come un luogo dove raccogliere materiale umano da indirizzare verso altre strutture, in genere fittizie o irragionevoli, rappresenta uno dei sintomi della confusione che agita tante comparse del panorama esoterico italiano e mondiale. Una perniciosa confusione che nasce proprio dal fraintendimento di cosa sono e cosa non sono l’iniziazione e la tradizione; e di come esse non sono al servizio degli uomini, ma sono gli uomini al loro servizio. Solamente la pratica assidua porta alla conoscenza dei reali meccanismi che governano un percorso iniziatico. La quale può essere compiuta esclusivamente all'interno di una struttura regolare, dove è possibile trovare la giusta armonia che separa la benevola influenza sottile da quanto è psichico e fin troppo umano. Occorrono anni per maturare l’adeguata comprensione del significato simbolico, filosofico ed operativo dei gradi; ed occorrono le giuste doti per trasmettere tali insegnamenti. La trasmissione iniziatica non è obbligo sancito dalla carta costituzionale e neppure è prescrizione medica. Essa comporta spirito di sacrificio, l’adeguata capacità di valutare e l’armonico equilibrio dell’iniziatore. Essa, quando reale, è preclusa a colui che non ha rispettato i dettami di cui sopra; e non possiamo che guardare con un certo sospetto a coloro che transitano, dando luogo a quel fenomeno della transumanza iniziatica, da un ordine all'altro e da un corpo rituale all'altro. 
Al contempo, proprio in forza della comprensione del duro lavoro necessario, è altrettanto sospetto quanto taluni propongono in merito alla sovrapposizioni di corpi rituali individuali fra loro difformi, dando vita a malevoli piramidi operative. Posso ben comprendere la complementarità di un rito individuale giornaliero con un rito collettivo a cadenza mensile o bisettimanale; rimango perplesso innanzi all'accatastamento  artificioso di un rito individuale su rito individuale.

Del resto osservando quelle sane realtà mariniste tradizionali, che dispiace dirlo non sono poi molte, esse sono depositarie di un patrimonio docetico e rituale (individuale e collettivo), sapientemente distillato dai Maestri Passati ed armonizzato, con le esigenze dell’iniziato contemporaneo, delle operose Grandi Maestranze.  Al fratello e alla sorella sono forniti strumenti aventi natura cardiaca, teurgica e sacerdotale; all'interno di una prospettiva di reintegrazione dell’uomo nell'uomo e dell’uomo nel divino.
Le spogliazioni cadenzate dal regime delle purificazioni e dalle necessarie meditazioni. Il progressivo contatto con le influenze sottili, in virtù dei rituali teurgici minori e maggiori. Il totale abbattimento della dimensione individuale, attraverso il Servizio (questo il vero significato della S di superiore) verso la comunità dei fratelli “TUTTI”, e l’abnegazione verso il divino. Non dovrebbero rappresentare già un viatico lungo una vita, se correttamente inteso e praticato ?
Fratelli miei nella mia pratica martinista non posso che soffermarmi attorno ad alcuni numeri, che ben rendono l’idea dell’impegno a cui sono sottoposti i devoti praticanti della nostra via. Essi si riassumono in 352 rituali giornalieri annui, 13 rituali di purificazione in luna nera, 13 rituali di luna piena variamente articolati, due rituali equinoziali, due rituali solstiziali, la conduzione dei lavori di loggia nei suoi vari gradi e relative iniziazioni, la riproposizione continua della meditazione dei 28 giorni e i rituali eucaristici quando previsti.  
Può essere che innanzi a questo appartato formidabile, che trova sintesi operativa nella figura del Superiore Incognito, capace di raccogliere ogni stilla della tradizione operativa occidentale, qualcosa sia mancante o inadeguato ? Orbene niente impedisce sicuramente al Superiore Incognito di integrare, in Stretta Osservanza dei pesi e delle misure che governano il nostro sistema rituale, la “pratica”  e la “docetica” di cui è stato investito.  Rimango però, permettetemi, leggermente perplesso da coloro che suggeriscono come questa pratica debba trovare sbocco rituale in qualcosa di altro, e con fare furbesco esprimono giudizi sprezzanti proprio sul martinismo. 
Questo fratelli miei, e attenti lettori, non rappresenta che il comportamento del basso mercante di strada, che millanta qualità che la propria mercanzia non ha e dileggia quanto altro potrebbe distogliere l’attenzione dell’incauto acquirente.
Del resto mi si permetta di osservare che certi “Eletti” corpi rituali trovano oggi possibilità di essere incarnati da taluni, grazie ad ardite speculazioni risalenti a neppure 70 anni fa. In quanto, è sempre bene ricordarlo, personaggi come Martinez de Pasqually non diedero nessuna indicazione formale e sostanziale di successione. Non vi è traccia di una continuità, gli stessi rituali sono andati perduti, le chiavi di passo non sussistono e la ricostruzione di tale corpo rituale è stata arbitraria ….. trovando essa fondamento forzoso nelle opere di Willermoz, di Louis Claude de Saint-Marintin  o in qualche artistico fondo editoriale.      
Eppure quando parli con taluni di questi personaggi, in mille porti approdati, non di rado udiamo parole come “errore storico del martinismo” o “incompletezza del nostro metodo”. Mi domando è forse un metodo corretto dispensare gradi a profusione, senza adeguata valutazione e formazione del postulante, solamente perché c’è da innalzare templi e anelare strambe costruzioni rituali ? E’ forse una verità storica considerare il risveglio di un Ordine tramite fantasiose contiguità iniziatiche ?
Ben ci ricordiamo dei danni causati da questi personaggi all'interno del panorama esoterico italiano. Dei loro inabissamenti repentini e ancora più repentine riemersioni. Ancora ci ricordiamo di taluni di loro prima di essere illuminati sulla Via di Damasco, oppure degli innumerevoli progetti abortiti.


Purtroppo quanto essi dimenticano è che esiste una moneta molta rara. Questa è l’autorevolezza, la quale non potrà mai essere sostituita da colorati pezzi di carta che tentano di celare percorsi apicali coperti nel volgere di pochi anni. Le iniziazioni reali si conquistano sul campo del duro lavoro interiore e non attraverso piaggerie, questue e mercanteggi. 

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mercoledì 17 agosto 2016

Le necessarie domande che il postulante al martinismo si dovrebbe porre.

Per quanto possa essere  impopolare in un mondo come quello moderno, dove la disgregazione di ogni identità è eletta a emblema,  specie  attraverso le pagine pubbliche di un social, dove tutto è ridotto a semplici e neutre affermazioni inclusive, ritengo che un amante della tradizione non possa permanere in un colpevole silenzio attorno a talune verità. A causa della mancanza di lungimiranza di alcuni, alla ricerca di autoreferenzialità, e della mercantile falsità di altri, votati all'effimera affermazione di se stessi, viene alimentata, fatalità, la pia illusione che esiste il Martinismo, così come la Libera Muratoria, quale corpo formalmente e sostanzialmente unico, giammai indiviso e comunque univocamente sano in ogni sua articolazione.  
Da cui discende la comoda, e quindi fasulla, idea che ovunque , e soprattutto da chiunque, si riceva iniziazione essa è valevole e pregante. I banditori di tale triste novella sostengono che la nostra iniziazione derivi da Papus, attestano la fedeltà agli insegnamenti del Filosofo Incognito (Louis Claude de Saint-Martin) e si scagliano, in modo subdolo e pretestuoso, contro i “danni” causati dalle precedenti generazioni (a tal proposito ricordo che la mia età anagrafica mi potrebbe suggerire di assistere in modo silente a questo mortifero macello, ma la tradizione e la divulgazione impongo altre scelte). Rimangono, inoltre, questi personaggi sul vago e sul generalista, attorno all’uomo di desidero, alla reintegrazione, a quanto è bello essere fratelli, e alle origini delle loro iniziazioni. 
Purtroppo esistono delle verità, queste incontrovertibili, che possono essere così riassunte:

1. Un qualsiasi percorso iniziatico tradizionale è tale proprio perché è viatico che deve essere compiuto, attraverso una retti-lineare progressione. La quale non ammette salti quantici, improvvisi balzi di grado, un continuo raccattare, attraverso mercimonio o pietose bugie o abili furbizie, gradi, brevetti e filiazioni. Giungendo all'evidenza di gradi estorti uno ad ordine (o vorrei dire disordine), o di triangolazioni degne più di una partita di carambola che di un cimento iniziatico.
2. Nel martinismo, argomento a me caro, si è conosciuti, non in virtù di qualche picaro brevetto, ma perché riconosciuti per la formazione all'interno di un regolare ordine e per l’opera di cristallina divulgazione. Sarebbe bene chiedere a certi personaggi per quale motivo le porte della grande comunità martinista sono a loro precluse ? Come mai gli unici interlocutori a loro concessi non sono altro che isolati o emarginati par loro ?
3. Possibile che coloro che hanno accumulato espulsioni su espulsioni, da parte di Ordini o Obbedienze tradizionali, oggi si fregiano di roboanti titoli ?
4. Ogni struttura martinista ha una propria docetica e un proprio corpo rituale. I quali sono espressione della particolare sensibilità e lettura del percorso di reintegrazione che l’uomo deve compiere. Tale varianza è accettata ed accettabile, fino a quando rimanere compresa all'interno dell’alveo tradizionale del martinismo. Diventa perniciosa, quando moderni stregoni dal non cristallino passato, frammischiano ad essa elementi in controtendenza sotto il profilo operativo

Sarebbe quindi opportuno che il postulante, che l’uomo di desiderio, prima di volgere il proprio passo verso talune virtuali strutture, si interrogasse attorno al percorso compiuto da coloro che pretendono di possedere le qualifiche reclamizzate o suggerite (la loro formazione è stata lineare all'interno di una struttura tradizionale ? Sono stati espulsi da altre strutture e si perché?). Ancora si dovrebbe interrogare attorno agli strumenti e alla filosofia offerti (sono attinenti con la radice del martinismo, oppure sono espressione di altro?) .



Concludo ricordando come nel nostro rituale giornaliero vi sono due passi, che molto hanno da suggerire attorno vicende sopra menzionate.    

Il primo recita: “ecce quam bonum et quam iucundum habitare fratres in unum….” Possiamo così intercalarlo nel nostro discorso: “I fratelli della comunità martinista italiana, seppur con le sue peculiari caratterizzazioni, mi accoglierebbero se sono componente di questa o di quest’altra struttura?”

Il secondo recita: ” Beatus vir qui non abiit in consilio impiorum et in via peccatorum non stetit et in cathedra pestilentiae non sedit;…..” che possiamo prendere come un monito:”beato il fratello che non presta ascolto a certi mercanti di iniziazioni, che non trova formazione interiore nelle loro false parole e che non siede in mezzo a loro in falsi templi.”
Qualche domanda è sempre utile.


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