venerdì 14 aprile 2017

Editoriale Ecce Quam Bonum Solstizio d'Estate 2016

Qualche giorno addietro mi è capitato di leggere di un fratello che chiedeva la nascita di una santa alleanza, parole sue, a difesa dei valori tradizionali (sigh). Purtroppo, nella stura di questi tempi, molti confondono i valori tradizionali con il proprio interesse di bottega e le sante alleanze come divine salvezze dei propri traballanti seggioloni. Io preferisco pensare, in un futuro, ad un'Accademia di studi martinisti, ad un luogo di filosofico confronto, ad idee e contenuti per traghettare definitivamente il martinismo nel terzo millennio e renderlo valido baluardo tradizionale nei confronti della furia della modernità.

Ecco perché il numero 10 della nostra amata rivista, che  esce in prossimità del Solstizio d'Estate (un fausto momento spirituale ed astrologico che vuole infondere energia e sostegno spirituale a coloro che sono in grado di godere di tale nutrimento supersostanziale), raccoglie, come fucina intellettuale, opere di fratelli di altre strutture martiniste. Da sempre il Nostro Venerabile Ordine, lontano da logiche di partigianeria e amante della positiva informazione è stato perno di iniziative di divulgazione collegiale. Aperte, queste, a quella parte sana del martinismo italiano che si conosce e si riconosce da decenni, senza la necessaria ostentazione di patenti, lustrini, e contese filiazioni.  Unicamente rivolto, il sano martinismo, al servizio dei fratelli e delle sorelle, al mantenimento di una coesione spirituale ed eggregorica e a perpetuare la luce dell'Iniziazione Martinsita. Di altro non ho interesse.

Ecco quindi che in questo numero trova il contributo di lavori di fratelli Superiori Incogniti Iniziatori dell’Ordine Martinista, dell'Ordine Martinista Universale, dell'Ordine Martinista degli Eletti Cohen, dell'Unione Martinista, della Società Martinista degli Indipendenti e dell'O.M.E.G.A., i quali individualmente hanno partecipato alla realizzazione di questo numero della nostra rivista. Quando dico nostra intendo non mia e non dell'Ordine, che immeritatamente rappresento, ma di quel martinismo che vuole uscire dalle polverose stanze del passato, e conseguire un ruolo centrale nella formazione e nella divulgazione esoterica. Questo è il mio sogno romantico, il sogno di una persona che da oltre 25 anni si occupa di divulgazione esoterica.

Il Martinismo è una Via che conduce l'iniziato al centro del cuore. Solamente in esso, magico punto spirituale, è possibile trovare quella mistica unione con il Divino che in noi alberga.
Gli strumenti che il martinista utilizza sono ampi, in quanto non sussiste una codifica dei medesimi. Essi possono essere ascrivibili alla preghiera, alla meditazione, alla purificazione, alla teurgia e all'opera sacerdotale. Tale varietà non attiene, e non deve attenere, a profane necessità, o al desiderio feticistico di taluni, quanto bensì all'opportunità che viene offerta al fratello di trovare lo strumento maggiormente adeguato al genio che in egli dimora.
Ogni martinista è diverso, ciò che unisce è la formalità dell'iniziazione ricevuta e, sopratutto, il lento progredire lungo la via della reintegrazione.
Gli strumenti non sono un fine. Essi sono solamente degli utensili attraverso cui costruire la via che conduce al centro del cuore. Un Grande Maestro del Passato soleva ripetere che il martinista inizia l'Opera senza strumenti, e la termina senza bisogno di alcun strumento.

Non esiste un Ordine operativo, esistono fratelli e sorelle che attivamente operano lungo la via della reintegrazione. Ovviamente se taluni hanno la ventura di imbattersi in strutture legate ad un'idea che vuole il martinismo essere una sorta di teosofia nobile o di libera muratoria povera, e si predilige, liberissimi di farlo, di ritrovarsi attorno ad un tavolo a parlare liberamente di cose dal sapore vagamente martinista, non si può certo pretendere di uscire dall'illusione dialettica. Amo pensare che un Iniziatore, un Filosofo, oltre a trasmettere l'iniziazione martinsita, sia in grado di istruire il nuovo fratello all'arte della REINTEGRAZIONE, attraverso una docetica e un corpo rituale individuale armonico ed eggregoriamente coeso. Per questo nel Nostro Venerabile Ordine particolare attenzione è rivolta alla formazione rituale dei fratelli, cadenzata nei tempi e nei modi necessari al loro sviluppo filosofico e sottile. Teurgia, Preghiera, Meditazione, Sacro Fare Sacerdotale e Purificazioni sono singoli aspetti, sfaccettature, degli strumenti necessari per percorre la VIA DEL CUORE, che da fuori porta all'intimo e che tutto reintegra.

Elenandro XI
Grande Maestro


Editoriale Ecce Quam Bonum Solstizio numero 11 - 2016

Questo numero straordinario di Ecce Quam Bonum raccoglie una pluralità di lavori, che hanno come tema conduttore gli strumenti dell’Opera Martinista.  Tale monotematicità trova ragione nell’imminenza del Convento Nazionale del Nostro Venerabile Ordine, il quale ha come tema generale “IL METODO E GLI STRUMENTI DEL MARTINISTA”.  
Il Convento, nella sua articolazione e nel suo programma, rappresenta il momento in cui l’intera comunità di fratelli e sorelle amorevolmente nel raccogliersi stabilisce, grazie agli organi di governo, le linee che determineranno la vita dell’Ordine per l’anno successivo e dove sono offerte delle chiavi di riflessioni attorno al percorso martinista.

Un percorso che vuole, in quelle realtà sane e consapevoli della storia del martinismo, trasmettere un metodo di lavoro interiore, fondato sul ciclo luni-solare e la cadenza giornaliera. Ben comprendo che in talune realtà questa visione non è pienamente accolta, ma conoscendo le loro genesi, composizioni e azioni non mi potrei che stupire del contrario.
Un martinismo privato della costante opera dei fratelli, articolata su di un piano che raccoglie necessariamente strumenti cardiaci-teurgici-sacerdotali, altro non sarebbe che uno sterile ibrido: la cui forma risulterebbe quella sospesa fra una teosofia ricca o una massoneria povera. Sarebbe opportuno che i fratelli, e i bussanti, sempre si interrogassero su tale aspetto. Onde comprendere dove dirigere il proprio passo, i secondi, e la collimazione, i primi, fra quanto annunciato e quanto realizzato.

Brevemente possiamo affermare che l’opera martinista si sviluppa attraverso un insieme di strumenti prevalentemente individuali. I quali sono ritualmente e tradizionalmente trasmessi al fratello durante le varie iniziazioni che scandiscono il cammino di reintegrazione.

Abbiamo quindi:

Il grado di Associato Incognito, nel quale il fratello ancora non ha un posto fisso nella Catena Eggregorica. Questo grado è prevalentemente cardiaco e il lavoro è cadenzato su di un piano lunare incompleto. Viene testata, attraverso un lavoro continuo e monotono, la capacità del fratello di attenersi alle regole, agli impegni morali e alla condotta rituale dell’Ordine. Le poche prescrizioni alimentari e di comportamento, sono un suggerimento a riflettere attentamente se proseguire lungo la via, o porsi in meditazione. Al contempo in questa fase l’Iniziatore ha modo di valutare il Desiderio e la Volontà di colui che dovrebbe compiere i successivi passi rituali. Gli strumenti caratteristici di questo grado, nel Nostro Venerabile Ordine, sono: il rituale giornaliero, la preghiera, la meditazione, la purificazione, lavori atti ad una presa di coscienza interiore, pratiche di visualizzazione e introduzione all’uso dei salmi e delle parole di potere.
Il grado di Iniziato Incognito unisce sapientemente elementi cardiaci e teurgici. Il fratello che oramai trova collocazione nella catena di forza e di amore, è ammesso a lavorare nella pienezza del piano lunare. Ciò si concretizza con un rituale in Luna Piena, chiamato anche di consolidamento eggregorico. Tale rituale presenta delle difformità formali da Ordine ad Ordine, e non sempre ha eguale connotazione e valenza magica. Nel Sovrano Ordine Gnostico Martinista ad esempio è cadenzato in quattro rituali, che tracciano un percorso annuale. Quanto trasmesso, a livello rituale, nel primo grado non viene ovviamente abbandonato, ma trova completezza, diversificazione ed esaltazione.
Il fratello  elevato a Superiore Incognito, è depositario dell’intero corpo rituale dell’Ordine, ad eccezione di quanto previsto e disposto dalla Grande Maestranza. In questo grado il suo percorso di martinista trova completezza e al piano di lavoro lunare si aggiunge quello solare. Questo è rappresentato dai rituali maggiori, o solari, che sono posti in essere durante gli Equinozi e i Solstizi. Agli elementi cardiaci e teurgici, si aggiunge l’elemento sacerdotale. Il quale dona verticalità all’opera del fratello. Ecco quindi, ma era facilmente intuibile, che solamente colui che consegue il grado di Superiore Incognito può realmente definirsi martinista, e questo non tanto in virtù del disvelamento di qualche segreto iniziatico, ma solamente per il conferimento degli strumenti che sanciscono la nascita, se saprà operare armoniosamente, di un nuovo adepto. Nel Nostro Venerabile Ordine, a taluni fratelli Superiori Incogniti, è data facoltà e possibilità di amministrare il rito eucaristico.
Senza scendere in ulteriore dettaglio, posso sicuramente asserire che il complesso dei nostri strumenti mira a permettere al fratello di giungere alla reintegrazione. Tale obiettivo viene conseguito tramite la funzione sinergica che questi nostri utensili sviluppano sia nel loro insieme, sia in armonica risonanza con l’operatore stesso. Il quale è parte integrante degli strumenti che dovranno essere necessariamente interiorizzati. Ovviamente nessun strumento ha validità, per quanto complesso, se l’operatore è sprovvisto delle necessarie qualificazioni psicologiche e iniziatiche, o se non le impiega con talento. L’inverso è come pretendere che uno scalpello e un mazzuolo, per loro autonome forza e volontà, cesellino il marmo e diano alla luce un’Opera di Maestria e Genio.
Ecco perché nel martinismo è necessario, lo auspico, attendere i giusti tempi e non alterare il perimetro docetico e tradizionale da cui esso trae la linfa vitale e gli elementi sottili di cui beneficiano i vari fratelli.

Come non essere diffidenti innanzi a coloro che hanno accumulato espulsioni da altri Ordini, giungendo così a formare delle effimere strutture, dalla confusa filosofia ? Come non interrogarsi attorno agli eterni fuori posto  che hanno la pretesa di corrompere il metodo e la prospettiva martinista, con l’inserimento di elementi operativi contrari alle sue qualità spirituale ? Cosa dire di coloro che, privi di ogni consapevolezza storica, avanzano strane congetture attorno alla genesi dell’Ordine Martinista e dei suoi Maestri Fondatori ? Oppure di coloro che propongono un martinismo asservito ad altre strutture, o orpello delle medesime ?

Ecco perché, questa è la mia ferma convinzione, che l’iniziazione martinista solamente parzialmente, e nella misura minore, coincide con la formale associazione. Essa, per essere sostanziale, è frutto della progressione regolare dei lavori filosofici e rituali. In assenza di questi elementi non è giammai possibile giungere ad un reale riconoscimento da parte di coloro che tromboneggiano, in attesa dell’ennesima agape o comparsata, e coloro che ogni giorno operano.

Per dare evidenza e forza a questa verità il nostro prossimo Convento Nazionale, che si terrà, come di consueto, a Montecatini Terme nei giorni 14-15-16 Ottobre, avrà come tema:


"IL METODO E GLI STRUMENTI DEL MARTINISTA". 

Elenandro XI - Grande Maestro


Editoriale Ecce Quam Bonum Solstizio Autunno 2016


Qualche giorno addietro mi è capitato di leggere di un fratello, o presunto tale, che sosteneva quanto fosse inutile leggere il lascito dei Maestri Passati. Questo si spingeva a sostenere che tali scritti fossero equiparabili a qualche film comico in bianco e nero degli anni trenta.

Purtroppo tale posizione non è frutto del caso, non dipende da qualche improvviso calo glicemico e neppure è ascrivibile ad una casuale e frettolosa associazione. Essa, in realtà, è un chiaro spaccato di quanto molti ambiti martinisti siano oramai pervasi dal deleterio spirito dei tempi. Il quale tutto corrompe, tutto livella verso il basso, suggerendo anche all’ultimo arrivato di essere un grande iniziato, capace di produrre una novella sintesi.

Giungiamo all’assurdo che alcuni, dalle nostre stesse fila, propongono di rimuovere la ש dal Nostro Sacro Nome, onde non turbare taluni fratelli avvezzi a particolari genuflessioni religiose. Vi sono dei Grandi Maestri si fanno gran vanto, privatamente e pubblicamente, di non conoscere la Storia del Martinismo; salvo poi dispensare lezioncine attorno a cosa è e cosa non è il martinismo. Altri, infine, sembrano seguire, nella docetica che propongono, più l’inclinazione della massaia che al lunedì prepara il polpettone, che la sapienza dei Lumi Tradizionali.

Possiamo attenderci altro da questo panorama, costellato di tanti, fin troppi, che perseguono una caccia spietata all’associazione ? Che promettono avanzamenti di grado per coloro che si uniscono alle loro effimere schiere? Che inviano depliant illustrativi attorno alla scala rituale, che ritengono di essere in grado di offrire? Che non sanno dire di NO innanzi ad un postulante evidentemente sprovvisto non solo delle qualifiche spirituali, ma anche delle semplici caratteristiche psicologiche necessarie per procedere lungo la nostra via ?

Certamente no. Ecco perché sempre e comunque mi ostinerò a ricordare come nel martinismo si deve essere scrupolosi nell’accogliere, e colui che bussa guardingo sul luogo dove ha indirizzato il proprio passo.

Purtroppo sovente nessuna di queste raccomandazioni viene adeguatamente considerata. Vuoi per pigrizia, vuoi per pavidità, vuoi per mancanza di volontà di approfondimento, vuoi per superficialità, assistiamo ad eterni fanciulli mossi solamente dal proprio ego e smaniosi di essere in guisa di qualche attestazione. Tutto ciò è riassumibile in una semplice parola: degenerescenza.

Il martinismo è un sistema iniziatico, formulato su di una piramide di 3+1 scalini, che necessariamente si fonda su di un’operatività giornaliera luni-solare, all’interno di un quadro di riferimento filosofico e simbolico di chiara estrazione ermetico cristiana e gnostica cristiana. Non è possibile altro spazio vitale che questo. Modificando solamente uno di questi parametri siamo nel campo forse dell’esoterismo, nel migliore dei casi, o dell’illusione iniziatica, nel peggiore, ma certamente non nel martinismo.

Queste affermazioni sono facilmente dimostrate da una semplice lettura del lascito dei fondatori del martinismo, tutti integralmente, in forza del loro senso pratico e della loro aderenza tradizionale, iniziati cristiani.

L’operatività, la quale deve essere proposta ed imposta, è quello strumento fattivo che permette la comprensione delle dinamiche interiori e la loro funzionale correzione nella prospettiva della Reintegrazione dell’Uomo nell’Uomo e dell’Uomo nel Divino.

Ogni reale sintesi è pur sempre a posteriori della pratica, e mai a priori di una qualche disquisizione filosofica. In quanto la sintesi è la coincidenza, l’esperienza, che nasce fra colui che pratica e l’oggetto stesso della pratica. 
Oppure pensiamo che è sufficiente scorrere con le dita una mappa, per giungere sulla vetta della montagna ?

Elenandro XI Grande Maestro

 www.martinismo.net

Editoriale Ecce Quam Bonum Solstizio Inverno 2016



Questo numero della nostra amata rivista cade durante la fase astronomica del solstizio d’inverno. Questo momento astrale determina l’assoluto prevalere delle ore notturne su quelle diurne. E’ quindi oggi, il 21 Dicembre, il giorno più breve dell’anno, il giorno in cui le ombre dell’oscurità sembrano avere trionfato sulla luce.
In realtà proprio il 21 Dicembre rappresenta il momento in cui il Sole torna a percorre la sua marcia trionfale nel firmamento. Giorno dopo giorno i raggi solari irradiano con sempre maggiore fermezza ed intensità il nostro globo, determinando l’arretramento delle tenebre. Fino al completo trionfo che avverrà nel solstizio d’estate.
Il momento del massimo trionfo di un elemento, della sua conclamata ed universale vittoria, non rappresenta che l’inizio della sua inevitabile decadenza. Dando vita a quell’eterno ciclo dell’alternanza, che contraddistingue questo piano della formazione.
Non è possibile, su questo piano, l’esistenza di luce e tenebra in assenza dell’altro.  In quanto tutto è sorretto dalla ciclicità degli opposti, da questo magnetismo di forze opponenti e divergenti, che come la quadriga, trovando equilibrio e fermezza nelle mani esperte del cocchiere, permettono il processionare  fra essere e non essere, vita e morte, staticità e dinamismo.

Compito dell’iniziato è quello è quello di essere il forte e saldo cocchiere che guida le varie coppie di opposti. Il quale, in virtù della propria volontà, imprime una direzione a questo forze, rompendone lo statico equilibrio.

Ecco perché, amato fratello, all’interno del tuo lavoro individuale, dovrai comprendere che sono proprio gli elementi psicologici ed animici che intendi rimuovere o trasmutare, quelli da cui, inizialmente, trarrai la forza e la sostanza per il compimento della tua Grande Opera.

Gli Antichi Alchimisti, sapienti fra i sapienti, sostenevano che solamente colui che ha l’oro può creare altro oro. Ecco quindi dovrai con attenzione osservare il tuo variegato mondo interiore, alla ricerca di quanto ti potrà essere utile per l’edificazione del tuo tempio. Non dovrai procedere in base a dogmatismi, ad astrusi concetti o altrui opinioni. Sarai guidato solamente dalla lanterna della tua conoscenza. Avrai come arma solamente la tua forza di volontà. Fratello mio non sarai però solo in questa opera, in quanto saprai che i fratelli maggiori vegliano su di te ed avrai a disposizione i nostri utili e particolari strumenti.

In modo che scoprirai che il sentiero reale non è quello che trova nella colonna nera o nella colonna bianca le proprie luci. Il sentiero reale è quello che  le attraversa.

Elenandro XI Grande Maestro

eremitadaisettenodi@gmail.com


Editoriale Ecce Quam Bonum Equinozio di Primavera 2017

Questo numero della nostra amata rivista cade prossimo alla Santa Pasqua, momento in cui le celebrazioni religiose ricordano la crocifissione e la risurrezione di Gesù. Non desidero affrontare in questa sede il rapporto che sussiste fra sfera mesoterica (religiosa) ed esoterica (iniziatica), esso è fin troppo ampio e profondo per essere risolto in poche pagine, mi limito solamente a suggerire come il lavoro dell’iniziato sia quello di rimuovere le fratture e non, come altri malamente intendono, di crearne di nuove.
Seguendo tale indirizzo minimalista mi limiterò ad esporre alcune riflessioni attorno al simbolismo della domenica della palme.

Giovanni 12,12-15
12 Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, 13 prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele! 14 Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: 15 Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina.

Tale passo evangelico semplicemente ricorda della necessità della forma culturale e religiosa, simbolicamente rappresentata dall’asinello, affinchè essa perpetui nel corso dei secoli il senso e la sostanza del sacro. Le religioni raccolgono, in forma di rituali e festività, la tradizionale sapienza: la quale non è loro patrimonio particolare, ma è racchiusa nelle loro forme particolari. Osservando le grandi religioni monoteistiche, non possiamo che concordare come esse raccolgono, perpetuano e custodiscono (spesso in mondo inconsapevole), nei simboli e negli insegnamenti, il lascito delle culture e dei popoli che ci hanno preceduti. Questa è la funzione dell’asino. Animale rotto alla fatica, capace di sopportare un carico di lavoro insostenibile per l’uomo ed altri animali e docilmente trasportarlo laddove è richiesto.
E’ Gesù che rappresenta l’insegnamento, la sapienza, il nuovo modo di interpretare la parola e la legge divina. Egli giunge al popolo in festa per la ricorrenza religiosa. Simboleggiando come necessariamente un insegnamento iniziatico si raccoglie all’interno di una densa scorza che lo preserva. Un insegnamento che deve raggiungere comunque un novero non limitato di uomini affinché non si disperda nel tempo e nella memoria. Ciò è inevitabile.
Pensiamo al caso contrario, una piccola comunità di iniziati chiusi in se stessi, refrattari ad ogni rapporto con il mondo circostante. Cosa accadrebbe quando l’ultimo di loro avesse a mancare? Senza rapporto, senza forma di trasmissione, senza dura scorza a preservare, l’insegnamento andrebbe perduto e con esso la fiaccola in grado di guidare altri uomini nella notte dell’ignoranza. In assenza di quei grandi contenitori che sono le religioni, capaci di procedere nel tempo e nello spazio ben oltre l’effimera vita del singolo, ci troveremo sprovvisti non solo di quei collegamenti necessari fra noi e le nostre origini, ma anche, e soprattutto, di quella massa energetica in grado di colmare le carenze del singolo. Ovviamente la sapienza e le energie raccolte nella forma religiosa, saranno poi comprese, governate ed indirizzate da quella casta sacerdotale di adepti in grado di raccoglierne i flussi sottili.  Nella speranza che quanto asserito sia chiaro e comprensivo per tutti gli uomini di buona coscienza, va detto che il martinismo non si occupa di religione e neppure di politica. Onde preservare se stesso da quelle malevole attenzioni che sembrano, oggi, essere riservate a talune strutture tradizionali.

Indubbiamente quanto sta accadendo ad altre Realtà Iniziatiche (la gogna dei mass media, le bassezze che si consumano fra “fratelli”, l’accostamento, sicuramente fittizio, con deleterie situazioni sociali, ecc…) deve imporre una qualche riflessione a coloro che intendono o si arrogano di rappresentare il martinismo. Orbene malgrado che tale arroganza mi è particolarmente estranea, in quanto è già difficoltoso per me rappresentare degnamente il N:::V:::O, mi permetto però di spendere alcune riflessioni.

Sarebbe forse il caso di procedere ad una maggiore selezione di coloro che bussano alle porte dei nostri templi? Indagare accuratamente del possesso, non tanto delle qualifiche spirituali, quanto di quel minimo senso di orientamento nello spazio e nel tempo?

Sarebbe forse il caso di evitare di accogliere nei propri perimetri, siano quelli che siano, persone dubbie ed espulse da altre strutture per comportamenti indegni o controinizaitici?

Sarebbe forse il caso che personaggi disturbati, fossero immediatamente allontanati e rimossi dalle catene iniziatiche?

Sarebbe forse il caso che le varie strutture martiniste, degne di questo nome, assumessero regolare veste associativa, onde evitare il fermento del germe del sospetto?

Sarebbe forse il caso che non sussistesse nessuna possibilità di commistione fra il martinismo ed altri, pur rispettabili, percorsi iniziatici?

Sarebbe forse il caso che coloro che sono chiamati ad essere pastori di uomini, avessero una vita lavorativa certa?

Sarebbe forse il caso che coloro che pretendono di atteggiarsi a moralizzatori, si guardassero allo specchio e si interrogassero su determinati aspetti non lineari del proprio percorso?

Sarebbe forse il caso di evitare di utilizzare il martinismo, come luogo di avviamento alla Libera Muratoria o, peggio ancora, ambito su cui esercitare pressioni, dirette o indirette,  indebite?

Sarebbe il caso che molti si interrogassero se esiste il martinismo, o se piuttosto esistono i martinismi. In cosa differiscono e quali sono i lineari interpreti di tali fiume carsico tradizionale che precede sicuramente la stessa opera di Papus e del Filosofo Incognito?

Nella mia ingenuità credo che qualora fossero chiari, per tutti, questi semplici punti di buon senso si potrebbe effettivamente guardare con serenità alla nostra opera interiore. Purtroppo fino a quando per comodo, per interesse, per pavidità e per danno verso altri tutto ciò viene trascurato assisteremo sia a deprecabili spettacoli, organizzati da grottesche conventicole di eterni fuori luogo, sia al rischio che l’accidente sociale colpisca l’interno martinismo.
E’ tollerabile tutto ciò? Ovviamente non lo è. Proprio per queste ragioni il Nostro Ordine ha deciso di continuare la propria azione di solitaria testimonianza e custodia del deposito martinista. Del resto non abbiamo necessità di far parte di reti di contatto, quando esse stesse tollerano, o addirittura incentivano, il male che deriva dal disconoscimento dei punti summenzionati. Avendo, a differenza di altri, lavoro certo e radicamento nella società; non ricercando compensazioni a quanto non ottenuto nella vita profana; ci possiamo permettere di scegliere chi considerare, chi salutare e chi semplicemente ignorare.

In attesa dell’inevitabile Carthago delenda est.

Elenandro XI Grande Maestro

eremitadaisettenodi@gmail.com


ECCE QUAM BONUM 14 - EQUINOZIO DI PRIMAVERA 2017




Carissimi e Fraterni Amici,
In occasione della Pasqua, per coloro che fossero interessati a certi argomenti, ho il piacere di presentare la rivista di studi esoterici e martinisti: ECCE QUAM BONUM
liberamente scaricabile e consultabile a questo indirizzo:

INDICE DEI LAVORI PRESENTATI
TEMPI MODERNI-EDITORIALE
COSA VUOL DIRE RISURREZIONE
LE ORIGINI DEI SUPERIORI INCOGNITI
STUDIO CABALISTICO DEI SALMI PENITENZIALI
LA PURIFICAZIONE LUNARE
“I SALMI PENITENZIALI”
PROLOGO DEL VANGELO DI SAN GIOVANNI
IL MITO DELLA CADUTA NEL MARTINISMO
ALCUNE NOTE SUL VANGELO DI FILIPPO
LA MAPPA DEL SACRO
LA GRANDE OPERA
IL PANTACOLO MARTINISTA
PARLANDO CON UNA BUSSANTE

per informazioni:
eremitadaisettenodi@gmail.com