giovedì 26 novembre 2015

Ambiguità sul Martinismo



Non comprendo bene coloro che a vario titolo, in genere quando fa loro comodo, si richiamano al martinismo del Papus. Professano l'autenticità dei propri metodi, anche se poi ben si guardano dal spiegare quali essi siano, la tradizionalità dei propri allestimenti, orbene frequentando questi ambienti non ne ho trovato uno eguale all'altro, e sapientemente ci illustrano come il martinismo sia un ordine illuminista che niente ha a che vedere con forme spirituali ed operazioni teurgiche. Del resto potrei ben concludere qui ogni discussione, osservando come la loro semenza sia sia dispersa in sterili rivoli, o migrata altrove, oppure si contraddistingua per tutto fuorchè per il martinismo. Amo però argomentare.

Chiunque desideri impegnarsi nella storia del martinismo può osservare che, anche quando era in vita il Papus , ha subito una progressiva mutazione strutturale/rituale/docetica. Ciò è stato determinato da vari fattori.

Il primo è sicuramente da ricercarsi in un mutato rapporto fra Papus, Joséphin Péladan, e Stanislas de Guaita. Il quale ha portato il Papus a dare sostanza rituale al suo Ordine Martinista, in modo da svincolarsi e rendersi autonomo da altre sovrastrutture. Il secondo fattore fu la consapevolezza del Papus della necessità di dare vita ad una organizzazione in grado di raccogliere quanto di buono si poteva ancora preservare dell'operatività e della trasmissione iniziatica occidentale. Il terzo fattore è stato il progressivo impoverimento delle altre strutture iniziatiche francesi, unite all'avanzata della tesofia. Ecco quindi, e ciò è evidente anche dalla genesi a macchia di leopardo del martinismo italico, che abbiamo avuto difformi architetture, ma anche ampliamenti del corpo docetico e rituale. Tutto ciò con Papus ancora vivente.

Ecco quindi che è ben difficile invocare una qualche forma di primogenitura, una qualche forma di tradizionalità e fedeltà. Certamente non saremo noi a farlo, che ci limitiamo, con la tranquillità della rettezza che ci è propria, a considerare come la maggioranza delle strutture martiniste convergono attorno ad una progressione rituale individuale e collegiale, salvo poi le ovvie sfumature e caratterizzazioni. Del resto mi si spieghi quale significato può avere una suddivisione dei fratelli in associato incognito/iniziato incognito/superiore incognito in assenza di un piano di studi e di una ritualità Luni/Solare (nei sui tre cicli), a cui segue un'attenta verifica dell'Iniziatore? Siamo forse in presenza di un qualche forma di avanzamento per anzianità o per simpatia ( o peggio per altro) ? Oppure nella creazione di circoli di amici con interessi esoterici?

Da ciò consegue un'evidenza molto semplice. Noi non disconosciamo l'altrui iniziazione martinista, giochetto in voga specie fra coloro che di carte in regola ne hanno ben poche, ma non possiamo riconsocere il grado ricevuto in strutture che non adempiano a questa progressione rituale, ed ovviamente non possiamo riconoscere QUALI MARTINISTI coloro che non hanno debitamente atteso, coloro che hanno compiuto atti simoniaci di compravendita di patenti e brevetti, coloro che hanno infranto i propri voti solenni al momento dell'elevazione, coloro che hanno frammischiato i nostri depositi con barbarie pestilenziali, gli espulsi per indegnità, o coloro che subordinano il martinismo ad altri corpi rituali. Ecco perchè le Grandi Maestranze sono in fraterni rapporti, perchè si riconoscono attorno ad una comune prospettiva, ed a comuni strumenti di lavoro, e ben diffidano di certe pretese che paiano unire giovanotti di belle speranze, a senili imbonitori.

Il martinismo è per noi centrale nel processo di perfezionamento, e non succube e non soggetto all'opportunismo del momento.


Ancora non ci capacitiamo di come qualche personaggio abbia a negare come il martinismo sia Ordine Cristiano. In tale distorta ottica, frutto di derive illuministiche e teosofiche, si finisce inevitabilmente per condurre il martinismo nelle acque del relativismo e del qualunquismo. I cui marci frutti sono ben evidenti attorno a noi: dove qualcuno gioca a fare il pagano avvinghiato a simboli chiaramenti cristiani, altri si profesano sapienti illiministi sbrodolando sempre i soliti concetti triti e ritriti, ed ancora strani ordini che parlano di eoni vecchi e nuovi e poi trovano centralità nella solita Chiesa Gnostica. Il Filosofo Incognito, che qualche affabulatore in affanno tira fuori al momento del bisogno per darsi parvenza veritiera, era un INIZIATO CRISTIANO, Willermoz lo era, e Papus lo era. Le loro strutturazioni rituali ed organizzative sono state imbevute di simboli e concetti tratti, i nostri rituali li affondano le radici, ogni Grande Maestro ha sempre solennemente dichiarato come il Martinismo è un Ordine Cristiano.

Coloro che a vuoto citano il Filosofo Incognito, o attentano alla centralità della formula pentagrammatica, posso affermare che NIENTE hanno capito di tradizione e di martinismo. Basterebbe che questi signori impiegassero cinque minuti del loro tempo per leggere IL COMPIMENTO O ELEVAZIONE DEL NOME DIVINO DEL FILOSOFO INCOGNITO, per comprendere quanto le loro parole sono inutili e l'esatta natura del martinismo.

Oggi il martinismo non può che essere articolato su di un piano di lavori filosofici ed operativi individuali, e oggi come ieri il martinismo è ORDINE CRISTIANO.






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