martedì 27 giugno 2017

Editoriale Ecce Quam Bonum - 24 Giugno 2017




“Una notte apparve a Bruto, nella sua tenda, un’ombra gigantesca che gli disse: “Io sono il tuo demone del Male, o Bruto, e tu mi rivedrai a Filippi”. Arditamente, Bruto replicò che non sarebbe mancato all’appuntamento, e l’ombra disparve. Proprio nella piana di Filippi, presso Cavalla, sull’Egeo, gli eserciti rivali si affrontarono, nel 42 a.C., per la battaglia decisiva. I primi scontri volsero a favore di Bruto, ma per la seconda volta il gigante riapparve, muto, all’assassino di Cesare. L’indomani si riaccese la mischia, che si concluse con la disfatta dei repubblicani e col suicidio di Bruto.
(Plutarco)
Amato Fratello e Carissimo Amico, ho sempre ritenuto che la parola iniziato non debba giammai rappresentare il corrispettivo di qualche  patacca o lustrino, bensì uno stato di progressiva realizzazione dell’Essere a prescindere da contingenze di vita (mancanza di lavoro, impedimenti fisici, sedia a rotelle, solitudine sentimentale, assenza di conforto materiale e sentimentale, ecc..). Ecco quindi che in tale ottica la parola iniziato assume una nuova, e vera valenza, quasi ad identificare un tipo d’uomo diverso da quello comune. Diverso non perché automaticamente perfetto, ma perché perfettibile e attivamente sulla via della perfezione.

Vi sono molteplici motivazioni per cui si giunge alle soglie dell’Ordine Martinista. Alcune di queste sono dettate da pulsioni sociali, da necessità di essere accolti, dal bisogno di essere compresi, altre da autentico Desiderio di percorrere una via iniziatica tradizionale. Ovviamente le prime, per quanto umane e comprensibili, sono in se e per se non adeguate e, auspicherei, non ricevibili. Un Superiore Incognito Iniziatore esperto cercherà, per quanto possibile, di portare all’evidenza del bussante la reale motivazione che lo spinge alla soglia del Tempio. Sottilmente cercherà di farlo desistere quand’essa risulta essere inadeguata o insufficiente rispetto al duro cammino che l’iniziazione comporta. Attraverso l’attesa si provvederà a far maturare e sedimentare la domanda, attraverso il rimandare si cercherà di saggiarne la volontà iniziatica, oppure si valuteranno gli adempimenti e gli inadempimenti, nel completare le fasi preparatorie all’associazione.  Amo sempre ricordare che non siamo qui per fare beneficienza, e neppure per sostituirci a qualche gruppo di supporto terapeutico o psicologico, quanto piuttosto per trovare uomini e donne meritevoli di ricevere l’iniziazione martinista, ed essere a loro volta i cuori pulsanti e vivificanti della nostra tradizione. Ecco quindi che dobbiamo valutare colui che desidera divenire nostro fratello, e ciò è fattibile grazie all’analisi delle motivazioni che lo spingono, in quanto sintomi del tipo di uomo che sotto tali agiti si cela.

Norbeto Bobbio ebbe a scrivere:” Il dato di fatto è questo: gli uomini sono tra loro tanto uguali quanto diseguali. Sono uguali per certi aspetti, diseguali per altri. Volendo fare l’esempio più familiare: sono eguali di fronte alla morte perché sono tutti mortali, ma sono diseguali di fronte al modo di morire perché ognuno muore in modo diverso.”
Parole vere, ed applicabili anche al contesto iniziatico. In quanto nelle nostre Logge operano fratelli che non sono astrattamente iniziati avulsi dalle contingenze del mondo, bensì vivono, come tutti gli altri, in una società che detta tempi e regole.

Ecco quindi, carissimo fratello, che il percorso martinista, così come ogni reale percorso iniziatico, dovrebbe essere rivolto sostanzialmente ad un reale e progressivo lavoro interiore. Il quale inevitabilmente, proprio perché reale, dovrebbe portare alla costituzione di un Nuovo Uomo. Il quale è diverso, non necessariamente migliore nell’accezione profana del termine, in quanto consapevole di se stesso, dei pesi e delle misure che regolano il proprio microcosmo.

Questo tipo d’uomo non cerca giustificazione dei propri difetti e mancanze dalle contingenze della vita. Egli si assume responsabilità di servizio verso l’Ideale e verso la comunità dei fratelli di cui è parte attiva.

Così come un albero si giudica dai frutti, così un iniziato si giudica dalle proprie azioni a tutela della TRADIZIONE e della CONOSCENZA.

Colui o Colei che sono chiamati a servire, in forza dell’Onore e dell’Onere del grado, dovrebbero sempre ricordarsi che saranno ripagati dai propri associati, nell'identico
 modo e misura con cui essi stessi si comportano nei confronti dell’ORDINE.

In quanto per l’iniziato i tempi e i meccanismi con cui la grande legge della compensazione universale agisce sono estremamente ravvicinati.


Vi rivolgo il mio consueto saluto, nell’attesa di abbracciarvi al nostro convento nazionale di Montecatini Terme.

Elenandro XI


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