martedì 18 luglio 2017

FORMA DEL MARTINISMO



Immagino che sia già emerso, dalla semplice lettura di quanto fino adesso scritto, che il martinismo contemporaneo si è caratterizzato per una serie di fratture e gemmazioni. Queste, dettate dalle più varie motivazioni, hanno determinato una frammentazione del movimento in una miriade di strutture fra loro variamente diversificate. Tali difformità riguardano la strutturazione, i corpi rituali, i depositi docetici, e le filiazioni. Alcune di essi mi inducono a ritenere che neppure siamo in presenza di fratellanze che raccolgono la forma e la sostanza martinista, bensì di vettori al cui interno è veicolato altro, oppure di involucri privi della legittimazione iniziatica. Altrettanto fonte di dubbio attorno alla regolarità iniziatica, è la constatazione, per colui che desidera constatare, che alcune strutture trovano nascita in figure umanamente rispettabili, ma che presentano nella loro vita marinista qualche discontinuità. Ad esempio l’aver conseguito in modo eterogeneo i gradi, oppure l’espulsione per gravi motivi da altra struttura martinista, oppure l’aver concesso, ad un Maestro ancora vivente, delega dei propri poteri iniziatici, da cui discenderebbe l’ovvia considerazione che non hanno il potere di formare nuovi Superiori Incogniti Iniziatori.
Senza attardarmi in siffatte osservazioni, che ritengo ci spingerebbero troppo lontano, mi permetto in questo breve paragrafo di descrivere la forma strutturale, in cui viene raccolta l’iniziazione martinista.
Abbiamo visto, caro e paziente lettore, come la piramide martinista sia per sua natura poco elevata nel suo insieme di gradi. Abbiamo l’Associato Incognito, grado probatorio, l’Iniziato Incognito, grado in cui si lavora sul piano ciclo lunare, il Superiore Incognito, grado di opera Luni-Solare, e il grado di Superiore Incognito Iniziatore, colui che trasmette l’iniziazione martinista. Ogni grado è caratterizzato da un sistema rituale e filosofico rituale che gli è proprio, e al contempo ogni grado trova fondamento nel precedente e completamento nei seguenti. Questo in ottemperanza della natura del Nostro Venerabile Ordine che vuole, o vorrebbe, i propri iniziati impegnati in un lavoro giornaliero, rituale e meditativo, volto alla reintegrazione dell’Uomo nel Divino. A tale insieme rituale, si aggiunge il lavoro collettivo di loggia,articolata nei tre gradi, ed eventuali corpi rituali collaterali. Quanto sopra, è in breve sintesi, l’articolazione del lavoro martinista. Devo però adesso indicare come l’iniziazione martinista è raccolta e trasmessa, o in altre parole quale forma visibile e tangibile caratterizza il Nostro Venerabile Ordine.



Superiore Incognito Libero Iniziatore. E’ un martinista che elevato al quarto grado, all’interno di una struttura, o da parte di un Superiore Incognito Libero Iniziatore, decide di non affiliarsi a nessuna struttura martinista. Egli quindi si organizzerà autonomamente, si spera all’interno di quella che è la docetica fondamentale del martinismo, per quanto concerne i lavori individuali e i lavori di loggia. In genere il Superiore Incognito Libero Iniziatore farà propri i rituali e i vademecum, l’insieme delle informazioni filosofiche e storiche sul martinismo, a lui consegnati dal proprio Iniziatore. Taluni S.I.L.I. hanno manifestato la tendenza, in parte poco comprensibile, di riunirsi in federazioni onde godere di un contatto con altri fratelli, e di una certa rappresentanza. In genere siffatte strutturazioni trovano espressione apicale in un Grande Maestro soggetto a termine, con conseguente nuova elezione, o in una qualche figura carismatica da cui tutti i Superiori Incogniti Liberi Iniziatori dipendono. Tale strutturazione, almeno qui in Italia, sembra non aver dato frutti durevoli. In genere si riscontra una notevole movimentazione, in entrata ed in uscita, di S.I.L.I. dettata da almeno due motivazioni. La prima consiste nella proliferazione di innalzamenti al quarto grado immediatamente a ridosso dell’elezione del Grande Maestro, ed una volta esaurita la funzione di elettori, con conseguente insoddisfazione per alcuni, si assiste ad un rompete le righe generale. La seconda è da ricercarsi in una docetica e ritualia fin troppo libera, che comporta inevitabilmente una discrepanza profonda di orientamenti filosofici ed operativi, tanto da rendere nei fatti i vari Filosofi/Iniziatori fra loro estranei. Nel momento in cui si prende coscienza di ciò, accade che le strade tendono a separarsi.

Ordini Martinisti. I maggiori ordini marinisti italiani sono: l’Ordine Martinista Universale, Ordine Martinista degli Eletti Cohen, Ordine Martinista filiazione Aldebaran-Vergilius-Arturus, Ordine Martinista filiazione Aldebaran-Vergilius-Gabriel, Ordine Martinista Antico e Tradizionale, Sovrano Ordine Gnostico Martinista, e Ordine Esoterico Martinista. A ciò si aggiungono due ordini di filiazione non italiana, i quali sono: l’Ordine Martinista Tradizionale (Amorc), e l'Ordine Martinista Isidiaco Osirideo (filiazione francese). Questi ordini per diffusione territoriale, presenza di logge in almeno tre regioni, e numero di affiliati, almeno 40 per Ordine, rappresentano la parte maggiormente consistente del movimento martinista italiano. Ad essi andrebbero sommati, se proprio lo desideriamo, una serie di altre realtà dalla genesi spesso variegata e misteriosa: frutto di scissioni, filiazioni di non chiara origine, ed espulsioni.
Un Ordine martinista che sia tale presenta in alcuni elementi caratteristici, di cui vado a dare traccia:
1. La presenza di un Grande Maestro in genere eletto a vita che, coadiuvato da una grande maestranza, rappresenta e governa pienamente l’Ordine. In genere al Grande Maestro è delegato il potere di elevare al quarto grado, seppur con difformità riscontrate tra i vari ordini.
2. L’esistenza di un corpo rituale e docetico pressoché eguale fra le varie logge che compongono l’Ordine.
3. Una certa stabilità eggregorica, almeno per quelle strutture sedimentate nel tempo e sufficientemente consistenti.
4. L’esistenza di una rete di rapporti formali ed informali con le altre strutture.

Mi preme, giunto a questo punto della narrazione, che molti degli Ordini sopra menzionati sono figli delle varie fratture, che nel tempo si sono verificate all'interno delle due grandi famiglie del martinismo italiano: quella riconducibile a Ventura e a Brunelli. I Venturiani, molto amanti degli intonsi documenti e vademecum, hanno la tendenza di spaccarsi, alle volte in modo assai colorito come nel caso del fratello Arjuna, al momento della lettura dei testamenti. Lanciarsi vicendevoli scomuniche, separarsi, e mantenere identico nome fino a consunzione di uno dei presunti Grande Maestro. I Brunelliani sono in genere dotati di maggiore fantasia. Non solo hanno la tendenza a spaccarsi al rinnovo della Grande Maestranza, ma essendo le loro strutture meno ancorate al tempo dei graffiti, e quindi maggiormente mutevoli, hanno la tendenza a separarsi per ogni questione docetica che assuma, ai loro occhi, una certa rilevanza: poteri del Grande Maestro, questione delle sorelle al quarto grado, ritualia, ecc. In entrambi i casi sono rare le strutture che presentano un proprio manifesto (una carata rappresentativa ed identificativa dell’Ordine), richiamandosi, piuttosto, alla presunta fedeltà verso il proprio fondatore, o hai, cosiddetti, intonsi rituali. Quasi che un lume tutelare o una carta siano in grado di sopperire a mancanze di carisma, e di quei requisiti essenziali che rendono un iniziato degno di tale nome.



Vorrebbe la tradizione che un Ordine Martinista trovi fondazione nell’atto di volontà di almeno tre iniziatori. Vorrebbe, dico io, la logica delle cose, che questi S.I.I., riuniti in Gran Consiglio, non fossero elevati al bisogno per insediare sullo scranno un qualche grande maestro. E’ triste pensare che la nascita di un ordine martinista sia dettata da logiche legate al personalismo, e dalla contingenza del momento. Purtroppo è dato di conoscere che spesso non è così. Rari sono i casi in cui un Ordine è tradizionalmente costituito, e ancora più rari sono i casi in cui un Ordine trovi in bolla di fondazione crogiolo di intendimenti, linee iniziatiche, ed idee di volontà. Detto ciò è sempre il tempo il grande giudice delle cose degli uomini, ma a noi non rimane che guardare con una certa curiosità quelle strutture rette da Grandi Maestri espulsi da altri ordini, o gemmate da altre strutture di cui mantengono eguali depositi docetici e rituali, o sorte dalla sera alla mattina con carte provenienti da qualche occulto circuito. Qualcuno potrà, certo, invocare la buona volontà, l’amore fraterno,  e la libertà fra pari. Indubbiamente belle e giuste parole, in bocca ad un associato od ad un estraneo. Purtroppo stonate agli orecchi di un divulgatore, il quale si permette di far notare che una realtà iniziatica è tale, solamente se ha in se quei requisiti iniziatici, e non illuministici ideali o democratiche aspirazioni, indispensabili per renderla tale. Questi sono la continuazione tradizionale all’interno di una chiara filiazione, la peculiarità docetica e rituale, e una ricchezza iniziatica non riconducibile ad unica radice. Qualora siamo in presenza di tali requisiti, allora sicuramente l’Ordine Martinista ha ragione d’essere e può ambire ad un futuro ricco di soddisfazioni spirituali. Qualora questi requisiti abbiamo a mancare, siamo innanzi ad una questione umana. Ogni tanto si leggono proclami, esternazioni, di fantasiose riunificazioni, vi sarebbe da chiedere e da chiedersi su quali basi e a che pro. Qualora siamo in presenza di Ordini senza i necessari fondamentali, ovviamente non possiamo, serenamente, neppure parlare di ordini. Qualora questi presentino identità docetica e rituale con altri strutture, dovrebbe semplicemente sciogliersi gli uni con gli altri. E’ possibile ipotizzare che una struttura che prevede un progressivo lavoro rituale, una peculiare docetica, e una ricchezza iniziatica, proceda la proprio scioglimento per perseguire i sogni di qualche visionario, che spesso neppure sa di cosa sta parlando ? Quale omogeneità spirituale ed energetica, quali qualificazioni spirituali saranno ottenute e richieste?

Le strutture sono necessarie in quanto offrono per le persone accorte la possibilità di riflettere, di porre domande, e di scegliere quanto maggiormente affine. Al contempo permettono che la trasmissione iniziatica martinista sopravviva, nella sostanza e non solo nella forma, al sovvertimento che sempre può insinuarsi in talune di esse.


Indubbiamente il panorama odierno non è fra quelli maggiormente edificanti. Nel volgere di pochi anni ben due Federazioni di Ordini Martinisti (La federazione ordini marinisti, e la fratellanza martinista italiana) hanno provato a raccogliere i martinisti italiani attorno ad una casa comune. I risultati sono stati a dir poco sconfortanti. Questo perché sussistono troppe differenze di genesi e di sviluppo nei vari ordini, e perché, aggiungo io, alcune strutture con molta difficoltà possono dichiararsi autenticamente martiniste. Ecco perché è auspicabile che vi siano si contatti, ma riservati, in questa fase, ai soli Grandi Maestri.


www.martinismo.net
eremitadaisettenodi@gmail.com

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